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316  General Category / Alimentazione, cibi contaminati da sostanze, controlli, ecc. / Attenzione alle patate verdi inserita:: Agosto 16, 2008, 07:45:34 pm
In patate verdi sostanze tossiche naturali

Attenzione alle patate verdi: contengono sostanze tossiche, prodotte naturalmente dal tubero, che possono provocare in chi le mangia vomito, dispnea, alterazione cardiaca ed enterite.

Lo ricorda l'Aduc che consiglia di non utilizzare i prodotti con il caratteristico colore e , comunque, di eliminare la parte verde e i germogli prima di consumarne.

'La patata - ricorda in una nota Primo Mastrantoni, segretario Aduc - contiene normalmente, e in piccole quantita', alcuni alcaloidi, solanina e caconina, che contribuiscono a determinarne il sapore caratteristico ma che in quantita' maggiori possono diventare pericolosi.

La produzione di alcaloidi nei tuberi, specialmente in quelli piccoli o immaturi, e' stimolata dalla luce e dalla conservazione a temperature sia molto fredde che calde''.

Fortunatamente i segnali di pericolo sono molto evidenti. 'Le patate esposte alla luce - spiega Mastrantoni - producono anche clorofilla, che da' un colore verde allo strato superficiale, il che sta ad indicare anche una maggiore quantita' di alcaloidi''.

Fonte: AdnKronos (08/03/2005)
317  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Cosmetici: fatta la legge trovato l’inganno inserita:: Agosto 16, 2008, 07:40:39 pm
L’hanno presentata come una svolta epocale per noi consumatori: in realtà l’obbligo di indicare in etichetta le sostanze che possono scatenare reazioni allergiche, sebbene strumento efficace per prevenire disturbi cutanei, non ci tutela affatto dalla tossicità del prodotto cosmetico.

Entrerà in vigore il prossimo mese, venerdì 11 marzo per la precisione, la direttiva europea 2003/15/CE che prevede maggiori obblighi informativi per i cosmetici a tutela della salute dei consumatori.

Per quella data tutte “le preparazioni diverse dai medicinali la cui funzione è esclusivamente estetica” (questa la definizione di cosmetico per la legislazione italiana) dovranno riportare sulle etichette i nomi delle sostanze ritenute potenzialmente allergenizzanti, in grado cioè di indurre reazioni allergiche su soggetti sensibili. L’SCCP (Comitato Scientifico per i prodotti destinati ai Consumatori dell’Unione Europea) ha stilato un elenco di 26 sostanze, di sintesi, ma anche naturali, che rappresentano la principale sorgente di dermatiti allergiche da contatto. Si tratta, senza volerle indicare nel dettaglio, di fragranze (10,2%), coloranti di tinture per capelli (6,8%), eccipienti (6,1%) e conservanti (4,9%) che, sebbene presenti in percentuali all’apparenza inconsistenti, possono scatenare reazioni allergiche. La direttiva impone che tali sostanze, oggi spesso nascoste sotto una generica voce “profumo” o “aroma” vengano indicate utilizzando il nome dell’Inci (International nomenclatur cosmetic ingredient) anche là dove siano utilizzate per la realizzazione di una fragranza brevettata e protetta dalle norme sulla proprietà intellettuale.

Bene, direte voi. Certo: non si può negare che l’indicazione dei componenti potenzialmente allergizzanti rappresenti un’importante novità per chi soffre di dermatiti da contatto legate all’uso dei cosmetici. Se il consumatore conosce la sostanza a cui è allergico può, leggendo l’etichetta, evitare i cosmetici che la contengono. Va però detto che la nomenclatura internazionale non aiuta: “i nomi sono molto tecnici e di difficile comprensione”, come ha fatto notare Alessandro Merlo dell’Adiconsum.

Nomi a parte c’è un altro aspetto ben più problematico da considerare: paradossalmente viene fatto obbligo di segnalare componenti che non sono dannosi in sé (causano allergie solo in alcuni soggetti sensibili), mentre riescono ancora una volta a farla franca le cosiddette Cmr, sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione. La loro messa al bando nei prodotti cosmetici ancora non è stata definitivamente approvata: la direttiva europea 2003/15/CE afferma che “considerati i rischi particolari che le sostanze classificate come cancerogene, mutagene o tossiche possono comportare per la salute umana , il loro utilizzo nei prodotti cosmetici dovrebbe essere vietato.”

Perché l’uso di quel condizionale? Perché non vietarle di fatto? La ragione va purtroppo ricercata nel nostro sistema consumista dove la pressione di una lobby (in questo caso quella delle industrie cosmetiche europee) l’ha ancora una volta vinta sul diritto alla salute dei cittadini.


Alessandra Mariotti
10/2/2005


Fonte: buonpernoi.it
318  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Profumi, eau de toilette....sceglierli con cura per non intossicarsi! inserita:: Agosto 16, 2008, 07:35:26 pm
Un recente rapporto di Greenpeace passa sotto la lente 36 profumi di note marche. Le sorprese non mancano: molti contengono sostanze che potrebbero avere effetti dannosi sulla salute. Ecco un’utile guida per orientarvi.

Sono due i composti chimici potenzialmente pericolosi per l’uomo rilevati in una trentina di profumi fatti analizzare da Greenpeace a un laboratorio olandese indipendente. Si tratta degli ftalati e dei muschi sintetici: i primi sono usati nei cosmetici come solventi e come denaturanti dell'alcool, mentre i muschi sintetici sono utilizzati al posto del muschio naturale.
“I profumi dovrebbero essere un piacere, non un modo per entrare in contatto con sostanze che si accumulano nei nostri corpi" afferma Vittoria Polidori, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace. Invece leggendo il rapporto dell’associazione ambientalista appare evidente come quasi tutti i profumi testati contengano “famiglie” di ftalati e di muschi sintetici altamente pericolosi.

Livelli molto elevati di dietil ftalato (DEP) sono per esempio stati trovati in "Eternità" di Calvin Klein per donne e in "Le Mâle" di Jean Paul Gaultier. Per quanto riguarda i muschi sintetici alte concentrazioni di nitromuschi e muschi policiclici sono stati riscontrati in "Le Baiser Du Dragon" di Cartier e in "Muschio bianco" del Body Shop. Finiti sul libro nero anche altri profumi di note marche da “N°5” di Chanel, a “Poison” della Dior, a “Aigner in leather” della Etienne Aigner per finire con “Xs Excess pour Homme” di Paco Rabanne e “Puma Jamaica man” di Puma.

Ma quali sono le conseguenze per la nostra salute se ci profumiamo con queste eau de toilette che hanno ricevuto il bollino rosso da Greenpeace?
Studi scientifici hanno mostrato che il DEP penetra rapidamente nell'epidermide, entrando nell'organismo dopo ogni esposizione: il corpo lo converte subito in monoetil ftalato (MEP), che è sospettato di possibili effetti sul DNA dello sperma e di contribuire a diminuire le funzioni polmonari negli uomini.

Proprio per questo motivo l’Unione Europea l’ha classificato come Cmr2, sostanza cancerogena, mutagena e tossica di secondo livello, mettendolo al bando.


I profumi in cui è stato riscontrato il DEP sono quindi fuori legge.
Non in Italia, però, perché la direttiva europea del settembre scorso (la 2004/93/CE) ancora non è stata recepita.
 
La Commissione Europea (comitato scientifico per i prodotti cosmetici e i prodotti non alimentari) si è anche pronunciata sull’utilizzo dei muschi sintetici, imponendo un limite per il loro utilizzo, che tuttavia a Greenpaece appare troppo permissivo. Il punto è che, secondo recenti studi a cui l’associazione ambientalista si riferisce, alcuni muschi possono interferire con il sistema di comunicazione ormonale di pesci, anfibi e mammiferi ed amplificare l'effetto dell'esposizione ad altre sostanze tossiche.

In attesa che si faccia sempre più chiarezza sulla pericolosità di ftalati e muschi sintetici vi segnaliamo i profumi “promossi” da il settimanale il Salvagente che, riprendendo il rapporto di Greenpaece, ha stilato un’utile guida al consumo.

Hanno ricevuto il bollino verde, indice di impatto chimico bassissimo, “Fiorucci loves you” (Fiorucci), “Vanderbil” (Gloria Vanderbilt), “Boss in motion” (Hugo Boss), “Miracle so magic” (Lancome) e “Sunset” (Naomi Campbell).

Per saperne di più consulta il rapporto completo di Greenpeace "Eau de Toxines"


Alessandra Mariotti
10/3/2005


Fonte: Buonpernoi.it
319  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Giocattoli ai veleni inserita:: Agosto 16, 2008, 07:24:49 pm
Sostanze tossiche dannose per l’organismo si nascondono anche nei giocattoli dei nostri bambini e alcuni noti produttori finiscono sotto accusa. Attenzione ignari genitori!

Da Barbie ai Pokemon, da Disney ai Simsons: questi alcuni famosi marchi di Hasbro e Mattel, due giganti nel mondo dei giocattoli che Greenpeace ha bollato col codice rosso in un suo recente rapporto.
La ragione è presto detta: le due case di produzione si sono rifiutate di fornire informazioni sufficienti riguardo alle sostanze chimiche impiegate nei loro giochi.
Ma c’è di più. Due linee di loro prodotti fabbricati in PVC morbido, i Playskool e i Fisher Price, rispettivamente di Hasbro l’una e della Mattel l’altra, sono fortemente sospettate di contenere sostanze tossiche: ftalati, organostannici o piombo.

Stessa accusa per marchi meno noti come VTech, Sperjoune/Groupe Berchet e Majorette.

Greenpeace ha invece riservato alla Lego il codice giallo perché già dal 1985 ha iniziato l’eliminazione graduale del PVC, che tuttavia viene ancora utilizzato nei cavi dati e in quelli dei trasformatori.

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza:
il PVC può, per legge, essere utilizzato nella fabbricazione dei giocattoli? E quali danni provocherebbe all’organismo? Come sempre non c’è una indicazione chiara e univoca.
Lo scorso settembre l’Europa ha varato una direttiva che impone il divieto di impiego di sostanze morbide (gli ftalati) nei giocattoli, ma solo in quelli progettati per essere messi in bocca dai bambini sotto i tre anni per evitare che, attraverso la saliva, ingeriscano particelle tossiche di questi plastificanti. E per quelli più grandicelli? Pensate davvero che un bambino di cinque o sei anni non si diverta più a mordicchiare un pupazzetto?

I danni provocati dagli ftalati non conoscono infatti età: si ritiene che queste sostanze ammorbidenti aggiunte al PVC per renderlo particolarmente morbido e duttile siano responsabili dell’alterazione del funzionamento delle ghiandole endocrine e che arrechino gravi conseguenze dal punto di vista tossicologico.
Problemi seri ci sarebbero inoltre per le donne in gravidanza in quanto alcuni ricercatori hanno suggerito che le proprietà antiandrogene degli ftalati possano collegarsi alle sindromi disgeniche dei testicoli che si manifestano con difetti alla nascita negli individui di sesso maschile.

Che fare allora?

Innanzitutto quando acquistate un giocattolo assicuratevi che non contenga PVC. Verificate inoltre che abbia il marchio “CE” per la sicurezza e, possibilmente, anche quello “giocattoli sicuri” rilasciato solo dopo che l’Istituto Italiano Sicurezza dei Giocattoli ha eseguito periodiche verifiche (chimiche, fisiche-meccaniche, elettriche e di infiammabilità) per controllare la rispondenza ai requisiti del progetto iniziale.


Alessandra Mariotti
7/4/2005


Fonte: buonpernoi.it
320  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / L'incenso è cancerogeno inserita:: Agosto 16, 2008, 07:10:01 pm
Non ho trovato questa notizia sui siti in italiano, ma su molti siti americani ed inglesi anche rilevanti se ne parla molto, anzi parlava dato che non è una novità.

HO TROVATO ARTICOLI PRESI DA SITI STRANIERI IMPORTANTI QUELLO CHE RIPORTO E' DI “WIKIPEDIA” CHE E' UN’ENCICLOPEDIA MONDIALE LA TRADUZIONE L’HO FATTA UTILIZZANDO IL TRADUTTORE DI YAHOO SULLA BARRA DEGLI INDIRIZZI, COMUNQUE SI CAPISCE ABBASTANZA.

Incenso
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Cancro e Incenso


Rischio per la salute
Alcuni studi hanno indicato che quella gente che si bruciano l'incenso spesso (esposto agli idrocarburi aromatici policiclici o a PAHs) può essere al rischio aumentato per il cancro della vescica e del polmone così come pelle professionale e cancri scrotal. Il rischio di cancro da incenso burning dipenderà ai livelli di PAHs emanati dal fumo e dalla durata di esposizione.

Odore forte
Un certo reclamo l'uso di incenso aggrava le allergie e l'asma, inducenti molte chiese a smettere di usando. Altri non gradiscono i profumi vicino ai pasti ed ancora altri associano l'odore con la droga e la subcoltura hippy.

Infiammabilità
Alcuni elementi portanti di assicurazione e responsabili di rischio per le chiese hanno protestato che poiché l'incenso si brucia, ci sono edizioni di assicurazione.


Collegamenti esterni
•Salute Central.com - Incenso e cancro
•Notizie di BBC | Salute | Collegamento di incenso a cancro
321  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Aromatizzare la casa? Attenzione inserita:: Agosto 16, 2008, 07:01:09 pm
In commercio ci sarebbero deodoranti per interni pericolosi per la salute e potenzialmente cancerogeni. A lanciare l’allarme varie associazioni europee di consumatori. Lo conferma in Italia la ricerca di Altroconsumo.

Convinti di rendere l’aria di casa più gradevole quanti di noi spruzzano profumi all’essenza di lavanda o vaniglia, bruciano incensi o accendono candele ai più svariati aromi? In realtà, così facendo, anziché aromatizzare l’appartamento finiamo per avvelenarlo e avvelenarci.
Lo rivela una ricerca condotta oltralpe da 5 associazioni di consumatori, su 76 deodoranti per interni in commercio in Italia, Spagna, Francia, Portogallo e Belgio. E lo confermano i test eseguiti nel nostro paese da un’altra associazione, Altroconsumo, che ha passato al vaglio 27 prodotti.

Solo 5 hanno superato la prova. Si tratta degli spray Home fragrance White freesia and grapefruit di Glade e Deo Aromatherapy Limoni in fiore di Grey, dei diffusori in gel Crystal’Air design Pur air di Air Wick e Gel deodorante fiorito di Il Gigante e del diffusore liquido Green Apple di Glade.

E gli altri deodoranti per interni di che cosa sono accusati?
Le analisi di Altroconsumo hanno rilevato, nell’aria della stanza dove i profumi sono stati spruzzati, la presenza di alcune sostanze irritanti per occhi, naso, bocca e gola, come l’acetaldeide, l’acroleina, l’etanolo e il tricloroetilene oltre a sostanze capaci di scatenare allergie come il D-limonene, il citronellolo e il lilial, classificati come allergeni dalla normativa sui cosmetici.

Ma c’è di più: è stato rilevato anche il temibile Dehp, uno ftalato ritenuto capace di danneggiare il sistema riproduttivo e benzene e formaldeide, micidiali cancerogeni assolutamente vietati dall’Ue.

Un vero e proprio cocktail chimico che ha superato di ben cinque volte la soglia dei 200 mg/m3 che secondo le autorità sanitarie Usa, un ambiente indoor sano non dovrebbe contenere.

Ma la colpa non è solo delle essenze utilizzate. Infatti, come ha spiegato sul settimanale Salvagente la dottoressa Claudia Chiozzotto dell’ufficio tecnico di Altroconsumo, “molte delle sostanze tossiche, come benzene, formaldeide e stirene sono rilasciate dalla plastica delle confezioni.” Le fragranze all’interno dei vaporizzatori degli spray e dei gel avrebbero in sostanza qualità chimiche che intaccano la plastica dei contenitori che, a sua volta, rilascerebbe agenti tossici.

Ma com’è possibile che in vendita si trovino deodoranti casalinghi che danneggiano la nostra salute? A chi spetterebbero i controlli?
Il punto è che questi prodotti, non essendo considerati né cosmetici né detergenti, non sono regolamentati da nessuna normativa specifica che stabilisca una prova d’uso a cui sottoporli prima di metterli in commercio. Non ci resta che scegliere i cinque passati indenni ai test di Altroconsumo.


Alessandra Mariotti
5/5/2005


Fonte: buonpernoi.it
322  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Solari: schermati o intossicati? inserita:: Agosto 16, 2008, 06:54:09 pm
Estate, tempo d’abbronzature. Ma la scelta del solare nasconde parecchie insidie. Tra gli ingredienti utilizzati, anche da note marche, finiscono talvolta sostanze nocive. Lo rivela l’inchiesta de Il Salvagente.

Già è complicato orientarsi tra fattore di protezione dai raggi UvA (causano l’invecchiamento della pelle) e dai raggi UvB (causano eritemi), tra water più o meno resistant. Ma non è tutto: d’ora in poi quando scegliamo un solare dobbiamo anche accertarci che tra le sostanze additive utilizzate non compaiano ingredienti tossici.
Il consiglio viene dal settimanale Il Salvagente che ha testato 12 creme antiscottature scoprendo in ben tre casi la presenza di cessori di formaldeide, sostanza classificata come cancerogena dal Circ.

A finire sotto accusa il latte solare oil free UVA e UVB 15 del Coppertone, la costosa crema solare IDI (180 euro al litro) e a sorpresa anche la crema solare dell’Erbolario che di naturale ha ben poco, considerato che impiega come fattori di protezione filtri chimici, quando invece altre case di produzione come Bilboa, Garnier e Collistar utilizzano filtri fisici. La differenza non è di poco conto perché spesso nei composti chimici si trovano sostanze dal dubbio effetto sulla nostra salute come il 4-MBC (impiegato tra gli altri da Lierac e Collistar) che provocherebbe danni alla tiroide.

Ma non è finita qui: i test a cui Il Salvagente ha sottoposto i 12 solari rivelano la presenza di altre sostanze poco gradite alla nostra pelle che a nostra insaputa finiscono sulla nostra epidermide quando ci cospargiamo di creme antiscotatture.
Ci sono fragranze, conservanti, emulsionanti non sempre innocui come i Peg o i parabeni che si trovano in quasi tutte le creme testate.

Chi si salva allora? Bocciato l’intero campione? No. Giudicate buone o medio buone le creme di Iseree Sun, di Garnier, della Nivea, di Angstrom, di Lierac Solaire e di Clarins.

Ma chi dovrebbe tutelare il consumatore sulla composizione dei solari?
Proprio quest’anno sono entrate in vigore nuove regole. Innanzitutto in etichetta deve essere riportata la presenza di sostanze allergizzanti. Se cioè nella produzione del solare viene utilizzata una delle 26 molecole considerate come potenzialmente causa di allergia è fatto obbligo (d.l. del 15 febbraio 2005) riportare in etichetta il suo nome. E sempre la stessa normativa impone l’indicazione del PAO, la durata del prodotto una volta aperta la confezione. Si sta poi cercando di far un po’ di chiarezza sui fattori di protezione, imponendo parametri uguali per tutti (oggi ci sono più sigle, l’Spf, l’Fps, il Fp) così che per il consumatore sia più facile orientarsi. Entro il 2006 saranno introdotte 5 fasce di protezione: bassa, media, alta, molto alta, ultra.


Alessandra Mariotti
30/6/2005


Fonte: buonpernoi.it
323  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Mobili a rischio inserita:: Agosto 16, 2008, 06:04:50 pm
Casa dolce casa? Non è sempre detto perché spesso tra le pareti domestiche si nascondono fonti d’inquinamento anche più dannose di quelle outdoor. E’ il caso della temibile formaldeide rilasciata da mobili e arredi vari.

Mai capitato entrando nella vostra abitazione o in ufficio di sentire un aspro odore che prende la gola e vi fa lacrimare gli occhi? Colpa della formaldeide, sostanza classificata come cancerogena dal Centro internazionale di ricerca sul cancro (Circ), che viene a nostra insaputa rilasciata dai mobili con cui è arredato l’appartamento.
A sollecitare l’attenzione di noi consumatori su questo insidioso nemico è l’ADUC (associazione per i diritti degli utenti e consumatori) che, in occasione della 27ma edizione internazionale del Salone del mobile, ha fatto il punto sulla sicurezza degli arredi da interno.

Il suo consiglio è di evitare l'acquisto di mobili con formaldeide cercando quelli con il marchio CQA-Formaldehyde E1 che contraddistingue le produzioni di pannelli a bassa emissione di formaldeide, rispondenti ai requisiti imposti dalle normative internazionali in materia.

Ma che cos’è la formaldeide e perché ce la ritroviamo nei mobili di casa?
La formaldeide, scoperta nel 1867 da un chimico tedesco, è un gas incolore volatile e solubile in acqua dal forte e pungente odore ampiamente utilizzata nella produzione di resine a loro volta usate nella produzione di pannelli. A causa di fenomeni chimici, chiamati di idrolisi, la formaldeide viene liberata dalla resina di cui è composto il pannello e rilasciata nell’aria nel corso degli anni con conseguenze dannose per la nostra salute. I primi ad accorgersi della sua pericolosità (l’esposizione alla formaldeide può provocare dermatiti da contatto, asma oltre a disturbi psicologici e neurologici come la perdita della memoria a breve termine) furono i tedeschi che negli anni Ottanta emanarono una direttiva con la quale classificavano i pannelli in tre categorie (E1, E2, E3) a seconda dell’emissione di formaldeide. Una classificazione che è stata poi adottata dall’Unione Europea con la cosiddetta normativa EN 120. In Italia in DM del 1997 (Norme per gli arredi d’ufficio) stabilisce che il rilascio di formaldeide nei mobili non sia superiore al 3,5% mg/m2h.

Ma come misurarla?

Il sito dell’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici) ci spiega che “fino a poco tempo fa era necessario effettuare un adeguato campionamento dell’aria interna attraverso apposite pompe e relativi filtri che venivano in seguito analizzati in laboratorio mediante gascromatografia o spettrometria di massa. Oggi è disponibile un sistema estremamente semplice in grado di misurare in due ore la concentrazione di formaldeide presente nell’ambiente. Il Bio-check F, infatti, permette di fare in modo pratico e veloce la misurazione direttamente a casa propria, nell’ufficio o nella scuola".

E se si scopre o si sospetta di avere mobili che rilasciano formaldeide, il consiglio è di migliorare la ventilazione (mantenendo un’umidità pari al 40%-60%) e utilizzare piante (come la dracena, l’aloe, il clorofito, il crisantemo, la gerbera, il giglio, la peperomia, la sansevieria o il ficus) che per loro natura sono in grado di metabolizzare sostanze chimiche pericolose presenti nell’aria delle stanze. Ma anziché correre ai ripari per i prossimi acquisti verificate che i mobili sia certificati!


Amalia Ottolini
26/7/2005


Fonte: buonpernoi.it
324  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Il dentifricio che fa male inserita:: Agosto 16, 2008, 03:43:34 pm
I dentifrici, nostri preziosi alleati per l’igiene orale, possono in realtà tramutarsi in insidiosi nemici della nostra salute: tutto dipende dalla loro composizione, come rivela un’inchiesta de “Il Salvagente”.

Gli antichi per rendere i loro denti bianchi e scintillanti usavano strofinarli con una foglia di salvia.
Un rimedio tutt’altro che inefficace vista l’azione antisettica del suo olio essenziale come ci ha spiegato il dottor Roberto Bianchi (vedi la rubrica Bocca salva con la salvia). Infatti in commercio ci sono vari dentifrici che contengono proprio estratti di questa pianta medicinale. Purtroppo però molte aziende cosmetiche farciscono invece le loro paste dentifrice con componenti nient’affatto naturali e addirittura dannosi per la nostra salute. Lo rivela un’indagine del settimanale il Salvagente (n°39, 2004) che ha testato 12 dentifrici tra i più diffusi in commercio trovando tracce di triclosan e di formaldeide.

Il triclosan è un antibatterico dalla struttura chimica simile alla diossina utilizzato come conservante.
Lo troviamo anche in detersivi e detergenti, ma il Ministro della Sanità svedese sconsiglia ai cittadini prodotti che lo contengano in quanto, stando a recenti studi dell’Università di Stoccolma, questa sostanza può accumularsi dei tessuti degli organismi viventi (ne sono state trovate tracce nei pesci e nel latte materno) causando un’alterazione della funzionalità epatica e polmonare, paralisi, sterilità e alternazione immunitaria.

Dello stesso parere l’Epa, l’agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti che l’ha inserito nell’elenco dei pesticidi. L’Unione Europea, invece, non l’ha ancora messo al bando. “Anzi il Ssc (Scientific steering committe) della Commissione Europea ha stabilito”, come spiega a Il Salvagente Gianfranco Di Natale dell’Unipro (Associazione italiana delle industrie cosmetiche), “che il triclosan è un utile ed efficace biocida, utilizzato con sicurezza da più di 35 anni in molti prodotti, inclusi quelli per l’igiene orale”.

Nell’attesa che la comunità scientifica emetta un unanime responso su questo conservante a noi consumatori, per prudenza, non resta che orientarci su dentifrici triclosan free. Da escludere quindi Iodosan, Pasta del Capitano, Colgate Total e Mentadent T che ne recano invece traccia.

I restanti dentifrici tutti promossi? No: su 12 solo 4 hanno passato il test. Oltre al triclosan causa di bocciatura è anche la presenza di liberatori di formaldeide (sostanza classificata come cancerogena dal Centro internazionale di ricerca sul cancro e classificata come cancerogena, mutogena e tossica dall’Ue) e di additivi come i parabeni che si comportano come gli estrogeni e proprio per questo ritenuti cancerogeni da una parte della comunità scientifica.

Si sono meritati un medio-buono: Az Kids, Neo Emoform antiplacca e Mentadent kids. Ottimo è stato assegnato solo al dentifricio della Weleda il cui prezzo, però, è di 3-4 volte superiore alla media (1,5-2euro).


Amalia Ottolini
25/8/2005


Fonte: buonpernoi.it
325  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Deodoranti sotto accusa, naturali compresi inserita:: Agosto 16, 2008, 03:35:17 pm
Arrivano dalla Germania due ricerche che “condannano” i deodoranti per l’uso eccessivo di conservanti, fragranze, muschi. Le hanno rilanciate in Italia Aduc e Il Salvagente. Non si salvano nemmeno i deodoranti da erboristeria.

I primi a lanciare l’allarme sono stati gli oncologi tedeschi che, rifacendosi a uno studio britannico apparso sul Journal of Applied Toxicology, già nel 2004 consigliavano di evitare deodoranti che contenevano E 214 ed E 219.
“Si tratta di conservanti”, precisano quelli dell’Aduc, “autorizzati nell'Unione europea, ma proibiti in Australia perché ritenuti responsabili all’insorgenza del tumore al seno.” La notizia, non c’è dubbio, può servirci per stare in guardia. Ma quanti di noi, in realtà, prima di mettere nel carrello lo stick di deodorante passeranno in rassegna tutti quelli esposti, controllando l’assenza dei famigerati conservanti?
Ecco allora venirci in aiuto i test condotti da Il Salvagente che, riprendendo le analisi di laboratorio realizzate dal mensile tedesco Okotest, ha messo a confronto 20 noti deodoranti.

Il risultato è un’utile guida all’acquisto. Dando un’occhiata ai test scopriamo che su dieci deodoranti da uomo solo tre hanno ottenuto la sufficienza: Puma Jamaica (buono), Bac 24h Classic (medio), Axe 24-7 (medio). Situazione peggiore per i deodoranti neutri: ha superato il test solo Sebamed balsamo giudicato ottimo.

Ma in base a quali criteri sono state assegnate le pagelle? Quali sono le sostanze dannose che i “bocciati” contengono? “Nei deodoranti da uomo il difetto più frequente”, leggiamo sul numero 32 de Il Salvagente, “è il ricorso eccessivo a fragranze allergizzanti e a muschi policiclici, sostanze sintetiche usate in alternativa agli oli essenziali naturali e accusate di danneggiare il sistema ormonale degli organismi viventi”.
La strage dei deodoranti neutri (1 promosso su 10) è invece da imputare alla presenza di sali d’alluminio, sostanze antitraspiranti, “responsabili di interferire con il naturale processo di sudorazione e associate da più di una ricerca scientifica ad attività oncogenica (favoriscono insorgenza cellule tumorali).”
Attenzione dunque anche a chi, per evitare conservanti e prodotti di sintesi, utilizza l’allume di rocca venduto in erboristeria.
Il Salvagente mette in guardia dall’utilizzarlo perché irrita le cellule dei dotti, provocandone il collasso. Così facendo ostruisce sì il canale, impedendo l’uscita del liquido e riducendo la quantità di sudore prodotto, ma in modo innaturale e potenzialmente dannoso.
Studi condotti in Gran Bretagna e negli Usa fanno infatti ritenere che i sali di alluminio, attraverso i pori della pelle o eventuali taglietti provocati dalla depilazione, possano attaccare le ghiandole mammarie e danneggiare il Dna.

Alessandra Mariotti
22/9/2005



Fonte: buonpernoi.it
326  General Category / Alimentazione, cibi contaminati da sostanze, controlli, ecc. / composti chimici tossici nascosti nei contenitori per cibi inserita:: Agosto 16, 2008, 03:27:24 pm
Veleni nel piatto

Questo l’inquietante titolo del dossier realizzato dal WWF. A finire sotto accusa sono i composti chimici tossici nascosti nei contenitori per cibi che poi finiscono sulle nostre tavole. Attenzione alle scatole in alluminio, alle confezioni in plastica…

Sono due i colossi coinvolti nella questione del latte artificiale contaminato dall’inchiostro della confezione: la Nestlé da una parte e la Tetrapak dall’altra. Ma per un caso portato alla ribalta dalle cronache, forse anche per i nomi altisonanti degli attori chiamati in causa, quante volte ogni giorno finiamo per intossicarci con cibi inscatolati, avvolti e riscaldati? Secondo il dossier “I veleni nel piatto”, pubblicato in questi giorni dal WWF, non tutte le confezioni che contengono alimenti che portiamo in tavola sono sicure. I veleni nascosti sono molti e spesso si stanno ancora studiando i loro effetti sulla salute. Nello studio targato WWF sono finiti sotto osservazione molti contenitori metallici per alimenti, quali scatolame e lattine, che sono rivestiti al loro interno da una resina che contiene bisfenolo A, tipico "interferente endocrino" associato all’insorgenza di malformazioni, aborti e cancro. L’aumento del consumo di cibi in scatola, risulta sempre dal dossier, ha anche provocato un aumento dei livelli di contaminazione da metalli quali ferro, cromo, arsenico, nichel, rame, alluminio e stagno che possono essere ceduti all’alimento dal contenitore. Altri imballaggi alimentari come pellicole per alimenti, contenitori in plastica, usati nelle confezioni di largo consumo, contengono altre sostanze pericolose, come gli ftalati, composti clororganici utilizzati per rendere la plastica più morbida ed elastica. Queste sostanze riescono a persistere a lungo senza degradarsi accumulandosi facilmente negli organismi.

Va prestata inoltre molta attenzione ai contenitori destinati a riscaldare o cuocere cibi nei forni a microonde perché come ricorda uno studio del 2002 (Nerin et al) le concentrazioni di composti chimici ceduti da questi contenitori sono direttamente proporzionali alle temperature raggiunte nel processo di cottura. Un pericolo nascosto e poco considerato, ci ricorda il dossier del WWF, poiché spesso si crede che la plastica dei contenitori, essendo trasparente ai raggi, non subisca riscaldamento. Al contrario, il contenitore per microonde può raggiungere anche temperature superiori a 180° C dopo solo 5 minuti di riscaldamento. Lo studio ha valutato che composti quali metilbenzene, etilbenzene, 1-octene, xilene, stirene e 1,4 diclorobenzene vengono rilasciati dai comuni contenitori presenti in commercio fabbricati per i forni a microonde. Si tratta di sostanze aromatiche alcune delle quali cancerogene.

Alessandra Mariotti
15/12/2005


Fonte: buonpernoi.it
327  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Profumi per auto inserita:: Agosto 16, 2008, 03:23:08 pm
Germania test eseguiti su deodoranti per auto invitano alla prudenza. Contengono sostanze irritanti per l’apparato respiratorio e addirittura sostanze messe al bando dell’Ue.

Quante volte vi sarà capitato di salire in auto e di veder penzolare dallo specchietto retrovisore un bell’arbre magique dalle più disparate profumazioni: lavanda, menta, limone, vaniglia... Il profumo è senz’altro invitante, ma cosa nasconde quell’aroma sintetico? A svelarlo ci ha pensato il mensile tedesco Okotest e il merito di divulgarlo in Italia va al settimanale Il Salvagente.

I diciotto campioni di deodoranti per auto messi sotto la lente dal tedesco Okotest sono risultati ricchi di varie sostanze nocive. Innanzitutto contengono percentuali anche dieci volte superiori ai limiti consentiti di composti organici volatiti totali, sostanze che sono irritanti per l’apparato respiratorio.
In particolare a finire sotto accusa due alberelli arbre magique (in Germania si chiamano wunder baum) che per la commissione per l’igiene degli ambienti interni possono provocare mal di testa o irritare le mucose.
Ma non è tutto: nei deodoranti si sono anche trovate tracce talvolta anche molto consistenti di ftalati e in particolare di Dehp che l’Ue ha bandito dai giochi per bambini poiché ha effetti dannosi sugli organi riproduttivi.
Però, dirà qualcuno, questi prodotti sono tutti di origine tedesca, quindi nel nostro Paese possiamo dormire sonni tranquilli. Ma non è così, sostiene il Salvagente, perché “è lecito pensare che anche i prodotti venduti in Italia abbiano analoga composizione”.

Alessandra Mariotti
9/3/2006


Fonte: buonpernoi.it
328  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Cosa ti metti ai piedi? inserita:: Agosto 16, 2008, 03:18:12 pm
Sono talmente comode che si indossano non solo per far sport. Ma le scarpe da ginnastica nascondo insidie chimiche da non sottovalutare. Parola di Greenpeace che ha messo sotto la lente noti marchi.

Le scarpe sportive non servono solo per andare in palestra. Però attenti alla marca che sfoggiate e non solo per ragioni etiche legate allo sfruttamento di lavoro minorile in paesi del terzo mondo.

Una ricerca di Greenpeace aggiornata al settembre 2005 rivela come le scarpe da ginnastica nascondano insidie chimiche da non sottovalutare.
Quali? Per esempio PVC, ftalati, alchilfenoli, organostannici. Non possiamo naturalmente soffermarci su tutti i composti, ci basti però sapere che gli ftalati, sostanze ammorbidenti aggiunte al PVC per renderlo particolarmente morbido e duttile, sarebbero per esempio responsabili dell’alterazione del funzionamento delle ghiandole endocrine e arrecherebbero gravi conseguenze dal punto di vista tossicologico.
Problemi seri ci sarebbero inoltre per le donne in gravidanza in quanto alcuni ricercatori hanno suggerito che le proprietà antiandrogene degli ftalati possano collegarsi alle sindromi disgeniche dei testicoli che si manifestano con difetti alla nascita.
Per questo motivo lo scorso settembre l’Europa ha varato una direttiva che impone il divieto di impiego di sostanze morbide (gli ftalati) nei giocattoli. E nelle scarpe?

Alcune aziende li hanno già eliminati insieme ad altre sostanze tossiche, meritandosi da Greenpeace un bollino verde: la Reebock per esempio e l’Asics che ha eliminato l’uso del PVC e dichiara di non impiegare ftalati, organostannici, paraffine clorurate o altre sostanze pericolose nella fabbricazione delle proprie scarpe da ginnastica.
Utilizza, inoltre, materiali riciclati.
Altri noti produttori hanno invece assicurato all’associazione ambientalista di eliminare a breve nella fabbricazione delle loro scarpe tutte le sostanze chimiche pericolose. È il caso dell’Adidas, della Puma e della Nike. Le analisi effettuate sulle scarpe dei tre colossi hanno infatti riscontrato la presenza di agenti chimici potenzialmente pericolosi. In una scarpa Adidas erano presenti ftalati, alchilfenoli e organostannici, così come in quella Puma. PVC e composti organostannici sono stati ritrovati in una scarpa Nike, però l’azienda ha già provveduto a eliminarle nelle scarpe per bambini al di sotto di tre anni. Gli altri consumatori per il momento dovranno invece attendere…


Alessandra Mariotti
6/4/2006


Fonte: buonpernoi.it
329  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Vestiti e inquinati inserita:: Agosto 16, 2008, 03:08:11 pm
Attenti agli indumenti che comprate ai vostri bambini: le accattivanti magliette della Disney nascondono sostanze pericolose come ftalati, ritardanti di fiamma bromurati, organostannici e alchilfenoli. Parola di Greenpeace.

Non fatevi attrarre dai volti noti dei cartoni Disney che campeggiano sulle omonime magliette. L’abbigliamento per bambini targato Disney è tossico. Lo rivela un’indagine di Greenpeace che nel 2005 ha messo sotto la lente in 19 paesi i pigiamini della nota casa di produzione riscontrando la presenza di ftalati, alchilfenoli e organostannici. Non va meglio per magliette e biancheria intima.
Nel 2004 l’associazione ambientalista aveva infatti analizzato questi prodotti in tutto il mondo trovando ftalati, organostannici e alchilfenoli. Greenpeace comunicò all'azienda i risultati delle analisi 6 mesi prima di renderli pubblici, ma Disney si rifiutò di ritirare i prodotti dal commercio, movendosi verso alternative. Più attenta alla salute dei bambini è la Hennes & Mauritz che non vende prodotti che contengono PVC: anche le stampe su tessili e gli altri tipi di abbigliamento sono privi di PVC. L'azienda ha, inoltre, eliminato l'uso di ritardanti di fiamma bromurati e di ftalati. “Questa catena di abbigliamento – sostiene Greenpeace – ha una chiara politica finalizzata a bandire gli alchilfenoli dai suoi prodotti.” Per questo motivo l’associazione ambientalista le ha assegnato un codice giallo (sufficienza) nonostante i test condotti su una sua maglietta abbiano riscontrato alchilfenoli e ftalati, sebbene a livelli ridotti.


Alessandra Mariotti
4/5/2006


Fonte: buonpernoi.it
330  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Attenzione alla crema da barba inserita:: Agosto 16, 2008, 02:53:30 pm
Dici crema e pensi alla donna: in realtà anche l’uomo, non solo quello vanitoso, ogni giorno utilizza prodotti cosmetici per farsi la barba. E dovrebbe fare attenzione a quello che mette sul viso.

Ormai sono lontani i tempi del barbiere di Siviglia, quando la barba veniva accuratamente tagliata da professionisti del mestiere… Ora ci sono i più moderni rasoi elettrici anche se rimane uno zoccolo duro di tradizionalisti che utilizza la lametta. Sia gli uni che gli altri dovrebbero prestare attenzione a quel che mettono sul viso mentre si fanno la barba.
Il monito viene da una ricerca di Geenpeace aggiornata al settembre 2005. L’associazione ambientalista ha passato in rassegna i prodotti da barba di alcune note case di produzione e i giudizi non sono molto incoraggianti.

La Nivea per esempio si è presa un codice rosso (che equivale a una solenne bocciatura) perché sebbene il produttore abbia dichiarato che i suoi prodotti non contengono né organostannici né muschi sintetici, non ha dato garanzie sullo ftalato DEP. Codice rosso anche per Colgate Palmolive che si è rifiutata di fornire informazioni sufficienti riguardo alle sostanze chimiche impiegate nei suoi prodotti. “È probabile – fa sapere Geenpeace – che i suoi prodotti contengono muschi sintetici, ftalati e organostannici.

Risultati buoni, invece, sono stati collezionati da produttori meno noti come Ciel D’Azur, Lavera, Logona e Weleda che hanno ricevuto il codice verde. Significa cioè che nei loro prodotti non vi sono composti che persistono nell’ambiente, si accumulano nel corpo umano, o che potrebbero causare tumori, danni al materiale genetico, al sistema riproduttivo o a quello ormonale.

L’unico prodotto che si è meritato un codice giallo (sufficiente) è la lozione dopobarba della Lynx, un marchio della Unilever. Come mai? Perché sebbene i prodotti per la cura del corpo della Unilever non contengano muschi a base di azoto né il muschio sintetico, PCM, vi sono problemi con gli ftalati, in particolare il DEP, che necessita di tempi più lunghi per la sua esclusione.

Alessandra Mariotti
1/6/2006


Fonte: buonpernoi.it
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