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Giugno 30, 2010, 04:43:14 pm
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Notizia:
Disegno di legge C. 1193
per la prevenzione delle malattie croniche degenerative
lasciate un commento sul sito del Parlamento:
http://parlamento.openpolis.it/atto/documento/id/3027

Per problemi consultare la guida: http://www.webalice.it/cristiana.distefano/guida_commento.pdf

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301  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Stampi al silicone per dolci: al primo utilizzo rilasciano sostanze tossiche inserita:: Agosto 19, 2008, 02:30:52 pm
Sono a norma, ma alla prima cottura in forno rilasciano sostanze indesiderate che vanno a finire nelle torte o nei muffins. Sono gli stampi per dolci al silicone, che Altroconsumo ha sottoposto a una serie di test in laboratorio. “Con una legislazione più severa, - spiega l’associazione - se fosse presa come riferimento la prima prova di rilascio di sostanze e non la terza, come invece dispone la legge italiana, 16 dei 19 campioni testati non dovrebbero trovarsi in commercio”.

Il timore sull’eventuale cessione da parte del silicone all’alimento non è nuovo: in Francia nel 2005 sono scattati i controlli della “Direzione generale della concorrenza, del consumo e della repressione delle frod”i; in Germania l’allarme è scattato all’inizio del 2006. In entrambi i Paesi sono stati individuati prodotti a rischio. In Francia, i controlli a tappeto hanno dato risultati preoccupanti: 44 stampi al silicone per dolci su 81 analizzati sono stati dichiarati non conformi alla legge francese, secondo Altroconsumo “una norma ad hoc per questo tipo di stampi ad uso alimentare, sconosciuta in Italia, più severa e garante della sicurezza del prodotto”.

L’associazione ha voluto vederci chiaro, sottoponendo diciannove stampi in silicone per dolci a due prove, la misurazione della quantità totale di sostanze che dal silicone passano all’alimento e la determinazione del calo di peso dello stampo. Sulla prova di migrazione globale, alla terza prova tutti gli stampi per dolci sono risultati conformi per legge. Ma alla prima prova, in 16 prodotti, le sostanze che migrano nell’impasto sono risultate eccessive. Sulla prova del calo di peso, prevista dalla legge francese, bocciati tre prodotti, che quindi non potrebbero essere venduti Oltralpe.

L’associazione ha anche verificato che un lavaggio preventivo può ridurre la cessione di sostanze indesiderate, ma tra tutti i prodotti presi in analisi, solo uno fornisce indicazioni in merito.

Alla luce dei test Altroconsumo chiede “che i produttori si facciano carico del problema e che sia disposto l’obbligo di un trattamento preventivo dello stampo alimentare prima della messa in commercio, per ridurre la migrazione al primo uso, e che sia obbligatorio scrivere chiaramente sulla confezione le indicazioni sul lavaggio al primo utilizzo”. (02/03/07)

Fonte: svegliaconsumatori.it
302  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / La vernice che intossica inserita:: Agosto 19, 2008, 02:26:06 pm
Imbiancare casa nasconde insidie spesso poco conosciute: le vernici contengono infatti sostanze chimiche dannose che poi ci ritroviamo giorno dopo giorno a respirare con conseguenze per la nostra salute.

L’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici ( http://www.apat.gov.it/site/it-IT ) parla chiaro: “Le vernici costituiscono una fonte importante di inquinamento dell’aria indoor, sia perché contengono sostanze chimiche che evaporano facilmente all’aria, sia perché rivestono anche grandi superfici.” Usare in casa vernici, ma anche pitture, colle e impregnanti, non è dunque un’attività da intraprendere a cuor leggero, magari scegliendo il prodotto più economico perché tanto l’importante è coprire macchie e scarabocchi. Leggere l’etichetta prima di acquistare la confezione di vernice, spiega sempre il sito dell’Agenzia, è di fondamentale importanza onde evitare di ritrovarsi le pareti dell’appartamento completamente inquinate. Ma a cosa dobbiamo fare attenzione?
Vanno scelte vernici a bassa tossicità e bassa emissione di VOC (composti organici volatili) e soprattutto senza la terribile formaldeide che lo IARC (International Agency for Research on Cancer) ha giudicato altamente cancerogena. Possibilmente i prodotti che s’acquistano non dovrebbero contenere nemmeno metalli pesanti come piombo, mercurio, cromo esavalente, arsenico, titanio o cadmio.

Il problema delle vernici è che, una volta stese, rilasciano via via i composti chimici volatili utilizzati per fabbricarle, tra cui appunto la formaldeide, ma anche il benzene, pure lui cancerogeno. Si calcola che da ogni tonnellata di pitture e vernici evaporino circa 400 kg di solventi tossici per l’uomo e dannosi per l’ambiente. Prima di imbiancare casa meglio dunque scegliere con cautela la pittura da utilizzare.

Un aiuto ci viene dalla guida di Greenpeace secondo la quale è bene stare alla larga dai prodotti della ICI Paints (i cui marchi sono Dulux, Glidden, Coral, Valentine, Cuprinol, hammerite, Polycell, Sinclair, Devoe, Alba, Color) e da quelli della Sigma Kalon (il cui marchio più noto è il Sigma Coatings) sebbene quest’ultima abbia dichiarato di voler al più presto sostituire ftalati e nonilfenoli con alternative non dannose per la salute.

Hanno invece ricevuto un bollino verde dall’associazione ambientalista la Akzo che produce vernici Crown minimal VOC e Crown-Expressions Colourant, la Biodur Paints e la Keim-Ecopaint: tutte e tre le industrie hanno infatti garantito a Greenpeace che i loro prodotti sono privi di sostanze pericolose.

Un’altra alternativa è darsi a vernici e pitture ecologiche molto reclamizzate nei siti di bio-edilizia, anche se il settimanale “Il Salvagente” (ottobre 2006) suggerisce di usare una certa cautela perché non tutte le produzioni che si dichiarano ecologiche mettono in etichetta i componenti al completo.

Onde evitare sorprese meglio quindi scegliere tra queste marche ecologiche “doc”: Sprig Color, Livos, Durga, Algalite, Holzer, Solas, La calce del Brenta.

Alessandra Mariotti
28/12/2006


Fonte: buonpernoi.it
303  General Category / Tutto ciò che vorremmo sapere sulle sostanze tossiche e nessuno ci dice / Sos pesticidi, possono provocare il Parkinson inserita:: Agosto 19, 2008, 02:17:46 pm
Post del 09/12/06

Confermato in Italia l'allarme internazionale su questo tema. L'uso abituale di anticrittogamici, responsabili della degenerazione della substantia nigra, la zona cerebrale coinvolta in questa malattia, comporterebbe un aumento del rischio, per il sesso maschile, di quasi 4 volte.

E’ nota da tempo la pericolosità di pesticidi ed erbicidi, ma studi epidemiologici e ambientali hanno evidenziato come ci possa essere un rapporto di causa-effetto tra l’esposizione professionale a pesticidi e l’insorgere della malattia di Parkinson.

Il disturbo, dovuto al processo degenerativo a carico di alcuni particolari cellule nervose del cervello, e di cui non sono note ancora le cause, ha certamente un’origine multifattoriale e colpisce più dell’1% della popolazione ultra sessantacinquenne italiana. Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati 30 nuovi casi di Parkinson e complessivamente nel nostro Paese sono 500mila i soggetti affetti da tale patologia. L’età appare essere un fattore di rischio significativo: infatti, il rischio aumenta negli ultra sessantacinquenni del 10% per ogni anno di età.

Ma c’è preoccupazione da parte degli esperti per l’insorgere della malattia in età giovanile: un terzo dei casi si manifesta al di sotto dei 40 anni. “A favore del ruolo tossico dei pesticidi, possibili responsabili della degenerazione dei neuroni dopaminergici della substantia nigra”, spiega Marzia Baldereschi dell’Istituto di neuroscienze (In) del Cnr di Firenze,“si sono accumulate molte evidenze scientifiche, al punto che un tribunale francese ha riconosciuto il Parkinson, che ha colpito un agricoltore, come malattia professionale”.

“In particolare”, prosegue la ricercatrice, “a supporto di questa ipotesi viene attualmente citato il recente lavoro di Ascherio e coll. (Annals of NeurologyS), ma esistono dati analoghi dell'OItalian Longitudinal Study on Aging (ILSA) del Progetto Finalizzato Invecchiamento del Cnr, già pubblicati nel 2003”.

In questo studio, un campione di 5.632 individui tra i 65 e gli 84 anni,selezionati in modo random dalle liste anagrafiche di 8 comuni italiani, è stato estesamente valutato per numerosi fattori di rischio e familiarità, e per l’eventuale presenza di 11 malattie cronico-invalidanti, tra cui la malattia di Parkinson.

Sono stati identificati 113 casi prevalenti della patologia. Tra i numerosi fattori indagati, relativi sia allo stile di vita sia all’ambiente di vita e di lavoro, solo l’uso abituale di pesticidi è risultato in relazione con la malattia e solamente negli uomini. Ma l’uso abituale, professionale, di pesticidi comporterebbe un aumento del rischio, sempre limitatamente al sesso maschile, di quasi 4 volte. Sebbene siano ormai una trentina gli studi internazionali che confermano come tale esposizione aumenti il rischio di malattia, mancano ancora le prove definitive di una relazione di causalità. “Oggi”, conclude Baldereschi, “si è orientati a concludere che l’esposizione a pesticidi aumenta il rischio di Parkinson e ne promuove l’insorgenza in individui predisposti su base genetica o di altro tipo. E’ importante proseguire tali ricerche perché l’identificazione di fattori tossici permetterebbe l’attuazione di una prevenzione primaria”.

Fonte: Almanacco della Scienza
304  General Category / Tutto ciò che vorremmo sapere sulle sostanze tossiche e nessuno ci dice / I veleni che possono indurre infertilità inserita:: Agosto 19, 2008, 02:10:42 pm
Gli interferenti endocrini, presenti nel mare, ma anche nelle gomme per giochi.
 
Convegno e studi di Oliana Carnevali *

Morbidi giocattoli per i neonati in PVC resi ancor più flessibili dall'aggiunta di ftalati (DEHP); fragranti trance di pesce che nascondono dosi sconosciute di mercurio o PCB; vernici antigraffio e colle ricche di bisfenolo A: sostanze inquinanti, ormai conosciute, in grado di interferire con il sistema endocrino, alterando lo sviluppo embrionale e la funzionalità del sistema riproduttivo.

Queste sostanze, indicate con il nome di interferenti endocrini (ED), entrano nella filiera alimentare e raggiungono l'uomo causando numerosi problemi di salute e di infertilità.

Una pericolosità riconosciuta dalla legislazione comunitaria e ampiamente descritta dall'ecotossicologia riproduttiva. Tra gli ED è da sottolineare la tossicità degli ftalati (Dehp) recentemente banditi dalla Comunità Europea nei giocattoli e limitati nell'uso in campo alimentare dalle autorità Usa.

Dati preliminari, ottenuti in laboratorio dal nostro gruppo, sottolineano la drammatica diminuzione della fecondità e del numero di embrioni in organismi acquatici esposti agli ftalati. In collaborazione con Michael Baker, dell'Università di San Diego, pioniere dell'ecotossicologia riproduttiva, e con Gary Hardiman, direttore della Biogen microarray facilties sono attualmente in progress esperimenti per l'identificazione di biomarkers molecolari per lo screening e la valutazione dei contaminanti ambientali, ciò consentirà di passare dai banconi di laboratorio all'uso in campo di queste molecole per la valutazione del rischio ambientale.

Nel recente congresso dell'Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi (www.inbb.it), a Roma, è stata evidenziata la possibilità di individuare inquinanti ambientali mediante lo studio dalla modulazione dei bioindicatori molecolari.

Da qualche anno i tradizionali bioindicatori ambientali sono affiancati da una serie di biomarkers identificati attraverso la caratterizzazione di meccanismi molecolari indotti dai principali contaminanti ambientali. A tale riguardo sono state di grande aiuto le tecniche biomolecolari (real time Pcr, Dna microarray), attraverso le quali sono state individuate molecole la cui concentrazione varia in relazione alla presenza dell'inquinante.

Recentemente, i biomarkers hanno acquisito un'importanza rilevante come validi strumenti di indagine nel monitoraggio ambientale. Tra essi troviamo la vitellogenina, una proteina legata alla riproduzione dei vertebrati ovipari e utilizzata come indicatore della presenza di estrogeni ambientali (fitoestrogeni, Pcb, Np, Op...).

La potenzialità applicativa dei biomarkers molecolari è stata accolta positivamente dalle principali organizzazioni internazionali, (come l'Epa). Diventa, però, sempre più urgente individuare protocolli standardizzati che rendano comparabili i dati ottenuti nei diversi laboratori. A tale fine lavora il consorzio universitario Inbb.
* Dep. of Marine Sciences,Un. Politecnica Marche, Ancona

fonte: La Repubblica
305  General Category / Tutto ciò che vorremmo sapere sulle sostanze tossiche e nessuno ci dice / Intossicarsi a causa dell'effetto coktail inserita:: Agosto 19, 2008, 01:02:03 pm
Post del  30/11/06

È durata poche settimane la gioia delle associazioni ambientaliste per la decisione dell’Ue di imporre l’obbligo di sostituzione delle sostanze tossiche con alternative più sicure: in agguato ora c’è l’effetto cocktail.

Quando a inizio ottobre (il 10 per l’esattezza) è stata battuta dalle agenzie la notizia che la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo aveva riconfermato il sostegno all’obbligo di sostituzione delle sostanze tossiche con alternative più sicure, ove disponibili, c’è stato un unanime plauso da parte di tutto il mondo ambientalista europeo. Finalmente, facevano sapere unanimi Greepeace e WWF, si andrà verso un’effettiva tutela della salute delle persone e dell’ambiente dalla contaminazione chimica. La decisione, contenuta all’interno del REACH (regolamento europeo sulle sostanze chimiche) avrebbe dovuto infatti portare a identificare ed eliminare gradualmente le sostanze chimiche più dannose attraverso la registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche prodotte. Le associazioni che compongono il Tavolo REACH (ambientalisti, medici, consumatori, lavoratori, sindacati), hanno apprezzato inoltre la decisione della Commissione Ambiente che ha esteso a tutti i prodotti chimici il cosiddetto “obbligo di diligenza” (Duty of Care), che rende di fatto le industrie chimiche responsabili della sicurezza dei loro prodotti. Positivo a loro giudizio anche il fatto che l’Ue abbia ristabilito il diritto dei consumatori ad accedere alle informazioni sulle sostanze chimiche presenti negli oggetti di uso quotidiano. Tutto bene, dunque: sembrava proprio che si sarebbero potuti acquistare cosmetici, vestiti o pentole senza temere di finire intossicati. Ma in realtà non è così. Come mai? A lanciare il grido dall’allarme sul REACH, tanto applaudito dalle associazioni ambientaliste, sono stati 38 scienziati europei che la scorsa settimana (il 21 novembre per l’esattezza) hanno denunciato come il documento dell’Ue non contenga una regolamentazione efficace per il cosiddetto “effetto cocktail”, quella miscela di sostanze chimiche che interferiscono con il sistema endocrino. Secondo loro, in virtù del fatto che molte sostanze chimiche possono interagire ed esercitare effetti tossici addizionali e/o sinergici, deve essere applicato un approccio precauzionale anche qualora le sostanze chimiche considerate singolarmente risultino al di sotto dei livelli di sicurezza. Altrimenti noi consumatori crediamo di acquistare un prodotto sicuro, perché i parametri di legge sulle sostanze chimiche sono rispettati, e invece finiamo per portarci a casa un oggetto che nasconde una miscela esplosiva di composti tossici. Non resta che sperare che l’appello lanciato dagli scienziati sia accolto dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, a dispetto delle forti pressioni delle multinazionali della chimica.

Alessandra Mariotti
30/11/2006


Fonte: buonpernoi.it
306  General Category / Tutto ciò che vorremmo sapere sulle sostanze tossiche e nessuno ci dice / Buono a Sapersi inserita:: Agosto 19, 2008, 10:54:23 am
Sappiamo tutto dei danni da nicotina, non ci sfugge il rischio di vivere in città sature di ossido di carbonio e ci teniamo alla larga dagli ogm. Ma i nemici della nostra salute non finiscono certo qui.

Tante altre sono infatti le sostanze che mettono a repentaglio il nostro benessere e delle quali sappiamo poco o niente; per lo più sono composti chimici invisibili al tatto, alla vista e… alle etichette.

Alcuni hanno nomi strani, difficili da ricordare, si chiamano ftalati, bromurati di fiamma o alchifenoli; altri invece dietro suggestioni boschive nascono ben altro potenziale nocivo, come i muschi sintetici. Non mancano infine le sostanze già tristemente note come il PVC, il piombo, il mercurio, il cadmio, il cromo esavalente… e chi più ne ha più ne metta.

Eh sì, perché proprio così sembrano pensarla molte imprese produttive che pur di risparmiare tempo e denaro preferiscono ricorrere a composti chimici notoriamente dannosi, o dei quali non si conoscono ancora gli effetti sulla salute, pur in presenza di alternative più naturali e meno aggressive.

Per questo ogni volta che ci imbattiamo in un qualsiasi oggetto di uso comune, sia uno shampoo o un pigiama da bambino, un computer o una vernice, rischiamo di trovarci faccia a faccia con un potenziale - o accertato - nemico della nostra salute.

Allora, in attesa che il Parlamento Europeo approvi e renda effettiva una nuova legge sull’utilizzo delle sostanze chimiche, è meglio cercare di scoprire cosa contengono gli oggetti che ci circondano, quali pericoli possono celare e cosa possiamo fare per difenderci… meglio indagare insomma su ciò che è Buono a sapersi!

Fonte: buonpernoi.it
307  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / L’abito che ci inquina inserita:: Agosto 19, 2008, 10:49:40 am
Una ricerca presentata in questi giorni a Bruxelles dall’Italian Textile Fashion rivela un dato allarmante: il 10% dei capi d’abbigliamento venduti in Europa contiene sostanze cancerogene proibite dalle direttive europee.

Oltre la metà dei capi venduti nei negozi europei non rispettano le prescrizioni di legge relative alla composizione fibrosa del tessuto, ma quel che è peggio ben il 9,5% degli indumenti venduti contiene addirittura ammine aromatiche, sostanze nocive proibite dalle Direttive Comunitarie poiché possono provocare disturbi che vanno dalle dermatiti a possibili effetti cancerogeni. È questo il desolante quadro che emerge dall'indagine promossa da ITF Italian Textile Fashion, l'organismo delle Camere di Commercio italiane per la moda, e realizzata in cinque grandi città europee: Amsterdam, Barcellona, Francoforte, Parigi, Stoccolma. Francoforte e Barcellona guidano la classifica dei mercati in cui si commercializzano prodotti che non rispettano i requisiti ecologici: nella città spagnola il 21,4% delle merci contiene inoltre ammine cancerogene e in quella tedesca il 40% contiene coloranti allergenici. L’indagine europea fa seguito ad altre ricerche dello stesso tipo che sono state svolte in Italia (Varese e a Como), dove si sono riscontrati risultati analoghi. Il settimanale Salvagente (n39/40 del 12 ottobre) riporta per esempio i dati dell’indagine condotta dal Centro tessile di Como: su 105 capi testati il 19% è risultato contaminato con ammine cancerogene e si tratta in prevalenza di capi importati dai paesi extra-cee (l’80% di quelli importati è inquinato) dove molte delle aziende tessili italiane hanno delocalizzato le proprie produzioni. Il punto è che in quei paesi manca tutta una serie di norme sia per la sicurezza dei lavoratori sia dei consumatori perché si consente di utilizzare sostanze che in Europa sono state messe al bando. Teoricamente le ditte che “sub-appaltanto” le produzioni fuori dai confini europei dovrebbero controllare che i capi d’abbigliamento vengano realizzati senza l’uso di sostanze tossiche, ma stando ai risultati dell’indagine non sembrerebbe proprio. Di qui la richiesta dell’Italian Textile Fashion di far diventare obbligatoria l’indicazione d’origine “made in” per i capi d’abbigliamento importati in Europa, richiesta però a cui si oppongono le grandi catene di distribuzione.

Per approfondimenti: il sito dell'Italian Textile Fashion

Alessandra Mariotti
2/11/2006


Fonte: buonpernoi.it
308  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Denti brillanti? Attenzione inserita:: Agosto 19, 2008, 10:40:22 am
In commercio ci sono molti prodotti che promettono di sbiancare i denti. Ma meglio usarli con cautela: contengono spesso alti livelli di sostanze pericolose perché l’Italia continua a ignorare le direttive Ue che ne limitano l’uso.

Dai dentifrici alle paste per finire con le strisce: sono molti i prodotti in commercio che promettono di togliere quelle opacità dai denti che “rattristano” il nostro sorriso.

Però quando li acquistiamo al supermercato o in farmacia facciamo attenzione al livello di perossido di idrogeno che contengono, altrimenti, credendo di sbiancare i denti, finiamo invece per danneggiarli irreparabilmente.

Come mai? Il punto è che l’Italia non ha ancora recepito la direttiva Europea per prodotti cosmetici (76/768/EEC), secondo la quale la concentrazione di perossido di idrogeno nei prodotti per la cura orale non può superare lo 0,1%.
Nel nostro Paese, a differenza di quello che accade nel resto d’Europa, possono essere venduti liberamente al pubblico prodotti sbiancanti con concentrazioni di perossido superiori allo 0,1%, prodotti che invece sarebbero da utilizzare sotto la supervisione di uno specialista.

E la ragione è presto detta. L'eccesso o l’uso cronico di sbiancanti ad alte dosi di perossido può provocare ipersensibilità, danneggiare lo smalto, indurre carie, gengiviti e, nei soggetti predisposti, sviluppare fenomeni di sensibilizzazione.

“L'uso indiscriminato di sostanze sbiancanti, che si somma all'utilizzo di dentifrici dall'effetto abrasivo "meccanico", di gomme da masticare, mette a rischio lo smalto, lo consuma irreparabilmente” ha spiegato Roberto Callioni, presidente Andi (Associazione Nazionale Medici Dentisti Italiani), a Salute (supplemento di Repubblica 22/06/06) che ha condotto un’indagine sul contenuto di perossido di idrogeno nei prodotti sbiancanti più utilizzati.

Su sette prodotti testati solo due non contengono il perossido di idrogeno: Aquafresh e Blanx the white Show. Negli altri, invece, è ben presente, ma, eccezion fatta per il gel sbiancante di Crystaldent, non è nemmeno indicata in etichetta in quale percentuale. Insomma se volete sbiancare i vostri denti, state alla larga da quei prodotti che non danno garanzie e cioè da AZ whitestrips, Oral B Rembrant- whitening pen, Curasept-gel sbiancante, Iodosan Simple gel sbiancante.

Fonte: Salute (supplemento la Repubblica) del 22 giugno 2006
Alessandra Mariotti
7/9/2006
309  General Category / Danni, rimozione in protocollo protetto e qualsiasi domanda in proposito / Al convegno un DENTISTA ex amalgamato GUARITO espone il resoconto inserita:: Agosto 18, 2008, 08:26:07 pm
Lucia mi ha inviato questa documentazione importante ed interessantissima.
Il dottor Hesham El-Essawy, dentista, spiega in modo chiaro quali siano i pericoli a cui va incontro chi ha denti otturati con amalgama al mercurio.



Il dottor Hesham El-Essawy è un dentista che vive ed esercita a Londra. Ha usato amalgame per anni, ma quando ha cominciato a metterle anche lui si è accorto che non erano così "sicure" e "inerti" come gli avevano insegnato all'Università. Si è ammalato, ha tolto le amalgame, è guarito e ha fatto un resoconto delle sue esperienze ai colleghi, in occasione di un convegno.

Il testo di quell'intervento lo trovate QUI.
Vorremmo più dentisti e medici così, veri uomini di scienza che sono capaci di fare autocritica quando c'è di mezzo la salute della gente. Nel suo sito trovate informazioni su come pratica la rimozione protetta delle amalgame, e le strategie di disintossicazione dal mercurio.

E' anche possibile scaricare una piccola presentazione che illustra i danni alla salute provocati dal mercurio. E' un documento rivolto ai DENTISTI, perché aprano gli occhi sui reali effetti del mercurio, e agiscano di conseguenza.
Qui sotto, c'è la traduzione in italiano. La dedico ai dentisti e medici italiani che continuano a liquidare i problemi di salute dei loro pazienti con il loro tipico: "E' tutto nella tua testa". Mi auguro che se la leggano.


1) Amalgama

2) Mercurio – È un po' tossico/molto tossico o estremamente tossico?
Il plutonio è la sostanza più tossica della Terra.
Qual'è la seconda sostanza più tossica?
Esatto.
È il mercurio!

3) La questione dell'amalgama.
Devi sapere che: tutti gli organi di controllo preposti all'odontoiatria nel mondo affermano che non c'è la prova scientifica che dimostri che l'amalgama sia dannosa o provochi alcun sintomo.
Solo un piccolo numero di pazienti potrebbe mostrare una particolare sensibilità ad essa

4)Ma posso chiedere una cosa?
Quanto mercurio c'è in un'amalgama? Circa il 50%
E fuoriesce o evapora via dall'amalgama? Sì
Dove va quando evapora? La maggior parte viene assorbita o inalata

5)Lo si può rilevare nelle feci dei pazienti?
E nelle urine?
E nel sangue? Sì
E nel sudore?

6)Provoca sintomi a tutti? No
I sintomi scompaiono quando viene Sì
tolta l'amalgama con protocollo di
sicurezza?

E dopo ritornano? No

7)Che sintomi?
Stanchezza e calo di energia
Disturbi del sonno
Stanchezza al risveglio
Perdita di concentrazione
Nebbia mentale
Perdita di memoria a breve termine
Cambi di umore
Depressione

8)Questa la definisco un'intossicazione mercuriale di I Grado

9) Ancora?
Sensazione di gonfiore
Malessere costante
Problemi ai capelli
Problemi alle unghie
Allergie alimentari
Sensazione di freddo, difficoltà a scaldarsi
Problemi alla pelle
Frequenti raffreddori e febbre, immunodepressione generale

10) Quella la chiamo intossicazione mercuriale di II Grado

11) Ancora?
Frequenti mal di testa
Emicranie
Insonnia
Sensazione di avere un groppo in gola
Frequenti ulcerazioni nella bocca
Muco nasale
Mal di gola
Eccesso di candida
Mughetto
Gusto metallico

12) Quella la chiamo intossicazione mercuriale di III Grado

13) Ancora?
Dolori muscolari
Dolori articolari
Sintomi del colon irritabile
Sintomi della fibromialgia
Sintomi della sclerosi multipla
Forte depressione e perdita di appetito
Visione doppia
Perdita della qualità della vista
Tremori
Formicolìo
Problemi alla vescica
Gravi lesioni della pelle
Sintomi di Stanchezza Cronica

14) E questa era l'intossicazione mercuriale di IV Grado

15) Chi l'avrebbe mai pensato? (foto)

16) Depressione maniacale
Follia (Sindrome del Cappellaio Matto)
Grave perdita di memoria e diminuzione delle facoltà generali

17) Quella è l'intossicazione mercuriale di V Grado

18) Il paziente si rivolge al proprio medico?
Quasi tutti i pazienti si rivolgono al proprio medico.
Fanno visite accurate.
Fanno qualsiasi tipo di analisi: lastre, TAC e qualsiasi esame il medico ritenga appropriato, e alla fine viene loro detto:

NON HAI NIENTE!

19) E poi?
Il paziente rimuove le amalgame con protocollo di sicurezza, e comincia immediatamente a migliorare, e continua a stare meglio.
100 pazienti che rimuovono le amalgame con protocollo di sicurezza migliorano con una percentuale dall' 80-100%
Ci vuole almeno un anno per eliminare il mercurio dal corpo (l'emivita del mercurio nell'organismo è di 88 giorni)

20) A proposito di disintossicazione e chelazione
La disintossicazione migliore è una attenta e completa rimozione delle amalgame e del mercurio dalla bocca.
Il sistema enzimatico del glutatione, proprio del paziente, farà il resto.
Ma ci sono altre cose che possono dare un aiuto.

21) Testare il vapore di mercurio (foto)

22) Guarda cosa c'è sotto le corone (foto)

23) L'amalgama è tolta, ma il mercurio? (foto)

24) La disintossicazione viene meglio con la fitoterapia (foto)

25) Ha rimosso tutto il mercurio (foto)

26) La migliore disintossicazione è rimuovere tutto il mercurio dalla bocca (foto)
La rimozione non basta.
Tutto il mercurio deve essere eliminato.
Non possiamo rimuovere tutto il mercurio senza un rilevatore di vapore di mercurio.

27) Lobelia, Bugleweed, radice di Yellow Stock e foglie di Burdock (foto)

28) E come lo facciamo? (foto)

29) (foto)


30) Il lavoro non è completo senza questo apparecchio (foto)

31) L'amalgama ora è tolta. Quali sono le alternative sicure?
Non c'è niente che sia totalmente sicuro.
La migliore cosa da fare prima è testare il materiale.
Per vederne la compatibilità col paziente.
Esistono diversi metodi per farlo.

32) I materiali in composito non sono facili da mettere


33) È così semplice!
testa prima qualsiasi materiale sul paziente
pratica una blanda sendazione con anestesìa locale
Blocca la gola dalla parte dalla quale stai operando, creando due linee di difesa. Proteggi tutti i tessuti.
Tubicini per l'ossigeno nel naso del paziente e monitoralo
Coprigli il naso e gli occhi con una mascherina d'oro
Rimuovi l'amalgama usando l'aspirazione su tutta la bocca
Controlla la fuoriuscita di vapore di mercurio
Disintossica fino a quando il MVA segna ZERO
Metti l'otturazione provvisoria
Il principio imprenscindibile è:
NON FAR ANDARE IL VAPORE DI MERCURIO SUL PAZIENTE

34)E adesso, ascoltalo da loro.
Ascolta le testimonianze in video dei pazienti.

310  General Category / Sostanze tossiche / Rischio da esposizione ad agenti chimici inserita:: Agosto 18, 2008, 04:27:37 pm
Le sostanze o i preparati utilizzati nei cicli produttivi possono essere intrinsecamente pericolosi (esempio sostanze tossiche o nocive) o  esserlo in relazione alle condizioni di impiego (esempio azoto è un gas presente  nell’aria che respiriamo e quindi non è ne tossico ne nocivo;  se però  una generica lavorazione  comporta delle concentrazioni molto elevate di azoto, allora l’esposizione a tale gas in quelle condizioni rappresenta un rischio in quanto questo può portare a morte non per intossicazione  ma per asfissia).

Il rischio chimico va inteso come tutti quei  rischi potenzialmente connessi con l’impiego di sostanze o preparati chimici.
Ne deriva  che a seconda della loro natura  le sostanze/preparati  chimici possono dar luogo a:
- rischi per la sicurezza o rischi infortunistici: incendio, esplosione, contatto con sostanze corrosive, ecc;
- rischi per la salute o rischi igienico-ambientali: esposizione a sostanze/preparati tossici o nocivi, irritanti.

Concentriamoci ora sui rischi di natura  igienico ambientali:
tali rischi si hanno ogniqualvolta si creano le condizioni in cui si possa verificare interazione tra le sostanze/preparati chimici  impiegati nel ciclo lavorativo e il personale addetto alla lavorazione. Questo può verificarsi sia a causa di  accadimento accidentale (perdita, anomalie impiantistiche, incendi, sversamenti, reazioni anomale, ecc)  sia a causa della peculiarità dell’attività lavorativa.

Secondo le caratteristiche delle sostanze/preparati il rischio è determinato  dal livello  e dalla durata dell’esposizione, dalla dose assorbita e dalle caratteristiche dei soggetti esposti (sesso, età, presenza di patologie, ecc). Le sostanze/preparati  presenti come inquinanti ambientali in ambienti di lavoro si presentano sotto forma  di:

1) aerosol: particelle solide e/o liquide  disperse in un mezzo gassoso; possono presentarsi come:
a) polveri (sia di natura organica che inorganica generate da azioni meccaniche; es.: toner, silice, amianto (fibre), farina, pesticidi, ecc);
b) fumi (particelle fini prodotte  da materiali solidi per evaporazione, condensazione e reazioni molecolari in fase gassosa. Es: il piombo per riscaldamento produce vapore che condensando in aria forma particelle metalliche che si ossidano (ossido di piombo), oppure fumi di combustione composti da prodotti della incompleta combustione esempio il fumo di motori diesel; ecc)
c) nebbie (particelle liquide prodotte dalla condensazione di vapori, reazioni chimiche o atomizzazione di liquidi es.: nebbie di oli minerali prodotte durante il funzionamento di pompe o altri utensili raffreddati e/lubrificati ad olio, oppure nebbie di acido solforico, o soluzioni liquide nebulizzate, ecc).

2) aeriformi: sono costituiti da gas e vapori (es: CO, O3, ossidi di azoto e zolfo, vapori di benzina, di alcol etilico, ecc).

Le vie di introduzione delle sostanze chimiche nell’organismo.
L’assorbimento delle  sostanze tossiche può avvenire per:
1) inalazione
2) ingestione
3) contatto cutaneo


Assorbimento per inalazione:
L’inalazione, cioè l’introduzione  nei polmoni durante la respirazione dell’agente chimico, rappresenta la via di ingresso principale nel corpo di sostanze/preparati pericolosi  durante il lavoro. Il rischio di esposizione per inalazione a sostanze/preparati chimici pericolosi si presenta quando i processi o le modalità operative provocano l’emissione di detti agenti  con la conseguente diffusione nell’ambiente sotto forma di inquinanti chimici aerodispersi.(Tra le norme igieniche ricordiamo il divieto di fumare nei luoghi di lavoro ed in particolare dove è possibile l’esposizione a sostanze pericolose, in quanto il fumo può ulteriormente veicolare all’interno dell’organismo il tossico, oltre a presentare rischi specifici aggiuntivi quali la cancerogenicità dei prodotti di combustione o rischi quali incendio, esplosioni, ecc.)

Assorbimento per ingestione:
L’ingestione accidentale di sostanze pericolose, specialmente in grandi quantità, è piuttosto infrequente anche se non impossibile.(Tra le norme igieniche da rispettare ricordiamo il divieto  di  assumere cibi e  bevande  nei luoghi di lavoro e in particolare dove è possibile l’esposizione a sostanze pericolose, l’accurata pulizia delle mani prima di mangiare, il divieto di conservare cibi e bevande in frigoriferi dove sono stoccate sostanze pericolose, (es nei laboratori),  contenitori etichettati a norma, non usare contenitori per alimenti, ecc.
 
Assorbimento per contatto cutaneo:
In genere le sostanze chimiche sono assorbite dalla pelle più lentamente che dall’intestino o dai polmoni. Comunque le sostanze/preparati chimici (in particolare i solventi organici) possono entrare nel corpo sia direttamente che attraverso indumenti impregnati. Il rischio di esposizione per contatto cutaneo si può presentare durante le fasi di manipolazione delle sostanze/preparati pericolosi.

(Tra le norme igieniche da osservare ricordiamo per esempio l’eliminazione della pratica di lavarsi le mani sporche di grasso con solventi perché questo oltre ad esporre il lavoratore al contatto cutaneo diretto con la sostanza utilizzata per il lavaggio comporta anche una modifica  dello strato lipidico del derma che rappresenta una barriera naturale protettiva; questa modifica può facilitare l’assorbimento cutaneo anche di altre sostanze con  cui il lavoratore viene a contatto, è inutile utilizzare die guanti se poi gli stracci sporchi vengono riposti nelle tasche di camici ecc.).

L’intossicazione dovuta a sostanze o preparati tossici e nocivi rappresenta l’effetto dannoso che viene prodotto da queste sull’organismo.

Si distinguono tre forme di intossicazione:

- intossicazione acuta:
esposizione di breve durata a forti concentrazioni  con assorbimento rapido del tossico. Gli effetti sono immediati e  si hanno entro le 24 ore con morte o guarigione rapida.

- intossicazione sub-acuta:
esposizioni  per un periodo di più giorni o settimane prima che appaiano i primi effetti.

- intossicazione cronica:
esposizione frequenti e prolungate nel tempo. Gli effetti sono tardivi (fino anche a diverse decine di anni).
L’intossicazione in questo caso si manifesta:
o  perché la quantità di tossico eliminata è inferiore alla quantità assorbita in modo da ottenere una concentrazione tale da ingenerare manifestazioni cliniche (esempio saturnismo),

o perché la quantità di tossico assorbita a seguito di esposizioni ripetute si accumula su un particolare tessuto e viene rilasciata solo in un tempo successivo (es: sostanze liposolubili che si vanno a concentrare in tessuti adiposi; a seguito di dimagrimento e quindi di diminuzione del tessuto adiposo si libera il tossico che genera così gli effetti tossici);
 
L’azione delle sostanze e preparati tossici e nocivi può essere:
- locale: se agisce unicamente intorno al punto di contatto (pelle, occhi, vie respiratorie, ecc) (es: l’azione corrosiva di acidi concentrati sulla cute con cui vengono a contatto);
- generale o sistematico: se l’azione si manifesta in punti lontani dal contatto (es: l’inalazione della 2 naftil ammina  provoca l’insorgenza di cancro alla vescica) che comportano e questo a causa: 1) della via di trasmissione del tossico (tramite l’inalazione e il passaggio nella circolazione sanguigna si possono avere effetti su altri organi quali il fegato), 2) della composizione chimica dell’organo (tenore in lipidi), 3) grado di perfusione dell’organo che può ivi comportare una concentrazione eccessiva del tossico, 4) delle caratteristiche biochimiche dell’organo colpito (capacità dell’organo  a produrre metaboliti più tossici di quello assorbito)

Fonte: ispesl.it
311  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / Radiazioni, Inquinamento elettromagnetico, Vibrazioni, Rumore inserita:: Agosto 18, 2008, 12:52:02 pm
Qualche informazione su questi argomenti:

Radiazioni non ionizzanti (RNI): possono essere suddivise in radiazioni infrarosse (imp. di riscaldamento, corpi incandescenti), radiazioni ultraviolette (saldatura, fusione di metalli, sterilizzazione), raggi laser (microchirurgia, stampanti laser), radiofrequenze e microonde (saldatura al plasma, sterilizzazione cibi confezionati, applicazioni in medicina, telecomunicazioni). I pericoli legati alle RNI dipendono da diversi fattori quali ed esempio il tipo di radiazione, la sua intensità e la quantità assorbita. E' ormai riconosciuto che l'esposizione non controllata a RNI può comportate l'insorgenza dei seguenti disturbi: cataratta, alterazioni del sistema nervoso, disturbi uditivi, effetti sul sistema neuroendocrino.

Radiazioni ionizzanti RI: sono costituite da fotoni o particelle aventi la capacità di determinare direttamente o indirettamente la formazione di ioni e quindi dar luogo a ionizzazioni della materia con la quale interagiscono. Si distinguono in radiazioni corpuscolari (particelle alfa e beta, residui di fissione, etc.) e radiazioni elettromagnetiche (raggi x e gamma). I danni derivanti dall'esposizione a RI possono manifestarsi a breve o lunga distanza di tempo. Esse hanno una diversa gravità che può variare dall'infiammazione della pelle all'alterazione delle cellule.

L'inquinamento elettromagnetico, meglio conosciuto come "Elettrosmog", rappresenta oggi uno dei principali problemi per la qualità di vita di ognuno di noi. Con l'affermarsi di tecnologie sempre più diversificate e sempre più innovative, nel campo industriale, nel campo delle telecomunicazioni, nel campo dell'energia elettrica e delle tecnologie produttive nonché dei processi di gestione energetica in genere, si verifica una variazione artificiale continua ed evolutiva dell'equilibrio ambientale in cui vive l'uomo.

Il D.M.381/98 e la Legge Quadro n.36 del 22  febbraio 2001, hanno introdotto l'obbligo del controllo dell'esposizione umana ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. Tale normativa detta i principi fondamentali per la tutela della salute dei lavoratori, delle lavoratrici (richiamando esplicitamente il D.Lgs.626/94) e della popolazione dai campi elettromagnetici generati da sistemi, apparecchiature, macchine, impianti e strumenti con frequenza compresa tra 0Hz e 300GHz.

Inoltre, impone a tutti i fabbricanti di apparecchi e dispositivi di uso domestico, individuale o lavorativo generanti campi elettromagnetici di qualsiasi livello o intensità, di apporre delle etichette e/o schede tecniche con tutte le informazioni relative ai livelli di esposizione prodotti all'apparecchio e la relativa distanza di utilizzo consigliata.

Vibrazioni: sono movimenti oscillatori di un corpo aventi carattere ripetitivo nel tempo. Possono trasmettersi all'uomo in varie circostanze quali la guida di mezzi di trasporto, l'utilizzo di macchine industriali, l'impiego di alcuni utensili ad elettricità o ad aria compressa (martelli pneumatici, frese, trapani, etc). Il potenziale lesivo è correlato quasi esclusivamente alla frequenza ed all'accelerazione anche se altri elementi caratterizzanti le vibrazioni sono la lunghezza d'onda, l'ampiezza, la velocità. L'esposizione a vibrazioni può produrre effetti patologici su tutto il corpo o solo su alcune sue parti. Nel primo caso (per vibrazioni a bassa frequenza: es. lavori su mezzi di trasporto), si posso avere vertigini, cefalea, artrosi, discopatie. Nel secondo caso (es. impiego di martelli pneumatici), gli effetti sono localizzati generalmente agli arti con disturbi vascolari alle estremità e sintomatologia dolorosa ai polsi, gomiti ed alle spalle.

Rumore: Il Decreto Legislativo 277/91 ha regolamentato, tra l'altro, il rischio correlato al rumore presente durante le fasi lavorative, prescrivendo al datore di lavoro l'obbligo di effettuare la valutazione del rumore, allo scopo di determinare i livelli di esposizione di ciascun lavoratore, con eventuale riferimento alla mappa acustica dell'azienda. Qualora dalla valutazione del rischio emerga la presenza di livelli di esposizione personale superiori a determinate soglie è necessario adottare idonee misure di prevenzione e protezione, nonché attuare attività di formazione ed informazione del personale.
Come noto i livelli di esposizione permettono di suddividere i lavoratori in quattro fasce aventi diritti e doveri diversi:

Esposizione giornaliera inferiore ad 80 Leq dB(A):
- il datore di lavoro ha l'obbligo della misurazione della rumorosità durante il lavoro e in caso di realizzazione di nuovi impianti o ampliamenti e modifiche di quelli preesistenti;

Esposizione giornaliera compresa tra 80 ed 85 Leq dB(A):
- il datore di lavoro ha l'obbligo di misurare i livelli di esposizione al rumore;
- il datore di lavoro ha l'obbligo di informare sui rischi, sulle misure adottate, sulle misure di protezione cui i lavoratori devono attenersi, sui dispositivi di protezione individuale (DPI) da utilizzare, sui risultati della valutazione del rischio, sul significato del controllo sanitario;
- il datore di lavoro ha l'obbligo di estendere il controllo sanitario ai lavoratori che ne fanno richiesta ed il medico competente ne confermi l'opportunità;

Esposizione giornaliera compresa tra 85 ed 90 Leq dB(A):
- il datore di lavoro ha l'obbligo di fornire ai lavoratori i DPI dell'udito adatti al singolo individuo ed alle sue condizioni di lavoro;
- il datore di lavoro ha l'obbligo di provvedere affinché i lavoratori ricevano un'adeguata formazione sull'uso corretto dei DPI e sull'uso di utensili, macchine e apparecchiature;
- il datore di lavoro ha l'obbligo di sottoporre il lavoratori a controllo sanitario ( visita medica preventiva e visite con periodicità non superiore a due anni o annuale nel caso l'esposizione quotidiana personale sia superiore a 90 dB(A));

Esposizione giornaliera superiore a 90 Leq dB(A):
- il datore di lavoro ha l'obbligo di comunicare all'organo di controllo (ASL), entro 30gg dall'accertamento del supermercato, la misure tecniche ed organizzative applicate o che si intendono applicare;
- il datore di lavoro ha l'obbligo di disporre ed esigere l'uso da parte dei lavoratori dei DPI;
- il datore di lavoro ha l'obbligo di perimetrare, di sottoporre ad accesso limitato e munire di segnaletica adeguata i luoghi in cui vengono superati i 90dB(A);
- il datore di lavoro ha l'obbligo di istruire ed aggiornare il registro nominativo degli esposti, di cui copia deve essere consegnata all'ISPESL ed all'ASL competente per territorio;
- il datore di lavoro ha l'obbligo comunicare ai lavoratori interessati le annotazioni individuali contenute nel registro e nella cartella sanitaria.

La valutazione del rischio da rumore prescritta con il D.Lgs.277/91 deve essere effettuata "non prima dei 90 giorni dalla data dell'effettivo inizio dell'attività e non oltre i 180 giorni dalla data medesima". E' previsto inoltre che la valutazione debba essere "effettuata ad appositi intervalli da personale competente" e che venga "comunque nuovamente effettuata ogni qualvolta vi è un mutamento delle lavorazioni che influisce in modo sostanziale sul rumore prodotto".

La sola mancata valutazione e/o rifacimento periodico delle rilevazioni fonometriche contemplate dall'art.40 (almeno ogni tre anni se non interviene nessun mutamento, secondo le più recenti indicazioni introdotte con il D.Lgs.66/2000) comporta una sanzione da quindici a cinquanta milioni di lire per i datori di lavoro e per i dirigenti, da uno a tre milioni per i preposti.


Fonte: as-consulting.it
312  General Category / Sostanze tossiche / Formaldeide e Fenolo inserita:: Agosto 18, 2008, 12:26:58 pm
Effetti tossici della formaldeide: tumori e leucemie
In base a nuovi studi epidemiologici condotti su lavoratori addetti alla sintesi di formaldeide, lo IARC, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, nel mese di giugno 2004 ha classificato la formaldeide nel gruppo 1 dei cancerogeni, cioè nei cancerogeni certi per l'uomo. L'Unione europea non la riconosce ancora come sicuro cancerogeno.

La formaldeide è una sostanza fortemente irritante. La sua presenza viene immediatamente avvertita a causa dell'odore caratteristico e del tipico bruciore agli occhi. L'effetto più preoccupante riguarda comunque la sua capacità di indurre mutazioni e tumori. Per i tumori nasofaringei l'esposizione è per via inalatoria. L'ingestione, anche a grandi dosi, non provoca tumori del naso o della gola. Test condotti sugli animali hanno rilevato un aumento delle leucemie; in questo caso è importante anche l'ingestione. L'indagine condotta da NCI su più di 25mila lavoratori conferma un aumento di decessi per leucemie

Perché la ricerca: tutelare la salute e l'ambiente
Legambiente e il Gruppo dei Verdi in Regione Lombardia hanno commissionato le analisi sugli imballaggi di cartone in seguito a una lettera di Conapi (Consorzio dei riciclatori), inviata a Carlo Monguzzi, Capogruppo dei Verdi in Regione Lombardia e ad Andrea Poggio, Vice Direttore Generale di Legambiente.

Nella lettera i riciclatori spiegavano come in seguito a una serie di sequestri di partite di carta da macero da parte del Noe dei Carabinieri, le successive analisi avessero accertato la presenza di formaldeide e fenoli, che in base alla normativa sui rifiuti dovrebbero essere invece assenti. Le sostanze, sostiene Conapi nella lettera, sono presenti a monte, probabilmente nella filiera produttiva degli imballaggi in cartone e cartoncino. Non è quindi responsabilità della filiera del riciclo.

La formaldeide, infatti, più pericolosa dei fenoli e cancerogena accertata secondo lo Iarc, è utilizzata per produrre ad esempio colle e sostanze impermeabilizzanti utilizzate nella produzione di diversi tipi di imballaggi in carta e cartone. La ricerca conferma che tali sostanze sono utilizzate nel settore “primario” e che in seguito si ritrovano in parte nella filiera del riciclaggio.

Il settore del riciclo è sottoposto ai limiti imposti dal Dm del 1998 che prevede l'assenza di formaldeide e fenoli (mentre consente per esempio la presenza del pericoloso PCB - policlorobifenile - fino a 25 ppm). Il settore produttivo “primario” non è però soggetto ai limiti imposti da tale DM. Anzi la formaldeide risulta consentita addirittura come additivo alimentare con la sigla E240.

Le analisi: ecco il dettaglio
La presente indagine è stata svolta da Analytica S.r.l. - Laboratorio per analisi chimiche operante ai sensi degli standard di qualità certificata secondo la norma UNI-EN-ISO 9000 in collaborazione con la Cattedra di Chimica Analitica Strumentale del Dipartimento di Chimica Generale - Università di Pavia

Sono stati direttamente acquisiti n. 31 campioni di tali materiali, in modo da poterli esaminare prima che essi entrassero nella filiera di smaltimento-riciclo.




Caratteristiche ed impieghi
La formaldeide, a temperatura ambiente è un gas incolore e dall'odore acre e irritante; molto solubile in acqua, reattivo in molte sintesi e utilizzato per le più varie lavorazioni.

In campo industriale, la formaldeide trova larghissimo impiego nella fabbricazione di resine sintetiche, colle, solventi, conservanti, disinfettanti e deodoranti, detergenti, cosmetici, tessuti.

Per quanto riguarda le colle ampiamente utilizzate nel settore carta, le resine di specifico interesse sono:

resine UF   urea-formaldeide;
resine MUF   melammina-urea-formaldeide;
resine PF   fenolo-formaldeide;
resine MPUF   melammina-fenolo-urea-formaldeide;
resine RF   resorcina-formaldeide (la resorcina è un difenolo);
colle di pesce, di carne e di ossa contengono formaldeide come antiputrefattivo.
 


Il fenolo è un composto chimico solido a temperatura ambiente, dotato di volatilità e di odore caratteristico.

Anche in questo caso ci si trova di fronte a un composto ampiamente utilizzato nell'industria chimica per la produzione di resine termoindurenti (bachelite, e collanti vari), di intermedi per la sintesi di farmaci e di coloranti impiegati nella produzione di inchiostri.

Per quanto riguarda in modo specifico il settore della carta, composti a base fenolica possono essere presenti nei collanti (vedi formaldeide) e nei coloranti utilizzati per la stampa. Non va trascurata inoltre la naturale presenza endogena dovuta a residui di strutture ligniniche che sono costituite da strutture polifenoliche.

Fonte: lanuovaecologia.it
313  General Category / PREVENZIONE E RIMEDI NATURALI / I broccoli aiutano i diabetici inserita:: Agosto 17, 2008, 03:50:15 pm
Diabete e complicanze: i broccoli ne limitano alcune
Se si è affetti da diabete, integrare i broccoli nella dieta potrebbe limitare i danni causati dalle patologie dell'apparato cardio-circolatorio (cuore, vasi sanguigni, ecc.).

Questa è la conclusione di uno studio condotto da un team di ricercatori della University of Warwick.I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Diabetes (Agosto, 2008).

L'effetto preventivo nei confronti delle complicanze del diabete sarebbe da imputare ad una sostanza contenuta nei broccoli, il sulforafane.
Grazie a questa sostanza, l'organismo aumenta la produzione di particolari enzimi che proteggono i vasi sanguigni e contribuiscono a ridurre gli alti livelli di molecole che provocano danni cellulari.

Questa non è la prima volta che si esaminano gli effetti delle crucifere, famiglia di piante che comprende anche i broccoli, sulla salute.

Studi precedenti avevano già evidenziato i benefici dei broccoli concludendo che l'integrazione nella dieta poteva avere degli effetti neuroprotettivi ma non solo, si ha anche un effetto preventivo nei confronti del cancro al colon e riduce il rischio di cataratta.

Fra i vari benefici vi è anche quello relativo alla protezione da infarto e ictus, è proprio partendo da quest'ultimo aspetto che i ricercatori hanno approfondito gli effetti sui diabetici che, rispetto alle altre persone, hanno un rischio cinque volte maggiore di sviluppare le due patologie.

Attraverso una serie di test e analisi, i ricercatori hanno dimostrato che il sulforafane induce una riduzione del 73 per cento di una particolare molecola conosciuta come ROS (Reactive Oxygen Species).
I ROS sono molecole instabili di ossigeno, innescate nell'organismo da un certo numero di fattori ambientali e di abitudini igieniche. L'iperglicemia, una condizione tipica del diabete, può provocare l'innalzamento dei livelli del ROS anche di tre volte sopra la norma. L'integrazione di broccoli nella dieta può quindi avere un effetto benefico per i pazienti affetti da diabete in quanto contrastare l'innalzamento dei livelli del ROS.

Paul Thornalley, coordinatore dello studio, spiega che alla luce dei risultati ottenuti si può intuire l'importanza dell'integrazione dei broccoli nella dieta, soprattutto nei diabetici. Anche se i ricercatori non hanno dubbi sull'esito positivo, il prossimo passo sarà quello di esaminare più in generale i benefici nei diabetici di una dieta ricca di verdure della famiglia delle crucifere.

Fonte: universonline.it
promiseland.it

314  General Category / Sostanze tossiche / TOULENE inserita:: Agosto 16, 2008, 07:57:45 pm
"Il toluene è principalmente usato come sostituto del benzene - simile, ma più tossico - sia come reattivo che come solvente. Come tale viene impiegato per sciogliere resine, grassi, oli, vernici, colle, coloranti e molti altri composti."

Il seguito lo trovate QUI

315  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / Cloro gassoso: allarme nelle piscine coperte! inserita:: Agosto 16, 2008, 07:52:55 pm
Sulla rivista AMBIENTE 2/2000 ho trovato questo interessante articolo che ci invita a stare attenti anche quando andiamo in piscina....


In numerose piscine il cloro gassoso è utilizzato per disinfettare l’acqua, in modo da proteggere i bagnanti contro i batteri patogeni. Se, per un incidente, tale sostanza aggressiva giunge involontariamente nell’aria respirabile, ciò può provocare gravi danni alla salute. Per prevenire simili incidenti con gas di cloro, numerose piscine coperte devono però migliorare notevolmente le loro misure di sicurezza.

Fonte: umwelt-schweiz.ch/buwal/it



In un altro articolo ho trovato questa domanda e risposta:

D: Il cloro può nuocere alla salute?

R: Sì, gli effetti di una concentrazione eccessiva di cloro possono provocare tossicità se inalati in modo prolungato, come nel caso dei nuotatori dediti all'agonismo, del personale delle piscine, o dei bambini, che inalano di più per l'unità del peso corporeo rispetto alle persone mature. Nelle acque iper-clorurate, si possono registrare effetti anche sull'erosione dentale dello smalto. L'assorbimento maggiore di tossine avviene tuttavia più attraverso la pelle che per inalazione. Tuttavia la sola azione respiratoria è sufficiente a causare ipersensibilità o sintomi di asma per l'esposizione prolungata agli idrocarburi clorurati, per lo più nelle piscine coperte. Una recente ricerca britannica (giugno 2004) commissionata dalla Consumers Association all'inizio delle vacanze estive, su piscine di Maiorca e Corfù, ha individuato rischi per la salute anche nei livelli troppo elevati di cloro, responsabili di irritazioni agli occhi e alla pelle. Negli Usa i sistemi di trattamento dell'acqua con l'ozono, piuttosto che con il cloro, talora hanno alleviato i problemi respiratori riscontrati da frequentatori abituali delle strutture sportive, come allenatori e atleti.

Fonte: italiasalute.leonardo.it
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