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Disegno di legge C. 1193
per la prevenzione delle malattie croniche degenerative
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331  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Padelle tossiche? inserita:: Agosto 16, 2008, 02:45:54 pm
L’Epa, l’agenzia statunitense per la protezione ambientale, ha deciso di mettere al bando le pentole al teflon, per intenderci quelle antiaderenti, perché la sostanza usata per realizzarle (l’acido perfluoroctanoico) è tossica.

È risaputo che le padelle antiaderenti, una volta graffiate, non vanno più usate. Ma ora l’Epa, l’agenzia statunitense per la protezione ambientale, va oltre e chiede alle aziende di eliminare la patina antiaderente. Come mai? A finire sotto accusa è l’acido perfluoroctanoico (Pfoa) utilizzato per la realizzazione del Teflon, quella sostanza che, posta sulle pentole in fase di fabbricazione, impedisce poi ai cibi messi in padella di bruciarsi. Il punto è che l’acido perfluoroctanoico è un composto tossico: studi statunitensi sugli animali hanno evidenziato che livelli elevati di esposizione al Pfoa causano nei topi danni al fegato e all’apparato riproduttivo.
Perché allora viene usato per la realizzazione della patina antiaderente? Innanzitutto va detto che questa sostanza è stata inventata prima del 1981 ed è quindi scampata al test che prevede controlli rigorosi sui nuovi composti chimici messi in commercio. In secondo luogo vi sono studi che evidenziano come la sostanza, in sé tossica, possa essere innocua dopo il processo che porta alla produzione del materiale antiaderente noto come teflon. Il responso dei ricercatori sulla questione non è insomma ancora chiaro. Tuttavia la decisione dell’Epa di imporre alle aziende di ridurre del 95% l’uso del Pfoa entro il 2010 per arrivare alla sua completa eliminazione nel 2015 dimostra chiaramente come sia meglio stare alla larga da questa sostanza che, tra l’altro, non si trova solo nelle pentole.
Il Pfoa viene infatti utilizzato anche nella fabbricazione di tessuti per l’abbigliamento e in materiali da arredamento. Lo ritroviamo inoltre come componente di farmaci, schiume antincendio, lubrificanti, adesivi, cosmetici, insetticidi, rivestimenti per tappeti. Insomma questa sostanza è un po’ dovunque. Non meravigliamoci quindi se, studi eseguiti da Greenpeace e dal WWF, hanno riscontrato sue tracce addirittura nel sangue delle donne incinte e nei cordoni ombelicali dei loro bambini. Ma non solo. Tracce di acido perfluoroctanico sono state trovate anche nelle riserve d'acqua vicine agli impianti di produzione dell’azienda DuPont e che fabbrica teflon. E l’azienda ha dovuto sborsare 10,25 milioni di dollari per riparare ai danni causati. E non è tutto. A febbraio la Dupont ha accettato di pagare altri 16,5 milioni di dollari per chiudere il contenzioso con l'Epa per l'accusa di aver tralascialo di riferire periodicamente all’agenzia i possibili rischi per la salute provocati dall'acido perfluoroctanico.

Fonti:
Greenpeace.it
greenplanet.net
italiasalute.it
Corriere della sera, 26 gennaio 2006
Altreconomia, marzo 2006
332  General Category / Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici / Ricerca: TONER E APPARECCHIATURE DI FOTORIPRODUZIONE inserita:: Agosto 16, 2008, 02:26:49 pm
Ricerca di Franco Rollo & Alessandra Cecchi

TONER E APPARECCHIATURE DI FOTORIPRODUZIONE

Stampanti laser e fotocopiatrici sono apparecchiature in grado di produrre polveri ultrasottili nocive, gas volatili organici (VOC) e materiali di abrasione come selenio, cadmio, nichel e polveri di toner. Data la enorme diffusione di tali apparecchiature, l’aria respirata vicino a tali apparecchiature diventa più inquinata rispetto all’aria esterna. Una ricerca scientifica australiana (1), pubblicata sulla rivista dell’American Chemical Society, ha detto che lavorare accanto a una stampante o a una fotocopiatrice in funzione, equivale a inalare fumi di sigaretta o a respirare gas di scarico di ingorgo stradale; per i nostri polmoni c’è poca differenza.

GAS EMESSI

Ozono

Un gas prodotto da apparecchiature di fotoriproduzione è l’ozono. Esso viene creato dai blocchetti corona, elementi di tali apparecchiature sottoposti ad elevate tensioni. Il dr. Renato Cabella dell’ISPSEL di Roma ha dimostrato che l’emissione di ozono non è trascurabile se tali apparecchiature non sono sottoposte a cicli di manutenzione. L’ozono oltre che ad essere un irritante delle prime vie respiratorie, è un gas estremamente reattivo capace di trasformare dei gas VOC in formaldeide che è un potente cancerogeno.

Formaldeide
Tracce di formaldeide sono anche rilasciate dalla carta stessa che viene trattata con la formaldeide; lo afferma l’APAT (Agenzia italiana per la Protezione dell’ambiente e per i servizi Tecnici) e consigliano infatti di usare fogli di carta non trattata con la formaldeide.
In passato si usavano apparecchiature di fotoriproduzione impieganti l’uso di oli siliconici per tenere puliti i rulli fusori del forno. Un olio impiegato era il dimetilpolisiloxano, olio con la capacità di liberare formaldeide con temperature superiori ai 150 gradi centigradi. Alcuni forni di apparecchiature di fotoriproduzione superavano i 150 gradi.

Benzene
In un recentissimo studio (2) effettuato in centri di fotocopiatura, si è rilevato  una non trascurabile emissione di benzene. Per questo alcuni organismi di controllo della salute suggeriscono l’uso di buoni aspiratori di fumo come il Niosh-Usa (11). Il benzene è una sostanza potenzialmente cancerogena e capace di produrre malattie del sangue.
Sono state trovati anche altri gas come il butiacrilato, vapori di stirene e altri in minime tracce.


COMPOSIZIONE CHIMICA DEI TONER

Nel toner troviamo una serie di sostanze che variano a seconda la composizione chimica utilizzata; inoltre assieme al toner è da considerare che è utilizzato il developer, a volte chimicamente integrato nella polvere del toner stesso oppure utilizzato separatamente. Esistono le schede di sicurezza sia del toner che dei developer, ma spesso non tutto viene dichiarato del prodotto; infatti in tante schede di sicurezza si riportano indicazioni come Confidenziale oppure Segreto Commerciale. Il dottor Roberto Calisti (4), della SPRESAL Regione Marche ASL 8 di Civitanova Marche, rispondendo ad un quesito di un caso di dermatite eczematosa di un addetto a documenti di archivio e fotocopiatrici, segnala alcune mancanze di informazioni delle schede di sicurezza dei materiali e la ritrosia dei fornitori dei materiali in uso (toner, drum, etc) a fornire informazioni circa la loro composizione. Conclude inoltre nel documento che ciò può assumere una certa rilevanza penale in quanto rende di fatto impossibile una compiuta valutazione dei rischi occupazionali quale è richiesta dagli artt. 3 e 4 del DLgs 626/94.
Nel toner possiamo dividere in gruppi le sostanze utilizzate:
1) Materiale termoplastico - 2) Coloranti - 3) Agente controllore delle cariche - 4) Addittivi stabilizzanti e conservanti - 5) Metalli
1 - Il materiale termoplastico più utilizzato è lo stirene e suoi derivati, questo  permette di fondere il toner con il calore dei forni dei fotocopiatori e di fissarsi sulla carta (vengono utilizzate temperature dai 150 a 185 gradi centigradi).
2 - Per i toner neri è utilizzato moltissimo il carbon black o nerofumo, dato che ha un pigmento nero forte
3 -Il toner si distingue dagli inchiostri poichè ha una proprietà di caricarsi elettrostaticamente. Infatti le laser e le fotocopiatrici utilizzano principi elettrostatici per trasferire il toner sulla carta. Tale caratteristica è dovuta all'aggiunta di particolari ingredienti durante la preparazione del toner, chiamati agenti controllori di carica.

Vengono usate generalmente sostanze azocoloranti a base di cromo per toner con sistema negativo di carica. Nei toner neri a sistema positivo generalmente viene utilizzata la nigrosina come controllore delle cariche, mentre per i colorati vengono usati dei sali di ammonio quaternari come controllori di carica positivi.
4 - Come sostanze conservanti è stata utilizzato spesso il Quaternium 15. Questa sostanza è un derivato della formaldeide.  E’ stato condotto su di esso e sul toner, uno studio (case report) dai coniugi, professori dermatologi universitari Torinesi, dottor Zina e professoressa Bundino (3), come capace di produrre allergie da contatto sull’uomo. Lo studio riguardava un soggetto che aveva problemi allergici quando si avvicinava alle fotocopiatrici. In un primo momento i ricercatori erano convinti che si trattava di una scusa per non lavorare e nascosero la fotocopiatrice in una stanza; il soggetto ignaro della presenza di essa, presentava i disturbi come entrava nella stanza ove c’era la fotocopiatrice nascosta.
5 - Troviamo diversi metalli sia dichiarati e non nei toner  developer e drum.  Le schede di sicurezza indicano i principali composti metallici del toner, ma i brevetti presenti nel web dei toner, indicano anche tante altre sostanze compreso i seguenti metalli e composti menzionati.  Metalli come nickel, selenio, titanio, tungsteno, vanadio, cromo, composti metallici contenenti ossidi metallici come ossido d’alluminio, ossido di ferro, ossido di rame, ossido di nickel, ossido di zinco e diossido di titanio.

Segue
333  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / Lampade LED amiche dell'ambiente inserita:: Agosto 16, 2008, 11:09:18 am
Ho trovato questo articolo molto interessante ed ho voluto riportarlo qui per farlo leggere anche a voi:


Come più volte ripreso nei post precedenti, le Olimpiadi che si stanno svolgendo in questi giorni a Pechino sono un importantissimo banco di prova di nuove tecnologie amiche dell'ambiente. Fra queste, la tecnologia LED, ottima candidata a sostituire le vecchie, energivore (e quindi inquinanti) lampade a incandescenza.

Il post di approfondimento sulla tecnologia LED ha ricevuto, fra i tanti, interessantissimi commenti, due commenti da professionisti ed esperti del settore: Tommaso, di Xled, e Filippo, di Osram, due società specializzate nella produzione di LED e di lampade a basso consumo. Riporto qui sotto i loro commenti, davvero ricchi di spunto, per darne maggiore risalto.

Ecco, in "ordine di arrivo", il commento di Tommaso:

"In effetti i LED esistono da molto più di 30 anni, la loro comparsa risale all'inizio degli anni '60. Ricordo che allora costavano tra le 500 e le 1000 delle vecchie lire ed erano utilizzabili esclusivamente al posto delle lampadie spia di apparecchiature elettroniche. Negli ultimissimi anni la loro tecnologia ha fatto passi da gigante. Oggi a prezzi, a mio avviso, purtroppo improponibili esistono LED da 50, 100 e più watt. Personalmente sono un operatore dell'illuminazione SSL (Solid State Ligthing) verso la quale nutro una innata passione, ma devo constatare una certa diffidenza da parte del grande pubblico... colpa dei prezzi? O forse solo diffidenza verso questa moderna tipologia di illumnazione?

Un suggerimento... avvicinatevi con serenità all'SSL, a fronte di un apparente "esoso" costo iniziale riserva non pochi vantaggi sul medio e lungo termine."


Segue il commento di Filippo: 

"Al momento l'unica vera soluzione per ottenere un eccellente livello d'illuminamento   unito da un cospicuo risparmio energetico è rappresentato dall'utilizzo di lampade fluorescenti lineari T5 che permettono utlizzando degli opportuni alimentatori, anche delle forme di dimmerizzazioni. Volendo è possibile ottenere colorazioni particolari (rosso, verde, blu) nel caso si vogliano realizzare illuminazioni d'accento. Per quanto concerne l'illuminazione a led, al momento è possibile realizzare solo illuminazioni secondarie che non possono sostituire la tradizionale lampada a incandescenza o lampada fluorescente compatta. Per il problema mercurio, Osram ha sostituito il vecchio mercurio liquido con microcompresse nelle quali viene siterizzato il mercurio con concentrazioni di circa il 30% più basse rispetto alle lampade fluorescenti prodotte nel passato. Ancor meglio nelle lampade T5 il mercurio viene depositato su placchette di metallo e successivamente viene liberato nell'ambiente lampada tramite processi particolari, quindi l'era del mercurio liquido all'interno delle lampade flurescenti è terminato già da diversi anni. E' da sottolineare che l'acquisto di lampade fluorescenti provenienti da mercati asiatici che presentano un costo molto vantaggioso non garantiscono in termini di sicurezza e di efficienza."

Fonte: http://ondamultimediale.blogosfere.it/2008/08/olimpiadi-di-pechino-e-led-i-commenti.html
334  General Category / Metalli Pesanti, Minerali / Come ci si espone al Piombo inserita:: Agosto 14, 2008, 02:08:24 pm
Post del 21/09/06

Poiché il piombo è largamente utilizzato (anche se molto meno che in passato), molte sono le possibilità di esposizione, sia in ambito professionale che extra-professionale.
 
Il piombo può essere introdotto nell’organismo attraverso 3 vie:
- inalatoria 
- orale 
- cutanea


Via inalatoria      
    Riguarda prevalentemente l’esposizione professionale.
    In ambiente di lavoro il piombo, sotto forma di polveri e fumi, finisce nell’organismo attraverso la via respiratoria.

Via orale
    Riguarda prevalentemente l’esposizione extra-professionale, dovuta a:

vino ed alcolici, contenenti piccole quantità di piombo derivante da tappi metallici o superalcolici distillati in serpentine con saldature al piombo
recipienti in ceramica, utilizzati come contenitori di liquidi (acqua, spremuta, vino)
acqua inquinata da piccole quantità di piombo, ove le tubature domestiche siano costituite da tale metallo
inquinamento atmosferico, sia industriale che legato a scarichi automobilistici derivante dalle benzine, determinante un conseguente inquinamento delle acque, del terreno e dei vegetali
assunzione di piombo nell’età infantile tramite ingestione di frammenti di vernici provenienti da giocattoli (saturnismo dell’età infantile)

Via cutanea
    L’assunzione del piombo tramite la pelle, peraltro modesto, si può verificare tramite contatto, ad es., con benzine contenenti piombo.
   
Utilizzo
    La seguente tabella elenca le principali attività lavorative che comportano esposizioni al piombo:
 

Attività lavorative
Fabbricazione o uso di vernici e smalti al piombo
Fabbricazione di materie plastiche
Fabbricazione di accumulatori di automobili
Fabbricazione di proiettili e munizioni contenenti piombo
Fusione del piombo
Fabbricazione di leghe con piombo
Operazioni di saldatura
Produzione di batterie al piombo
Lavorazione del cristallo e del vetro
Industria della ceramica (limitatamente alla vetrificazione delle terraglie e alla decolorazione con vernici al piombo)
Impiego in spazi chiusi di munizioni contenenti piombo
Costruzione e riparazione di automobili
Zincatura delle lamiere o stagnatura
Fabbricazione di lastre per la protezione ai raggi-x
Industria metallurgica dell’acciaio
 
Tossicità
    L’intossicazione cronica da piombo, prevalentemente professionale, viene chiamata saturnismo.

Il saturnismo può dar luogo a svariate manifestazioni:
anemia (pallore da riduzione di globuli rossi)
colica intestinale (dolori addominali)
ipertensione arteriosa (aumento della pressione del sangue)
alterazione dell’abilità manuale, aumento dei tempi di reazione
nefropatia (danno renale)
neuropatia (danno al sistema nervoso)
    L'intossicazione acuta, oggi estremamente rara, può arrivare all’encefalopatia (danno cerebrale) e al coma.

Fonte: laserlab.it
335  General Category / Metalli Pesanti, Minerali / Sintomatologia di alcuni metalli tossici inserita:: Agosto 14, 2008, 12:54:09 pm
PIOMBO

Patogenesi

il Piombo determina:
- spasmo della muscolatura liscia dell’apparato digerente e dei vasi periferici responsabili delle coliche addominali, ipertensione arteriosa, alterazioni renali e encefalopatia.
- Blocco della attività di numerosi enzimi ricchi in gruppi – SH tra cui alcuni che partecipano alla sintesi dell’eme;
- Modificazioni della membrana cellulare dei globuli rossi circolanti che divengono piu’ facilmente sottoposti a emolisi;
- Lesioni tossiche dei nervi periferici responsabili delle paralisi.

Sintomatologia

Apparato digerente:
- “orletto gengivale di Burton” in corrispondenza del bordo gengivale soprattutto dei canini e degli incisivi. E’ caratterizzato da una striatura azzurro scura dovuta al deposito di solfuro di piombo (per reazione tra il piombo arrivato a livello gengivale attraverso il sangue e l’idrogeno solforato prodotto dai residui alimentari nel cavo orale).
- Disturbi dispeptici e infiammatori: perdita di appetito, senso di peso epigastrico post prandiale, pirosi gastrica e nausea; colite cronica spastica caratterizzata da dolori addominali soprattutto in vicinanza dell’ombelico e stipsi talvolta alternata a diarrea; ulcera gastroduodenale: per azione spastica del Piombo e per irritazione della mucosa gastrica da parte del Piombo ingerito.
- Colica saturnina: è caratterizzata da violenti dolori crampiformi continui o ad accessi intervallati da brevi remissioni diffusi a tutto l’addome. L’alvo è chiuso, spesso sono presenti nausea e vomito. Il paziente appare sofferente e ansioso, il viso è pallido sia per lo spasmo dei vasi cutanei superficiali sia per l’anemia, la pressione arteriosa è aumentata, l’urina è scarsa e di colore scuro. La colica dura alcuni giorni e cessa con l’apertura dell’alvo.

Apparato circolatorio e urinario:
il Piombo causa spasmo arteriolare diffuso piu’ spiccato a livello renale che tende a provocare ipertensione arteriosa, riduzione di flusso sanguigno renale e di filtrato glomerulare, oliguria, innalzamento della azotemia.
Perdurando l’assorbimento del Piombo, seguono alterazioni anatomo patologiche (ialinosclerosi) delle arteriole renali e del glomerulo che simulano un quadro della nefrosclerosi (rene grinzo saturnino) che può arrivare a insufficenza renale acuta.

Sistema emopoietico:
provoca una diminuzione dei globuli rossi e della emoglobina (anemia saturnina) caratterizzata da subittero, aumento della bilirubina indiretta nel siero, reticolocitosi, riduzione della durata di vita media dei globuli rossi circolanti, iperplasia del midollo osseo.
Negli stadi avanzati di intossicazione l’anemia dipende soprattutto dal blocco della sintesi dell’eme.
La sideremia è innalzata sia per l’aumentata emolisi che per l’insufficente utilizzo del ferro in seguito alla ridotta sintesi dell’eme;

SNC: Encefalopatia AC: frequente soprattutto nei bambini intossicati da Piombo. Si manifesta inizialmente con cefalea, nausea, vomito, vertigini poi con delirio e convulsioni talora accompagnate da emiplegia, paraplegia, afasia, segni di irritazione meningea, coma; può essere letale. La causa si ritiene sia dovuta a vasospasmo cerebrale seguito da ischemia, edema, microemorragie.
Nella forma CRONICA l’arteriolospasmo determina cefalea, insonnia, irritabilità o depressione, riduzione della memoria, paralisi dei nervi periferici precedute spesso da parestesie e da riduzione della forza.

Apparato scheletrico:
nelle ossa ancora in via di accrescimento possono comparire a livello delle linee di calcificazione provvisorie metafisarie, bande radiopache dovute ad accumulo di Piombo.

Gotta saturnina:
caratterizzata da aumentato turnover dei nucleoprotidi o ad una maggior sintesi endogena di acido urico o ad una ridotta secrezione di urati da parte dei tubuli renali.

Nei bambini la sintomatologia comprende :
iperattività, pianto frequente ed immotivato, comportamento pauroso, difficoltà di apprendimento, disturbi della parola, ritardo mentale e convulsioni.


MERCURIO

Vie di penetrazione:
- Apparato digerente
- Apparato respiratorio
- Attraverso la pelle.
Il Mercurio assorbito si deposita soprattutto a livello del rene, del fegato, cervello, ghiandole salivari, intestino, ossa, muscoli, tiroide.
Piccole quantità possono passare nella saliva, sudore e latte materno; il mercurio può attraversare la placenta e raggiungere il feto.

Patogenesi:
Si lega con i gruppi –SH inibendo così alcuni sistemi enzimatici e con altri gruppi (aminici, carbonilici, idrossilici) di cui sono ricche le molecole di certi enzimi.

Anatomia patologica:
Degenerazione delle cellule del corpo striato e della corteccia cerebrale e cerebellare, ipertrofia della neuroglia, riduzione della guaina mielinica di fibre nervose periferiche.
I composti organici provocano atrofia della corteccia cerebrale e cerebellare.
Alterazioni sono state descritte anche a carico dell’apparato digerente (gengivite, stomatite, enterocolite), del rene (degenerazione degli epiteli tubulari, depositi di calcare nella corticale) e del fegato (degenerazioni cellulari).

Sintomatologia:
- Intossicazione CRONICA:
- SNC: iperemotività, irritabilità, insonnia, agitazione psicomotoria alternata a periodi di depressione, tristezza e apatia. La memoria si indebolisce e si riduce la capacità intellettiva. Il sonno è spesso agitato con allucinazioni.
- Nelle intossicazioni da vapori di mercurio o da composti inorganici il segno neurologico tipico è il TREMORE caratterizzato da scosse piccole e rapide intervallate da scosse piu’ ampie o da piccole soste. Solitamente interessa entrambi i lati, insorge a riposo, si aggrava in seguito ad emozioni mentre si attenua fino a scomparire nel sonno. Solitamente insorge alle dita delle mani e alle palpebre, per poi estendersi al resto degli arti, lingua, viso rendendo difficili la scrittura, le manualità, il cammino ed il linguaggio. Al giorno d’oggi assai meno frequenti sono le manifestazioni coreiformi (ballarella dei minatori del monte Amiata), le contrazioni tetaniche, i sussulti durante il sonno. Altri sintomi tipici sono le ipoestesie o anestesie, parestesie, formicolii, crampi, senso di freddo, iperestesie, nevralgie, cefalea ed emicranie.
- Nelle intossicazioni da composti organici (metil ed etil mercurio) che possono talora decorrere subdolamente prevalgono i disturbi della sensibilità quali parestesie, atassia, disartria, sordità: malattia di Minamata in Giappone per ingestione di pesce contaminato.
- Apparato digerente: gengivite e stomatite. Gengive arrossate, tumefatte, dolenti, facilmente sanguinanti, alito sgradevole, sapore metallico e ipersalivazione (scialorrea). Radiologicamente si può osservare una demineralizzazione degli alveoli che inizia vicino al colletto dei denti estendendosi poi verso la radice; piorrea alveolare, pus, caduta dei denti. La gengivite e la stomatite sarebbero causate dal Mercurio depositato nelle ghiandole salivari e riversato poi in bocca con la saliva. Oggi è assai raro il riscontro del classico orletto gengivale di colore grigiastro dovuto a deposizione del solfuro di mercurio che si formerebbe per azione dell’idrogeno solforato sviluppatosi a causa delle cattive condizioni igieniche del cavo orale.
- Alcuni pazienti possono accusare enterocoliti, gastrite, ipercloridrie, difficoltà digestive, anoressia.
- Il Mercurio può danneggiare l’apparato visivo: atrofia del nervo ottico, neurite ottica retrobulbare e nella intossicazione da metil ed etil mercurio, atrofia bilaterale della zona visiva della corteccia cerebrale con costrizione concentrica , dei campi visivi. E’ stata descritta anche una alterazione tipica del cristallino, bilaterale detta “mercurialentis” caratterizzata dalla presenza di un riflesso brunastro della capsula anteriore dovuto ad assorbimento di Mercurio dall’esterno attraverso la cornea. Tale modificazione, che non interferisce con la capacità visiva, insorgerebbe prima dei segni clinici e sarebbe dunque importante per fare diagnosi precoce.
- A livello cutaneo possono insorgere dermatiti di vario tipo : eritema papillare con lieve ipercheratosi in seguito a contatto con mercurio.
- Frequente è la compromissione del fegato.


ALLUMINIO

Sintomatologia :
I disturbi comprendono: pneumoconiosi, sequestro di fosfati dal tratto gastrointestinale con osteoporosi e rachitismo, reazioni cutanee, nefrite, epatopatie, coliti, ipereattività nei bambini, Alzheimer.


CADMIO

Sintomatologia :
Acuta:
- da inalazione: irritazione respiratoria con pleurite, dispnea, cianosi, febbre, tachicardia, nausea e edema polmonare.
- da ingestione: nausea, vomito, ipersalivazione, crampi addominali e diarrea.
Cronica:
ipertensione, anosmia, colorazione giallognola dei denti, enfisema, epatopatia, anemia ipocromica microcitica, disfunzione tubulare renale caratterizzata da proteinuria e aumentata escrezione urinaria di microglobuline, lesioni ossee e pseudofratture, predisposizione a cancro prostatico e laringeo.


ARSENICO

Sintomatologia:
gusto metallico, alitosi, agliosi, pirosi gastrica, vomito, diarrea anche emorragica, disidratazione, tachicardia, ipotensione, shock ipovolemico, danno epatico e renale, coma e convulsioni; può essere letale.
Le eruzioni cutanee (papule, ipercheratosi palmare e plantare, iperpigmentazione del tronco) sono compatibili con la intossicazione cronica.

Fonte: Dr. Sante Guido Zanella
336  General Category / Tutto ciò che vorremmo sapere sui metalli tossici e nessuno ci dice / Mercurio e Autismo: video del dott. Boyd Haley inserita:: Agosto 14, 2008, 12:26:17 pm
Post del 28/10/06

Lucia mi segnala:
ne approfitto per segnalare alcuni video del dott. Boyd Haley che parla di mercurio e autismo su Google Video, QUI

Grazie    ;)
337  General Category / Metalli Pesanti, Minerali / Ecco alcuni alimenti che contengono Nichel inserita:: Agosto 14, 2008, 12:20:11 pm


Nei soggetti allergici al Nichel con dermatite in atto o con orticaria l'assunzione tramite alimenti di questa sostanza può aggravare la dermatite o essere responsabile dell'orticaria. Evitare assolutamente di assumere cibi in scatola e di cucinare in pentole smaltate, in teflon o alluminio: usare esclusivamente stoviglie di vetro o di acciaio inox 100%
338  General Category / Tutto ciò che vorremmo sapere sui metalli tossici e nessuno ci dice / Studio sul bioaccumulo di metalli pesanti nel pelo dei roditori inserita:: Agosto 14, 2008, 12:10:04 pm
BIOACCUMULO DI METALLI PESANTI IN RENI, FEGATO E PELO DEL RODITORE APODEMUS SYLVATICUS IN QUATTRO SITI DELLA PROVINCIA DI MODENA

M.Marcheselli, M. Mauri, A.Bargellini

Dipartimento dí Biologia Animale, Università di Modena e Reggio Emilia.
Dipartimento dí Scienze Igienistiche, Microbiologiche e Biostatistiche, Università di Modena e Reggio Emilia



II bioaccumulo di alcuni metalli pesanti è stato studiato in rene, fegato e pelo del topo selvatico Apodemus sylvaticus (Rodentia) di 4 diversi siti situati nei comuni di Modena e Castelfranco Emilia. In particolare è stata concentrata l'attenzione sui principali metalli la cui emissione può essere associata al traffico veicolare (Cd, Cr, Cu, Mn, Ni, Pb e Zn), allo scopo di valutare questa specie, che ha un home range dí ampiezza modesta e si colloca nelle catene alimentari al primo livello di consumatori, come eventuale bioindicatore di esposizione alla contaminazione di origine antropica per la fauna selvatica stanziale. Un ulteriore obiettivo dello studio era costituito dalla valutazione della rispondenza del pelo degli animali ai requisiti richiesti a un tessuto bioaccumulatore, al pari dei più studiati a questo scopo, capelli umani. Infatti, tecniche non invasive per il prelievo di campioni biologici che non comportino l'uccisione dell'animale bioindicatore, possono essere meglio impiegate in progetti dí monitoraggio che riguardino la fauna selvatica ad alto livello dí organizzazione sia per ragioni etiche che di conservazione delle popolazioni naturali. Dei quattro siti, due (Oasi faunistica dí Manzolino e Ansa del Panaro, un terreno ad uso agricolo nei pressi dell'ansa del Panaro in località Sant'Ambrogio) sono stati scelti come siti di controllo perché lontani da centri abitati e da vie di comunicazione trafficate. Gli altri due siti, Villa Mellara e Via Emilia (un campo incolto nei pressi di un semaforo all'entrata di Castelfranco Emilia), risentono invece dell'inquinamento apportato prevalentemente dal traffico veicolare sulla vicina Via Emilia e dalle attività urbane. Contestualmente ai campionamenti biologici sono stati raccolti campioni del suolo dei rispettivi siti per le analisi della biodisponibilítà di metallo. I risultati ottenuti hanno permesso di caratterizzare nettamente í siti in esame. In particolare í siti urbani hanno evidenziato sia nei suoli che nei tessuti concentrazioni significativamente maggiori dí Cd, Ni, Pb e Zn rispetto ai sítí di controllo. Al contrario Cu e Mn, metalli solo debolmente liberati nell'ambiente dalle combustioni veicolari e più verosimilmente attribuibili a tecniche agricole sono risultati più bioaccumulati nei roditori provenienti dal sito Ansa del Panaro, dimostrando una significativa corrispondenza fra biodisponibilítà di metallo legata ai diversi tipi di pressione antropica e livello dí bioaccumulo. L'analisi dei metalli è stata effettuata con assorbimento atomico a fiamma per Cu, Mn e Zn e a fornetto dí grafite per Cd, Cr, Ni e Pb.
Gli organi testati di Apodemus sylvaticus hanno dimostrato di rispondere al metallo ambientale secondo le loro specifiche attitudini fisiologiche, confermando quanto riportato in letteratura per altri mammiferi ed evidenziando l'efficacia dell'uso di Apodemus sylvaticus come bioindicatore. I reni si sono dimostrati i migliori accumulatori per Cd, Cr e Pb, mentre Cu, Mn e Zn hanno mostrato le maggiori concentrazioni nel fegato. I peli sono risultati ottimi accumulatori di nichel rispetto agli altri organi e, nonostante Ie concentrazioni degli altri metalli siano risultate più basse rispetto a quelle riscontrate in fegato e reni, in generale i livelli di bioaccumulo nella matrice "peli" si presentano significativamente correlati con quelli degli altri tessuti, dimostrando la loro rispondenza ai requisiti di organo/tessuto bioindicatore. I risultati ottenuti confermano la possibilità di utilizzazione di micromammiferi come bioindicatore in aree antropizzate, ai fini del controllo e della pianificazione territoriale e uno spunto dí studio per l'impiego del pelo nella stima della biodisponibilítà di inquinanti ambientali per la fauna selvatica.

Fonte: AISETOV
339  General Category / Metalli Pesanti, Minerali / ALLUMINIO: come evitarlo? inserita:: Agosto 14, 2008, 12:02:52 pm
Post del 26/09/06

L'alluminio nuoce alla salute

Gli studiosi Claudia M. Reinke e Han Leuenberger dell'università di Basilea, sconsigliano l'assunzione non controllata di antiacidi contenenti alluminio Maalox, Mylanta, Riopan, Alka-Selzer, e altri ancora in quanto si è visto che ogni giorno ingeriamo molto più alluminio di quello tollerato dalla nostra salute.

L'alluminio oggi viene usato in grandissimi, enormi quantità sia nel campo alimentare, che in quello medicinale e cosmetico. Quando si pranza ad un ristorante, ad esempio, è molto facile che i cibi siano stati cotti in pentole di alluminio. Allo stesso modo anche i cibi contenuti nei contenitori argentati e nella carta stagnola sono contaminati.

L'alluminio è contenuto anche nella birra e nelle bevande gassate in lattina, di queste ne basta una al giorno per generare una minima intossicazione. Altri ricettacoli sono il latte, i succhi di frutta ed altri alimenti come la panna che in Italia è confezionato quasi esclusivamente in tetrapak, foderato internamente di alluminio. L'elenco dei cibi che contengono tracce di alluminio è ancora molto lungo, basti pensare agli sbiancanti usati per la farina che sono a base di allume di potassio. L'alluminio inoltre è contenuto anche in altri tipi di prodotti per l'igiene e negli stessi medicinali, ad esempio nei tubetti di dentifricio e nei contenitori di medicinali, nei deodoranti, nei rossetti, phard, matite.

L'eccessiva concentrazione di alluminio può dare intossicazione e può favorire persino il morbo di Alzheimer.
La maggior quantità di alluminio entra nel nostro organismo non con i cibi, ma con i farmaci, in quanto con i su citati antiacido possiamo assumere fino a 2 gr. di alluminio al giorno, mentre con i cibi possiamo arrivare al massimo 100 mg al dì. L'alluminio si fissa nei tessuti, e nel cervello, può portare ad un ammanco di fosfato e ad un impoverimento della massa ossea.

Gli esperimenti fatti sugli animali hanno mostrato che l'alluminio si accumula anche nell'utero e nel feto inoltre è stato ritrovato nel latte materno di nutrici che avevano assunto antiacidi. In Germania questo rapporto è stato preso seriamente per questo i produttori di antiacidi contenenti alluminio devono inserire un avvertimento, nelle informazioni per il paziente e questi farmaci non sono ammessi per le donne in gravidanza.

In altri Paesi come la Svizzera non è stata ancora presa alcuna misura e quei farmaci vengono ancora venduti liberamente. Swissmedic che è l'lstituto svizzero per gli agenti terapeutici segue da vicino gli ulteriori sviluppi di questa ricerca per decidere quali misure prendere in seguito.


Fonte:
Universität Basel (http://pages.unibas.ch/anglist/)
Donata Allegri
E-mail: donata.allegri@ecplanet.com




ALLUMINIO E SALUTE

Effetti sulla salute dell'alluminio
L'alluminio è uno dei metalli più ampiamente usati ed anche uno dei composti più frequentemente presenti nella crosta terrestre. A causa di cio', l'alluminio è comunemente noto come composto innoquo. Tuttavia, quando qualcuno viene esposto ad elevate concentrazioni, cio' può causare problemi di salute. La forma di alluminio solubile in acqua ha effetti nocivi, tali particelle sono chiamante ioni. Si trovano solitamente in una soluzione di alluminio insieme ad altri ioni, per esempio il cloruro di alluminio.

L'assunzione di alluminio può avvenire attraverso il cibo, attraverso la respirazione e tramite il contatto con la pelle. Un'assunzione continuata di concentrazioni significative di alluminio puo' provocare seri effetti sulla salute, come:

- danneggiamento del sistema nervoso centrale
- demenza
- perdita della memoria
- indebolimento
- severo tremore

L'alluminio costituisce un rischio in certi luoghi di lavoro, come le miniere, dove può essere presente nell'acqua. Le presone che lavorano nelle fabbriche dove si utilizza alluminio durante i processi di produzione possono riscontrare problemi ai polmoni quando respirano polvere di alluminio. L'alluminio può causare problemi ai pazienti di malattie renali quando entra nel corpo durante le dialisi renali.

L'inalazione di polvere di alluminio a di ossido di alluminio finemente divisa e è stata indicata come causa di danni polmoni e di fibrosi polmonare. Questo effetto, noto come malattia del rasoio, è complicato dalla presenza si silicio e di ossidi di ferro nell'aria inalata. Può anche essere implicato nella malattia dell'Alzheimer.

Effetti ambientali dell'alluminio
Gli effetti di alluminio sono stati portati alla nostra attenzione, soprattutto a causa di problemi d'acidificazione. L'alluminio può accumularsi in piante e causare problemi di salute per gli animali che consumano tali piante.

Le concentrazioni di alluminio sembrano essere più alte nei laghi acidificati. In questi laghi il numero di pesci e di anfibi sta diminuendo a causa delle reazioni degli ioni alluminio con le proteine nelle branchie dei pesci e negli embrioni delle rane.
Alte concentrazioni di alluminio causano non soltanto effetti sui pesci, ma anche su uccelli e su altri animali che mangiano i pesci e gli insetti contaminati e sugli animali che respirano alluminio attraverso l'aria. Le conseguenze sugli uccelli che mangiano i pesci contaminati consistono nell'assottigliamento dei gusci delle uova nella nascita di pulcini sotto peso. Le conseguenze sugli animali che respirano alluminio attraverso ll'aria possono essere problemi ai polmoni, perdita di peso e diminuzione dell'attività.

Un'altra effetto dell'alluminio negativo per l'ambiente è che i suoi ioni possono reagire con i fosfati, e cio' induce i fosfati ad essere meno disponibili per gli organismi acquatici.

Alte concentrazioni di alluminio possono essere presenti non soltanto in laghi acidificati e nell'aria, ma anche nell'acqua freatica di terreni acidificati. Ci sono forti prove sulla capacita' dell'alluminio di danneggiare le radici degli alberi quando sono situate in acqua freatica.

Fonti: http://www.lenntech.com/italiano/tavola-periodica-elementi/Al-it.htm
http://www.bio.unipd.it/~zatta/metals/DOCUMEN4.HTM
340  General Category / Metalli Pesanti, Minerali / Qualche notizia sul Polonio inserita:: Agosto 14, 2008, 11:49:26 am
Post del 26/11/06

Il Polonio è un elemento metallico radioattivo di simbolo Po e numero atomico 84, appartenente al gruppo 16 (o VIB) della tavola periodica. Fonde a 254 °C, bolle a 962 °C e ha densità relativa 9,4.

La sua scoperta si deve ai coniugi Marie Curie e Pierre Curie, resa pubblica il 20 aprile 1902. Chiamato anche "radio F", venne poi battezzato polonio in omaggio alla Polonia, terra natale di Marie Curie con l'intenzione di porre alla pubblica attenzione anche la lotta per l'indipendenza della Polonia, all'epoca provincia dell'impero russo. Fu in questo senso il primo elemento chimico a legarsi esplicitamente ad una controversia geopolitica.
Fu scoperto mentre questi cercavano la fonte della radioattività della pechblenda i cui campioni continuavano a manifestare radioattività anche dopo essere stati depurati dal radio e dall'uranio che essi contenevano.
È uno degli elementi della famiglia del decadimento radioattivo dell'uranio-radio ed è presente in minerali contenenti radio. Si trova in varie forme isotopiche di massa compresa tra 192 e 218. Il polonio 210, detto anche radio F, è l'unico isotopo presente in natura; ha tempo di dimezzamento di 138 giorni.
Poiché molti isotopi del polonio si disintegrano con emissione di particelle alfa, l'elemento viene ampiamente usato nella ricerca nucleare. Trova impiego anche negli strumenti per la stampa e la fotografia, in particolare per la fabbricazione di dispositivi che ionizzano l'aria.

È un metalloide radioattivo raro, chimicamente simile al tellurio e al bismuto, e si trova nei minerali di uranio. Si è preso in esame questo elemento per un possibile uso nel riscaldamento dei veicoli spaziali.

Questa sostanza radioattiva si scioglie facilmente in ambiente acido ma è difficilmente solubile in ambiente alcalino; il suo comportamento chimico è molto simile a quelli di bismuto e tellurio. Il polonio è un metallo volatile, di cui il 50% si vaporizza in aria dopo 45 ore a 328 K (55 °C). Non ha isotopi stabili ma oltre 50 isotopi instabili: è estremamente tossico e molto radioattivo. Il polonio è stato rinvenuto come contaminante nel fumo di tabacco e nei minerali di uranio.

Quando è mescolato in lega con berillio, il polonio può essere usato come sorgente di neutroni. Altri usi:

Questo elemento è stato usato in dispositivi per eliminare la carica statica nelle manifattura di stoffe, ma è stato rimpiazzato da sorgenti di raggi beta, più facilmente disponibili e meno pericolose.
Si usa su speciali spazzole che tolgono la polvere accumulata sui negativi fotografici. Il polonio in queste spazzole è sigillato e schermato in modo da minimizzare i rischi da radiazioni.

Il polonio-210
Questo isotopo del polonio è un emettitore alfa con una emivita di 138,39 giorni. Un milligrammo di tale metalloide emette lo stesso numero di particelle alfa di 5 grammi di radio. Il decadimento di questo elemento rilascia anche una grande quantità di energia: mezzo grammo di polonio-210, se viene termicamente isolato dall'ambiente, può raggiungere rapidamente temperature di oltre 750 K, e sviluppa circa 70 watt in energia termica. Pochi curie (gigabecquerel) di polonio-210 emettono una luminescenza blu dovuta all'eccitazione dell'aria circostante per effetto Compton. Poiché praticamente tutta la radiazione alfa viene facilmente bloccata dai normali contenitori e rilascia la sua energia appena colpisce una superficie, il polonio-210 è stato usato come una fonte di calore dal peso ridotto per alimentare celle termoelettriche nei satelliti artificiali, ma a causa della sua breve emivita il polonio-210 non poteva alimentare queste celle per tutta la vita utile di un satellite. Perciò questa applicazione è stata attualmente abbandonata.

Il polonio in natura è un elemento molto raro. Si trova nei minerali dell'uranio in concentrazione di circa 100 microgrammi per tonnellata, ovvero una parte su 1010. La sua abbondanza è circa lo 0,2% di quella del radio.

Nel 1934 un esperimento ha dimostrato la possiblità di produrre il polonio per bombardamento del bismuto con neutroni:

209Bi + n → 210Bi → 210Po + β-
in questo modo, il polonio può essere prodotto sfruttando i neutroni prodotti nei reattori nucleari in quantità dell'ordine dei milligrammi.

Sono noti 25 isotopi del polonio, tutti radioattivi, le cui masse atomiche variano da 194 a 218.

Il polonio-210 è l'isotopo più disponibile.

209Po (emivita: 103 anni) e 208Po (2,9 anni) possono essere prodotti tramite bombardamento del piombo o del bismuto con particelle alfa, protoni o deuteroni, sono tuttavia sintesi molto costose.

Il polonio è un elemento tossico, altamente radioattivo e pericoloso da manipolare, persino in quantitativi dell'ordine del milligrammo o meno. Le particelle alfa che emette danneggiano i tessuti dell'organismo.

Il limite massimo tollerabile di radioattività da ingestione del polonio è 1100 Bq (0,03 µCi), una quantità corrispondente a quella prodotta da 6,8 × 10-12 grammi (6,8 miliardesimi di milligrammo) di polonio. La massima concentrazione ammissibile di composti di polonio nell'aria è circa 7500 Bq/m3 (2 × 10-11 µCi/cm3).

Si ipotizza la morte della spia dissidente Alexander Litvinenko avvenuta il 23 novembre 2006 sia stata causata dal polonio, in particolare dall'isotopo 210. Tracce di polonio sono state individuate in diversi locali nei quali Litvinenko si trovava, in particolare in un Sushi bar. Litvinenko ha accusato direttamente il presidente Vladimir Putin come responsabile della sua morte.

Fonte: Wikipedia


Fonte: www.tg5.mediaset.it

Che cosa è il polonio 210 radioattivo

Deve il suo nome a Marie Curie che insieme al marito Pierre lo scoprì nel 1898. Uno strano elemento, molto radioattivo, che decise di chiamare polonio, in onore alla sua patria. Dal punto di vista chimico è un metalloide volatile, molto raro. Si trova solo nei minerali di uranio, in concentrazioni minime: per ricavarne un decimo di milligrammo, un granellino, bisogna scavare una tonnellata di minerale. L'isotopo 210, quello trovato oggi anche nelle urine di Mario Scaramella, è il più pericoloso tra quelli del polonio, soprattutto se viene ingerito o inalato. È infatti un emettitore alfa, una radiazione che, all'esterno del corpo, non riesce normalmente a penetrare lo strato di cellule morte della pelle. Ma se penetra nell'organismo, sciolto in una tazza di tè o su un pezzo di sushi, come sembra sia successo a Londra, o anche attraverso una ferita, inizia a bombardare dall'interno, con effetti devastanti. L'emissione è infatti intensissima: per fare un paragone con il radio - nell'immaginario la quintessenza della sostanza radioattiva - il polonio è 5000 volte più potente, e mezzo grammo di polonio 210 può sviluppare energia termica fino a 500 gradi. Pochi i laboratori che possono isolarlo, complicato reperirlo. E il polonio usato dai killer in Gran Bretagna può aver lasciato anche la traccia della miniera di provenienza: Canada, Sudafrica oppure - guarda caso - Russia.
341  General Category / Tutto ciò che vorremmo sapere sui metalli tossici e nessuno ci dice / Metalli pesanti e malattie neurologiche (in particolare SLA) inserita:: Agosto 14, 2008, 11:25:05 am
Pubblicato il 21/02/2006 -A cura di
Dott.ssa Fiamma Ferraro


Anche se non è certo possibile pensare che un accumulo di metalli pesanti sia la causa unica di numerose patologie del sistema nervoso, compresa la SLA (sarebbero necessari ulteriori studi sull'argomento), potrebbe trattarsi di un fattore negativo che si associa ad altre influenze nocive, aggravandole, oppure che peggiora uno stato di malattia già esistente. Cercare di accertare se vi sia un eventuale eccesso, eliminarlo almeno parzialmente e cercare perlomeno di evitare ulteriori accumuli non può che far bene.

Uno dei molteplici problemi legati alla nostra società "moderna" e tecnologicamente evoluta è il fatto che il nostro ambiente è impregnato di metalli pesanti (arsenico, piombo, nickel, alluminio, mercurio,cadmio ed altri)- a nostra insaputa. Purtroppo non c’è via di scampo; si trovano ovunque: nell'aria (tubi di scappamento, industrie), a volte nelle  pentole, pile, cosmetici, deodoranti, vaccini, otturazioni dentarie, alimenti, e a volte anche nell’acqua potabile.

Sull'argomento avevo già scritto in generale in un precedente intervento. Qui invece vorrei esaminare l'influsso nocivo di un eccesso di metalli pesanti su uno dei sistemi più delicati, quello nervoso, ed in particolare  in relazione ad una malattia, la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), la cui frequenza è quasi raddoppiata nel giro degli ultimi decenni.

Nel contemplare l’organismo umano è opportuno tenere presente che la fisiologia dell’uomo odierno è tutt’ora quasi invariata rispetto a quella dei nostri antenati di migliaia di anni fa, ed anche oggi non disponiamo di meccanismi di difesa in grado di proteggerci efficacemente contro i metalli pesanti; ne vengono eliminate quantità infinitesimali, e alcuni organismi li eliminano più efficacemente mentre in altri l’accumulo è più rapido. L’accumulo è progressivo nei tessuti e negli organi, a livello intracellulare, con effetti nocivi. Come se ciò non bastasse, quando oltre ai metalli pesanti sono presenti altre tossine, vi è un potenziamento reciproco, con un incremento notevole del livello di tossicità in generale.

La medicina allopatica da secoli descrive e tratta intossicazioni acute da metalli pesanti (l'esempio più noto è l'intossicazione da piombo, della quale si parlava già ai tempi degli antichi Romani), senza rendersi conto invece dei danni causati da un accumulo lieve ma cronico e costante dei medesimi. Due statistiche interessanti:

1. Nelle ossa degli scheletri di persone morte negli ultimi cinquanta anni il livello di piombo presente, rispetto a quello contenuto negli scheletri di persone morte nell’era preindustriale, è superiore di 500 volte.

2. Se si prelevasse un'otturazione dei denti a base di amalgama, che molti di noi hanno in bocca e la si gettasse in un lago, vi sarebbe, per eccesso di mercurio, un divieto di pesca, nuoto ed immersione nel lago in base alla legislazione di molti Stati.

Gradualmente iniziano ad emergere determinate statistiche: qualche anno fa, il Lancet (una rivista tra le più autorevoli in campo medico-scientifico) ha pubblicato uno studio che dimostrava una correlazione tra il morbo di Alzheimer ed un accumulo di alluminio nell’organismo. Altri studi invece dimostrano un collegamento tra la Sclerosi Multipla, l’Autismo e la presenza di mercurio, altri il nesso tra cadmio, piombo e SLA, altri infine l’effetto nocivo dei metalli pesanti sul sistema immunitario. Le cellule del cervello, data la loro importanza, godono di una particolare protezione, costituita dalla barriera emato-encefalica, che trattiene, non lasciandoli passare, molti veleni e sostanze nocive; la protezione non è però assoluta. Così ad esempio le molecole di mercurio sono talmente piccole che a quanto pare riescono ad attraversare la barriera: l’antica espressione popolare inglese "mad as a hatter" (matto come un cappellaio) deriva dal fatto che secoli fa chi confezionava i cappelli veniva a contatto con notevoli quantità di mercurio e dopo un po’ spesso dava segni di squilibrio mentale. Vi sono poi delle sostanze che indeboliscono e rendono la barriera più facilmente attraversabile, come ad esempio l’acido citrico ( di cui sono ad es. ricche le bibite come la Coca-Cola e la Fanta, per di più contenute in lattine d’alluminio che viene sciolto dall’acido!)

SINTOMATOLOGIA E REAZIONE DELL’ORGANISMO

La diagnosi di un accumulo tossico di metalli pesanti non è semplice; ci vuole un medico esperto ed informato. I sintomi a livello clinico sono generalmente molto vaghi: stanchezza, astenia, cefalea, depressione, nausea, disturbi intestinali, dolori addominali… Spesso uno di questi sintomi viene classificato e trattato con i farmaci consueti. Ad esempio, ci sono stati casi di "depressioni refrattarie a trattamenti farmacologici" causate da un accumulo di metalli pesanti; oppure casi di "gastrite" trattati per anni con "antiacidi" (che spesso contengono alluminio). Inoltre, paradossalmente, gli eccipienti di numerosi farmaci contengono metalli pesanti.

Ogni essere umano è un individuo unico: questo implica che la patogenesi della malattia in ognuno è un caso a sé. Per questo motivo, le manifestazioni e/o le malattie causate da un’intossicazione da metalli pesanti variano da persona a persona. Descrivo 3 casi dal mio studio:

1. Paziente affetto da asma allergico. Livelli altissimi di alluminio e nickel (contatti con questi metalli sul posto di lavoro).

2. Paziente in apparente buona salute; poco tempo dopo l’estrazione di otturazioni dentarie all’amalgama, comparsa di affezione cardiaca, deterioramento della vista, malessere generale. Livelli altissimi di mercurio. (Durante le estrazioni di otturazioni all’amalgama, se non sono fatte da dentisti molto esperti che seguono le necessarie precauzioni, possono essere rilasciate nell’organismo elevate quantità di mercurio.

3. Paziente affetto da Sclerosi Multipla in stadio avanzato. Comparsa dei primi sintomi qualche mese dopo una vaccinazione. Livelli altissimi di mercurio; fino ad alcuni anni fa il mercurio era contenuto, come conservante, in numerosi vaccini e molti hanno messo in relazione il grande aumento dell’autismo tra i bambini con l’accumulo di mercurio causato dalla serie di vaccinazioni consecutive alle quali è sottoposto nei primi mesi di vita il fragile organismo dei neonati. La dr. Amy Yasko, in America, ha un calendario d’appuntamenti pieno fino al 2010 perché, a quanto pare, sarebbe riuscita a risolvere tutti i casi di autismo da lei trattati con una particolare forma di disintossicazione dal mercurio.

 INTERPRETAZIONE DI QUESTI DATI NEL CONTESTO DELLA SLA

Sarebbe  scorretto sostenere che un accumulo di metalli pesanti sia LA causa unica di numerose patologie del sistema nervoso, compresa la SLA  (ci sarebbe comunque bisogno di ulteriori studi sul ruolo dei metalli pesanti nel contesto della SLA);  potrebbe però trattarsi di un fattore negativo che si unisce ad altre influenze nocive e  che peggiora uno stato di malattia già pre-esistente.

Mi è capitato non raramente di sentire colleghi rinomati dire: "Non ci credo alla storia dei metalli pesanti…" A mio avviso non si tratta di "credere" o "non credere"; è risaputo e dimostrato scientificamente che i metalli pesanti sono tossici per le cellule di qualsiasi organo o tessuto vivente ed in certi casi, in particolare in organismi già indeboliti o in cui la disintossicazione funziona meno bene, possono verificarsi le conseguenze ed effetti nocivi sopra-elencati.

Se poi si inseriscono nella banca-dati MEDLINE i termini "heavy metals" ed ALS si trovano numerosi studi che dimostrano l’esistenza di un collegamento.

Non vale forse la pena, nel contesto di una malattia aggressiva come la SLA, ed in cui i fattori eziologici sono tutt’ora sconosciuti, accertare se vi sia un accumulo eccessivo di metalli pesanti nell’organismo???

E’ noto che livelli eccessivi di metalli pur benefici ed indispensabili per l’organismo, come il ferro ed il rame, se presenti in eccesso (come avviene in caso di emocromatosi e morbo di Wilson), possono provocare danni a vari organi; è necessario quindi che anche i metalli benefici siano presenti in quantità non eccessive e nelle proporzioni giuste l’uno con l’altro. Come è possibile quindi pensare che non sia importante controllare la quantità presente nell’organismo di metalli tossici e che questi, anche se presenti in quantità persino superiori a quelle purtroppo oggi divenute "normali", non facciano comunque male e non sia necessario preoccuparsi di eliminarne almeno una parte ? Quali e quanti danni può provocare una loro presenza in quantità eccessiva? Nella SLA è noto il ruolo fondamentale che svolge l’enzima superossido dismutasi Cu -Zn (rame-zinco) SOD1; è noto anche l’antagonismo esistente tra questi due metalli, nel senso che un eccesso di rame ostacola l’assimilazione dello zinco e viceversa. Per i metalli nocivi si sa ad esempio che il mercurio è un antagonista dell’indispensabile selenio, sono note alcune altre interferenze ed antagonismi ma resta molto da imparare.

I LIVELLI DI METALLI PESANTI NEL CORPO UMANO

I metalli pesanti si depositano nei vari organi e tessuti; per questo motivo non è possibile determinare con precisione lo stato di intossicazione solo tramite un prelievo del sangue. E’ possibile misurare i livelli dei vari metalli pesanti da un’analisi del capello (a tale scopo bisogna sacrificare una ciocca di capelli). I capelli sono uno "specchio" dello stato dell’organismo; oltre al fatto che i metalli pesanti si accumulano nel capello, è anche possibile misurare i livelli di minerali ed elementi esenziali (effettuando il "mineralogramma" del capello) ed individuare eventuali carenze/eccessi di minerali. Ci sono vari laboratori specialistici presso i quali è possibile determinare i livelli presenti di metalli pesanti e minerali nell’organismo. Il test più attendibile (quello "da provocazione", effettuato misurando i livelli di metalli eliminati nell’urina dopo la somministrazione per iniezione di una consistente dose di EDTA, è da evitare in un organismo già indebolito come quello degli ammalati di SLA perché potrebbe costituire uno stress, pur temporaneo, non tollerabile.

Il livello "normale" di qualsiasi metallo pesante nell’organismo umano dovrebbe essere 0,00, dopodiché vi sono livelli "accettabili" e livelli tossici.

LA TERAPIA CHELANTE

Se si accerta la presenza di livelli tossici di metalli pesanti, il modo migliore per eliminarli consiste, per chi è ancora in uno stato di salute relativamente buono, nell’effettuare cicli di TERAPIA CHELANTE per via endovenosa. "Chelante" deriva dal Greco "cheles" (chele del granchio. Un agente chelante "intrappola" la molecola del metallo pesante, il quale viene eliminato dal corpo per via renale). L’agente chelante maggiormente utilizzato è l’EDTA (ha un nome chimico lunghissimo, ma si tratta di 4 molecole di aceto!).

La terapia chelante dovrebbe essere effettuata da un esperto in materia; ma a questo punto bisogna evidenziare un fatto di notevole rilevanza nel contesto della SLA. L’EDTA viene, nella terapia chelante classica, somministrato per via endovenosa. L’eliminazione dei metalli pesanti può provocare reazioni di disintossicazione, ed un organismo già provato ed indebolito potrebbe anche non sopportare tali reazioni, e ne risulterebbe un peggioramento della situazione globale.

In questi casi, è opportuno intraprendere una cura molto più blanda:

Agenti naturali con effetto chelante blando: clorella, acido ascorbico (Vitamina C), aglio, spirulina, tè verde, pectina. Alcuni metalli che, in quanità minime, sono indispnsabili per l’organismo, come lo zinco ed il selenio (si trovano in molti integratori alimentari) e svolgono un effetto favorevole anche contro i metalli pesanti.

EDTA in polvere, da assumere per via orale; si può ordinare presso varie farmacie (l’EDTA di solito si trova "legato" ad un’altra molecola, ad esempio, sodio –NaEDTA-,calcio –CaEDTA-, magnesio -MgEDTA- oppure potassio –KEDTA. In questo modo, si può somministrare per via orale (attenzione! Può essere irritante nel contesto di gastriti) oppure se ne può sciogliere 1 cucchiaino nell’acqua del bagno (i metalli pesanti, legati all’EDTA si possono anche eliminare attraverso la pelle, un organo in sé, deputato anche a processi di disintossicazione).

EDTA in supposta: l’effetto è già più potente rispetto all’EDTA in polvere; si può ordinare presso farmacie tedesche.


Glutatione: questa è una sostanza endogena deputata all’eliminazione di sostanze tossiche. E’ stato accertato che nella maggior parte delle malattie croniche, i livelli endogeni di questa sostanza sono bassi. Preparati per iniezioni a base di glutatione si trovano nelle farmacie italiane ( è necessaria una ricetta medica). L’effetto per via intramuscolare à molto blando (l’assorbimento è minimo) e più potente per via endovenosa.


L’EDTA può "non distinguere" un metallo pesante da un elemento fondamentale per l’organismo, eliminando vari minerali e vitamine oltre ai metalli pesanti. Per questo motivo è molto importante, durante e specialmente dopo un ciclo di terapia chelante, reintegrare vari elementi: le vitamine del gruppo B, magnesio, zinco, selenio, manganese, cromo ed altri

Durante la terapia chelante, è importante aumentare la quantità d’acqua assunta nell’arco delle 24 ore (fino ai 3 litri) per aiutare i reni nell’eliminazione dei metalli pesanti.

Per intraprendere una terapia chelante anche in forma blanda, è comunque opportuno –è necessario, per chi sia già ammalato- farsi consigliare da un esperto in materia ed è essenziale agire in accordo con il proprio medico curante. In linea generale, si possono intraprendere cicli di qualche mese varie volte all’anno, con 2-4 mesi di intervallo tra i cicli.

  EVITARE ULTERIORI DANNI DA METALLI

Oltre a cercare, con le cautele del caso, di eliminare i metalli accumulati, è di vitale importanza evitare di continuare ad avvelenarsi. Non possiamo purtroppo cambiare l’aria che respiriamo e tutti i veleni dell’ambiente circostante, e non è il caso di diventare troppo timorosi al riguardo. Vale però la pena di effettuare un minimo di sforzo per cercare di controllare l’ ambiente di casa e le sostanze che ingeriamo o sono a contatto immediato con il nostro corpo. Sono da scegliere con cure i materiali (vernici, rivestimenti ecc.) usati in casa, e soprattutto la qualità dell’acqua. Molte tubature, soprattutto se vecchie, rilasciano nell’acqua quantità notevoli di metalli pesanti. E’ vero che quasi nessuno beve più l’acqua del rubinetto, ma si continua in genere ad usarla per cucinare (minestre, caffè ecc.), ed è inoltre ingente la quantità di metalli che si può assorbire attraverso la pelle o inalare quando si fa il bagno o la doccia. E’ quindi consigliabile applicare ai rubinetti del bagno dei filtri che trattengano cloro e metalli.

Una quantità non trascurabile di alluminio e altri metalli nocivi è inoltre contenuta in vari preparati e cosmetici come deodoranti, anti-perspiranti (che in particolare nelle donne sono applicati in una zona molto delicata, e vi sono studi che ipotizzano un nesso tra il grande uso di anti-perspiranti e l’elevato tasso di tumori al seno tra le donne americane ).

In particolare gli ammalati di SLA dovrebbero cercare di evitare ogni contatto con il cadmio (spesso rilasciato nell’acqua dalle tubature). Segnalo a questo proposito uno studio pubblicato sulla rivista americana di Medicina del lavoro e dell’ambiente ( J Occup Environ Health 2001 Apr-Jun; 7 (2):109-12) sul caso di un operaio di un’industria di pile al cadmio, morto di SLA in cui, nel constatare il nesso tra la presenza di cadmio e la SLA nel caso in esame, si osserva che "il cadmio compromette la barriera emato-encefalica, riduce i livelli di rame e zinco e superossidodismutasi nel cervello e potenzia l’eccitotossicità del glutammato ".

Basta considerare che il meccanismo d’azione del più efficace preparato medico finora impiegato contro la SLA, il Riluzolo, consiste appunto nel contrastare l’accumulo di glutammato, per comprendere quanto danno possa procurare, in particolare a chi soffre di SLA, questo potenziamento dell’eccitotossicità del glutammato provocato dal cadmio ed anche, a quanto pare, dal piombo ed altri metalli tossici.

Ma sul problema del glutammato e di altre sostanze tossiche per le cellule del sistema nervoso scriverò in un prossimo intervento. Nel frattempo, a chi capisca bene l’inglese (purtroppo non conosco libri in italiano altrettanto esaurienti e di rigore scientifico equivalente ma vi sono vari siti interessanti che si possono trovare digitando su Google i termini glutammato monosodico aspartame e neurotossine), consiglio vivamente di leggere il libro del Neurochirurgo Dr. Russell Blaylock "Excitotoxins: The taste that kills" (eccitotossine, il gusto che uccide); lo si può ordinare tramite Internet.

Il maggiore esperto a livello mondiale sulla tematica della terapia chelante è il Dr. Gary Gordon. Il suo sito web di oltre 400 pagine (www.gordonresearch.con) è ricco di studi scientifici ed informazioni. Il sito della Società italiana di terapia chelante (SITeC) è www.ifa.it, quello della Accademia tedesca di terapia chelante (questa terapia è stata scoperta molti decenni fa in Germania), presso la quale ho effettuato la mia formazione in questo settore, è www.chelat.biz

Fonte
342  General Category / Tutto ciò che vorremmo sapere sui metalli tossici e nessuno ci dice / RUOLO DEGLI IONI METALLICI NELLE PATOLOGIE DEGENERATIVE CRONICHE inserita:: Agosto 14, 2008, 10:48:47 am
Post del 30/04/07

Questa è una ricerca del Consorzio Interuniversitario di Ricerca di Chimica dei Metalli nei sistemi biologici.

Riporto alcune righe tratte dal link:

Lo stress ossidativo nell’aggregazione proteica
Lo stress ossidativo è intrinsecamente associato ai processi neodegenerativi, ed è fortemente aumentato da una anormale omeostasi dei metalli nella cellula.

E’ interessante che il cervello pur rappresentando solo il 2-3 % della massa corporea totale, utilizza il 20 % dell’ossigeno totale consumato, generando H2O2tramite le ossidasi, oltre a vari conseguenti ROS. Tra i diversi ROS prodotti, il radicale OH è il più dannoso a causa della sua elevata reattività e della conseguente limitata diffusione.
La maggior parte dei radicali OH si origina a causa della reazione di Fenton tra metalli di transizione ridotti (ferro(II) o rame(I)) e H2O2; l’acido ascorbico o altri riducenti presenti nella cellula rigenerano la forma ridotta del metallo, portando alla produzione catalitica dei ROS tramiteun ciclo redox.
Metallo-enzimi come la Cu-ZnSOD citosolica e la MnSOD mitocondriale convertono il radicale superossido ad O2e H2O2, proteggendo dal danno ossidativo.
Dal momento che questi enzimi contengono ioni, esiste un delicato bilancio all’interno delle cellule tra specie dannose e protettive.
Si studierà l’effetto del più comune dei ROS (H2O2e O2) sull’integrità delle proteine coinvolte nelle malattie conformazionali.
La frammentazione delle catene polipeptidiche catalizzate dagli ioni dei metalli di transizione (Cu, Mn e Fe) legati alle proteine (beta-amiloide, beta2-microglobulina, prione ed alfa-sinucleina) ed in presenza di H2O2sarà investigata mediante ESI-MS ed altre tecniche (cromatografia, elettroforesi).

Quindi l’effetto ossidativo su di un singolo aminoacido, tirosina, metionina o istidina, sarà studiato per mezzo di costrutti proteici con variazioni puntiformi di questi amminoacidi.
Gli aspetti conformazionali dei frammenti identificati saranno determinati e confrontati con quelli della proteina WT.
Il contributo del beta-amiloide all’ossidazione dell’alfa-sinucleina sarà studiata in presenza di Cu(II) e di agenti riducenti (acido ascorbico). Negli ultimi anni sono stati scoperti antiossidanti in grado di diminuire il danno cerebrale indotto dai ROS in differenti modelli sperimentali.
La carnosina (b-alanil-L-istidina) ed i composti ad essa correlati, sono presenti nel sistema nervoso centrale in concentrazioni che variano da 0.7 a 10 mM, nel cervello dei mammiferi in base alle sue differenti regioni. Il metabolismo della carnosina è strettamente controllato: viene prodotta dall’enzima carnosin-sintetasi e degradata attraverso l’idrolisi del suo legame peptidico dalla carnosinasi.

Solo di recente è stata ottenuta tramite cDNA, la struttura primaria della carnosinasi, e poco è noto sul suo ruolo e sulla sua possibile regolazione, insieme alla carnosina sintetasi, dei livelli cerebrali di carnosina. In base a nostri precedenti risultati sull’attività antiossidante, antiglicante e chelante dei coniugati carnosina-ciclodestrina, nuovi derivati contenenti carnosina saranno sintetizzati.

Il trealosio sostituirà laciclodestrina, alla luce dei risultati relativi alla sua capacità di agire da antiaggregante. I nuovi composti saranno utilizzati come protettivi contro lo stress ossidativo causato da ROS. Saranno determinate le proprietà antiossidanti dei complessi del manganese con i derivati del SALEN, rispetto ai radicali idrossile prodotti da H2O2e dai metalli legati alle proteine (rame legato al prione, beta2-microglobulina, beta-amiloide ed alfa-sinucleina), cercando di migliorare, tramite la coniugazione con opportune biomolecole, la solubilità di questi composti che sono in fase clinica IIper il trattamento di AD.

Per cercare di trovare una correlazione tra l’insulto ossidativo e l’invecchiamento, verrano analizzate l’inibizione dell’attività di ferrochelatasi ed il livello di carnosinasi, che è noto diminuire con l’età.
343  General Category / Tutto ciò che vorremmo sapere sui metalli tossici e nessuno ci dice / Ecco i principali imputati della Sindrome del Golfo inserita:: Agosto 13, 2008, 09:21:37 pm
Post del 08/05/07

Uno studio presentato al congresso dell’American Academy of Neurology ha documentato come la patologia riscontrata in alcuni reduci comunemente chiamata “sindrome del Golfo” abbia dei riscontri obiettivi nell’alterazione di alcune importanti aree cerebrali.

Della sindrome del Golfo si cominciò a parlare anni fa, a seguito di un insieme di sintomi manifestati dai soldati USA veterani delle guerre nel Golfo, che vanno da dolori articolari a leucemie o immunodeficienze, da disturbi neurologici a malformazioni genetiche nella prole .

Mentre da alcune parti si nega ancora la validità clinica della sindrome, parlando di un’accozzaglia di sintomi disparati e chiamando in causa spiegazioni esclusivamente psicologiche legate a sindromi psichiatriche, come il disturbo da stress post-traumatico, da altre si ipotizza un reale danno fisico che sarebbe stato subito dai soldati, in particolare ma non esclusivamente, in occasione della prima guerra del Golfo.

I principali imputati sono l’uranio impoverito e il cocktail sperimentale di farmaci e vaccinazioni a cui i soldati impegnati nel Golfo sono stati esposti; ma si parla anche di esposizione a sostanze tossiche come il fumo dei pozzi di petrolio incendiati o ad armi chimiche avversarie a seguito della distruzione dei depositi. Esiste una lista di sintomi e patologie che vengono attribuiti alla sindrome del Golfo, e la diagnosi viene fatta in base alla presenza di un numero maggiore o minore di queste condizioni.

Nello studio riferito al congresso dell’American Academy of Neurology sono stati esaminati 36 veterani classificandoli in base alla presenza di più o meno di cinque dei sintomi della sindrome del Golfo. I soggetti sono quindi stati sottoposti a risonanza magnetica cerebrale, e questo esame ha evidenziato una riduzione del 5-6 per cento della massa cerebrale in corrispondenza di aree corticali coinvolte nelle funzioni del pensiero e dell’apprendimento nel gruppo dei veterani che presentavano un numero maggiore di sintomi. I dati sono rimasti significativi anche dopo aver tenuto conto degli effetti post-traumatici dello stress subito sul campo.

Il dato conferma i risultati di studi precedenti, che avevano mostrato differenze fisiologiche nei veterani, con abnorme presenza di sintomatologie più gravi, come la sclerosi laterale amiotrofica, nei soldati che avevano partecipato alla prima missione nel Golfo.
antonella sagone - 8 maggio 2007

Fonte: American Academy of Neurology 59° annual meeting, Boston, 28 aprile-5 maggio 2007
Il Pensiero Scientifico Editore
it.news.yahoo.com
344  General Category / Tutto ciò che vorremmo sapere sui metalli tossici e nessuno ci dice / VIDEO:Come il mercurio provoca la degenerazione dei neuroni inserita:: Agosto 13, 2008, 09:13:33 pm
Post del 22/06/07

Lucia del sito "i denti avvelenati" gestisce anche un blog e mi ha inviato tra i tantissimi documenti, anche questo video.

Viene spiegato e mostrato come il mercurio provoca la degenerazione dei neuroni

E' il famoso video realizzato dall' Università di Calgary, che mostra chiaramente l'effetto distruttivo del mercurio sui neuroni cerebrali.
Il video é in vendita presso il sito della IAOMT.

Fonte: identiavvelenati.com
345  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / Come bonificare il suolo dai metalli pesanti? Si ricorrerà ai vegetali inserita:: Agosto 13, 2008, 09:05:05 pm
Post del 17/07/07

di Emanuele Azzità

UN IMPORTANTE RISULTATO DEI RICERCATORI DELL'UNIVERSITA' AVOGRADO

Non solo l'atmosfera è inquinata, lo sono anche i terreni. Il problema avrà conseguenze in futuro. Gli effetti sulla vegetazione ricadranno sull'alimentazione di uomini e animali. Come bonificare il suolo? Si ricorrerà ai vegetali. Questo è in sintesi il risultato di una ricerca condotta da un gruppo di scienziati dell'Università di Alessandria impegnati su questo fronte da almeno dieci anni. L'inquinamento da metalli pesanti è molto diffuso, soprattutto nel nord Italia dove ci sono elevatissime concentrazioni di rame e arsenico. I metalli pesanti si chiamano, così perchè hanno un peso specifico superiore a 5 grammi per cm cubo.
Al gruppo appartengono anche lo zinco , il manganese, il cadmio, il piombo e il mercurio, la cui influenza negativa sulla salute umana e dell'ambiente è nota a tutti. L'alta concentrazione di metalli pesanti nel suolo è dovuta all'attività sia industriale che agricola. Il rame per esempio è da sempre impiegato nella coltura della vite, mentre l'arsenico ha largo impiego tra gli anticrittogamici. Alcune aree agricole sud-orientali della provincia di Alessandria presentano, con la provincia di Venezia e il Bangladesh, uno dei più elevati tassi di inquinamento del mondo. Nel paese asiatico le conseguenze sono devastati soprattutto per l'alto numero di tumori che colpisce i bambini. Lo studio che porta la firma dei professori Maria Cavaletto, Elisa Bona, Carlo Cattaneo, Paolo Cesaro, Francesco Marsano e della professoressa Graziella Berta è pubblicato sull'ultimo numero della rivista Proteomics. In sostanza si visto come la pianta della canapa (in paricolare il tipo Cannabis sativa) abbia la capacità di assorbire dal terreno il rame immagazzinandolo nelle foglie. La ricerca segue un'altra analoga pubblicata lo scorso anno su un'altra rivista scientifica (Chemosphere), condotta anche dalle Università di Genova e Torino, sull'impiego di un particolare tipo di felce (Pteris vittata) per l'estrazione dell'arsenico dai suoli inquinati da questo metallo. Il pioppo invece ha una notevole capacità di assorbire zinco. Tutti gli studi hanno messo in evidenza come la capacità delle diverse piante di assorbire gli elementi inquinanti si possa ulteriormente migliorare con funghi micorrizici. Questi funghi che integrano l'azione delle piante devono essere immessi nell'ambiente, ma in Val Borbera si trovano ancora spontanei. (17/07/07)

Fonte: agenfax.it
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