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286  General Category / Qui si discute di qualsiasi argomento, anche personale / Scrivere "ICE" davanti al nome in rubrica telefonica è utile a chi ti soccorre! inserita:: Agosto 23, 2008, 12:43:28 pm
Comunicazione di servizio

Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto sovente, in occasione di incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile.

Tuttavia, in occasione di interventi, non si sa chi contattare tra la lista interminabile dei numeri della rubrica.
 
Gli operatori delle ambulanze hanno lanciato l'idea che ciascuno metta, nella lista dei suoi contatti, la persona da contattare in caso d'urgenza sotto uno pseudonimo predefinito.

Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (=In Case of Emergency).
E' sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona da contattare utilizzabile dagli operatori delle ambulanze, dalla polizia, dai pompieri o dai primi soccorritori.

 
Il consiglio è di tenere nella rubrica del proprio cellulare i numeri da contattare, appunto, in caso di emergenza registrandoli con il seguente formato: 1ICE-mamma, 2ICE-papà, 3ICE ecc.


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Il programma ICE (In Caso di Emergenza - In Case of Emergency) è stato concepito dal paramedico Bob Brotchie nel maggio 2005. L'idea dietro a questo programma è di permettere ai primi soccorsi (paramedici, pompieri, polizia) di identificare le persone e di contattare i loro parenti prossimi per ottenere informazioni mediche. Il consiglio è di tenere nella rubrica del proprio cellulare i numeri da contattare, appunto, in caso di emergenza registrandoli con il seguente formato: 1ICE-mamma, 2ICE-papà, 3ICE eccetera. Il numero iniziale permette di far sì che i contatti ICE siano sempre in cima alla rubrica. La popolarità del programma ha attraversato tutta l'Europa, ed ha cominciato a crescere anche nell'America Settentrionale.

 Simbolo ICEPer promuovere maggiormente l'uso di ICE, è stato studiato un nuovo simbolo, facilmente riconoscibile, per aiutare il personale di emergenza a reperire rapidamente i parenti, in caso ci sia bisogno di informazioni mediche d'emergenza per un paziente in stato di incoscienza.
Il simbolo ICE è stato sviluppato da Mark Balduzzi, un infermiere di Syracuse (New York) nel luglio 2005 per dare al pubblico degli strumenti fai-da-te, così da poter promuovere il programma ICE da parte di organizzazioni e di singoli individui per aiutare il reperimento di informazioni d'emergenza. Per esempio, il simbolo ICE sotto forma di etichetta su un cellulare permette ai paramedici di sapere immediatamente che il paziente ha inserito i numeri di emergenza nella rubrica secondo questo criterio. Il simbolo è stato sviluppato per essere gratuito e con libertà di distribuzione. Tutti sono incoraggiati ad usare questo simbolo per promuovere la sicurezza individuale e la prontezza dei soccorsi.

Nei paesi sviluppati, circa l'80% o più delle persone possiede un telefono cellulare, e la polizia o i paramedici spesso lo utilizzano per identificare le vittime di incidenti stradali o di altro tipo. L'idea di ICE e che ognuno metta un contatto di emergenza con il relativo numero nel telefono sotto la parola "ICE". Questo permetterebbe al personale d'emergenza di avere un posto fisso dove guardare.

A seguito di ricerche effettuate dalla Vodafone che mostravano come meno del 25% delle persone portassero con sé chiare informazioni su chi avrebbero voluto che fosse informato in caso di un grave incidente, nel maggio 2005 è stata avviata una campagna per incoraggiare le persone a fare questo da parte di Bob Brotchie dell'East Anglian Ambulance Service nel Regno Unito. L'idea ha preso campo dopo gli attentati del 7 luglio 2005 a Londra.

Intervistato il 12 luglio 2005 sul programma radiofonico della BBC "Today programme", Brotchie ha detto:

« Stavo riflettendo su qualche chiamata difficile a cui ho risposto, dove le persone erano incapaci di rispondermi a causa delle ferite o della debolezza e noi non riuscivamo a capire chi fossero. Ho scoperto che molte persone, ovviamente, hanno un cellulare e l'abbiamo usato per scoprire chi fossero. Mi è venuto in mente che se avessimo avuto un modo sempre uguale di cercare un contatto d'emergenza in un telefono cellulare, allora sarebbe stato più facile per tutti. »
 (Bob Brotchie)


Brotchie ha anche spronato le fabbriche di telefoni cellulari a supportare la campagna, aggiungendo un titolo ICE nella lista delle rubriche di tutti i nuovi cellulari.

Circa nello stesso periodo - almeno attorno al 12 luglio - sono state messe in circolazione email allarmiste che suggerivano che la campagna fosse "la fase uno di un virus per cellulari che si sta spianando la strada per propagarsi molto rapidamente", o che l'uso di questo "servizio" sarebbe stato addebitato sul conto dei clienti.
Questa affermazione è stata successivamente smascherata come una leggenda metropolitana. Matt Ware, dell'East Anglian Ambulance Service, ha chiesto al pubblico di ignorare le email che facevano queste affermazioni.

"Sono stato sommerso di email e telefonate da parte di persone preoccupate che, mettendo ICE nei loro telefonini, la società avrebbe loro addebitato il costo di tale operazione", ha aggiunto. "Vorremmo assicurare alla gente che non è così."



Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile in caso di emergenza.

Se pensate che sia una buona idea, fate circolare il messaggio di modo che questo comportamento rientri nei comportamenti abituali.

Fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/ICE_(In_Caso_di_Emergenza)
http://fontemeravigliosa.wordpress.com/2008/08/04/in-case-of-emergency-ice/
http://www.icecontact.com/
http://www.pibua.net/2007/03/25/ice-in-case-of-emergency/
http://www.soccorritori.it/joomla/index.php?option=com_content&task=view&id=18&Itemid=2
http://www.motoblog.it/post/6927/ice-in-case-of-emergency
http://www.lifegate.it/salute/articolo.php?id_articolo=1692
http://nuvolepensierose.it/2007/04/19/ice-in-case-of-emergency/
287  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / MASCARA AL MERCURIO: l'industria cosmetica e le sostanze tossiche inserita:: Agosto 22, 2008, 07:56:16 pm
L’industria cosmetica e le sostanze tossiche:
dal mercurio nel mascara al benzyl,
la lista delle sostanze da evitare


di Paola Pagliaro

L’uso del mercurio nel mascara è pericoloso per la salute del nostro organismo. Con questa motivazione il Minnesota è stato il primo Stato americano a vietarne l’impiego come conservante nei cosmetici.
Avere ciglia da cerbiatto e uno sguardo ammaliante dal 1 gennaio del 2008 è più sicuro per le donne del Minnesota.
Il rischio per i commercianti che continuano a vendere prodotti cosmetici con l’aggiunta intenzionale di mercurio per preservarne le caratteristiche, è quello di pagare multe salatissime, che vanno dai 700 dollari per i venditori al dettaglio ai 10000 dollari per i produttori che non dichiarano sulle etichette dei prodotti la presenza di mercurio.

Sanzioni così pesanti non sono ingiustificate, dal momento che è stato dimostrato che gli effetti a lungo termine del mercurio, sono deleteri per il nostro organismo.
Secondo il senatore John Marty, democratico di Roseville che ne ha proposto il divieto:
"il mercurio, anche in piccolissime percentuali, provoca seri danni neurologici".

Non la pensa così John Bailey, a capo degli scienziati del Personal Care Products Council di Washington:
"La maggior parte delle case produttrici di cosmetici hanno abbandonato l’uso del mercurio nei prodotti di bellezza, ma in alcuni prodotti per gli occhi, come il mascara e l’eye liner, viene ancora utilizzato come conservante e contro i germi. La legge federale permette la presenza di una percentuale di mercurio non superiore alle sessantacinque particelle su un milione. L’esposizione dell’occhio a quantità così irrisorie di questa sostanza non provocherebbe alcun danno".

Ma sentiamo il parere più obiettivo di Carl Herbrandson, tossicologo al Dipartimento di Stato per la salute:
"I trucchi per gli occhi che contengono mercurio non causano problemi immediati per la salute, ma il mercurio si accumula nel corpo, ecco perché è sconsigliabile l’acquisto di prodotti che contengano mercurio, anche in piccole percentuali. Il mercurio è nocivo per l’organismo, in tutte le forme in cui può entrare nel corpo.
Il corpo potrebbe inalare una quantità di mercurio, anche da un contenitore di crema aperto, o dal mascara durante l’applicazione. I rischi non sono da sottovalutare: possibilità di sviluppo ridotto del cervello dei bambini e del feto, che sono più vulnerabili e maggiormente esposti agli effetti tossici del metallo. Ma può causare danni neurologici anche negli adulti".

Come evitare dunque il contatto con il mercurio? Una soluzione è controllare sempre bene l’etichetta dei cosmetici. Il problema è che molte volte non viene neanche segnato. Bisogna cercare di privilegiare prodotti il più naturali possibili, ma soprattutto saper distinguere le sostanze pericolose presenti nei cosmetici. Non è facile, visto che i nomi, per i non addetti ai lavori, dicono ben poco.
A questo proposito, una direttiva del 3 aprile della Commissione europea ha elencato tutte le sostanze che verranno vietate nell’industria cosmetica, a decorrere dal 4 ottobre 2009.

Potete leggere la lista cliccando qui, e sarete così sicuri di quali componenti siano consentite e quali no. Fate attenzione alle etichette, dunque!

Fonte: medicinalive.com
288  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / Campania: le analisi documentano la presenza di PCB (diossina) nell'uomo! inserita:: Agosto 22, 2008, 07:27:30 pm
04/01/08

Analisi sugli abitanti della zona famosa per la produzione di mozzarella di bufala
L'inquinamento è arrivato all'uomo
I medici: «È peggio di Marghera»
Fabrizio dell'Orefice
f.dellorefice@iltempo.it


Diossina, diossina, diossina. Diossina ovunque. Diossina sulle pecore, ormai non ce ne è più nessuna viva e a pascolo libero nella piana tra Napoli e Caserta. E adesso anche l'uomo è inquinato.

Per la prima volta un'analisi medica sull'emergenza rifiuti lancia l'allarme: sostanze tossiche sono entrate anche nei corpi di coloro che vivono tra i due capoluoghi campani, nell'area famosa per essere la patria della mozzarella. Lo certifica uno studio che sta conducendo un tossicologo e oncologo dell'Istituto per i Tumori «Pascale» di Napoli, Antonio Marfella, assieme all'Ordine dei medici di Napoli, presieduto da Giuseppe Scalera, e i cui risultati definitivi saranno resi noti a fine gennaio. Le analisi, che anticipano quelle «ufficiali» che saranno avviate a partire da febbraio dal servizio sanitario nazionale, sono state condotte su nove persone (cinque abitano ad Acerra, l'epicentro della crisi, due a Nola, una a Napoli e una a Castelvolturno, dove si allena la squadra di calcio azzurra). «Le analisi - spiega Marfella - hanno dimostrato che vi sono presenze di policlorobifenili, Pcb, sostanza simile alla diossina. Casi analoghi si sono verificati per esempio al petrolchimico di Porto Marghera oppure alla Caffaro a Brescia.

Ciò che è davvero preoccupante è il fatto che stiamo parlando di un inquinamento tipicamente industriale in un'area in cui non c'è un'industria visto che è una piana agricola dove vi sono anche discariche».
 
L'indagine è praticamente iniziata due anni fa. «Un magistrato, Donato Ceglie, oggi consulente anche del ministro Pecoraro - spiega Marfella - ci chiese perché a Caserta si fosse stato un aumento pari al 400% di richieste per l'esenzione di ticket per patologie oncologiche. Come medici abbiamo cominciato a cercare le cause anche perché si tratta di una provincia molto giovane mentre i tumori, come si sa, ha uno sviluppo soprattutto in età adulta. Di qui ci siamo resi conto che non avevamo dati relativi al biomonitoraggio e lo abbiamo chiesto alle autorità di procedere. Ma si è perso troppo tempo».
Per circa un anno non c'è stata alcuna risposta, è stato necessario fare pressioni persino sui giornali stranieri. «Un po' per provocazione, un po' sul serio - spiega il tossicologo - abbiamo iniziato noi a fare le analisi e i risultati sono più che allarmanti». Di qui i presidenti degli Ordini dei medici della Campania, hanno lanciato l'allarme «lo stato di profondo disagio che attraversa la Sanità nel nostro Paese e più precipuamente, nel Mezzogiorno d'Italia» e hanno rilevato rilevano «come l'anno si chiuda in Campania con una gravissima crisi igienico-ambientale».

Fonte: iltempo.it
289  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Coca Cola + caramelle Mentos e lo stomaco fa boom!!! inserita:: Agosto 22, 2008, 07:20:01 pm
Navigando in internet mi sono imbattuta in questa opinione del sito Ciao.com, che più che un semplice scritto considero una vera fonte di informazione scritta bene ed in modo chiaro oltre che esaustivo. Peccato che alcuni link da lui riportati abbiano cancellato, eliminato, fatto sparire (forse per decorrenza dei termini di pubblicazione  ???) gli articoli che andavano a confermare quanto da lui impresso nero su bianco...


Un'Opinione dell'autore "coccio" su Coca Cola Light pubblicata il 24 Ottobre 2007 su Ciao.com
 
Non sono mai stato un grande consumatore di bibite gassate ma devo ammettere con tutta sincerità che mi piacciono molto in quanto sono un ghiottone nato.
Consapevole delle sgradevoli conseguenze riguardante il consumo di queste bevande le consumo solamente in casi eccezionali come feste e rinfreschi.
La Coca Cola mi è sempre piaciuta, specialmente gelata, ma ahimè ormai da tempo se ne dicono di tutti i colori riguardo le sostanze contenute in essa. Tutti i medici e dietologi sconsigliano a priori le bibite gassate e la Coca Cola in particolare. La caffeina e gli zuccheri contenuti in essa sono alquanto dannosi al nostro organismo, senza parlare poi di tutti i coloranti e schifezze varie che vi evito di elencare.
Tra tutti, quelli che rischiano di più sono i bambini ed i giovani in particolare.
Mentre noi adulti riusciamo a regolarci ed apprezzare un semplice bicchiere, i bambini ne farebbero ingenuamente un uso sfrenato. La caffeina non è di certo indicata a nessuno, figuriamo a loro !!!
Senza parlare poi degli zuccheri che aumentano continuamente il fenomeno del soprappeso e del malnutrimento.
Tutto questo per dirvi che sono abbastanza contrario al consumo della Coca Cola.

Negli ultimi anni per alleviare il fenomeno degli zuccheri la Coca Cola ha introdotto nel mercato una versione Light sperando di aumentare ancor di più il loro già ricco mercato. Onestamente l'ho assaggiata un paio di volte ma devo dire che se proprio devo bere una "schifezza" tanto vale consumare quella in versione originale.
Il sapore della Coca Cola Light è decisamente meno gradevole e l'assenza, o meglio, il minor numero di zuccheri, poco cambia la situazione.
La mia opinione su questo prodotto è decaduta completamente quando navigando per internet sono venuto a conoscenza di una sconcertante notizia ovvero che la Coca Cola light, e un po' meno anche quella originale, effettua una reazione chimica con le altrettanto famosissime caramelle Mentos.

Se si immerge una o più caramelle all'interno di una bottiglia essa effettuerà una reazione a catena di molecole creando una miscela esplosiva. Praticamente l'effetto è lo stesso di quando si agita una bottiglia prima di aprirla. Immaginate una cosa del genere all'interno dello stomaco!!!
Esperti dicono che oltre a vomito non ci sono ulteriori effetti collaterali, ma la notizia che segue non avvalla molto questa teoria.

Gira voce che nel 2005 in una scuola del Brasile un ragazzo di 10 è morto inspiegabilmente e velocemente senza alcun problema particolare. Dalle testimonianze e analizzando il suo stomaco hanno dedotto che il bambino sia morto per "stomaco gonfio e asfissia".
La colpa è stata attribuita all'ingerimento di una lattina di Coca Cola Light seguita da una caramella Mentos.
Infatti alcuni studiosi, analizzando le compenti dei due prodotti hanno dichiarato che ci sono sostanze che mescolati tra loro generano alti livelli di gas.... fino all'esplosione.
Questa notizia in seguito fu comunque smentita come si legge da questo articolo.
Resta comunque il fatto che i due prodotti venendo a contatto provochino una vera e propria reazione esplosiva.
E chi ci dice che oltre questi non ci sono in giro altri prodotti con effetti devastanti  ??? Ma ci rendiamo conto di cosa ci stiano facendo mangiare   ???
Quello che più fa pensare è il fatto che non sia stato pubblicizzato abbastanza o che sulla confezione non si riportino gli effetti collaterali come di solito si usa fare nei medicinali  ???

Il Corriere della sera del 7 luglio 2006 riporta un articolo molto interessante in cui si riportano le cause e le testimonianze di questo effetto:
Altro articolo trovato su internet spiega di nuovo questo procedimento affermando che la causa dell'"eruzione" sia di natura fisica più che chimica.

Come potete vedere internet è pieno di questi articoli e filmati che documentano le potenzialità dei due prodotti ma nessuno cerca di far nulla per trovare una soluzione valida al problema.
In questo caso l'unico modo di aiutare la gente è quello di divulgare il più possibile queste notizie e dove si può, far evitare a priori l'uso della Coca Cola, danneggiante comunque in altri sensi.

Per chi volesse rendersi conto della reazione potete vedere il seguenti filmato realizzato da un videoamatore.
Se cercate sui vari motori di ricerca troverete molto altro materiale che vi farà di certo riflettere.



A questo punto, considerando anche il prezzo alquanto elevato, non mi resta altro che dare il mio giudizio negativo riguardo la Coca Cola, nonostante il suo gusto mi sia gradevole.
Per il resto... a voi le conclusioni !!!

Fonte: http://www.ciao.it/Coca_Cola_Light__Opinione_899457
290  General Category / PREVENZIONE E RIMEDI NATURALI / Estratto di semi di pompelmo: antimicrobico universale inserita:: Agosto 22, 2008, 12:04:07 pm
In primis devo postare questo avviso:
ATTENZIONE AL POMPELMO DURANTE L'ASSUNZIONE DI FARMACI


LE PROPRIETA’ TERAPAEUTICHE DEI
“SEMI DI POMPELMO”
SEMI DI POMPELMO

…per sentirsi in Paradiso
Ha un nome botanico che è tutto un programma: Citrus Paradisi. Lo deve alle eccezionali qualità del suo principio attivo nel liberare l’organismo da tanti intrusi indesiderati e agenti patogeni.

Insomma, il pompelmo ci fa star bene e ci fa sentire un po’ “in Paradiso”.
Il primo riferimento conosciuto alla pianta risale al XVII sec., quando alcuni botanici dell’isola di BARBADOS scoprirono questo albero da frutto sempreverde, alto da 4 a 25 metri, con foglie di colore verde carico, fiori bianchi e profumati, frutti rotondi e gialli.
Il nome POMPELMO deriva dall’olandese “pompelmoes”, composto da pompel (grosso), e dal giavanese limoes (limone).
Nel 1823 fu esportato da Barbados in Florida dove oggi si trovano le più estese piantagioni di frutti. Viene anche coltivato in Marocco, Brasile, Messico, Sud-Est asiatico.

I principi attivi contenuti nel pompelmo
La polpa di questi frutti viene utilizzata per produrre succhi di frutta e spremute. Il succo di pompelmo contiene la NARINGINA, dal gusto amaro, ricco di vitamina C e B1.
I principi attivi più importanti contenuti nella buccia sono: Pinene, Limonene, Limalolo (un alcool), il Citrale ,con un contenuto in oli del 21%. A queste sostanze si riconosce un’azione antidepressiva,
stimolante, attivante la circolazione e una notevole azione antisettica generale.
L’olio estratto dalla buccia sta ottenendo un ruolo sempre maggiore nell’aromaterapia.
La buccia contiene i flavonoidi, i pigmenti che danno il tipico colore giallo al frutto.
I semi contengono soprattutto bioflavonoidi, naringina, quercetina, esperidina canferolo e alcune proteine.

La scoperta di un antimicrobico universale
Accadde tutto nel 1980 in Florida. In un mucchio di materiale da compostaggio, un amante del giardinaggio molto attento - che si rivelò essere un fisico ed immunologo specializzato nella ricerca di rimedi naturali, il dottor JACOB HELRICH - osservò che i semi di pompelmo nel suo fertilizzante vegetale non si decomponevano, perché contenevano sostanze che, a quanto pareva, erano più efficaci e meno nocive di ogni altro antibiotico conosciuto.
Inoltre, le ricerche compiute da una serie di istituti come il Pasteur in Francia, rivelarono uno spettro di azione inaspettatamente ampio. Si scoprì che l’estratto dei semi di pompelmo neutralizzava non solo i virus ed i batteri, ma anche lieviti, altri tipi di funghi e parassiti.

SEMI DI POMPELMO
Poche gocce per mille usi


Uso esterno dell’estratto di semi di pompelmo

BOCCA e LABBRA:
E’ il rimedio naturale ideale per effettuare gargarismi che producono una potente azione antisettica. Elimina i batteri ed i germi dannosi ed impedisce che si riformino.
Diluire 5 gocce in un bicchiere di acqua, fare gargarismi tre volte al giorno.

AFTE della mucosa buccale e stomatiti ulcerose: sciacquare la bocca regolarmente, più volte al giorno, con 10 gocce di estratto di semi di pompelmo diluite in un bicchiere d’acqua. Nel caso delle
afte, piccole ulcere dolorose provocate da virus erpetici riattivati, tamponarle con una soluzione costituita da 2 gocce, diluite in uncucchiaio di acqua, utilizzando un bastoncino di ovatta.

ALITOSI: può essere causata dai batteri presenti all’interno della bocca, dai denti cariati o dalla fermentazione nel tratto digestivo profondo. Sciacquare la bocca e fare gargarismi più volte al giorno con alcune gocce di estratto diluite in un bicchiere d’acqua.

LABBRA SCREPOLATE: diluire alcune gocce di estratto in un cucchiaio di olio e detergere le labbra più volte al giorno con questa miscela. Questo trattamento può essere usato anche nel trattamento dell’HERPES LABIALE, lasciando agire il preparato anche di notte.

DENTI E GENGIVE: la placca dentale, che può provocare la carie e la paradontosi, è di origine batterica. L’infiammazione delle gengive è causata dai prodotti metabolici dei batteri della placca, che sono tossici e aggrediscono le gengive fino a provocarne, in alcuni casi, il sanguinamento.
L’estratto dei semi di pompelmo può prevenire con efficacia la formazione della placca:
1) mettere 1-2-gocce di estratto sullo spazzolino umido e spazzolare i denti 3 volte al giorno;
2) aggiungere 5-10 gocce in un bicchiere d’acqua e fare degli sciacqui;
3) utilizzare il filo interdentale inumidito con l’estratto o aggiungerne 2-3 gocce all’idropulsore;
4) in caso di infiammazioni gravi mettere alcune gocce (diluite in una tazzina da caffè di acqua) su una striscia di ovatta, posarla sulle gengive e lasciarla agire per un paio di minuti al giorno.
5) l’estratto permette di eliminare i germi indesiderati dallo spazzolino da denti e di evitarne l’ulteriore proliferazione. Mettere 10 gocce di estratto in un bicchiere di acqua e lasciarvi lo spazzolino anche per tutta la notte. Prima dell’uso risciacquarlo con cura per eliminare i
germi morti. La miscela di estratto e acqua deve essere rinnovata ogni due giorni.
6) In caso di mal di denti ed estrazioni dentarie, fare gargarismi più volte al giorno con una soluzione di 10gtt di estratto di semi di pompelmo diluite in un bicchiere di acqua.
Una soluzione, questa, utile anche in caso di mal di gola, raucedine e laringite.

VISO (acne, impurità della pelle, brufoli): inumidire la pelle, strofinare circa 5 gocce di estratto sulle mani bagnate e massaggiare bene il viso.Lasciare agire, risciacquare e asciugare tamponando.
Se si avverte una leggera sensazione di prurito sulla pelle significa che l’estratto sta agendo in profondità.

PELLE: L’estratto, utilizzato sottoforma di spray, si è dimostrato un efficace rimedio di emergenza per le piccole ferite, le bruciature, le punture di unsetto, l’orticaria e, grazie al suo straordinario potere fungicida, per le micosi cutanee.
In quest’ultimo caso l’estratto va frizionato sulle parti interessate, mescolato a glicerina o olio, due volte al giorno; l’applicazione va continuata anche dopo la scomparsa dei sintomi.
Nelle micosi dei piedi , così come nell’iperidrosi (eccessiva sudorazione dei piedi che viene provocata dai funghi) si può utilizzare la polvere a base di estratto di semi di pompelmo.

Uso interno dell’estratto:
E’ risaputo che i batteri ed i virus provocano molti disturbi interni o contribuiscono al loro insorgere.
L’efficacia dell’estratto è stata riconosciuta da un numero sempre maggiore di medici naturali, che lo impiegano soprattutto nella cura delle malattie da raffreddamento e dei disturbi del tratto gastrointestinale.
Le malattie da raffreddamento comprendono i disturbi influenzali - che interessano le vie respiratorie e sono spesso accompagnati da febbre, raffreddore, raucedine, tosse, mal di gola, mal di testa, dolori articolari - e l’influenza vera e propria, che si manifesta più o meno con i medesimi
sintomi dei disturbi influenzali, ma è più grave.
L’estratto di semi si è dimostrato molto efficace: 3-15 gocce 2-3 volte al giorno diluite in un bicchiere di acqua. Le gocce sono già diluite in glicerina e devono essere mescolate molto bene all’acqua; se il sapore è troppo amaro, si può aggiungere del succo di frutta.
La stessa posologia può essere utilizzata con successo anche nelle infezioni del tratto gastrointestinale con diarrea, dolori addominali, nausea e vomito.

Fonte: afmterni.it
291  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Fate attenzione ai vostri bambini, il pericolo in casa è dietro l'angolo inserita:: Agosto 20, 2008, 07:45:41 pm
19/12/2007

Ogni anno sono decine di migliaia i casi di ingestione accidentale di sostanze tossiche per uso domestico: candeggina, sapone, lucido da scarpe, insetticidi, cosmetici e così via. Vittime di questi incidenti sono soprattutto i bambini

Il problema degli avvelenamenti domestici è sicuramente il più importante quando si parla di sicurezza dei bambini: il rischio di soffocamento o di scossa elettrica o di incidenti è incomparabilmente inferiore in confronto alla possibilità che un piccolino si avveleni con una delle numerosissime sostanze tossiche che normalmente si possono trovare in casa.
Non si parla tanto del bambino sotto i 9-10 mesi di vita, che in genere è sempre sottoposto ad una stretta sorveglianza, ma piuttosto del bimbo che inizia a gattonare spedito e a camminare in modo autonomo come un temerario e avventuroso esploratore portandosi alla bocca tutto ciò che trova sul suo cammino.
In questa fase del suo sviluppo psicomotorio è infatti la bocca lo strumento più importante con cui il bambino esplora il mondo che lo circonda: in questo modo il bambino riconosce i sapori e distingue quelli buoni da quelli cattivi, determina la morbidezza e la robustezza degli oggetti, inizia a riconoscere sensazioni di piacere o di fastidio, e così via.

Situazioni e orari a rischio
È stato verificato che esistono determinate ore della giornata in cui il rischio di una intossicazione acuta è più frequente per un bambino e si tratta del momento della giornata che va dalle 11 alle 13 e tra le 19 e le 21 in cui gli adulti sono più indaffarati in faccende domestiche o nei preparativi per il pranzo o per la cena o in cui sono semplicemente più stanchi e meno reattivi.
Occorre inoltre ricordare che un bambino tende a riprodurre e ad imitare i gesti ed i comportamenti dell'adulto e questo rappresenta si­curamente un ulteriore fattore di rischio per il contatto con sostanze tossiche: si pensi ai farmaci, ma anche alle sigarette ed agli al­colici.

Come difendere i nostri piccoli esploratori
L'elenco delle sostanze potenzial­mente pericolose che si trovano in una casa è lunghissimo, ed è impossibile in questo articolo fornire informazioni dettagliate sul reale grado di tossicità di ognuna di esse, sulle dosi pericolose e sugli interventi da mettere in atto nel momento della loro ingestione, contatto o inalazione, ma è sicuramente possibile adottare alcuni ac­corgimenti per rendere l'abitazione più sicura.

I Farmaci
Sono al primo posto nelle statistiche, le intossicazioni acute da farmaco, rappresentando all'incirca il 50% dei casi di avvelenamento. Vanno conservati in armadietti ad altezze inaccessibili ad un bambino, meglio se sotto chiave. Molti farmaci hanno ora tappi di sicurezza che si aprono e chiudono solamente con una serie di movimenti abbastanza complicati che un bimbo piccolo non è in grado di eseguire, ma spesso gli adulti trovano più comodo lasciare le confezioni aperte, magari sul comodino oppure usare piccole scatole portapillole che tengono nelle borse o nel­le tasche delle giacche, facilitando così enormemente il rischio di una loro assunzione da parte del bambino.
Anche le confezioni in "blister" comportano da parte del piccolo una discreta diffi­coltà nell'estrazione della singola pastiglia, ma ciò non deve rappresentare una garanzia sufficiente a lasciarglieli in mano soprattutto perché i colori delle pillole ed il modo con cui sono confezionate assomigliano molto a quelle di alcune caramelle e pasticche per bambini.

Prodotti per la casa ed il giardino
I Prodotti per la casa e per il giardino, sono al secondo posto nelle casistiche degli avvelenamenti e delle intossicazioni domestiche. Tutti i prodotti usati in casa per la pulizia (detersivi di ogni genere, detergenti, candeggianti, disincrostanti, smacchiatori, deodoranti, cere, lucidanti) e per la manutenzione (ammoniaca, soda caustica, colle, vernici, solventi), ma anche altri prodotti potenzialmente pericolosi (insetticidi e antitarme, concimi per le piante) non vanno mai tenuti a "portata di bambino", ma riposti in luoghi sicuri e non accessibili (per esempio in mobiletti alti o in armadietti chiusi a chiave) evitando, come in genere si fa per comodità e per praticità, di riporli nei sottolavandini di bagni e cucine.
Occorre mantenere i prodotti nelle loro confezioni originali, perché su di esse sono riportati i segnali di peri­colo e le indicazioni sulle sostanze tossiche presenti (elemento questo indispensabile da conoscere per la terapia da seguire nel malaugurato caso di ingestione), evitando il travaso del contenuto in con­tenitori normalmente destinati ad altro uso (come bottiglie dell'acqua o di bibite varie oppure barattoli con l'etichetta di prodotti alimentari), che possono poi ve­nir confusi non solo dai bambini, ma anche da­gli stessi adulti, con conseguenza spesso drammatiche.

Altre sostanze tossiche
Esiste in casa un'altra sostanza tossica a cui raramente si presta la dovuta attenzione: è la nicotina contenuta nelle sigarette. Forse non tutti sanno che già due-tre centimetri di una sigaretta, se ingeriti da un bambino, possono racchiudere abbastanza nicotina da costituire un serio pericolo.
Le sigarette non vanno perciò mai tenute sparse per l'abitazione o in borsette o nelle tasche di indumenti, ma in cassetti ben chiusi o in scatole con chiusure a prova di bimbo.
Attenzione anche ai mozziconi di sigaretta, da gettare immediatamente e da non lasciare nei portacenere.

Bisogna inoltre segnalare che alcune piante da appartamento e da giardino possono possedere una tossicità locale, provocando quindi irritazione sulle parti del corpo con cui vengono a contatto oppure una tossicità generale dovuta all'ingestione di qualunque parte della pianta (bulbi, radici, foglie, bacche), di grado variabile a seconda della quantità di ingerita e della concentrazione delle sostanze tossiche in essa contenute. Tra le più comuni ricordiamo la stella di Natale (tutta la pianta è velenosa, compreso il latte biancastro rilasciato dal fusto quando si strappano le foglie), il filodendro (rilascia, dai piccioli delle foglie, un lattice bianco piuttosto tossico, che può causare gravi irritazioni alla cute e agli occhi e, se ingerito, tumefazione della lingua e soffocamento) e l'oleandro (i cui rametti, foglie e fiori contengono un potente veleno).

Che cosa fare in caso di ingestione accidentale
La cosa migliore è sicuramente telefonare al proprio medico oppure ad un Centro Antiveleni. Poiché di certo l'operatore del Centro consultato vi chiederà alcune informazioni, è opportuno che chi telefona sia pronto a comunicare diversi dati importanti come l'età del bambino, il suo peso approssimativo, la sostanza che ha ingerito è importante avere sotto mano la confezione, così da poter leggere la composizione chimica riportata sull'etichetta), la quantità assunta, i sintomi presenti, le eventuali misure terapeutiche già messe in atto.


Elenco dei Centri Antiveleno presenti in Italia

Genova - Ospedale S. Martino - via Benedetto XV, 10 - tel. 010.352.808
Genova - Istituto Scientifico G. Gaslini - largo G. Gaslini, 5 - tel. 010.563.624.5 oppure 010.5636567
Ancona - Istituto Medicina Sperimentale - via Ranieri, 2 - tel. 071.220.463.6
Bologna - Pronto Soccorso presso Ospedale Maggiore - largo Negrisoli, 2 - tel. 051.333.333
Catania - Centro Rianimazione Ospedale Garibaldi - piazza S. Maria Gesù - tel. 095.759.412.0
Cesena - Ospedale Maurizio Buffalini - viale Ghiotti, 286 - tel. 0547.352.612
Chieti - Ospedale Santissima Annunziata - via P.A. Valignani - tel. 0871.345.362
Firenze - Centro Antiveleni Azienda Ospedaliera Careggi - viale G.B. Morgagni, 65 - tel. 055.427.723.8 oppure 055.427.781.9 oppure 055.427.773.1
La Spezia - Ospedale Civile S. Andrea - via Vittorio Veneto, 197 - tel. 0187.533.296
Lecce - Ospedale Generale Regionale Vita Fazzi - via Moscati, 73 - tel. 0832.665.374
Messina - Unità degli Studi di Messina - villaggio Santissima Annunziata - tel.090.221.245.1
Milano - Ospedale Niguarda Ca' Granda - piazza Ospedale Maggiore, 3 - tel. 02.661.010.29
Napoli - Ospedale Cardarelli - via Antonio Cardarelli, 9 - tel. 081.545.333.3 oppure 081.747.287.0
Padova - Dipartimento di Farmacologia Università di Padova - largo Egidio Meneghetti, 2 - tel. 049.931.111 oppure 049.827.507.8
Pavia - Clinica del Lavoro e Riabilitazione - via S. Boezio, 26 - tel. 0382.244.44 oppure 0382.262.61
Pordenone - Centro Rianimazione Ospedale Civile - via Montereale, 24 - tel. 0434.399.698 oppure 0434.550.301
Reggio Calabria - Centro Rianimazione Ospedali Riuniti - via G. Melacrino, 1 - tel. 0965.811.624
Roma - Policlinico Umberto I - viale Policlinico, 155 - tel. 06.490.663 oppure 06.499.706.98
Roma - Policlinico A. Gemelli Università Cattolica S. Cuore - largo Agostino Gemelli, 8 - tel. 06.305.434.3
Torino - Centro Antiveleni Ospedale Molinette - corso A. M. Dogliotti, 14 - tel. 011.637.637
Trieste - Istituto per l'infanzia - via dell'Istria, 65/1 - tel. 040.378.537.3 oppure 040.378.533.3

di La Puliter

Fonte: riviera24.it
292  General Category / Sostanze tossiche / Il fluoro questo sconosciuto... inserita:: Agosto 20, 2008, 07:36:54 pm
Il fuoro e' un alogeno gassoso univalente velenoso, di colore giallo-verde pallido ed e' l'elemento piu' chimicamente reattivo ed elettronegativo.
Il fluoro forma rapidamente composti con la maggior parte degli elementi, persino con i gas nobili quali kripton, xeno e radon.
E' cosi' reattivo che vetro, metallo e persino acqua, insieme alle altre sostanze, bruciano con una fiamma di gas di fluoro.
In solusioni acquose in fluoro e' comunemente presente in forma di ioni fluoro F-. I fuoruri sono composti che combinano il loro ione fluoro con una controparte positivamente caricata.

Il floro atomico e molecolare sono usati per incisione al plasma nella produzuione di semiconduttori, schermi piatti e produzione di MEM.

Il fuoro e' indicativamente usato nella produzione di plastiche a bassa frizione come teflon e di aloni come il freon, nella produzione di uranio. Fluorocloroidrocarburi sono estesamente usati nella refirigerazione e nel condizionamento dell'aria.

I fluoruri sono spesso aggiunti ai dentifrici e, con alcune controversie, ai rifornimenti di acqua municipale per prevenire la carie dentale.

Effetti del fluoro sulla salute
Per la salute di ossa e denti secondo alcuni il fluoro è utile, addirittura indispensabile, per altri è inutile in età adulta e comunque sempre rischioso, soprattutto se aggiunto. Nel 1945 si iniziò a sperimentare l’addizione di fluoro nelle acque potabili dello stato di New York, ed in seguito in Australia ed in alcune zone della Gran Bretagna, allo scopo dichiarato di prevenire la carie nella popolazione. La fluorazione delle acque è invece proibita in Belgio, Danimarca, Olanda e Francia; in Spagna e Germania ogni decisione è rimessa alle autorita’ locali ed in Italia non esiste una legge specifica a riguardo.

I valori di fluoro utili al nostro organismo sono molto vicini a quelli tossici, per cui una somministrazione non mirata e personalizzata comporta forti rischi di sovradosaggio ed avvelenameti cronici, con conseguenti deformazioni dello scheletro, macchie allo smalto dei denti, osteosclerosi, disturbi neurologici, danni alla tiroide e persino tumori.

Secondo alcuni studi infatti il 10% dei fluoridi non si deposita nei denti e nelle ossa, bensì in organismi come i reni, il floruro ha effetti negativi sul sistema nervoso centrale, determina alterazioni comportamentali, deficit cognitivi, ha effetto sul sistema nervoso del feto in sviluppo anche in dosi non tossiche per la madre. Inoltre, il fluoruro di calcio presente in natura è ben diverso dal sodiosiliciofluoride (Na2SiF6) aggiunto nelle acqua potabili, un residuo industriale difficilmente smaltibile e tossico.

Piccole quantita' di fluoro sono naturalmente presenti in acqua, aria, piante ed animali. Di conseguenza gli esseri umani sono esposti a fluoro attraverso cibo ed acqua potabile e respirando aria. Il fluoro può essere trovato in qualunque tipo di alimento in quantità relativamente piccola. Si possono trovare grandi quantità di fluoro in tè e crostacei.

Il fluoro è essenziale per il mantenimento della solidità delle nostre ossa.

Esso può anche proteggere i nostri denti dal deperimento, se viene applicato due volte al giorno tramite dentifricio in pasta.
Se il fluoro è assorbito troppo frequentemente, può causare la carie dentaria, osteoporosi e danni a reni, ossa, nervi e muscoli.

Il gas di fluoro viene liberato nelle industrie. Questo gas è molto pericoloso, in quanto può causare la morte in concentrazioni molto alte. In basse concentrazioni causa irritazioni de naso e occhi.

Fonte: lenntech.com
293  General Category / Alimentazione, cibi contaminati da sostanze, controlli, ecc. / ALIMENTARI E SOSTANZE TOSSICHE: FOOD TECH ELIMINA L'ACRILAMMIDE inserita:: Agosto 20, 2008, 07:24:37 pm
26 novembre 2007

Food Tech è un impianto che utilizza una tecnologia molto innovativa, e consente di rimuovere un contaminante tossico, l'acrilammide, che si forma in alcune categorie di alimenti in seguito ai normali processi di cottura. Il progetto è stato sviluppato dall'Università di Udine in collaborazione con Stalam, azienda leader nei processi di cottura industriale degli alimenti, e promette di risolvere un problema di tossicità alimentare da tempo al vaglio delle autorità sanitarie europee.

di Fabrizio Palasciano



L’impianto, modulare ed altamente versatile, è progettato per essere posizionato a valle di qualsiasi processo di cottura industriale, e consente di ottenere alimenti identici, per caratteristiche sensoriali e nutrizionali, al prodotto tradizionale, ma epurati dalla sostanza tossica.

Nell’Aprile del 2002 alcuni ricercatori svedesi osservarono la presenza in molti alimenti di un contaminante denominato acrilammide.

E’ da allora che si diffonde la consapevolezza da parte delle autorità, delle industrie alimentari, dei consumatori, che molti alimenti contengono elevate quantità di questa sostanza. Gli studi scientifici condotti su cavie da laboratorio hanno evidenziato come l’esposizione all’ acrilammide induca modificazioni genetiche, cancro, e ad alte dosi, danni neurologici e riduzione della fertilità. L’ Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato l’acrilammide come “sostanza tossica e potenzialmente carcinogenica per l’uomo”.

L’impianto “Food Tech”, è stato sviluppato e realizzato grazie alla collaborazione dei ricercatori dell’ Università di Udine con Stalam, azienda leader nel mondo della produzione di impianti di riscaldamento, cottura e sterilizzazione a radiofrequenze per l’industria alimentare.

Il progetto “Food Tech” consente per la prima volta di ottenere degli alimenti privi della sostanza tossica, soddisfando i requisiti richiesti dalle multinazionali, dalle grosse catene distributive, ma soprattutto dal limite di legge in fase di formulazione a livello comunitario. 

La tutela brevettuale di questo tipo di tecnologia, permette a “Food Tech” di presentarsi in pole-position su un mercato di riferimento di notevoli dimensioni in quanto costituito da tutte le industrie che producono alimenti a base amidacea. 

Fonte: italianinnovation.it
294  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Il piombo nel rossetto: ancora una volta non si parla del rischio accumulo inserita:: Agosto 20, 2008, 07:16:17 pm
L’America in allarme per i giocattoli cinesi contenenti metalli pesanti si scopre un nuovo nemico in casa e questa volta non si tratta di un prodotto d’importazione: molti dei rossetti prodotti negli Stati Uniti contengono piombo in quantità molto superiori ai livelli consentiti e l’uso quotidiano mette a rischio la salute di milioni di donne, che possono incorrere in problemi anche gravi, dall’infertilità all’aborto.

I test di prodotto, eseguiti a settembre da un laboratorio indipendente nell’ambito della Campagna per la sicurezza dei cosmetici, hanno rilevato consistenti tracce di piombo nel 61% dei rossetti in esame.

In oltre un terzo dei campioni la quantità di piombo presente è superiore a 0,1 parti per milione, limite di sicurezza stabilito dalla Food and Drug Administration per le caramelle, ma che dovrebbe essere valido per ogni prodotto che può essere ingerito, anche se la Fda stessa non ha definito regole precise per i rossetti.

Fra i marchi sotto accusa, veri giganti della cosmesi come L’Oreal, Cover Girl e Christian Dior.

Il prezzo non è una discriminante valida per difendersi dal rischio del piombo: un rossetto da 8 dollari di Revlon non contiene tracce del metallo, al contrario del costoso omologo di Dior.

I promotori della campagna chiedono ora che le case produttrici rivedano la formulazione dei propri rossetti e che la Fda regolamenti in modo rigoroso anche il settore dei cosmetici.

Fonte: lastampa.it



L’allarme-rossetti al piombo parte dagli Stati Uniti, ma gli esperti sono decisi: è solo una leggenda metropolitana

Labbra rosse, labbra…al piombo, verrebbe da dire stando all’allarme lanciato recentemente negli USA. Secondo un test che il Bodycote Testing Group di Santa Fe Spring ha condotto su trentatre marche e tipi di rossetti acquistati in diverse città statunitensi, il 61% dei rossetti attualmente in commercio contiene una concentrazione significativamente alta di piombo.

L’Oreal Colour Riche True Red, L’Oreal Colour Riche Classic Wine, Cover Girl Incredifull Lipcolor Maximum Red, Dior Addict Positive Red, sono solo alcune delle marche di rossetto prese in esame che sono state bocciate secondo gli esperti californiani perché contengono una quantità di piombo variabile tra 0,003 e 0,65 parti per milione: una concentrazione che supera ampiamente i limiti imposti dalla Food and Drug Administration fissati in 0,1 ppm per le caramelle, ad esempio.

Il piombo è noto per provocare danni all’apprendimento, al linguaggio, al comportamento ed è pericoloso soprattutto per donne incinte e bambini.

La FDA (l’ente preposto a controllare la sicurezza di alimenti e farmaci negli Stati Uniti d’America) ha ritenuto opportuno fissare un limite massimo di concentrazione di piombo nei cibi. Ma nessuna regola, spiegano i ricercatori californiani, riguarderebbe invece i rossetti, anche se usati da milioni di donne in tutto il mondo ogni giorno e spesso ingeriti.

I rossetti incriminati, quindi, non sono affatto fuorilegge e il 39% dei prodotti analizzati nei laboratori americani ha una quantità di piombo perfettamente in linea con i limiti fissati dalla scienza.

I risultati della ricerca hanno avuto vasta eco in tutto il mondo ma hanno sortito pareri contrastanti. Se il vicepresidente della Science Cosemtic, Toiletry and Fragrance Association (associazione che raggruppa tutte le aziende produttrici di cosmetici statunitensi), John Bailey, ha ribadito che, al contrario di quanto dichiarato dai ricercatori, la FDA ha fissato strette limitazioni per ciò che riguarda la quantità di piombo presente nei colori utilizzati per i rossetti e che i prodotti incriminati non superano quei livelli, il presidente della Connecticut Coalition for Envirmental Justice, Mark Mitchell, ha ribadito che nonostante i limiti, le concentrazioni di piombo riscontrate nei rossetti è decisamente troppo alta e mette a rischio la salute delle consumatrici: “visto che è possibile creare dei rossetti senza dover utilizzare il piombo sarebbe bene che le aziende lo facessero” ha dichiarato.

La domanda sorge spontanea: ma in Italia i rossetti che si acquistano in supermercati e profumerie possono essere a rischio-piombo? L’Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche, UNIPRO, si è affrettata a rendere noto che non esiste alcun rischio che i rossetti venduti in Italia contengano piombo: nell’Unione Europea, infatti, il piombo è stato vietato e non viene utilizzato volontariamente come ingrediente dei rossetti.
 
Secondo i produttori di cosmetici, infatti, il piombo è un elemento presente in natura e viene ingerito continuamente con i cibi, l’acqua e l’aria che respiriamo: può accadere, quindi, che minime quantità siano contenute anche nei rossetti ma “nessuna azienda utilizza volontariamente il piombo come ingrediente dei cosmetici”. Nemmeno quelle statunitensi, fanno sapere i colleghi italiani che appoggiano la Cosmetic, Toiletry and Fragrance Association, sottolineando che nei prodotti utilizzati nel test californiano le concentrazioni di piombo sono comunque sicuri perché rispettano i limiti imposti dalla FDA.

La quantità di piombo alla quale una donna che utilizza il rossetto verrebbe in contatto, inoltre, sarebbe mille volte inferiore rispetto a quella alla quale viene continuamente esposta ogni giorno mangiando, respirando e bevendo acqua. Su questa scia anche il parere della Food and Drug Administration che ha reso noto che non intende intervenire in alcun modo a seguito della analisi della campagna statunitense per la sicurezza dei cosmetici e che quello della presenza di piombo nei cosmetici era un problema nel passato, ma oggi è del tutto superato grazie ai limiti imposti e ai prodotti che vengono continuamente monitorati prima di essere immessi sul mercato; si tratterebbe, dunque, solo di una “leggenda metropolitana”.

Fonte: paginemediche.it
295  General Category / Sostanze tossiche / Che cos'è l'atropina inserita:: Agosto 19, 2008, 06:46:00 pm
L'Atropina è un alcaloide, estere dell'acido tropico (racemico) e della tropina (amminoalcole). Si trova in natura in alcune piante come la belladonna e lo stramonio.

È usata a piccole dosi in medicina per provocare la dilatazione della pupilla. Dosi eccessive provocano delirio, fino anche al coma.

L'atropina, come la simile scopolamina, è un alcaloide molto tossico utilizzata in medicina: si estrae da piante appartenenti alla famiglia delle Solanacee, principalmente dalla Belladonna (Atropa Belladonna) e dallo Stramonio (Datura Stramonium L.). Vennero isolati solo dopo il 1831 e tuttora godono di un vasto impiego terapeutico, poiché i molti sostituti sintetici, successivamente introdotti, non possiedono il vasto raggio d'azione proprio delle sostanze naturali.

Già gli antichi indiani impiegavano in terapia estratti di Belladonna, e se ne servivano anche per liberarsi delle persone importune provocando avvelenamenti a oscuro decorso e a esito mortale.

Questi alcaloidi, oggi usati sia in medicina interna sia in chirurgia, sono dei parasimpaticolitici cioè sostanze in grado di bloccare la stimolazione colinergica a livello degli organi effettori.

Se si attua una instillazione diretta di atropina nell'occhio, si provoca una notevole midriasi (dilatazione pupillare) e una ciclopegia (paralisi all'accomodazione). Per ingestione erronea o per ipersensibilità individuale possono insorgere reazioni tossiche, con quadro più o meno grave di avvelenamento, specie nei bambini molto piccoli o nei neonati, particolarmente sensibili all'azione di questo tipo di sostanze.

I primi sintomi di avvelenamento sono costituiti da difficoltà notevole nel parlare e nell'inghiottire, sete elevata, vista annebbiata e innalzamento della temperatura corporea. Il paziente è inoltre eccitato, confuso, con vertigini e può avere nausea, vomito e allucinazioni.

Il trattamento immediato si basa sulla lavanda gastrica e sulla somministrazione di antidoti degli alcaloidi nella speranza di impedire gli effetti sul sistema nervoso centrale, che andranno combattuti sintomo per sintomo.

Fonte: adnkronos.com
296  General Category / Inquinamento Ambientale, Nanoparticelle, ecc. / SOSTANZE TOSSICHE UTILIZZATE COME FERTILIZZANTI inserita:: Agosto 19, 2008, 06:40:01 pm
03/07/2007

Truffa dei rifiuti, compost cancerogeno sui campi
Venivano pagati per smaltire sostanze tossiche che in realtà utilizzavano come fertilizzanti.

Tra i cinque imprenditori arrestati a Bologna dai carabinieri del Noe c’è anche un tarantino. Si tratta del trentaquattrenne Pietro Mandorino.
Nelle indagini condotte dai militari del Noe di Bologna e di Treviso e coordinati dal pm Antonello Gustapane sono indagate a piede delibero altre quarantasette persone.
Sotto sequestro sono finite anche undici società, impianti e aziende agricole. Le persone coinvolte nella maxi truffa devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata allo smaltimento illecito di rifiuti.
L’organizzazione è riuscita a trafficare 800mila tonnellate di rifiuti in un paio di anni intascando ben otto milioni di euro. L’attenzione degli investigatori dell’Arma nel 2005 si erano concentrate su Pierpaolo Cavallari 41enne residente a Ravenna già coinvolto nell’inchiesta Eldorado del dicembre del 2003.
Secondo l’accusa l’imprenditore attraverso la società Sineco srl e grazie al sito di stoccaggio messo a disposizione da una società di Vicenza, in più occasioni sarebbe stato sorpreso a smaltire centinaia di tonnellate di materiali, anche cancerogeni, attraverso la miscelazione e la falsificazione dei codici dei rifiuti.
I carabinieri del Nucleo ecologico però durante i controlli sono riusciti ad accertare che erano diversi i siti in cui venivano abbandonati i rifiuti nocivi.
La società Sineco ha poi cambiato nome trasformandosi in Ecoser e gestita dal sessantatreenne bolognese Angelo Farinelli, amministratore unico, dal 34enne tarantino Pietro Mandorino e dal trentenne bolognese Roberto Lelli, entrambi gestori dell’impianto di stoccaggio.
Il terzetto aiutato da una dipendente della Ecoser che si occupava di falsificare il codice dei rifiuti hanno proseguito l’opera di Cavallari.
Si occupavano di tutto: trasporto, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti pericolosi e non. L’inchiesta ha subito una accelerazione quando gli inquirenti si sono accorti che i rifiuti oltre ad essere accumulati in centri di stoccaggio venivano sparsi su terreni coltivati sotto forma di “pseudo-compost”.
Infatti in diverse circostanze in tre frutteti di proprietà di società vicine alla Ecoser sarebbero arrivate grosse quantità di presunto compost, materia prima ottenuta dalla lavorazione dei rifiuti umidi della raccolta differenziata urbana. In realtà secondo l’accusa si sarebbe trattato di miscele di sostanze anche cancerogene.
I carabinieri quindi sono intervenuti prima che gli alberi dessero i frutti che inevitabilmente sarebbero finiti sulle tavole di ignari consumatori.

Fonte: tarantosera.com
297  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Piedi a rischio con le scarpe made in China inserita:: Agosto 19, 2008, 06:31:11 pm
28-04-2007
A lanciare l'allarme l'Associazione italiana podologi.


Piedi a rischio con le scarpe made in China. Lasciarsi attrarre dal prezzo interessante di una calzatura di origine incerta sebbene possa far bene al portafoglio puo' nuocere alla salute.

Dermatiti, allergie, eruzioni cutanee, ma anche vere e proprie intossicazioni, possono infatti colpire chi ha scelto un prodotto di cattiva qualita', realizzato con materiali scadenti e 'inquinati' da sostanze nocive.

A lanciare l'allarme e' Mauro Montesi, presidente onorario del XXII Congresso nazionale dell'Associazione italiana podologi (Aip), in corso da oggi al 1 maggio a Selva di Fasano, in provincia di Brindisi.

I rischi per chi indossa calzature di bassa qualita', che spesso vengono prodotte in Paesi dove non sempre vengono effettuati controlli dei processi produttivi, sono legati alla concia delle pelli. ''Una concia fatta male - spiega il podologo - magari con materiali tossici, puo' causare problemi anche seri alla cute''. E aggiunge ''con la pelle respiriamo'' dunque il contatto prolungato con sostanze tossiche, anche in piccole quantita', la sensibilizza ed e' assolutamente da evitare. ''Con l'andare del tempo - continua Montesi - gli elementi dannosi vengono assorbiti dall'organismo".

Difficile quantizzare i danni, anche perche' spesso non si ha nessuna informazione sui prodotti utilizzati per la produzione di queste scarpe. Meglio allora, consiglia lo specialista, ''trattare bene i propri piedi, scegliendo scarpe di qualita', prodotte in Italia o in Paesi dove ci sono i necessari controlli, privilegiando materiali naturali''.

Fonte: Adnkronos
padovanews.it
298  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / CASA DOLCE CASA, ma non è proprio così... inserita:: Agosto 19, 2008, 06:26:47 pm
Sono notevoli le fonti di inquinamento domestico.
La casa rappresenta da sempre la sicurezza e la protezione dai rigori del clima e dalle minacce esterne, un luogo in cui ci si sente al riparo da pericoli e da occhi indiscreti, provvisto di tutte le comodità.
Nel corso degli anni sono stati compiuti sforzi notevoli per migliorarne la vivibilità e per eliminare le possibili cause di incidenti in fase di costruzione e di utilizzo: incendi, crolli delle strutture, umidità, scarsa igiene, freddo, eventi traumatici e scosse elettriche.

Un tempo la casa era soprattutto un luogo sicuro dove rifugiarsi, nascondersi e proteggersi dai predatori e dalle intemperie. Oggi però i pericoli maggiori per la nostra salute si annidano proprio all’interno delle nostre case.

La nostra salute è costantemente messa in pericolo da una forma insidiosa di inquinamento domestico, legata a un impiego sempre più massiccio di prodotti chimici e sintetici.

Solo da poco si è potuto conoscere il prezzo che l’umanità paga per l’uso di questi nuovi prodotti e materie plastiche, che hanno avuto enorme successo e diffusione negli ambienti domestici.

Per la maggior parte della giornata si vive in ambienti artificiali, forse addirittura a rischio, certamente fonti di tensione, essendo così estranei all’habitat naturale offerto dal territorio circostante.

Ma anche lo stesso territorio è in pericolo a causa di questo inquinamento che noi, con le nostre scelte e le attività domestiche quotidiane, non facciamo che accrescere.

Ogni volta che utilizziamo uno spray, laviamo i piatti, facciamo il bucato, ci laviamo, dipingiamo una stanza, compriamo prodotti a lunga conservazione o scegliamo tessuti in fibra sintetica, creiamo ulteriori difficoltà a noi stessi e all’ambiente.

Inoltre, le nostre case fanno un grande spreco di risorse preziose, come energia, materiali e acqua; contemporaneamente producono una quantità di rifiuti, in parte tossici, che finiscono per essere riversati nell’ambiente.

Da quando si è evoluto l’uomo conduce un’esistenza relativamente stabile: mangia lo stesso tipo di cibo, beve la stessa acqua, respira la stessa aria. Fino a poco tempo fa, tra l’uomo e la natura esisteva un certo equilibrio: se avvenivano dei mutamenti nell’ambiente o nel clima, tale equilibrio si ristabiliva in un processo evolutivo continuo.

Grazie alle doti di intelligenza e di abilità manuale, la specie umana ha sviluppato una particolare capacità di interferire nell’equilibrio naturale e di modificare l’ambiente.

La fabbricazione degli utensili, la scoperta del fuoco, la capacità di addomesticare gli animali per utilizzarli al proprio servizio, le nuove tecniche agricole e la costruzione di insediamenti abitativi stabili costituiscono i primi passi sulla via del progresso.

Negli ultimi 50 anni, il ritmo dei cambiamenti operati dall’uomo sull’ambiente si è intensificato e oggi, dopo milioni di anni di graduale evoluzione, stiamo mettendo in pericolo la nostra stessa sopravvivenza, quelle delle altre specie viventi e dell’intero ecosistema.

Il maggior pericolo derivante dalle sostanze sintetiche è legato al fatto che non se ne conoscano con precisione gli effetti a lungo termine, è infatti possibile che gli effetti di una determinata sostanza non si manifestino per molti anni, come nel caso delle malattie prodotte dall’intossicazione d’amianto, le quali si possono manifestare dopo 10 o 20 anni dopo l’esposizione.

Esaminando con attenzione la propria casa si possono trovare dappertutto possibili fonti di inquinamento:
gli elementi di copertura del tetto possono essere stati trattati con sostanze tossiche o isolati con materiali potenzialmente nocivi, nei muri con intercapedine può essere stata iniettata schiuma isolante che emana vapori di formaldeide, le vernici sintetiche e le carte da parati viniliche emanano esalazioni pericolose quando sono nuove, i pavimenti di legno possono essere stati trattati con vernici protettive sintetiche che emanano formaldeide e creano polvere, i mobili vengono spesso riempiti con poliuretano espanso, un prodotto altamente infiammabile, divani e poltrone a volte sono imbottiti con tessuti sintetici, le cucine e i mobili del salotto e della camera da letto sono a volte costruiti con legni trattati con pesticidi.
Il caratteristico odore di una casa nuova, come quello di una nuova auto, è un evidente segnale di questa miscela chimica.

Inoltre nelle abitazioni si può riscontrare anche l’esistenza di agenti inquinanti di origine meno recente: esalazioni e gas prodotti dalla cattiva combustione di fuochi, stufe, fornelli; il piombo delle condutture dell’acqua, muffe, batteri, organismi trasportati dall’aria.

A tutto questo vanno sommati i normali prodotti di largo consumo: detersivo per la casa, sostanze lucidanti, cosmetici, medicinali, prodotti alimentari trattati con conservanti e coloranti, pesticidi da giardino, materiali per hobby, bricolage e manutenzione dell’auto.

Chi lavora negli uffici, negli edifici pubblici e nelle scuole accusa talvolta sintomi ricorrenti come: emicranie, affaticamento, sonnolenza, irritazione agli occhi e al naso, gola secca, generale perdita di concentrazione e nausea.

Mediante controlli dell’aria effettuati all’interno di questi ambienti è stato riscontrato la presenza di svariate sostanze chimiche inquinanti: formaldeide, radon, ossido di carbonio, anidride solforosa, ozono e composti particellari come il fumo di tabacco.

Tuttavia, si pensa che questi sintomi siano attribuibili anche ad altri fattori, come la luce fluorescente, aria troppo calda e secca, un accumulo di ioni positivi e il disadattamento individuale all’ambiente.

La medicina si trova oggi costretta a collegare sempre più malattie non a virus e microbi, quanto a fenomeni ambientali, che possono chimici, biologici e fisici. Con il notevole aumento di sostanze chimiche tossiche nell’ambiente, la sensibilizzazione è diventata una dei fondamentali oggetti di studio della medicina ambientale.

La sensibilizzazione è una reazione alle sostanze chimiche tossiche presente nell’ambiente a livelli generalmente considerati non dannosi.

Il fenomeno è sicuramente legato a particolari sostanze chimiche, alla loro concentrazione e alla predisposizione individuale. Una persona sensibilizzata può diventare progressivamente sempre più vulnerabile, tanto da reagire anche a quantità minime o a bassi tempi d’esposizione.

Quando insorge la sensibilizzazione, l’organismo reagisce sulla base di quattro meccanismi fondamentali:

- Quantità globale assunta: ogni individuo ha una soglia che fissa la quantità limite di sostanza contaminanti che il suo organismo può tollerare. Questa soglia è variabile e può essere abbassata dallo stress, dalle infezioni, dalla mancanza di sonno e da scarso esercizio fisico.

- Adattamento: spesso si verifica una reazione fisiologica alla sostanza contaminante, ma ci si abitua a tal punto da non accorgersene più. Questo adattamento, si ripeterà a ogni nuova esposizione sino a raggiungere una fase di esaurimento delle capacità fisiche di adeguamento, in cui compare la malattia.

- Bipolarità: la reazione naturale dell’organismo a una sostanza contaminante è l’attivazione dei suoi sistemi immunitari e non immunitari di difesa. Dapprima si verifica un aumento del ritmo metabolico nel tentativo di espellere l’agente inquinante e poi, a lungo andare, un forte abbassamento del ritmo con conseguente depressione dei sistemi di difesa. Alla distanza questa reazione bipolare porta l’esaurimento delle sostanze nutritive essenziali del sistema immunitario: insorge la malattia.

- Biochimica individuale: ogni sistema immunitario è diverso dall’altro, quindi anche la sensibilità individuale varia. Si conoscono più di 1500 anomalie metaboliche congenite, che possono danneggiare le capacità naturali di difesa del corpo. (11 Aprile 2007)

Gianpaolo Silvestri e Cristina Bucchi

Fonte: meteolive.leonardo.it
299  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Rossetti: qui c’è il trucco e anche l’inganno inserita:: Agosto 19, 2008, 06:14:27 pm
Per un sorriso ammaliante un bel rossetto rosso è quello che ci vuole. Immancabile nella trousse di ogni donna che ama farsi bella, a volte però il caro rossetto può essere un trucco con un gran bell’inganno.

Sin dai tempi dei tempi le donne amavano farsi belle per sentirsi bene con se stesse e con gli altri, agghindandosi con vesti eleganti e colorando le labbra con rossetti infuocati. Archeologicamente la prima evidenza dell’uso dei cosmetici risale all’Antico Egitto, intorno al 4000 a. C.
Ne fecero poi grande uso anche le donne degli antichi Greci e dei Romani che però senza saperlo usavano per colorare le loro labbra sostanze contenenti un elemento fortemente tossico come il mercurio.

A dire la verità, però, anche al giorno d’oggi c’è il rischio, truccandosi, di “infarcire” la propria pelle con composti dannosi. Infatti nella maggior parte dei nostri cosmetici di uso quotidiano, come ombretti, mascara e rossetti, si nascondano insidie chimiche e tossiche non indifferenti.

Quante volte infatti, guardando sulla confezione del nostro rossetto preferito ci è capitato di trovare fra gli ingredienti nomi strani come butilbenzilftalato, dibutilftalato, dietilesilftalato, dietilftalato o dimetilftalato.

Gli ftalati, della cui tipologia fanno parte i 5 composti appena elencati, sono dei prodotti chimici di sintesi ottenuti mediante operazioni di distillazione industriale e numerosi studi hanno rivelato che provocano danni all’apparato riproduttivo umano.

Tuttavia sono utilizzati nella formulazione di alcuni prodotti cosmetici, ma anche come agenti plastificanti nella fabbricazione degli oggetti in cloruro di polivinile (PVC). Il che significa che il bel rosso cangiante che ci stendiamo meticolosamente sulle labbra, potrebbe avere le stesse identiche caratteristiche di un “chimicissimo” foglio di PVC.

Ma quali sono i rossetti che contengono più ftsalati e dai quali è meglio stare alla larga?

Test commissionati da Greenpeace hanno constatato la presenza di ftalati in 52 dei 72 cosmetici esaminati, puntando il dito contro grandi marche come l’Oreal, per i rossetti Mabelline, Shiseido, ed Esteé Lauder per i rossetti della linea Clinique.

Queste grandi aziende, interrogate da Greenpeace riguardo all’utilizzo di prodotti chimici di sintesi nella formulazione dei loro prodotti, non sono risultate idonee all’ottenimento della “grazia etica”, meritando il bollino rosso nella “lista nera” dell’associazione ambientalista per l’inadeguatezza a standard ecologici.

Bollino verde invece per i rossetti formulati dalle aziende naturali Wala, Lavera e Logona, meritevoli di aver passato il test ecologico a pieni voti.

Tra gli altri ingredienti della cosmetica moderna è possibile poi trovare sostanze meno inquinanti ma che destano comunque una certa sorpresa: è bene sapere infatti che per i rossetti con “pearl essence”, i cosidetti perlati, si utilizza una sostanza presa dalle scaglie di aringhe, mentre il rosso carminio viene ricavato dalla pressatura di coccinelle.

Ma se proprio non si vogliono correre rischi e si preferisce rispettare il più possibile la natura anche nel farsi belli, il consiglio allora è di fare come le geishe giapponesi che per dipingersi labbra e guance usano un composto super naturale fatto con petali di cartamo e zafferano schiacciato.

Valeria Botrugno
22/2/2007


Fonte: buonpernoi.it
300  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Stoviglie brillanti? Meglio i detersivi bio inserita:: Agosto 19, 2008, 06:03:37 pm
Crediamo erroneamente che i nostri piatti, dopo un bel lavaggio, sino puliti e invece i detersivi che utilizziamo finiscono per intossicarci: ricerche dicono che ogni anni ingeriamo da 0,1 a 1 gr di tensioattivi che proprio salutari non sono…

Senza saperlo finiamo per mangiare, insieme alle pietanze del nostro piatto, anche i residui di detersivo, di quel detersivo con cui puliamo le nostre stoviglie.

E il rischio aumenta se per il lavaggio in lavastoviglie utilizziamo le tavolette monodose e multifunzionali, le famose 3 in 1 o 5 in 1 di Finish, Pril e Svelto.

A sollevare la questione è stata, nelle ultime settimane del 2006, la rivista il Salvagente (n° 46) che ha messo sotto la lente noti marchi produttori di tavolette per lavastoviglie. Nell’inchiesta si sottolinea come questi detersivi monodose, se non usati in determinate condizioni (lavastoviglie a pieno carico, piatti sporchi, acqua con durezza media, temperatura del ciclo di lavaggio né troppo alta né troppo bassa, non usare né brillantante né sale), finiscano per procurare danni alle stoviglie, ma quel che è peggio anche all’ambiente e all’uomo.

Perché sono molto più potenti dei tradizionali detersivi, dovendo racchiudere l’efficacia di più componenti. Inoltre, essendo monodose, non si adattano alle esigenze di ciascun carico di lavastoviglie, ma sono calibrati per pulire a fondo piatti molto sporchi di una lavastoviglie di medie dimensioni completamente stipata di stoviglie. Ne consegue che se si usa la “pastiglietta” in apparecchi più piccoli, magari riempiti per metà, i piatti risulteranno sì puliti, ma finiranno inevitabilmente per conservare tracce di detersivo perché ne è stata utilizzata una quantità superiore alle esigenze reali.

Che fare allora?
Per evitare rischi bisogna attenersi scrupolosamente alle avvertenze scritte, spesso però in caratteri minuscoli, sulle confezioni. Inoltre il sito dell’Enea, l’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente, suggerisce di evitare i prodotti che contengono i seguenti ingredienti:
APEO (Alchilfenoletossilati): tensioattivi non ionici che degradando in ambiente acquoso formano i nonilfenoli, sostanze dannose sia all’ambiente che alla salute umana (teratogeni, possibili cancerogeni).
EDTA (etilendiamminotetracetato): è un complessante a biodegradabilità molto lenta. Se presente nel formulato le concentrazioni non devono superare lo 0,2%.
NTA (acido nitrilotriacetico): il suo impiego è già vietato per legge.
Muschi azotati e muschi policiclici: usati come profumo, hanno tendenza al bioaccumulo e possono avere effetti allergici.
Fosfati e fosfonati: il fosforo elementare totale nei detersivi per lavastoviglie non dovrebbe superare il 5% in concentrazione.

Però, a dire il vero, non è così semplice scoprire se il prodotto per lavastoviglie che si sta per acquistare contenga queste fatidiche sostanze. Perché non è fatto obbligo di segnalare in etichetta i vari composti. Questi devono semplicemente essere indicati sul sito internet dall’azienda produttrice. Alla faccia della trasparenza! E pensare che comunque questo vincolo è una già conquista per i consumatori: fino al dicembre scorso, infatti, i produttori non avevano nemmeno tale onere.

L’alternativa rimane quella di affidarsi ai detersivi ecologici per lavastoviglie, facilmente riconoscibili perché hanno il marchio ECOLABEL.
In tutto quelli certificati sono cinque: si va dalle pastiglie della Coop e dell’Esselunga ai detersivi in tavolette della Biochimica, della General Detergents e dell’I.C.E.F.O.R.

La certificazione, che rispetta criteri stabiliti dalla Commissione Europea nel 1999, garantisce che questi detersivi non contengono sostanze pericolose né per l’uomo né per l’ambiente, offrendo però al contempo la stessa efficacia dei prodotti tradizionali.

Alessandra Mariotti
25/1/2007



Fonte: buonpernoi.it
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