Benvenuto! Accedi o registrati.
Giugno 30, 2010, 04:43:02 pm
Indice Aiuto Ricerca Agenda Accedi Registrati
Notizia:

Visitate il sito dell'Accademia Internazionale di Odontoiatria Biologica :
www.aiob.it

  Show Topics - cristiana
View Member Posts | * View Member Topics | View Member Attachments
Pagine: 1 ... 17 18 [19] 20 21 ... 42
271  General Category / Informazioni sulle vecchie e nuove droghe / CANNABIS inserita:: Agosto 23, 2008, 07:57:30 pm
STORIA:

Originaria dell'Asia Centrale, oggi viene coltivata anche in Sud America e Africa. La grande richiesta ha fatto si che oltre ai naturali paesi produttori, si associassero anche l'Olanda e la California, nei quali paesi le piante vengono coltivate con luce artificiale. Nella storia dell'uomo, come per molte altre piante contenenti sostanze attive, la cannabis fu utilizzata come medicamento naturale. Attualmente viene somministrata legalmente a malati di AIDS in Alaska e California e utilizzata come stimolante della fame in soggetti affetti da neoplasie in fase terminale.


SOSTANZA:

Il principio attivo è il 9-Tetraidrocannabinolo (Thc) il quale inizia ad agire dopo pochi minuti dall'assunzione e dura per circa 2-3 ore.
Tre forme: Hashish, Marijuana e Olio concentrato (difficilmente disponibile). Oltre al Thc, i componenti attivi sono numerosissimi, per questo l'effetto della pianta è influenzato da molti fattori che agiscono sulla sua crescita. Si utilizza in forma pura o mista al tabacco quando viene fumata (spinello), si mangia pura o miscelata con altri elementi o si beve come una tisana.


EFFETTI:

• Agisce sull'umore, indebolisce la memoria a breve termine (ciò che avviene durante l'intossicazione può essere parzialmente o totalmente dimenticato) e le funzioni cognitive ( attenzione e tempi di reazione), porta a "disintegrazione temporale"(ossia tendenza a confondere passato, presente e futuro con aspetti di depersonalizzazione).
• Ha proprietà calmanti e/o eccitanti, narcotiche e/o allucinogene.
• L'uso abituale conduce a fenomeni di "contact-high"cioè a sensazioni di particolare agio e benessere, all'aumento dell'appetito, e una presentazione nitida e ricca di significati.
• Si possono avere anche degli effetti contrari, in forma di dispersione o di disgregazione dell'Io.
• La cannabis aiuta a ridurre gli stimoli esterni e attiva la vita interiore.
• Mangiata o bevuta ha un effetto più duraturo.
• A forti dosaggi il tempo scorre soggettivamente più lento, compaiono tremori alle mani, la capacità di guida degli autoveicoli è seriamente compromessa a causa della deformazione del tempo ( errore di giudizio della velocità) e dello spazio ( errore nella valutazione della distanza).
• A dosi ancora maggiori si hanno allucinazioni, reazioni psicotiche acute, sintomi paranoidi, disordini dell'ideazione, depersonalizzazione, gravi alterazione del senso del tempo ( 5 minuti possono sembrare un'ora), stato ansioso con gravi reazioni paniche.
• Si possono verificare anche psicosi tossiche, che potrebbero durare settimane, e insorgere o in modo acuto o dopo mesi di assunzione della sostanza.


PERICOLI:

• Il rischio di overdose è grande nel caso di consumo orale.
• La cannabis non dà dipendenza fisica, la tolleranza che si sviluppa è minima o quasi assente.
• Può scatenare disturbi paranoici ed è controindicata in soggetti che soffrono di rapide alterazioni del tono dell'umore.
• Può far affiorare PSICOSI LATENTE e SINDROME AMOTIVAZIONALE.


Fonte: dipendenze.com
272  General Category / Informazioni sulle vecchie e nuove droghe / COCAINA inserita:: Agosto 23, 2008, 07:54:03 pm
CHE COSA E' LA COCAINA?

   • E'una droga fatta con la pianta di coca;

   • E'uno stimolante, come l'anfetamina, ma che agisce più velocemente;

   • Dà prontezza di riflessi, fiducia e benessere;

   • La cocaina può dare dipendenza;


QUALE E' LA DIFFERENZA TRA LA COCAINA E IL CRACK?

   • La cocaina cloridrato è una polvere bianca che può essere sniffata o iniettata;

   • Il crack è cocaina cloridrato che è stata alterata chimicamente per formare dei cristalli che possono essere fumati;


COME SI USA LA COCAINA?

   • Il metodo meno pericoloso per far uso di cocaina è di sniffarla. Sale gradualmente e l'effetto dura più a lungo che con altri metodi. Può danneggiare il naso;

   • Fumare il crack è più dannoso che sniffarlo. Ha un'azione molto breve e può dare dipendenza e danneggiare i polmoni;

   • L' iniezione di cocaina è molto rischiosa;


QUALI SONO I RISCHI DELL'INIEZIONE?

   • La dose raggiunge il cervello quasi immediatamente, aumentando la possibilità di overdose o infarto;

   • Le impurità vengono introdotte direttamente nel flusso sanguigno. Questo può causare setticemia e altre infezioni;

   • Ripetute iniezioni danneggiano le vene, provocano trombosi e ascessi;

   • Lo scambio di siringhe può essere veicolo di epatite e HIV, il virus dell'AIDS;


QUALI SONO LE CONSEGUENZE DELL'USO DI CRACK E DI COCAINA?

   • L'effetto della cocaina e del crack è molto breve;

   • Questo può portare il tossicodipendente a continuare a cercare la spinta iniziale;

   • La cocaina e il crack danno assuefazione: i tossicodipendenti hanno bisogno di continuare a far uso di maggiori quantità per ottenere lo stesso effetto (tolleranza);

   • Dosi alte possono causare overdose, indipendentemente dalla modalità di assunzione;

   • L'uso continuativo può essere causa di paranoia, allucinazioni e psicosi (perdita di contatto con la realtà);

   • L'uso della cocaina e del crack può diventare assiduo;


IL CRACK E LA COCAINA SONO ILLEGALI

   • Il possesso per uso personale non è reato, ma comporta sanzioni amministrative (sospensione della patente, passaporto). Il giudice valuta, caso per caso, in base alla quantità ed alle circostanze, quando il possesso può essere considerato "per uso personale".

   • La vendita, l'acquisto ed il possesso per uso non personale sono reati, puniti con la reclusione da 8 a 20 anni e la multa da 50 a 500 milioni. Per grandi quantità l'arresto è obbligatorio;

   • La cocaina può rimanere nell'urina fino a tre giorni.


Fonte: dipendenze.com
273  General Category / Informazioni sulle vecchie e nuove droghe / SERT IN ITALIA inserita:: Agosto 23, 2008, 07:50:19 pm
274  General Category / Informazioni sulle vecchie e nuove droghe / Comunità a cui rivolgersi inserita:: Agosto 23, 2008, 07:45:18 pm
275  General Category / Informazioni sulle vecchie e nuove droghe / Controlli per autisti di bus, tassisti e piloti inserita:: Agosto 23, 2008, 07:36:42 pm
ROMA (23 agosto) - Dalla strada alle fabbriche, agli uffici, alle aziende di trasporto. Presto scatteranno i test antidroga sui lavoratori che svolgono mansioni a rischio.

Il provvedimento, prima di diventare operativo, verrà discusso con le Regioni e i Comuni l’11 settembre. Intanto il Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio ha messo a punto un protocollo, che verrà presentato all’appuntamento con gli enti locali.

Una commissione di quaranta esperti ha concluso i lavori dopo avere definito meglio le categorie interessate.
Gli autisti sono in cima alla lista, chi ha la responsabilità di guida verrà controllato: conducenti con patente c, d, e, compreso i tassisti. Test anche ai conducenti di bus, tram e metropolitane, ai piloti di aereo, al personale di bordo, agli addetti alla manutenzione, ai controllori di volo, al personale marittimo e ai collaudatori di aerei e navi.
Tra le categorie controllate anche gli addetti alla guida di gas tossici, macchine di movimento terra e merci.

Ma non finisce così, perchè il sottosegretario Carlo Giovanardi ha detto che «le categorie successivamente potranno essere ampliate». Probabilmente «ai chirurghi, che quando hanno il bisturi in mano possono decidere della vita di un paziente».

Tutto è cominciato con un provvedimento dell’ex ministro Livia Turco che dopo il grave incidente provocato da un autista di scuolabus che aveva assunto droga ha dato attuazione alla legge n. 131 del 2003, che prevede l’accertamento di «assenza di tossicodipendenza» nelle persone dalle quali può dipendere la sicurezza.
Così alla Conferenza unificata Stato-Regioni del 30 ottobre 2007 è stata firmata un’intesa. Però mancava il protocollo attuativo, ora c’è. «Chi viene trovato positivo - spiega ancora il sottosegretario Carlo Giovanardi - verrà rimosso dall’incarico, allontanato dalla mansione a rischio, ma non perderà il posto di lavoro».

Come si svolgeranno i controlli?
«I test avranno - sostiene Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento antidroga - due diversi livelli, il primo da parte del medico aziendale. Il secondo controllo da parte del Sert se si scopre che il lavoratore ha assunto sostanze stupefacenti. Questo doppio livello di controllo lo ha introdotto la Commissione che ha lavorato per il Dipartimento. L’altra novità è che la sospensione dal lavoro è prevista anche per i tossicodipendenti non abituali, ma occasionali. Basta che il lavoratore anche una sola volta sia trovato positivo per essere allontanato dall’incarico».

«Il controllo si fa sulle urine e sui capelli - continua Serpelloni - ma trattandosi di accertamenti diagnostici il dipendente può rifiutarsi di effettuarli. In quel caso, però, l’interdizione dall’incarico rischioso scatta egualmente perché la legge prevede che debba essere accertato se ci sia o meno un uso di sostanze, ripeto, anche occasionali, non solo derivanti da dipendenza».
E se si scopre che un lavoratore è tossicodipendente? «Non perde il posto - ribadisce Serpelloni - Anzi, viene aiutato a intraprendere un percorso di recupero, l’obiettivo è che si curi e si reintegri appieno».

Ma il narcotest potrebbe essere alterato con qualche trucco. Su Internet fioccano già le offerte di urina sintetica, sistema usato da tempo nel mondo dello sport per superare i controlli antidoping. Basta avere in tasca il flacone di liquido sintetico (oppure quello di un amico “pulito”) perché di solito il controllore non assiste al prelievo.

Intanto, dal mondo scientifico arriva una buona notizia. Presto potrebbe esserci una terapia anti cocaina. Antonello Bonci, docente di neurologia all'Università di San Francisco, ha scoperto che «una singola esposizione alla cocaina produce una memoria cellulare chiamata ”long-term potentiation” Ltp o potenziamento a lungo termine delle connessioni nervose».
Tale memoria dura circa una settimana dopo la singola assunzione. La polvere bianca, ha accertato il ricercatore, ha una “memoria” persistente capace di promuovere la dipendenza.
Bonci è convinto che se rimuove la memoria delle cellule nervose si può di conseguenza ridurre il craving alla cocaina, ossia il desiderio di assumere la sostanza e di conseguenza il rischio di ricadute.
A. Ser.

Fonte: ilmessaggero.it
276  General Category / Cos'è l'amianto? / Campioni d'Europa! inserita:: Agosto 23, 2008, 01:47:09 pm
Post del 08/09/06

Primi in Europa per l'amianto

Forse non tutti sanno che il comune di Paese in provincia di Treviso ospita la più grande discarica d’amianto d’Europa.
Lo smaltimento dell’amianto ha un costo superiore a 50 milioni di euro all’anno.

La discarica è stata autorizzata nel 2004 dalla provincia di Treviso senza la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) nonostante sia obbligatoria per tutte le nuove discariche e per i rinnovi di quelle vecchie.
La discarica ha una capacità di 460.000 metri cubi d’amianto e si trova a poche centinaia di metri da centri abitati.

Le fibre di amianto sono quasi invisibili, così sottili che ce ne vogliono 335.000 per fare il diametro di un capello, e causano il mesotelioma pleurico, altrimenti detto cancro ai polmoni.
L’incubazione può durare fino a 40 anni e il picco della mortalità è previsto tra il 2013 e il 2015.

Vista la situazione senza speranza della provincia di Treviso ne approfitterei per costruirvi qualche inceneritore e una discarica di scorie nucleari. Ovviamente senza la valutazione di impatto ambientale, come da tradizione locale.

Per gli altri cittadini un consiglio: se il vostro vicino ha un tetto d’amianto sul garage non denunciatelo.
Se lo fate, oltre a inalare polveri sottili all’atto della rimozione, le farete inalare a tutta l’Italia direttamente dal Tir diretto a Treviso.

http://www.beppegrillo.it/2006/02/primi_in_europa.html#comments
277  General Category / Cos'è l'amianto? / Amianto e Silice fonte di cancerogenesi. Le attività di Arpa inserita:: Agosto 23, 2008, 01:40:53 pm
Post del 11/09/06

Ricevo da luca questo materiale e lo inserisco nei documenti del forum a disposizione di chiunque.
Grazie Luca
 


Prevenzione della cancerogenesi di origine ambientale.
Il contributo di Arpa


Perché uno speciale sulla cancerogenesi

di Giancarlo Naldi*

ArpaRivista è impegnata fin dalla sua origine nello sforzo di pubblicare i risultati
di studi e richerhe, nonché le opinioni e il dibattito che si sviluppa sui temi della
prevenzione ambientale e dei rischi per la salute da fattori di origine ambientale.
Il nostro sforzo è soprattutto teso a raggiungere quel difficile punto d’equilibrio
in cui si trova un approccio semplice a temi difficilissimi, un linguaggio accessibile
e divulgativo senza troppo togliere al rigore scientifico.
Per la conferenza “Framing the future in light of the past: living in a chemical
world ” organizzata dal Collegium Ramazzini abbiamo voluto pubblicare questo
speciale sul tema della cancerogenesi di origine ambientale.
Vogliamo evidenziare ai nostri lettori che siamo consapevoli dell’intreccio ben
più complicato tra i tipi di inquinamento e i meccanismi della cancerogensesi.
Per testimoniare comunque l’impegno di Arpa in questa area di lavoro, abbiamo
scelto solo alcuni dei principali settori di attività.
Ci scusiamo con i lettori e anche con i colleghi che non vedranno qui evidenziato
il loro lavoro, ci saranno altri momenti per sviluppare questo argomento.
In tal senso siamo ben lieti di ricevere osservazioni, critiche e proposte.


La prevenzione nel DNA di Arpa Emilia-Romagna

di Edolo Minarelli*

Nell’inserire il termine “prevenzione” nella denominazione della propria
Agenzia Ambientale, la Regione Emilia-Romagna ha voluto sottolineare sin dall’inizio
il suo impegno a favorire tutte quelle iniziative, programmi e politiche
atte a prevenire i danni all’ambiente e alla salute dell’uomo. I contaminanti
ambientali contribuiscono all’insorgenza di numerose patologie cronico-degenerative,
ma la correlazione inquinamento-tumore non rappresenta solo un
paradigma scientifico, perché l’impatto emotivo che genera nella popolazione
spinge a profondere ogni energia affinché il rischio possa essere minimizzato.
Arpa-ER si è dotata di strutture e competenze per meglio indagare e comprendere
gli effetti dell’inquinamento ambientale sulla salute dell’uomo, per espandere
il raggio delle proprie conoscenze e per meglio condividere le proprie
esperienze. Se da un lato ci sono laboratori deputati alla identificazione e quantificazione
dei contaminanti, spesso con tecnologie avanzate e apparecchiature
sensibilissime, dall’altro ci sono strutture concentrate su aspetti specifici della
contaminazione ambientale (amianto, traffico urbano, radiazioni, fitofarmaci,
microinquinanti organici). Arpa-ER ha anche strutture che affiancano all’attività
analitica una più intensa attività di ricerca, quali la Struttura tematica di
Epidemiologia Ambientale, l’eccellenza di Mutagenesi Ambientale e l’Eccellenza
di Cancerogenesi Ambientale che, in stretta collaborazione con le aree analitiche,
coprono tutti gli aspetti legati allo studio e alla comprensione delle cause,
dei meccanismi e degli effetti che possono determinare un rischio per la salute
umana. Non va poi dimenticato che Arpa-ER ha anche il compito del controllo
della qualità e sicurezza alimentare, un ulteriore strumento da utilizzare per la
tutela della salute umana soprattutto in funzione del ruolo fondamentale che
l’alimentaze svolge nell’indurre o prevenire le patologie cronico-degenerative.
* Direttore Generale Arpa Emilia-Romagna

Epidemiologia ambientale Metodi di studio e applicazioni
L’epidemiologia ambientale è un importante strumento di studio
nella protezione della salute, per la sua capacità di valutare
i fattori di rischio ambientale come causa di malattia.
di Paolo Lauriola*
Introduzione
L’epidemiologia ambientale si focalizza sui fattori di rischio ambientale come
determinanti. Questi fattori possono essere variamente classificati a seconda
delle loro caratteristiche, ad es. come fattori di rischio: biologici, chimici, fisici,
psico-sociali o correlati alla sicurezza.
La Struttura Tematica di Epidemiologia Ambientale partecipa attivamente al
processo di gestione/traduzione del database ICSC (International Chemical
Safety Cards), con lo scopo di renderlo uno strumento fruibile da coloro che
cercano informazioni controllate e convalidate sulle sostanze chimiche.
L’utilizzo di questo strumento può aiutare gli operatori interessati da una
“emergenza sanitaria/ambientale”, in quanto le schede ICSC raccolgono informazioni
sul rischio per la salute e l’ambiente.
ALCUNI STUDI CONDOTTI DA Arpa:
Studio sul tumore al polmone nel distretto ceramico modenese
Dai dati di mortalità degli anni 1987-1996 emergeva nel comune di Fiorano
Modenese un eccesso per il tumore del polmone. Al fine di individuare i fattori
di rischio coinvolti è stato condotto uno studio caso-controllo. L'esposizione
all'inquinamento atmosferico da polveri è risultata significativamente associata
ad un aumento del tumore del polmone. I risultati dello studio hanno stimolato
l'Amministrazione Comunale di Fiorano a intraprendere azioni per il controllo
delle emissioni inquinanti in atmosfera. Il lavoro svolto si può definire
come esempio di "buona" integrazione tra conoscenza epidemiologica del territorio
ed interventi preventivi da parte delle Amministrazioni locali.
* Direttore Struttura tematica Epidemiologia Ambientale.



Studio sul tumore al polmone nel Comune di Ravenna
Il progetto, avviato nel 2001 in seguito alla convenzione tra Provincia di
Ravenna, Arpa e Azienda USL, ha preso spunto da osservazioni di carattere
socioeconomico, demografico, ambientale, industriale e sanitario dell’area nella
quale si era rilevato un elevato tasso d’incidenza di cancro del polmone.
Obiettivo del progetto è valutare gli effetti dell’esposizione all’inquinamento
atmosferico dovuto alle tre fonti presenti (polo industriale, porto commerciale,
traffico veicolare), sulla popolazione, in relazione alla collocazione spaziale
(georeferenziazione).
E’ stato effettuato uno studio caso-controllo retrospettivo basato su un campione
della popolazione del Comprensorio di Ravenna, in cui i casi ed i controlli
sono soggetti di sesso femminile deceduti negli anni 1990-1999.
Lo studio ha messo in luce un eccesso di rischio significativo in relazione ad
indicatori surrogati dell’esposizione alle polveri.
Studio sull'inquinamento da benzene a Modena
E’ stata condotta una analisi di impatto sanitario dell’esposizione
al benzene della popolazione residente nell’area
urbana. Primo passo della procedura di impact assessment
è stato la stima della media annua di concentrazione di benzene
outdoor, integrando i dati delle centraline fisse e dei
campionamenti effettuati in 73 siti della città con diverse
caratteristiche. Utilizzando dati di letteratura si è poi ricavata
la media di esposizione della popolazione nell’anno
2000 e il suo andamento storico (1980-2000) ottenuto
modulandola sull’andamento delle emissioni da traffico veicolare.
Obiettivo finale la stima dei nuovi casi di leucemia attribuibili
annualmente al benzene. L’analisi è stata condotta utilizzando
due diversi approcci: uno basato sul concetto di
esposizione life-time media ed uno basato sull’esposizione
pesata diversamente in funzione della distanza temporale. I
risultati hanno permesso di identificare l’ordine di grandezza
degli eventi sanitari attribuibili al benzene ed hanno evidenziato
la criticità della scelta del metodo di stima dei casi
attesi.


La cancerogenesi ambientale Le attività in Arpa Emilia-Romagna
Alcune note sulla disciplina e i progetti di Arpa Emilia-Romagna,
lo scenario e il caso specifico degli interferenti endocrini.
di Annamaria Colacci*

La cancerogenesi è il processo multifasico attraverso cui in un organismo animale
insorge e progredisce un tumore. L’obiettivo primario della cancerogenesi
ambientale è la prevenzione del tumore da esposizione ad agenti fisici, chimici o
virali presenti naturalmente nelle matrici ambientali o introdotti
nell’ambiente dall’uomo.
Sono compiti della cancerogenesi ambientale l’identificazione
e la classificazione dei cancerogeni, l’individuazione delle
interazioni con le componenti cellulari, la comprensione dei
meccanismi di azione e la valutazione del rischio correlato
all’esposizione. In una accezione più ampia e più moderna il
concetto di cancerogenesi ambientale si espande fino a
includere tutti quegli aspetti della tossicologia che mirano
a valutare la globalità degli effetti correlati all’esposizione
e il grado di pericolosità di un agente, una sostanza, o un
processo.
Per questo motivo l’eccellenza di cancerogenesi ambientale
comprende anche due specializzazioni di tossicologia
sperimentale e di tossicogenomica. La specializzazione
di tossicologia sperimentale è focalizzata sulla messa
a punto, implementazione e utilizzo di batterie di test basati su modelli sperimentali
in vitro per lo screening di possibili cancerogeni e miscele complesse,
predittivi del rischio per l’uomo (in particolare test di trasformazione, chemiotassi,
test di invasività in Matrigel, test di proliferazione e clonogenicità, modelli
di organo).

La specializzazione di tossicogenomica mira alla valutazione delle interazioni
gene-ambiente mediante l’applicazione di tecniche di indagine innovative
(microarray) e allo studio degli aspetti meccanicistici dei contaminanti ambientali
ad attività iniziante e promovente.
Queste competenze consentono all’eccellenza di porsi come punto di riferimento
per tutte le problematiche correlate allo screening dei cancerogeni, per la
identificazione e la valutazione del potenziale oncogeno di miscele complesse
presenti nelle matrici ambientali, per la valutazione di rischi per la salute correlati
all’esposizione, incluso la valutazione dei rischi negli alimenti, per l’individuazione
di marcatori di esposizione e rischio da utilizzare nel monitoraggio
delle popolazioni esposte.
L’eccellenza di cancerogenesi ambientale ben si colloca, dunque, in un contesto
regionale come riferimento per la valutazione del rischio dei processi e prodotti
presenti nella Regione (inceneritori, discariche, siti contaminati etc.) e a supporto
dell’attività di controllo sulla salubrità degli alimenti operata sia da Arpa
che dalle AUSL.
La nuova tecnologia dei microarray e l’esperienza maturata in questo campo
negli ultimi tre anni hanno consentito di porre le basi per un traguardo più
ambizioso, da raggiungere in collaborazione con l’AUSL di Bologna, per la costituzione
di un gruppo riferimento nel campo della tossicogenomica e della nutrigenomica.
L’eccellenza cancerogenesi ambientale svolge attività di ricerca nell’ambito di
numerosi progetti finanziati dal CNR, MIUR e Ministero della Salute su temi di
salute ambientale e prevenzione dei tumori, in particolare sugli effetti delle
radiazioni ionizzanti, con lo scopo di identificare marcatori precoci di esposizione
e di rischio, e sulla identificazione dei contaminanti degli alimenti, con un
progetto che prevede la messa a punto di metodi innovativi per l’identificazione
rapida e precisa di inquinanti in diverse matrici alimentari.
Un discorso a parte merita l’impegno nella valutazione del rischio da interferenti
endocrini (www.edenetwork.it), composti di origine naturale o antropica,
largamente presenti in tutte le matrici ambientali (acqua, suolo, sedimenti,
aria). Gli interferenti endocrini sono responsabili di disfunzioni dell’apparato
riproduttivo di tutte le specie animali e sono probabilmente coinvolti nell’incremento
di incidenza di patologie tumorali ormono-dipendenti.

Fonte: www.arpa.emr.it/arparivista
278  General Category / Cos'è l'amianto? / Amianto, un nemico invisibile inserita:: Agosto 23, 2008, 01:31:06 pm
Dal 1992 l'uso dell'amianto in edilizia è stato proibito e, nel contempo, si è intensificata la ricerca sui pericoli per la salute dell'uomo attribuibili a tale minerale, accertati da studi epidemiologici su tumori polmonari. Fino ad allora, però, nel nostro Paese l'amianto è stato impiegato massicciamente nell'industria e nelle costruzioni, sia isolato sia misto a cemento.

Si calcola che solo negli anni dal 1984 al 1988 ne siano stati utilizzati 3 milioni di tonnellate, di cui 2,5 destinati a coperture. Tra tutti i rifiuti esistenti, quelli di amianto sono secondi soltanto ai rifiuti solidi urbani, per volume, e primi, in quantità, tra i rifiuti tossico-nocivi. L'85 per cento di questo materiale tossico è costituito da cemento-amianto, il 10 per cento da materiale friabile e il 5 per cento da altri materiali. Si stima che in Italia vi siano 2,5 miliardi di mq. di coperture in cemento-amianto, pari a circa 32 milioni di tonnellate, in gran parte friabile. Sono soltanto pochi dati, ma sufficienti per comprendere come il problema amianto sia vasto e complesso. Nonostante la normativa che ne ha proibito l'uso e la produzione, il rischio di esposizione continua, sia in ambienti industriali sia in edifici pubblici.
Per questo Consiglio Nazionale delle Ricerche e Istituto Superiore per la Prevenzione e Sicurezza del Lavoro, che da tempo collaborano in questo settore di ricerca, hanno promosso una giornata dedicata al "Problema amianto: le coperture in cemento amianto", che si è tenuto il 15 giugno, a Roma, per fare il punto sullo stato della bonifica, sulla normativa e sugli aspetti sanitari-epidemiologici e ambientali.
La manifestazione è stata l'occasione per presentare i risultati di un monitoraggio sulle coperture in cemento-amianto di una zona di Roma, il quartiere della Magliana, realizzato in collaborazione tra il Lara (Laboratorio Aereo Ricerche Ambientali) dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr e il Laboratorio Polveri e Fibre del Dipartimento Igiene e Lavoro dell'Ispesl.
"L'area presa in esame, caratterizzata da una massiccia presenza di queste coperture", spiega Lorenza Fiumi, ricercatore dell'Iia-Lara-Cnr e coautrice dello studio, "è stata monitorata attraverso il telerilevamento aereo e con indagini ambientali e campionamenti di fibre d'amianto aerodisperse, mettendo a punto metodiche di indagine che, ulteriormente sviluppate, potranno avere utili ricadute per le strutture locali addette alla sorveglianza del territorio". I risultati dei campionamenti effettuati per misurare la concentrazione di fibre aerodisperse “hanno evidenziato valori inferiori ai limiti previsti dalla normativa: 0,3f/l contro lo 0,6 di limite fiduciario”, precisa Lorenza Fiumi. Per quanto riguarda i fabbricati presi in esame, per il 90,5 monopiano, si tratta di costruzioni realizzate dagli anni ’50 in poi (per la metà negli anni ’60) e per il 61,9% di tipo produttivo, per il 28,5 utilizzati come deposito, per il 4,8 destinati ad abitazione e per il 4,8 inutilizzati. Le superfici in cemento amianto variano dai 100 ai 5.000 mq con una media di 1.500 mq, per un totale di 30.800 mq e circa 370.000 kg.
Nell’area oggetto di studio, nel periodo 1987-98, risultano 6 decessi per tumore maligno della pleura, di persone comprese tra i 56 e gli 81 anni. Commenta al riguardo Pietro Comba del Laboratorio di Igiene ambientale dell’Istituto Superiore di Sanità: “Il comune di Roma ha una mortalità per tumore maligno della pleura superiore ai restanti comuni del Lazio. Nel 1988-97 il tasso tra i residenti nella Capitale è stato di 0,95 per 100.000 negli uomini e 0,59 nelle donne; nella regione, rispettivamente di 0,79 e 0,39”. In questo quadro, “il dato della Magliana, ancorché basato su un numero limitato di casi, mostra una sostanziale coincidenza tra gli eventi osservati e attesi nella popolazione maschile e un lieve incremento nella popolazione femminile”. Secondo l’Iss quindi, “non è possibile formulare ulteriori ipotesi interpretative ma appare sicuramente da raccomandare uno studio finalizzato alla mappatura della mortalità per tumore maligno della pleura, in funzione di indicatori della possibile presenza di amianto negli edifici”.

giugno 2005
Fonte: encanta.it
279  General Category / Cos'è l'amianto? / Attenzione: THERMOS ALL'AMIANTO inserita:: Agosto 23, 2008, 01:27:44 pm
24 Gennaio 2007

Dalla Cina i thermos all'amianto

LIVORNO: Trovato amianto nei thermos cinesi. La notizia arriva dal ministero dello sviluppo economico, direzione generale per l'armonizzazione del mercato e la tutela dei consumatori.

«Sul territorio nazionale -- scrive il ministero in un comunicato - , in particolare in negozi di articoli casalinghi ma anche presso supermercati, sono offerti in vendita thermos sia per liquidi che per alimenti, con all'interno una parete termica in vetro specchiato.

Nei thermos è stata riscontrata la presenza di una pasticca, di forma circolare e di colore biancastro posta come distanziatore del doppio involucro in vetro, contenente amianto. Questa pastiglia è visibile ad occhio nudo».

«La notizia -- prosegue - è stata portata all'attenzione del Ministero dall'associazione Federconsumatori e contestualmente nell'ambito del sistema comunitario di allerta tra gli Stati dell'Unione europea sulla sicurezza dei prodotti (c.d.Rapex) da parte della Germania. E' stata immediatamente attivata una azione di controllo del mercato, in collaborazione con il Ministero della salute, competente per il tipo di rischio cui è esposto il consumatore. Infatti, in Italia è vietata la commercializzazione e l'importazione di prodotti che contengano, anche solo come componenti interni, amianto, sostanza notoriamente dannosa per rischio cancerogeno».

«Numerosi -- aggiunge - i sequestri condotti dai Nas e dalle Asl competenti che a seguito di verifiche tecniche hanno confermato la presenza di amianto nella pasticca distanziatrice.
Purtroppo molti di questi thermos, tutti di provenienza cinese, sono privi di marca e vengono immessi sul mercato da importatori vari.

Al momento sono stati individuati come importatori:
Tescoma srl, operante in provincia di Brescia; Viscio Trading Gruppo Casa di Roma; Creare Italia srl in provincia di Venezia; Gicos di Reggio Calabria; Galileo SpA in provincia di Roma; General Trading SpA in provincia di Taranto; Sais srl in provincia di Roma; Arnoldo Redanelli sas in provincia di Milano.


«Il volume delle importazioni, -- spiega ancora - davvero significativo, connesso al tipo di rischio cui è esposto il consumatore, ha determinato, da parte del Ministero, l'attivazione di due notifiche nel sistema Rapex. Lo scopo è stato quello di portare all'attenzione di tutti i Paesi dell'Unione europea il problema, in maniera tale da allertare non soltanto il consumatore italiano ma tutti i cittadini comunitari. Attraverso i contatti che così si avvieranno con gli altri Stati sarà possibile capire l'entità reale del fenomeno e definire, di conseguenza interventi mirati ed efficaci. E'assai prevedibile che molti altri saranno i soggetti individuati nel corso delle operazioni di controllo del mercato come importatori.

I consumatori che abbiano acquistato thermos che rispondono ai dati evidenziati sono invitati, perciò, a: maneggiare il prodotto con cura evitando accuratamente ogni possibilità di rottura; riportare il prodotto presso il punto vendita dove è stato effettuato l'acquisto; in caso di rottura accidentale porlo in un sacchetto chiuso senza manipolare assolutamente la pastiglia di cartone distanziatrice contenente amianto, perché potrebbero liberarsi fibre di amianto dannose per inalazione e avvisare la competente azienda municipalizzata di zona ai fini del corretto smaltimento».

Il ministero chiude con una nota molto importante: «Si vuole rassicurare comunque il consumatore che il thermos, ove resti integro, non provoca alcun danno per la salute, rimanendo la componente di amianto confinata all'interno del prodotto e quindi non destinata ad entrare in contatto né con gli alimenti, né con il consumatore stesso».

In tempi di globalizzazione, quindi, non bastano le leggi nazionali per essere al sicuro. In Italia, infatti, l'uso dell'amianto è vietato dal 1992. In questo senso, invece, il regolamento Reach, recentemente approvato da Bruxelles, sulle sostanze chimiche prevede che non sarà più consentita in Europa la circolazione di sostanze (prodotte o importate in quantità superiori a 10 tonnellate/anno per produttore) non registrate e prive di documentazione sui relativi rischi per salute e ambiente e sulle relative misure di prevenzione necessarie per evitarli.

Fonte: greenreport.it
280  General Category / Cos'è l'amianto? / VIDEO: Discarica di Amianto e Rifiuti Tossico-Nocivi inserita:: Agosto 23, 2008, 01:15:48 pm
Post del 07/05/07

Documento impressionante di una discarica di amianto a cielo aperto, depositati in modo incontrollato da un'azienda che doveva garantire la sicurezza per la popolazione.... l'azienda ha dichiarato fallimento ed ora chi bonifica la cava?
 
281  General Category / Cos'è l'amianto? / MONFALCONE, DI AMIANTO SI MUORE ANCORA inserita:: Agosto 23, 2008, 01:11:12 pm
Giovedì, 31 Maggio 2007
di Giovanna Pavani


Duilio Castelli l’ho incontrato per la prima volta a Monfalcone la settimana scorsa nella sua stanza, al primo piano dell’ospedale San Polo dove ha sede l’A.E.A. (Associazione esposti amianto). Duilio, veneto di origine, pochi capelli rossi ancora in testa, piccolo di statura e coinvolgente nel dialogo, ne è il presidente. Ha 75 anni e ha lavorato in Fincantieri fino all’89, ma già dal ’71 gli avevano diagnosticato l’asbestosi, una malattia respiratoria cronica legata alle proprietà delle fibre di asbesto di provocare una cicatrizzazione (fibrosi) del tessuto polmonare. Non è mortale, l’asbestosi. Però causa un irrigidimento dei tessuti dei polmoni e, di conseguenza, la perdita di gran parte della funzionalità. A vederlo Duilio sta benone, ma in fondo è un sopravvissuto. A Monfalcone quando si chiede dell’ amianto ti rispondono che la “polvere” ha fatto almeno 600 morti accertati. E chissà quanti altri che sono rimasti nelle maglie delle statistiche quando ancora questo isolante veniva considerato un materiale prezioso e non mortale e per chi stava sulle navi era quasi considerato una benedizione. Lavorare nei “cantieri della morte”, come i socialisti dei primi anni del secolo definivano questo luogo, per molti qui ha rappresentato l’unica forma di sopravvivenza economica possibile. Anche per Duilio è stato così. “Cosa volete – commentava l’altro giorno- quando si ha bisogno ci si adatta ai lavori meschini”. Nessuno, all’epoca, sapeva di correre un pericolo, l’amianto per loro era solo un buon isolatore, un magnifico materiale insonorizzante, tanto per usare un termine tecnico, e lavoravano nella più beata ignoranza. Ma vivere nel ventre della balena per molti è stato fatale.

È bastata una esposizione di trenta giorni, e per le donne lavare le tute sporche dei mariti, o portare via “solo polvere” dai tavoli della mensa aziendale per ammalarsi e poi morire. Talvolta è stato anche un abbraccio a tradirle, quello che riservavano ai loro uomini quando tornavano a casa la sera. “Molte delle nostre donne – racconta ancora Duilio – sono morte perché baciavano i nostri capelli…”.
Capita così raramente di ascoltare persone appassionate che sembrava di stare in un’altra Italia, quella civile, democratica e solidale in cui tutti ci riconosciamo, dove il sindaco Ds di Monfalcone Pizzolitto è stato capace di dire ancora anche cose di sinistra: “La città è ferita, la città è indignata… il profitto dell’impresa non può essere fondato sullo sfruttamento e il non rispetto della salute dell’operaio”. Ma sono solo parole. A Monfalcone moriranno ancora.

L’amianto è un killer lento, si muove piano nel corpo e nell’aria. Una fibra di amianto ci mette 24 ore per scendere di un metro dall’alto, da dove la sparano le ciminiere. E anche quando ti è entrato dentro, nelle fibre della pleura, impiega anche trent’anni prima di risvegliarsi improvvisamente. Poi ti uccide in meno di un mese, ti uccide annegandoti nel liquido dei tuoi stessi polmoni che cresce a dismisura e non c’è catetere al mondo che te lo possa drenare via con la stessa rapidità con cui si forma. Lo sanno tutti che va così, a Monfalcone. Perché non c’è famiglia, in questa “company town”, nata e cresciuta nel progresso e nell’apparente benessere, che non conti almeno un morto in famiglia per colpa dell’amianto. E l’esser stati “canterini”, come qui chiamano i lavoratori della fabbrica che costruisce la navi più grandi e più belle del mondo, talvolta non è neppure il motivo principale.

L’amianto è ancora nell’aria, lo sanno tutti. Scende piano. E da qui al 2025 ne moriranno ancora a grappoli. Da quando l’amianto è stato messo al bando con la legge del ’92, da quando insomma si è smesso di usarlo, è stato calcolato a spanne un periodo di tempo entro il quale anche l’ultimo esposto al minerale killer avrà chiuso gli occhi ucciso dal mesotelioma, quel cancro al polmone che è provocato solo dalle fibre di amianto e da null’altro e che ti buca la pleura come un groviera fino a bloccare la respirazione. Dopo quell’anno che sarà il picco più alto, si dice, le morti cominceranno a scendere. Ma non è detto che finiscano lì.

Qualcuno dovrà pagare per tutto questo, si dice. Anche se tra la gente si respira aria di rassegnazione. Perché ormai quelli che potrebbero essere considerati colpevoli dell’accaduto, i dirigenti della Fincantieri di quarant’anni fa, oggi hanno tutti quasi ottant’anni. E forse anche loro non ne sapevano un granchè del pericolo che correvano gli operai. Erano i tre direttori dello stabilimento Fincantieri che hanno guidato l’azienda dal 1966 fino al 1984: Giorgio Tupini, Manlio Lippi, e Vittorio Veneto Fanfani, fratello di Amintore, rinviati a giudizio per il reato di omicidio colposo. Ma non si è mosso nulla. Diverso il discorso per le cause di risarcimento. Nel 2004 l’attivismo di alcune associazioni, a partire da quella fondata da Duilio Castelli, aveva fatto muovere la procura di Gorizia. Si pensava che gli oltre 600 fascicoli affastellati sulla scrivania del procuratore generale, Carmine Laudisio, potessero essere la base per un maxi processo contro la Fincantieri. C’era parecchio entusiasmo, molte aspettative intorno a questa possibilità. Poi anche Gorizia, come tanti altri tribunali italiani, si è rivelata un porto delle nebbie. I 600 fascicoli ci sono ancora, a prender polvere sulla scrivania di Laudisio. Solo 4 cause hanno visto la luce, ma i tempi dei processi fanno pensare più alla prescrizione che alla giustizia.

Eppure si continua a morire. Solo nell’ultimo mese sono stai celebrati ben 4 funerali di ex operai Fincantieri (alcuni di loro, come Mirko Yelen, giovani (51 anni, poi altri di 60 anni, 71 anni, etc…). Tutti con malattie riconducili, probabilmente, al lavoro svolto in fabbrica. Anche gli impiegati del settore contabilità o amministrazione hanno respirato l’amianto e sono morti, pensando magari che solo gli operai a diretto contatto col micidiale materiale fossero a rischio, ma così non è stato.

Certo, le opere di bonifica ci sono state, forse sono anche servite a limitare danni peggiori futuri. Ma la vergogna è un’altra, che per tutti gli operai caduti “per il lavoro” non c’è stato nessun risarcimento fino ad oggi. La legge del ’92 ha solo consentito a molti di loro esposti all’amianto di godere di uno scivolo previdenziale, un prepensionamento di un numero di anni corrispondenti a quelli a cui si è stati a contatto con il materiale. Sembra quasi una beffa. E’ come se lo Stato si mettesse l’anima in pace dando a questa gente la possibilità di vivere quel tempo che resta accanto ai loro cari, sapendo perfettamente come andrà a finire. Ne ho conosciuti una decina di questi “baby pensionati” e nessuno di loro guardava al futuro, alla pensione, come ad un traguardo raggiunto per vivere finalmente con serenità la propria vita.

Era la parola “vivere” a creare problemi al dialogo. “Se avremo ancora tempo di vivere…” mi ha salutato senza un sorriso Roberto Perrini, 50 anni circa, saldatore della Fincantieri, che dal 2009 avrà lo scivolo previdenziale dopo sei anni passati a contatto con l’amianto. Ma può anche darsi che a Roberto non succeda nulla. Ci sono stati anche casi in cui questi “dead men walking” hanno beffato la morte. Come Luigino Francovich, anni passati a dormire sulle balle d’amianto, che a cinquant’anni se n’è andato dalla fabbrica dopo aver permesso di laurearsi a tutte e tre le sue figlie. Oggi ha aperto un ristorante, si sottopone a controlli ogni tre mesi, ma pare proprio che ce l’abbia fatta. Lui non è come Duilio, o come tutte le altre storie che incroci al Bar Universo, il ritrovo ufficiale degli operai della grande fabbrica. E dove si racconta sempre lo stesso dramma.

“Già nel 71 cominciavo a sentire l’affanno – ci racconta ancora Castelli - lavoravo col cannellino con fiamma, tagliavo i pannelli isolanti per la coimbentazione della navi, poi mi occupavo degli isolanti per le caldaie delle cucine a bordo, un lavoro infernale a temperature infernali. La polvere di amianto che c’era negli ambienti a volte non ti permetteva neanche di farti vedere a pochi centimetri. Poi è cominciata la spossatezza, non riuscivo a fare una rampa di scale, a tenere in mano la fiamma ossidrica. Sono andato dal mio medico,è stato lui a mettere in relazione la mia malattia con l’amianto, è stata l’intuizione di questo mio ex compagno di giochi, colui che altri miei amici scartavano da bambini quando si giocava a pallone perché aveva un handicap. Lui ha capito che poteva esserci un nesso. Ma erano gli anni 70, troppo presto per capire la causalità. Poi nel 79/80 ci sono stati altri studi, ma si parlava ancora poco della pericolosità dell’amianto. Ma intanto notavamo, che ogni tanto qualcuno dei nostri colleghi si assentava dal lavoro per malattia o perché si ammalava. Solo del mio reparto eravamo in 125, moltissimi i coetanei, i sopravvissuti di quel gruppo, siamo solo in 4. Comunque dopo i primi disturbi sono andato al personale che mi ha cambiato reparto e sono stato assegnato alla mansione di Guardiafuochi, spegnere i principi di incendio se piccolo i avvisare i vigili del fuoco per quelli più grandi, ma anche lì ero a contatto con l’amianto, con le tute ignifughe contro gli incendi e altri materiali…e poi quella polvere sottilissima era ormai in circolo dappertutto. Poi sono arrivati gli studi del professor Bianchi e abbiamo cominciato a capire, ma la gente aveva il timore di denunciare, ma i morti c’erano, si veniva a sapere che tizio o caio se ne erano andati all’altro mondo dopo sofferenze atroci con tumori diagnosticati pochi mesi prima. Poi nel 1994, su input di un medico, fondo l’associazione, piccola, troppo giovane, molti sono arrivati col passaparola e molti altri me li sono andanti a capare da soli, i malati o i parenti delle vittime’.

Oggi secondo Diego Dotto – figlio di un operaio che lavorava in appalto per Fincantieri e morto nel 1997 per tumore ai polmoni – gli iscritti sono 160 circa. L’A.E.A. con la propria azione di volontariato porta avanti la battaglia di coloro che chiedono un riconoscimento anche in sede giudiziaria per le vittime dell’amianto. Sempre l’A.E.A. ha incontrato di recente il Procuratore Generale di Trieste, Deidda, che ha balenato l’ipotesi di avocare a se le indagini e le inchieste sui morti di amianto. Una speranza, per quanto flebile, di riprendere il filo di un discorso interrotto dalla giustizia e dallo Stato, che ancora oggi fa finta di non vedere. Per vergogna e per omertà.

L’amianto è fuorilegge, adesso si usano lana di vetro e lana di roccia, che sono cancerogeni lo stesso, ma finché la medicina ufficiale non lo dimostrerà le aziende potranno continuare a farli usare a una manodopera sempre più immigrata, del tutto ignara del proprio destino. A Monfalcone oggi ci lavorano i bengalesi. Li trovi a tutte le ore, addossati al muretto davanti al Bar Universo e in attesa dell’autobus 212, il loro unico mezzo di trasporto. Per loro anche una bicicletta, quella che usano tutti i canterini, così tante che sembra di stare in Cina in qualche momento, è qualcosa che non si possono permettere. Eppure hanno facce allegre, sorridenti. Ma sono per lo più lavoratori in affitto, vittime del meccanismo dei sub appalti che nella grande fabbrica ha caratteristiche feudali. Stentavo a crederci quando mi hanno detto che in cantiere i sub-appalti sono talmente complicati che un lavoratore in affitto poteva compiere un passaggio anche di cinque, sei mani, senza più alla fine capire per chi lavorasse.

E’ una città ferita, Monfalcone. E’ un microcosmo dove la sacralità del lavoro e l’eccellenza di una produzione di prestigio va a spasso a braccetto con una precarizzazione del lavoro di livello cosmico. E dove, ancora oggi e nonostante i morti, le regole della sicurezza sul lavoro sono le prime ad essere violate. Ma soprattutto, Monfalcone è il luogo dove la giustizia ha preso il largo da tempo insieme con le navi da crociera più belle del mondo e che non importa quanto sono costate, anche in termini di vite umane, perché le ragioni del mercato hanno in questo luogo radici più profonde del dolore delle vittime dell’amianto.

Quella di Monfalcone è una storia da continuare a raccontare, una delle tante pagine nere d’Italia, che non deve andare a finire come Porto Marghera o come tante altre faccende, dove alla fine la colpa non è di nessuno e dopo un po’ il grido dei morti e il pianto delle vedove diventa un suono di sottofondo che non ascolta più nessuno. Nel profondo nord est operoso d’Italia c’è un’intera città che chiede, oggi come ieri, verità e giustizia.

Fonte: altrenotizie.org
282  General Category / Cos'è l'amianto? / AMIANTO: DUE IMPRENDITORI CONDANNATI PER OMICIDIO COLPOSO inserita:: Agosto 23, 2008, 01:08:38 pm
11/06/07

Frosinone - Due condanne per omicidio colposo: due imprenditori, Giorgio Pizzotti di Bergamo e Giuseppe Campelli di Palermo, sono stati ritenuti colpevoli della morte di un operaio dell’ex azienda Cemamit che produceva amianto. Pizzotti e’ stato condannato a sei mesi di reclusione, Campelli a nove con il beneficio della condizionale. Quattro le assoluzioni perche’ il fatto non sussiste: a essere scagionati sono stati i direttori dello stabilimento situato nella zona industriale della cittadina ciociara e che si sono succeduti nel tempo: Giuseppe Ferrari, Francesco Pezzali e Paolo Cantarelli residenti a Reggio Emilia e Manlio Cernetti di Castelfranco Veneto. (AGI)
Cli/Mot
Fonte: industriale-oggi.it
283  General Category / Cos'è l'amianto? / TORINO: TRE CONDANNE PER MORTI DA AMIANTO IN AZIENDA FARMACEUTICA inserita:: Agosto 23, 2008, 01:05:27 pm
Martedì 26 Giugno 2007
Fonte: leggo.it

Cinque dipendenti della Farmitalia di Settimo torinese erano morti per tumore ai polmoni e mesoteliomi dovuti all’amianto e ora tre ex dirigenti sono stati condannati con l’accusa di omicidio colposo: due anni di reclusione sono stati inflitti a Amedeo Fossarelli, (direttore di stabilimento dal 1978 al 1984), un anno e quattro mesi invece a Erminio Novara (in carica dal 1984 al 1986) e a Gianpaolo Bacchi (dal 1986 al 1990).
I cinque operai del famoso stabilimento farmaceutico erano deceduti tra il ’97 e il 2002. Svolgevano mansioni diverse, ma l’amianto era diffuso in gran parte dell’azienda perché coibentato nelle tubature. I familiari di un solo dipendente si sono costituiti parte civile e hanno ottenuto una provvisionale di 100mila euro. L’inchiesta era stata aperta dai pm Raffaele Guariniello e Gabriella Viglione, dopo la segnalazione dell’osservatorio sui tumori professionali. (S.Mar./ass)
284  General Category / Cos'è l'amianto? / Speciale amianto: cosa fare per eliminare il problema inserita:: Agosto 23, 2008, 01:01:56 pm
05/08/07

Manufatti in cementoamianto, tubazioni o lastre, non solo non si sono rivelati di vita eterna come il nome (Eternit) indicava ma anche causa di gravi problemi per la salute dei lavoratori e per l’ambiente.

La pericolosità dei prodotti in cemento-amianto è dovuta alla possibile liberazione di fibre di amianto che normalmente sono legate alla malta cementizia.

E’ ormai dimostrato che anche bassissime esposizioni a polveri di amianto possono indurre un ben preciso tumore polmonare (il mesotelioma pleurico).

Per evitare inutili allarmismi si precisa che i maggiori pericoli di esposizione avvengono nella manipolazione dei manufatti dove per rotture, abrasioni e urti viene meno la funzione del legante.

Per questi motivi le coperture o altri manufatti in buone condizioni possono rimanere al loro posto e nel solo caso di manutenzioni o rimozioni necessitano attenzioni particolari per la tutela dell’ambiente e dei lavoratori.

Nell’ambito dell’attività di vigilanza il Servizio ha riscontrato molta confusione nelle conoscenze delle problematiche inerenti l’amianto dovute ad informazioni più legate agli aspetti commerciali che alla sicurezza del lavoro e alle problematiche ambientali.

Ecco le principali indicazioni utili, relativamente ai manufatti o alle coperture in cemento- amianto:
•Al momento non vi è obbligo di rimozione, devono però essere mantenuti in buono stato di conservazione.
•Non è consentita il commercio, la vendita e neanche il riutilizzo delle parti rimosse.
•I materiali rimossi sono considerati rifiuto pertanto devono essere conferiti in discarica autorizzata. (Non sono lecite altre tecniche di smaltimento quali interramento, rilevati stradali, incenerimento, etc. )
 
Le operazioni di rimozione devono essere condotte salvaguardando l'integrità del materiale.
Comporta la necessità di installare una nuova copertura in sostituzione del materiale rimosso; (rif. leg. D.M. 06.09.1994). Il sistema della sovracopertura consiste in un intervento di confinamento realizzato installando una nuova copertura al di sopra di quella in amianto-cemento, che viene lasciata in sede quando la struttura portante sia idonea a sopportare un carico permanente aggiuntivo.

Per tale scelta il costruttore od il committente devono fornire il calcolo delle portate dei sovraccarichi accidentali previsti per la relativa struttura. (rif. leg. D.M. 06.09.1994)

Possono essere impiegati prodotti impregnanti, che penetrano nel materiale legando le fibre di amianto tra loro e con la matrice cementizia, e prodotti ricoprenti, che formano una spessa membrana sulla superficie del manufatto.
I ricoprenti possono essere convenientemente additivati con sostanze che ne accrescono la resistenza agli agenti atmosferici e ai raggi Uv e con pigmenti.

Generalmente, i risultati più efficaci e duraturi si ottengono con l'impiego di entrambi i prodotti. Nel caso dell'incapsulamento e della sovracopertura si rendono necessari controlli ambientali periodici ed interventi di normale manutenzione per conservare l'efficacia e l'integrità dei trattamenti stessi. Le sovracoperture, incapsulamenti e le rimozioni, sono generalmente effettuati da ditte specializzate. Tutte le tecniche risultano complesse sia dal punto di vista operativo che di certificazione.

Per quanto concerne la rimozione vi sono ulteriori obblighi a carico dei datori di lavoro che intendono far eseguire i lavori ai dipendenti. Tale dicitura può far intendere che se non vi sono dipendenti non si ricada negli obblighi di cui sopra. In effetti vi sono casi che non vi rientrano (rimozione effettuata da parte del solo proprietario dell’immobile o impresa individuale) ma è fondamentale, onde evitare spiacevoli risvolti (sanzioni amministrative e penali), valutare ogni singolo caso direttamente con gli operatori del Servizio che, previo contatto telefonico, sono a disposizione nelle diverse sedi. In ogni caso si rammenta che per quasi tutti i lavori edili è necessario valutare l’applicazione del D.Lvo 494/96 (Direttiva cantieri) per l'eventuale redazione del piano di sicurezza e coordinamento o per la redazione della notifica preliminare ai sensi dell’art. 11 del medesimo decreto.

Considerato che la pericolosità dell’amianto risiede nella liberazione di fibre cancerogene per inalazione le precauzioni richieste sono mirate alla limitazione della loro produzione mentre le protezioni sono tese a salvaguardare l’apparato respiratorio delle persone che lavorano in aree potenzialmente inquinate.

Giulia Sapelli

Fonte: cremonaweb.it
285  General Category / Cos'è l'amianto? / L'amianto è..... inserita:: Agosto 23, 2008, 12:54:08 pm
Cliccando qui
troverete tutte le informazioni sull'argomento
Pagine: 1 ... 17 18 [19] 20 21 ... 42


Accesso con nome utente, password e durata della sessione

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 2.0 Beta 3.1 Public | SMF © 2006-2007, Simple Machines LLC XHTML 1.0 valido! CSS valido!
Pagina creata in 0.114 secondi con 11 interrogazioni al database.