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Disegno di legge C. 1193
per la prevenzione delle malattie croniche degenerative
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421  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / INQUINAMENTO DA MERCURIO inserita:: Luglio 22, 2008, 11:32:32 pm
Post del 25/05/07

A cura di: Istituto sull'inquinamento atmosferico - IIA

Fatti recenti di attualità, come il drammatico inquinamento da mercurio nel triangolo industriale di Priolo-Agusta-Melilli, hanno portato all’attenzione dei cittadini gli effetti devastanti che questo elemento naturale può arrecare alla salute e agli ecosistemi qualora viene re-immesso impropriamente nell’ambiente. I primi fatti documentati di inquinamento da mercurio risalgono alla prima metà dell’800, durante la febbre dell’oro in Nord America; pratica ancora diffusa oggi in molti Paesi produttori d’oro come il Laos, Vietnam, Brasile, Tanzania e Venezuela. E’ impiegato massicciamente anche nei processi produttivi (es. impianti di soda caustica) e come componente di base di una vasta gamma di beni di largo consumo (es. devices elettronici, termometri, materiale ospedaliero). Attualmente su scala globale vengono rilasciate in atmosfera ca. 5000 tonnellate annue, di cui 2400 derivanti da attività industriali e il resto da sorgenti naturali. Il trend su scala globale è in crescita, soprattutto quelle rilasciate nei Paesi in forte via di sviluppo (es. Cina, India). Una volta emesso in atmosfera è depositato sui recettori terrestri e acquatici determinando un notevole impatto sulla catena alimentare. Nel corso degli ultimi sette anni, la Sezione di Rende dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR (CNR-IIA) ha condotto una serie di progetti internazionali ed Europei (http://www.cs.iia.cnr.it/) riguardante l’inquinamento da mercurio nelle regioni del Mediterraneo, dell’Artico e dell’Antartide. Il Position Paper sul Mercurio (PP) preparato per la Commissione Europea (http://europa.eu.int/comm/environment/air/) ha evidenziato quanto serio sia il problema per diversi gruppi di popolazioni Europee, e non, derivante dalla contaminazione da mercurio. Risultati recenti pubblicati dal CNR-IIA hanno evidenziato come l’area del Mediterraneo sia interessata da fenomeni diffusi di inquinamento da mercurio ben più maggiori di quelli riscontrati nelle aree industriali del Nord Europa e in altre parti del mondo. E’ stato ampiamente accertato che oltre ai fenomeni di trasporto su scala regionale e globale, i processi chimico-fisici che avvengono nella troposfera influiscono sulla forma chimica del mercurio e quindi sulla sua capacità di essere rimosso dall’atmosfera da processi di deposizione e di scambio all’interfaccia aria-acqua. Allo stato attuale delle nostre conoscenze sui vari aspetti riguardanti il ciclo del mercurio nella biosfera, ancora permangono irrisolti una serie di aspetti che rivestono un’importanza fondamentale nella definizione delle strategie (legislative) mirate a ridurre l’impatto di questo inquinante sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. E’importante approfondire la comprensione di tutti quei processi chimici, fisici, biologici e ambientali che influiscono sulle relazioni funzionali tra gli input atmosferici di mercurio agli oceani e i livelli di forme tossiche di mercurio (metilmercurio) riscontrate nel food web (es. pesci). Al fine di migliorare le nostre conoscenze sul ciclo del mercurio su scala regionale e globale, e quindi pervenire all’elaborazione di strategie idonee da implementare a medio e lungo termine, sono state inviate delle raccomandazioni sia alla Commissione Europea (nell’ambito del PP) che allo UNEP Govering Council del 2005 affinché venga incoraggiata e opportunamente supportata nel futuro la ricerca scientifica già intrapresa con successo in questi ultimi anni.

Fonte: www.cnr.it
422  General Category / Alimentazione, cibi contaminati da sostanze, controlli, ecc. / Allarme diossina, le scorie sulle nostre tavole inserita:: Luglio 22, 2008, 11:26:48 pm
25-05-2007

Maria Triassi, ordinaria di Igiene e Medicina preventiva all’Università Federico II, lancia l’allarme diossina.
“Il problema maggiore è rappresentato dai roghi dei rifiuti, per la diossina che viene sprigionata dalla combustione. Non solo. Le tanto attese piogge, poi, non fanno altro che far ricadere le sostanze tossiche sotto forma di pioggia acida. Ma la diossina è sprigionata anche dai rifiuti che stazionano sul terreno - aggiunge - I sacchetti di plastica, infatti, sono i principali responsabili della degradazione in diossina, scorie che vanno a finire nel terreno e che possiamo ritrovare sulle nostre tavole”.
 
D. In quanto tempo ci accorgeremo delle conseguenze?
R. Immediatamente, a causa dell’ingresso della sostanza direttamente nell’ecosistema. Già subiamo gli effetti a lungo termine dello sversamento selvaggio avvenuto oltre trent’anni fa.
D. Com’è possibile contenere l’emergenza?
R. I Comuni devono cercare soluzioni in autonomia. La raccolta differenziata e una maggiore sorveglianza sulla differenziazione dell’immondizia possono dare nell’immediato le prime risposte concrete. Non solo. Ogni amministrazione locale dovrebbe avere un proprio inceneritore: una strada percorribile attraverso consorzi su base provinciale o intercomunale.
D. Quali idee propone il mondo accademico?
R. Diversi atenei in Campania stanno sperimentando numerose soluzioni, ma, ripeto, è indispensabile che le amministrazioni locali comincino a ragionare in proprio, con una mentalità più propositiva e mirata alla soluzione dei problemi. Basta piangersi addosso. 

Fonte: denaro.it
423  General Category / Alimentazione, cibi contaminati da sostanze, controlli, ecc. / Pesticidi nel piatto 2007: quasi metà della frutta contaminata inserita:: Luglio 22, 2008, 11:23:25 pm
22/05/2007

Mele e uva le più inquinate. Endometriosi, infertilità e patologie riproduttive tra le malattie potenzialmente determinate dai fitofarmaci. Neonicotinoidi principali imputati della scomparsa delle api.

E’ la frutta la regina dei fitofarmaci, più “inquinata” rispetto alle verdure. Solo la metà dei campioni di frutta (54%) è infatti esente da residui di pesticidi, mentre i campioni decisamente irregolari si attestano sull’1,7%. Eclatante è il caso delle mele, frutto associato tradizionalmente alla salute, di cui solo il 39% è esente da pesticidi; il 30% dei campioni analizzati presenta più di un principio attivo e addirittura il 3,6% risulta irregolare. Su 253 campioni di uva analizzati poi, 3 risultano irregolari (1,2%), 80 regolari senza residuo (31,6%), 53 regolari con un residuo (21%) e ben 117 (pari al 46,2%) contaminati da più di un residuo.
Anche il 20% dei prodotti derivati risulta contaminato da uno o più principi attivi: un dato particolarmente significativo se si pensa che tra questi compaiono proprio quei prodotti tipici del made in Italy (come l’olio e il vino) e alcuni tra gli alimenti preferiti dai bambini come succhi di frutta e omogeneizzati. Oltre l’84% delle verdure analizzate risulta, invece, regolare e privo di residui chimici, il 15% presenta uno o più residui e l’1% è proprio irregolare.
Sono questi i risultati di Pesticidi nel piatto 2007 di Legambiente, dossier sulla presenza di residui chimici sull’ortofrutta realizzato sulla base dei dati forniti dai laboratori pubblici provinciali e regionali relativi alle analisi condotte nel corso del 2006, presentato oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione del direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante, di Francesco Panella, presidente UNAAPI (Unione nazionale associazioni apicoltori italiani), di Pietro Giulio Signorile, presidente AIE (Associazione Italiana Endometriosi) e di Rina Guadagnini, responsabile scientifico Agricoltura Legambiente.
In generale, la percentuale dei campioni irregolari di prodotti ortofrutticoli (cioè fuori legge per superamento dei limiti di concentrazione di residuo chimico o per uso di pesticidi non autorizzati) rimane invariata rispetto allo scorso anno (1,3%), e i campioni con più di un residuo diminuiscono leggermente (con un calo del 1,7 % rispetto alle percentuali dell’indagine del 2006). Il rapporto registra un lento ma graduale miglioramento, a testimonianza della maggiore attenzione da parte degli operatori agricoli alla salubrità dei cibi e alle richieste dei consumatori, sempre più favorevoli ai prodotti provenienti da un’agricoltura di qualità.
“Il costante anche se lento miglioramento dei dati – ha dichiarato Francesco Ferrante – conferma la validità delle nostre battaglie a favore di un’agricoltura di qualità, il più possibile sana, stagionale e legata al territorio. Purtroppo aumentano anche le evidenze scientifiche dei danni all’ambiente e all’organismo umano causati dall’abuso o uso improprio dei pesticidi. Per questo abbiamo voluto allargare la presentazione del dossier ai rappresentanti degli apicoltori – preoccupati per l’aumento del fenomeno della moria delle api, principali indicatori degli squilibri ambientali – e dell’associazione italiana endometriosi che da tempo denunciano i collegamenti sempre più evidenti tra la presenza di pesticidi e la diffusione di questa malattia che in Italia interessa il 4% dei 10.000 ricoveri femminili annui”.
Nel dettaglio, i campioni di prodotti ortofrutticoli e derivati analizzati nel corso del 2006 dai laboratori pubblici provinciali o regionali sono 10.493, con un aumento delle analisi effettuate pari a ben il 13% in più rispetto all’anno precedente. Anche quest’anno, risulta molto vario il comportamento delle regioni rispetto al numero di analisi effettuate e ai principi attivi ricercati, con il Molise che dichiara proprio di non svolgere le analisi.
Va sottolineato che la normativa vigente non considera ancora la questione del multiresiduo: la presenza contemporanea, entro i limiti di legge, di più principi attivi su uno stesso prodotto. Così, tra i campioni regolari, è da segnalare una fragola analizzata in Sicilia, che detiene il record di sostanze ritrovate con ben 8 principi attivi. Ancora la Sicilia registra un campione di pere con 7 sostanze presenti, mentre l’Arpa Campania segnala 5 residui contemporaneamente in un campione di limoni di Sorrento, mele, pesche, zucchine e vino. In Emilia Romagna spiccano 25 campioni di pere tutte con più di 5 residui contemporaneamente. Il Dipartimento provinciale di Roma ha rilevato 5 residui in un campione di mele provenienti da Napoli, mentre l’uva è il genere che più preoccupa secondo le analisi condotte in Puglia, con 5 e 6 residui contemporaneamente. Sempre in Puglia sono da segnalare i tre casi di olio d’oliva locale risultati irregolari. In Toscana è stato trovato un campione di pesche con 6 residui, ma è anche qui da segnalare il caso dell’uva, con diversi campioni contaminati da 5 pesticidi. Le analisi della provincia di Bolzano evidenziano 5 mele di provenienza locale con 5 residui e – ancora una volta – un campione di uva nera pugliese con 6 principi attivi. Stesso trend per le analisi condotte in Lombardia con due campioni di pere e uno di uva – tutti di origine italiana – con residui di 5 pesticidi diversi.
Le analisi condotte sui prodotti derivanti da agricoltura biologica sono ancora molto esigue. Il totale dei campioni bio analizzati in Italia è pari a 394, un dato molto scarso se paragonato agli oltre 10.500 campioni di agricoltura tradizionale. I dati relativi a queste analisi hanno perciò scarso valore statistico, soprattutto se si considera che 10 regioni su 15 fanno controlli su meno di 15 campioni.
I principi attivi più spesso riscontrati – sia nei campioni irregolari che in quelli regolari - sono Captano, Carbofuran, Chlorpirifos, Cyprodinil, Diclofluanide, Dimetoato, Ditiocarbammati, Endosulfan, Fenitrotion, Guazatina, Imazalil, Malathion, Metalaxil, Procimidone, Propargite, Propargite, Tiabendazolo, Tolclofos-metile.

Le api scomparse.
Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Albert Einstein

Legambiente e Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani hanno deciso di scrivere ai ministri della Salute e dell’Agricoltura al fine di sollecitarne l’attenzione sul preoccupante fenomeno – ormai drammaticamente evidente anche in Italia – della moria delle api a causa della diffusione di alcuni fitofarmaci sistemici in agricoltura.
I fitofarmaci in causa sono quelli contenenti molecole neonicotinoidi, che sin dalla loro introduzione in agricoltura in Francia, nel 1991, hanno espresso effetti letali sulle api, determinando dei pronunciamenti giudiziari che, in osservanza al principio di precauzione, hanno vietato l’uso di questi pesticidi su molte colture.
Legambiente e l’Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani si appellano quindi ai ministri Turco e De Castro affinché s’impegnino ad acquisire con celerità tutti gli elementi che stanno alla base delle denunce degli apicoltori italiani.
“Sarebbe un errore - ha dichiarato Francesco Panella – pensare alla moria delle api come a un problema solo per gli insetti o per gli apicoltori. Le api rappresentano infatti un sensibile indicatore di ben più rilevanti conseguenze all’insieme dell’equilibrio ambientale. E se un pesticida può risultare così dannoso per l’ape, riteniamo debbano essere approfonditi anche tutti i potenziali effetti sull’intera catena alimentare e quindi sull’uomo. Voglio ricordare che in Francia sono state emesse sentenze dal più alto organo giudiziario che confermano il mancato rispetto delle garanzie necessarie rispetto ai due principi attivi incriminati, mentre in Italia c’è stato un silenzio assordante in risposta a tutte le denuncie e agli allarmi espressi da diversi e autorevoli soggetti. Chiediamo quindi ai ministri di attivarsi per l’immediata sospensione dei preparati contenenti neonicotinoidi in agricoltura e di predisporre rapidamente tutte le procedure per rivedere l’autorizzazione dei principi attivi che non si limitino allo studio degli effetti immediati ma nel medio e lungo periodo per tutto l’insieme delle forme viventi”.

I pesticidi tra le possibili cause dell’endometriosi e dell’infertilità.
Alcuni princîpi attivi presenti nei pesticidi, sostanze bioaccumulabili e persistenti nell’ambiente, sono conosciuti per la loro attività di distruttori endocrini. E’ per questo motivo che aumentano le ragioni di chi lega l’endometriosi all’esposizione ai pesticidi, che arrivano nel nostro organismo principalmente attraverso l’alimentazione.
L’endometriosi è una malattia spesso dolorosa (60 % dei casi circa) fino a diventare anche invalidante per le donne che ne sono affette. In Italia è una patologia che interessa il 4% dei 10.000 ricoveri femminili annui. In tutto il mondo, l’endometriosi colpisce circa 89 milioni di donne e ragazze, senza distinzioni etniche o sociali. In queste donne l’incidenza di allergie, asma e sensibilità a sostanze chimiche è più alta rispetto al resto della popolazione ed inoltre le donne affette da endometriosi sono più a rischio per quanto riguarda le malattie autoimmuni e per alcuni tipi di cancro.
“Per aumentare la conoscenza di questa patologia – ha dichiarato Pietro Giulio Signorile - c’è ancora molto da fare, soprattutto per analizzare le varie cause che concorrono a determinarla. Fra queste, vari studi scientifici commissionati dall’OMS e dall’Unione Europea, hanno individuato cause ambientali come l’inquinamento chimico, da diossina, PCB e pesticidi. La correlazione tra le diossine i composti diossina-simili e alcuni principi contenuti nei fitofarmaci più utilizzati, da una parte, e l'endometriosi, dall'altra, è stata dimostrata finora su modelli animali, tanto che, prima l'OMS nel 1998 e poi la Scientific Commitee on Food dell'Unione Europea nel 2000, hanno incluso l'endometrio tra gli obiettivi più sensibili a questo tipo di inquinanti”.

Fonte: legambiente.com
424  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / MORIA DI API: colpa della contaminazione dei neonicotinoidi inserita:: Luglio 22, 2008, 11:10:46 pm
4 luglio 2007

Moria di api, Fai e UnaApi: Intervengano i ministeri competenti

Roma - “Riteniamo doveroso richiamare la vostra attenzione sul preoccupante fenomeno dello spopolamento di migliaia di alveari causato, inequivocabilmente, in occasione dell’annuale campagna si semina del mais i cui semi sono conciati con prodotti contenenti principi attivi sistemici, detti neonicotinoidi, la cui dispersione ha determinato una importante contaminazione ambientale risultata letale per le api”.
 
Questo è quanto si legge nella lettera congiunta che la Federazione apicoltori italiani (Fai) e l’Unione nazionale associazioni apicoltori italiani (UnaApi) hanno inviato ai ministeri della Salute, delle Politiche agricole, alimentari e forestali e dell’Ambiente chiedendo un maggiore impegno da parte delle istituzioni riguardo alla crescente moria di api che sta provocando seri danni al settore del miele. Risulta chiara la posizione delle due maggiori associazioni apistiche italiane riguardo l’implicazione dei neonicotinoidi, principi attivi che sono alla base di pesticidi sistemici prodotti dalla Bayer, dalla Basf e dalla Syngenta, nella moria dei preziosi insetti. Gaucho, Poncho, Actara, Cruiser, sono solo alcuni dei prodotti commercializzati in agricoltura a base di questi principi attivi la cui tossicità nei confronti dei preziosi insetti, è stata ampiamente dimostrata in molti studi di laboratorio. “Nella riunione organizzata dal ministero delle Politiche agricole lo scorso 13 giugno e alla quale sono state convocate tutte le organizzazioni di categoria – continuano le associazioni apistiche – abbiamo dovuto prender atto che le segnalazioni e gli studi che da anni sono stati resi noti ai dicasteri, non sono stati adeguatamente valutati”. 

Secondo la Fai e l’UnaApi la valutazione di queste sostanze infatti, “risulta ancora assolutamente carente e bisognosa di urgenti chiarimenti, soprattutto riguardo la mancata determinazione dei quozienti di rischio per i concianti”. A tal proposito, in seguito a numerose segnalazioni da parte delle associazioni apistiche e degli istituti di ricerca, il ministero delle Politiche agricole aveva dichiarato al VELINO che “sarebbero presto stati reperiti i fondi necessari per avviare una ricerca pubblica sulla reale implicazione dei neonicotinoidi nella moria di api”. Attualmente l’unica ricerca in corso rimane però quella finanziata dalla stessa Bayer, che detiene i diritti di esclusiva dei risultati e che, a distanza di mesi, ancora non ha reso noti. “Chiediamo un forte segnale di interesse da parte dei ministeri preposti in merito a una concreta azione di salvaguardia delle api e di tutti gli altri insetti utili”, proseguono le due associazioni di categoria ricordando che le api rappresentano un sensibile indicatore del reale stato di salute dell’ambiente e che da loro dipende la biodiversità dell’intero ecosistema. Le associazioni chiedono che sia valutata l’ipotesi di sospendere cautelativamente l’uso di questi prodotti così come già è avvenuto nel 2004 in Francia in seguito al verificarsi di importanti spopolamenti di alveari nel territorio. Ma, la decisione in merito, spetta al ministero della Salute, che ha il compito di valutare i rischi per l’uomo e per l’ambiente che possono derivare dall’uso di sostanze pesticide. 

“Il problema della moria delle api sarà oggetto di approfondita discussione ed esame da parte di un Gruppo di esperti della Commissione consultiva dei prodotti fitosanitari (Ccpf)”, fanno sapere dal Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti del ministero della Salute. Il 5 luglio si terrà infatti una riunione al ministero della Salute al quale le associazioni apistiche “non sono state invitate”, lamenta il presidente di UnApi Francesco Panella che denuncia al VELINO altri recenti casi di spopolamento dei preziosi insetti in provincia di Alessandria. “Le api hanno un comportamento strano, sembrano stordite”, spiega Panella. I sintomi sembrerebbero essere esattamente quelli che gli esperti italiani riconducono agli effetti provocati dai neonicotinoidi. Queste sostanze tossiche infatti agiscono sui centri nervosi degli insetti provocando uno stordimento tale da non permettere alle api il ritorno in alveare. In attesa di ulteriori sviluppi, il ministero della Salute, “invita le organizzazioni di rappresentanza degli agricoltori a voler assicurare, anche attraverso specifiche iniziative, una migliore sensibilizzazione dei propri iscritti circa l’uso corretto dei prodotti fitosanitari, nel rispetto delle condizioni di impiego fissate, soprattutto nel periodo della fioritura”.
Edoardo Spera
 
Fonte: ilvelino.it
425  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / L'acqua che esce dai rubinetti italiani contiene metalli pesanti inserita:: Luglio 22, 2008, 11:06:41 pm
11 luglio 2007

Tar del Lazio accoglie ricorso del Codacons

L'acqua che esce dai rubinetti italiani non è poi così pulita. Anzi spesso contiene metalli pesanti e tossici. Lo sostiene il Codacons, in risposta ad un articolo pubblicato oggi su "Il Corriere della Sera". Il Tar del Lazio ha infatti accolto il ricorso presentato dall'associazione contro il provvedimento di proroga del valore di soglia di alcune sostanze inquinanti (nelle acque potabili) adottato dai Ministeri della Salute e dell'Ambiente, e diretto ad orientare Regioni e Province Autonome. Il Tribunale Amministrativo ha anche ordinato al Ministro Turco di informare correttamente i cittadini sul grado di inquinamento delle acque destinate al consumo umano.

Le Regioni interessate dal provvedimento dei due Ministeri erano Campania, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia, Toscana, Puglia e le province autonome di Bolzano e Trento. L'iniziativa legale dell'associazione, attraverso una accurata relazione tecnica, ha permesso di scoprire (nell'acqua potabile di molte parti d'Italia) la presenza oltre i limiti di legge di alcune sostanze pericolose per la salute umana. Si va dai cloruri, al nichel, fino all'arsenico.

Sulla pericolosità dell'arsenico inutile soffermarsi. "L'etica e il buon senso di qualsiasi esperto in tossicologia - afferma il Codacons - obbligherebbero ad imporre al legislatore livelli per questo metallo i più bassi possibili nelle acque potabili". Anche per le altre sostanze rilevate appare evidente che dovrebbero essere pressochè assenti dall'acqua consumata ogni giorno: il nichel perché altamente allergico, i cloruri in quanto causa di neoplasia di vari organi, i trialometani perché nocivi per l'accrescimento del feto ed i fluoruri poiché l'assunzione quotidiana di fluoro attraverso le acque potabili favorisce l'osteoporosi nelle donne sopra i cinquant'anni.

Fonte: helpconsumatori.it
426  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / «Nell’acqua sostanze tossiche 100 volte superiori i limiti massimi» inserita:: Luglio 22, 2008, 10:56:24 pm
Post del 18/07/07

IN ANTEPRIMA LE ANALISI COMPLETE SULL'ACQUA POTABILE NEL PESCARESE.

BUSSI. Rifondazione comunista e il Wwf commissionano analisi chimiche sulle acque che beviamo ad un laboratorio privato. I risultati sono sconcertanti e gettano ombre pensanti sull’operato delle istituzioni fin qui. Dati che noi pubblichiamo integralmente e che meritano di essere conosciuti pur nella loro “difficoltà tecnica”.
Nel frattempo il deputato di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo ha presentato giovedì scorso un'interrogazione parlamentare indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Salute e al Ministro dell'Ambiente relativa alla presenza di sostanze pericolose per la salute umana nell'acqua che normalmente bevono, o comunque utilizzano, i cittadini della Val Pescara.

Dalla scoperta delle due discariche di rifiuti tossici e nocivi nel territorio di Bussi si è ampiamente espressa la preoccupazione di cittadini, comitati e associazioni rispetto alla eventuali conseguenze sui pozzi che si trovano a valle.

I DATI DELLE ANALISI IN SINTESI
Il veleno ha nomi complicati ma crea semplici ripercussioni all’organismo umano, conseguenze ampiamente provate scientificamente.
I parametri massimi previsti dalla legge variano a seconda della tipologia di acqua che si valuta: potabile o inquinamento delle falde.

Se l'inquinamento delle falde appare molto elevato (100 volte), l'acqua potabile -secondo i parametri di legge- ha degli sforamenti che superano spesso anche le 10 volte. Il che però ai fini della salute non è meno preoccupante.

La prima sostanza che si trova disciolta nell’acqua che sgorga dal nostro rubinetto (e che per giunta paghiamo carissima) contiene oltre 100 volte oltre i parametri massimi stabiliti per legge:
TRICLOROMETANO,
TRIBROMOMETANO,
DIBROMOCLOROMETANO,
BROMODICLOROMETANO,
TRICLOROETILENE,
DICLOROETILENE,
TETRACLOROETILENE,
TRICLOROETANO.


LE SOSTANZE TOSSICHE
Tra le sostanze tossiche risultate dalle analisi ci sono il Tetracloruro di Carbonio, il 1,1-dicloroetilene, il tetracloroetilene, l'esacloroetano, il metacrilonitrile e i trialometani.


- Il TETRACLORURO DI CARBONIO in località Torre de Passeri segna un picco di 41,17 microgrammi/litro, una concentrazione che supera anche di 10 volte i valori limite per l'acqua potabile in vigore negli Stati Uniti e fissati dall'Epa, l'Agenzia dell'Ambiente del Governo Statunitense (valore di 5 microgrammi/litro) e stabiliti dall'Organizzazione mondiale della sanità (4 microgrammi/litro).

- L'1,1-DICLOROETILENE è stato riscontrato in tutti i campionamenti nella media e bassa Val Pescara, con punte di concentrazione superiore ai 7 microgrammi/litro fissati come limite dall'Epa negli Stati Uniti (confronta 13,27 microgrammi/litro a Torre de Passeri).

- Il TETRACLORETILENE è stato riscontrato nella media e bassa Val Pescara, con concentrazioni (picco di 4,65 microgrammi/litro a Torre de Passeri) vicine alla soglia fissata per gli Stati Uniti dall'Environmental Protection Agency (5 microgrammi/litro, Drinking Water Standards and Health Advisories, United States Environmental Protection Agency, 2006).

- L'ESACLOROETANO è stato riscontrato in diversi siti con una concentrazione di picco di 0,721 microgrammi/litro. La scheda di sicurezza di questa sostanza della Carlo Erba prescrive, tra l'altro, di impedirne le infiltrazioni nelle acque superficiali, nelle fognature e nelle acque freatiche.
il metacrilonitrile è stato riscontrato in diversi campioni con picco di concentrazione di 4,58 microgrammi/litro.

- I TRIALOMETANI (Triclorometano, Tribromometano, dibromoclorometano Bromodiclorometano) sono stati rilevati con concentrazioni sempre vicine al limite di 30 microgrammi/litro fissato dal decreto legislativo n. 31 del 2001 ed in un punto (Chieti Scalo) tale limite è stato persino superato (con un valore complessivo di 33,66 microgrammi/litro).

PER L’APPROFONDIMENTO ECCO LE ANALISI COMPLETE DELLE ACQUE

Fonte: primadanoi.it
427  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / Oms: inquinamento ambiente uccide 4 milioni di bambini all'anno inserita:: Luglio 22, 2008, 10:44:07 pm
venerdì, 27 luglio 2007
 
GINEVRA (Reuters) - Quattro milioni di bambini sotto i cinque anni di età muoiono ogni anno nel mondo a causa del deterioramento ambientale, come l'inquinamento dell'aria e dell'acqua, e l'esposizione a prodotti chimici. Lo ha detto oggi l'Organizzazione mondiale della Sanità.

Avvelenamenti, gravi infezioni respiratorie, diarrea e la malaria portata dalle zanzare che si moltiplicano nelle acque sporche sono i principali responsabili del bilancio delle vittime, secondo quanto risulta da un rapporto tecnico dell'agenzia delle Nazioni Unite.

"E' una cosa che si era sempre riconosciuta intuitivamente, ma non c'erano mai state cifre esatte", ha detto in un colloquio con la stampa l'esperta dell'Oms Jenny Pronczuk

Secondo il rapporto circa il 30% delle malattie e delle morti per malattia possono essere attribuite a fattori ambientali.

Ma i prodotti chimici hanno effetti diversi sulla crescita dei bambini, e spesso gli effetti dell'esposizione a sostanze tossiche emergono solo più tardi nel corso dell'adolescenza, dice l'Oms nel rapporto redatto da 24 scienziati.

L'Africa è l'area con la maggior parte di malattie legate all'ambiente, seguita da parti del Sudest asiatico, ha detto Pronczuk
 
Fonte: today.reuters.it
428  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / Stampanti laser inquinano come le sigarette inserita:: Luglio 22, 2008, 10:40:31 pm
02 agosto 2007
La ricerca pubblicata sulla rivista dell'American Chemical Society


Emettono polveri ultrasottili nocive. L'aria degli uffici diventa così cinque volte più contaminata di quella esterna

STATI UNITI – Chi pensa che l’inquinamento atmosferico si trovi soltanto fuori dalla porta di casa, sbaglia. Lo smog si può produrre tra le pareti di uffici o abitazioni: basta azionare una stampante laser. Durante la stampa, lo strumento emette particelle ultrasottili nocive e così l’aria si riempie di sostanze volatili tossiche. Una ricerca scientifica australiana, pubblicata sulla rivista dell’American Chemical Society, ha messo in ansia impiegati e tecnici di macchine: attenzione lavorare accanto a una stampante (o fotocopiatrice) in funzione equivale a inalare fumi di sigaretta o a respirare gas di scarico di ingorgo stradale. Per i polmoni c’è poca differenza.

ARIA INTERNA - La scoperta di questa fonte inquinante è stata del tutto casuale, mentre i ricercatori studiavano un metodo per migliorare la ventilazione negli uffici, isolando le stanze dallo smog atmosferico, si sono accorti che l’aria interna era cinque volte più contaminata di quella esterna.

I TEST - Su 62 macchine laser testate, 17 sono risultate dei veri e propri veleni per l’ambiente, sei invece hanno un potere inquinante limitato, due emettono poche particelle, mentre 37 sono quasi «ecologiche». Un dato confortante: il 60% delle stampanti rispetta i parametri di Kyoto, ma cosa dire di quel 27% altamente tossico? Secondo Lidia Morawska, la ricercatrice che ha guidato la ricerca, tutto dipende dalla qualità di toner e cartucce. Non conta tanto la marca dello strumento (ne sono state esaminate varie tra cui Canon, Hp, Ricoh e Toshiba): quello che stabilisce se la stampante laser è pulita o meno è il modello, la composizione dell’inchiostro e anche il tipo di stampa che viene richiesta alla macchina (una foto, ad esmpio, scarica più inchiostro di un documento ed emette più pulviscolo).

LE NANOPOLVERI – Le nanoparticelle sprigionate da questi strumenti, se inalate, possono provocare disturbi di vario genere. Ovviamente gli effetti sulla salute sono ancora tutti da dimostrare. «Gli effetti dalle particelle ultrafini sulla salute – commenta la Morawska - dipendono dalla composizione delle particelle, e vanno dalla banale irritazione respiratoria alle malattie più serie, quali i problemi cardiovascolari o il cancro. Anche le concentrazioni molto piccole possono essere dannose. E dove le concentrazioni sono elevate il rischio è alto. Le particelle contengono massa e possono trasportare più tossine nel corpo ».

I CASI REGISTRATI – In Italia qualcuno si è già ammalato per colpa di una sostanza contenuta nei toner, il cosiddetto nerofumo (un’ammina aromatica). Un foggiano, Francesco Rollo, dopo 16 anni di lavoro a contatto con le fotocopiatrici, ha sviluppato il tumore dell’apparato urinario e ha denunciato la sua malattia su Internet. Un altro caso simile si è verificato a Torino (dopo 19 anni passati nella manutenzione delle macchine da ufficio) e ancora altri casi si sono verificati a Genova tra gli scaricatori di porto che spostavano i container di toner non perfettamente sigillati. E’ chiaro che la ricerca sugli effetti dannosi è agli inizi. Intanto un modo per difendersi da queste «ciminiere moderne» esiste: se si isola lo strumento in una stanza apposita e si aprono le finestre, le particelle ultrasottili si disperdono e il rischio diminuisce. Aspettando di togliere dal commercio le stampanti laser inquinanti, il rimedio è sempre la vecchia e buona boccata di aria fresca.
Paola Caruso

Fonte: corriere.it
429  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / Guerra chimica alle zanzare? Le vittime siamo tutti noi inserita:: Luglio 22, 2008, 08:38:30 pm
Post del 09/08/2007

Appello al Ministro della Salute ed al Ministro dell’Ambiente
per la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente.
Le sottoscritte Associazioni si appellano ai Ministri della Salute, Livia Turco, e dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, riguardo alla pratica sempre più diffusa ed incontrollata nelle città, nei condomini o nelle singole abitazioni, delle “disinfestazioni” con sostanze chimiche estremamente dannose alla salute, non solo umana, ma di tutti gli esseri viventi.

Le Associazioni rammentano ai Ministri che le attuali conoscenze scientifiche, in base alle quali l’uso dei pesticidi è sottoposto a qualche controllo in agricoltura, sono invece, per assurdo, del tutto disattese là dove maggiormente esse dovrebbero essere applicate: i centri abitati, i parchi e le aree protette. Esse chiedono dunque che le pratiche di disinfestazione, in particolare contro la zanzara tigre, vengano immediatamente sospese, in attesa di una appropriata regolamentazione.

Le disinfestazioni, aeree e non aeree, vengono eseguite ovunque, anche su richiesta di singoli, senza unanimità nei condomini, senza preavviso, e senza che vi sia modo per i vicini di tutelare se stessi e le loro proprietà dall’invasione di sostanze molto persistenti, talvolta di organosfosforici (non di rado sostanze anche vietate all’estero e più recentemente in Italia, come il Temephos), che andranno a depositarsi sulle piante e su ogni superficie circostante, costituendo per lungo tempo una concausa importante e scientificamente documentata di tumori (particolarmente nei più indifesi, i bambini), di malattie neurodegenerative, come Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla, e di danni al sistema endocrino e riproduttivo (sterilità, malformazioni neonatali, ecc. ecc., oltre che asma e allergie), tutte patologie in grave aumento negli ultimi anni proprio a causa dell’inquinamento chimico (vedi l’Espresso, 31/05/07).

Il tempo che intercorre tra l’esposizione e l’evidenza dei danni avvantaggia chi - senza il controllo di alcuna autorità - mette in atto questa “guerra chimica”, trascurando la tossicità cronica (accumulo nel tempo di sostanze tossiche in un organismo, che è causa di effetti mutageni, teratogeni e cancerogeni); sono tuttavia in aumento anche gli effetti a breve termine, più visibili, con avvelenamenti e ricoveri, e sono sempre più numerose le richieste di aiuto dei cittadini.

Le disinfestazioni vengono fatte con il beneplacito dei Comuni e molto più spesso proprio per loro iniziativa (mentre dovrebbe essere compito delle Amministrazioni tutelare i cittadini ed evitarne i comportamenti scorretti con l’informazione).
Gli interventi descritti si acutizzano in modo insostenibile in questa stagione, con il pretesto della lotta alla zanzara tigre, insetto che può sicuramente recare fastidio, ma che tuttavia non ha mai comportato rischi di malattie in Europa.

La zanzara può inoltre essere efficacemente combattuta con metodi dolci e naturali (vedi sito www.infozanzare.info), mentre la guerra chimica non ha mai eliminato il problema, nè mai potrà farlo.

In merito alla lotta alla zanzara tigre, le Associazioni firmatarie di questo appello si battono in modo particolare contro le nebulizzazioni aeree dei pesticidi, che aggravano il danno perché:

- diffondono i veleni a distanze incontrollabili;
- distruggono la preziosa biodiversità agendo su ogni specie vivente: insetti non nocivi quali farfalle, api, cicale, lucciole (non a caso oggi in estinzione), uccelli, animali domestici, ma in particolare proprio i predatori delle stesse zanzare (pipistrelli, libellule, gechi, uccelli insettivori); fanno dunque in modo che, se pure le zanzare vengono al momento controllate in un’area limitata, esse aumentino entro breve per mancanza dei loro predatori;
- agiscono sulle zanzare adulte creando in esse il fenomeno di “resistenza”, ovvero di assuefazione alla sostanza usata, che occorrerà usare in dosi sempre maggiori, a tutto danno della salute umana e della soprannominata biodiversità;
- contribuiscono ad inquinare le falde acquifere e le acque di superficie, depositandosi ovunque (119 i diversi tipi di pesticidi rinvenuti nelle acque italiane).


Esperti ed Associazioni sottolineano che la sola lotta alla zanzara che abbia efficacia è quella che agisce sulle larve, nei depositi di acqua dove le zanzare si riproducono; questa deve tuttavia essere eseguita con sostanze naturali, onde evitare l’inquinamento delle falde.


Le Associazioni firmatarie, facendo particolare riferimento al rispetto dei Diritti Umani, oltre che alla “Dichiarazione Internazionale sui Pericoli dell’Inquinamento chimico” presentata nel 2004 da Luc Montaigner all’UNESCO e all’articolo 32 della Costituzione Italiana, riguardante il Diritto alla Salute, attendono una pronta risposta al loro appello e che i Ministri si adoperino per sconfiggere una moda, basata sulla paura, sull’ignoranza e soprattutto sulla speculazione.

Firmato:


Comitato Scientifico EQUIVITA
Ambiente e/è Vita
VAS, Verdi, Ambiente e Società
LAC, Lega per l’Abolizione della Caccia
Uni-Lazio
Antidote-Europe
Animalisti Italiani
Movimento Ecologico Nazionale UNA
AMICA - Associazione per le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale
AIAB - Associazione italiana per l'agricoltura biologica
ACU- Associazione Consumatori Utenti
Gruppo GEVAM ONLUS - Guardie Ecozoofile Volontarie Associazione del Mediterraneo
INFORQUADRI - Federazione Naz. Quadri Informazione Scientifica e Ricerca –Roma
COMICONTROL - Comitato popolare di controllo dei Pubblici Poteri. Roma
ANCEA - Associazione Chimici ecologisti ed ambientalisti
ASSOCONSUMATORI - Associazione Nazionale Consumatori
EUROPEAN CONSUMERS - Consumatori d' Europa
ANCIS – SALUS
UVA - Unione Vegetariana Animalista
ZEA CENTRO STUDI
MAREVIVO
WWF
in rappresentanza anche di numerose altre Associazioni, Organizzazioni,
personalità del mondo della Scienza e singoli cittadini
(infozanzare.info)

Fonte: sabaudiain.it
430  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / Inquinamento: le polveri sottili favoriscono arteriosclerosi e tumori inserita:: Luglio 22, 2008, 07:59:44 pm
Post dello 01/09/07

L'esposizione prolungata ad agenti inquinanti, quali le polveri sottili, può favorire l'insorgere di tumori ed infarti.
E' il risultato di uno studio statunitense che sarà presentato ad Urbino, nel simposio internazionale Accent "I cambiamenti climatici e la variazione della composizione dell'atmosfera", organizzato dal Consiglio nazionale delle ricerche e dal Network Europeo Accent (Atmospheric composition change: the european network of excellence), in collaborazione con l'Università degli Studi di Urbino [HelpConsumatori.it].

Secondo la ricerca scientifica, le polveri sottili presenti nell'aria accelerano i processi legati a patologie cardiovascolari e tumorali."Ogni aumento di 10 μg/m3 di PM 2.5 (polveri di diametro inferiore a 2.5 micron) - spiega Francesco Forastiere del Dipartimento di Epidemiologia dell'Azienda sanitaria locale di Roma e presidente del Comitato Ambiente e salute della European Respiratory Society - comporta un incremento del 24% di incidenza di eventi cardiovascolari collegati all'arteriosclerosi e un incremento del 76%di morte per patologie cardiovascolari". "Questo studio condotto negli Usa e pubblicato sul New England Journal of Medicine - prosegue Forastiere - è confermato da un esperimento che mostra come ratti esposti all'aria di New York sviluppino arteriosclerosi molto più velocemente, e da altri studi epidemiologici condotti in varie parti del mondo. L'American Cancer Society ha analizzato un campione di circa 500.000 adulti dal 1982 al 1998: ogni aumento di 10 μg/m3 di PM 2.5 è associato ad una maggiore mortalità per tumori del polmone (+6%), malattie cardiovascolari (+9%) e respiratorie (+14%). Uno studio effettuato a Los Angeles riporta un aumento del 17% della mortalità per ogni incremento di 10 μg/m3 di PM 2.5. Studi europei confermano questi dati".

Durante il simposio si parlerà diffusamente dei rischi connessi ai cambiamenti del clima, tema sul quale si confronteranno i massimi esperti in materia. In particolare si discuterà delle possibili strategie comuni da attuare in Europa. "Per PM 2.5 e PM 10 - conclude Forastiere - è stata indicata dall'Organizzazione mondiale della sanità un valore guida rispettivamente di 10 e 20 μg/m3. Per dare un'idea, le grandi città italiane hanno valori intorno ai 40-45 μg/m3 per il PM 2.5 e 225-230 per il PM 10. Il paradosso è che a fronte delle raccomandazioni dell'Oms verrà votata a breve dal Parlamento europeo la proposta di una nuova legislazione volta a portare il limite per PM 2.5 a una concentrazione di 25 μg/m3 e per PM 10 a 40 μg/m3. Valori decisamente troppo elevati: secondo la European Respiratory Society, l'approvazione di questa nuova direttiva europea costituisce un grave passo indietro nella politica ambientale della Ue".

Fonte: helpconsumatori.it
431  General Category / Alimentazione, cibi contaminati da sostanze, controlli, ecc. / Diossina, stop Danone scatta l'allarme Uè inserita:: Luglio 22, 2008, 07:55:15 pm
Post del 08/09/07

Diossina nello yogurt.

La nuova crisi alimentare che si prepara ad agitare i sonni di consumatori e autorità europee, si è manifestata con un caso clamoroso che, purtroppo, è solo la punta di un iceberg dalle dimensioni molto più vaste. Il bubbone scoppia in una tranquilla giornata estiva, attraverso l'iniziativa di una filiale "periferica" della multinazionale Danone. È il 22 agosto e in Romania l'azienda interrompe bruscamente l'intera produzione di yogurt alla frutta.
La notizia fa il giro del mondo e a colpire sono le motivazioni di un provvedimento che ha pochi precedenti: sospetta contaminazione da diossina. A molti sembra un caso isolato, addirittura un provvedimento precauzionale, ma in realtà è uno dei primi atti di quella che abbiamo scoperto essere una vasta crisi alimentare. Da quello che II Salvagente ha ricostruito, infatti, emerge che la pericolosa sostanza - provatamente cancerogena - ha raggiunto un'enorme quantità di prodotti di vario tipo, per un tempo lunghissimo: almeno due anni.
Oltre allo yogurt, a partire dal 2006, potrebbero essere inquinati, anche in Italia, numerosi gelati industriali, dolciumi preconfezionati, vari prodotti surgelati, condimenti come il ketchup e la maionese, alcune carni, ma soprattutto, in quantità ancora più elevate, alimenti per diabetici, senza glutine e dimagranti.
Le diossine sono estremamente pericolose: oltre al cancro, provocano una lunga serie di danni, soprattutto al sistema riproduttivo. L'esposizione a questi agenti chimici, anche saltuaria e ridotta, va evitala nel modo più assoluto.
La crisi alimentare europea, quindi, assume dimensioni spaventose: una diffusa, massiccia, costante e prolungata esposizione a sostanze altamente tossiche. Il primo segnale A dare inizio al tam-tam di analisi e preoccupazioni è la Commissione europea, lo scorso 25 luglio, dopo la scoperta di una grande quantità di diossine, pentaclorofenolo e furano in un prodotto alimentare - probabilmente yogurt - in Germania, durante un controllo casuale.
La Commissione scopre che la contaminazione è dovuta a un additivo addensante, il guar gum (farina di guar), distribuito in esclusiva, in tutta Europa, da Unipektin, un'azienda svizzera.
Per ogni grammo di guar gum, ci sono 406 picogrammi di diossina il massimo consentito dalla Commissione europea, varia da 1 a 6 picogrammi, in relazione al tipo di prodotto. La Commissione adotta le procedure d'urgenza allarma tutti i paesi membri e ordina il ritiro di 117 partite di farina di guar, spedite in sette paesi europei: Francia, Austria, Inghilterra, Finlandia, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia Gli stock, però, sono già stati rivenduti in tutta Europa Senza dubbio, hanno raggiunto la Spagna e la Germania, che vengono coinvolte nell'operazione di ritiro. Passa un mese e la Danone rumena blocca anche le sue produzioni.
E in Italia? Le maggiori aziende italiane di gelati, prodotti dolciari, surgelati e condimenti, usano il guar.
Si trova dappertutto. Abbiamo chiesto informazioni dettagliate al ministero della Salute. Al momento in cui scriviamo, però, non abbiamo ricevuto risposta E le rassicurazioni di Danone Italia, che prende le distanze dalla sua gemella rumena, sembrano un po' affrettate: "La decisione presa in Romania è di tipo prudenziale. Escludiamo che il guar contaminato abbia raggiunto gli stabilimenti italiani. Sono mercati separati". Mercati separati?
La contaminazione appare davvero difficile da isolare. Unipektin, infatti, è l'unico importatore di guar in Europa, ed è lecito supporre che l'additivo inquinato, in un modo o nell'altro, abbia raggiunto anche il nostro paese. Oltretutto, la contaminazione non è limitata a 117 partite.
Unipektin, che importa il guar gum direttamente dall'India (l'8O per cento della produzione mondiale di guar è indiana), divulga comunicati inquietanti. Il 30 luglio, l'azienda sostiene che i prodotti contaminati sono "esemplari isolati, con un preciso numero di identificazione''. Ma il 3 agosto, non sa ancora quantificare il guar tossico. Il 7 agosto, il produttore indiano indicato come responsabile dell'incidente, India Glycols, pubblica un comunicato di "chiarimenti": "Riforniamo Unipektin da due anni. Le misure di sicurezza non prevedono accertamenti per le diossine. Unipektin non ha dichiarato quali sono i numeri di lotto contaminati. Non è escluso che la contaminazione sia avvenuta all'interno dei loro stabilimenti". Subito dopo, la grande azienda chimica indiana, che produce ogni anno 10 miliardi di tonnellate di pro- dotti a base di guar, entra in silenzio stampa e il sito inter- net viene oscurato. Nel frattempo, Unipektin interrompe la lavorazione del guar, blocca le importazioni da India Glycols e invia una commissione d'indagine in India Allo stesso tempo, campioni di tutti gli stock ricevuti da India Glycols a partire dal 2006 vengono fatti analizzate dal laboratorio Eurofin Analytik, ad Amburgo. Che il 10 agosto fornisce un responso. Terribile: anche per i prodotti importati in passato, "i test rivelano una presenza massiccia di pentaclorofenolo", la sostanza che veicola per le diossine.
Da allora, l'allarme assume dimensioni sempre più preoccupanti. Unipektin ordina numerose analisi: da un test all'altro, l'azienda si ritrova in un mare di diossina, senza riuscire a vederne la fine: "In base agli ultimi dati raccolti - si legge in un comunicato del 21 agosto - dobbiamo presumere che la contaminazione di guar gum non sia un incidente isolato. Fa parte di una contaminazione sistematica. I primi risultati rivelano che tutte le spedizioni da India Glycols a Unipektin presentano tracce di contaminazione, anche se con diversi gradi di concentrazione. Nessuna delle importazioni rispetta il limite massimo previsto dalla legge".

Insomma, il guar alla diossina circola per il mercato europeo, e in una miriade di prodotti alimentari, ormai da due anni.

In commercio, fra l'altro, si trovano prodotti a base di guar il grado di contaminazione sarebbe altissimo. Le conseguenze, devastanti. Un esempio? Fra gli effetti collaterali della diossina, c'è un aumento del rischio di diabete. Il guar gum è fra gli ingredienti principali di numerosi alimenti per diabetici.


Fonte: europass.parma.it
comedonchisciotte.org
432  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / I dieci luoghi più inquinati della Terra inserita:: Luglio 22, 2008, 07:44:09 pm
Il record spetta all'Asia:
Cina, India e Russia guidano la classifica
dei siti pericolosi per la salute

di CARLA RESCHIA
 
E' stata resa nota ieri dal rapporto 2007 del Blacksmith Institute, condotto in collaborazione con la Green Cross di Mikhail Gorbaciov, la triste classifica dei dieci luoghi più inquinati del pianeta. L'organizzazione ambientalista indipendente statunitense ogni anno individua i trenta siti che, nel mondo, sono più insalubri per la salute umana e in particolare per i bambini, in base a parametri che tengono conto sia della produzione industriale incontrollata, sia della spertimentazione di armi e dello sfruttamento minerario.

La maggior parte delle località inserite nella lista Dirty 30 si trova in Asia: Cina, India e Russia sono i Paesi più rappresentati. Tra queste vengono poi scelti da un gruppo di esperti internazionali, tra cui ricercatori della Johns Hopkins University, dell’ Hunter College, della Harvard University, dell’IIT di Delhi, dell’University of Idaho e del Mt. Sinai Hospital, i top ten «campioni» di inquinamento.

Nella lista quest' anno figurano Sumgait, in Azerbaijan; Linfen e Tianjin, in Cina; Sukinda e Vapi, in India; La Oroya, in Perù; Dzerzinsk e Norilsk, in Russia; Cernobyl in Ucraina e Kabwe, in Zambia. Sono in parte riconferme, in parte nuovi arrivi. Escono dai top ten, ma restano tra i primi trenta, Haina (Repubblica Dominicana), Ranipet (India), Mailuu Suu (Kirghizstan) e Rudnaya Pristan (Russia). Vi entra in cambio a pieno titolo il complesso industriale per la produzione del piombo di Tianjin, in Cina, considerato da solo responsabile della metà dell’inquinamento totale della regione.

Tra gli agenti tossici rilasciati in abbondanza nell'ambiente si trova in quantità massiccie il piombo, una sostanza additata fra le più pericolose per lo sviluppo intellettuale dei bambini. Preso in considerazione per la prima volta anche il centro di Vapi, in India, un esempio di sfruttamento industriale «selvaggio»: più di 50 fabbriche che contaminano il suolo e la falda freatica locale con pesticidi, PCB, cromo, mercurio, piombo e cadmio. La quantità di mercurio presente nella falda freatica di Vapi è 96 volte più alta di quella raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. C'è poi il centro minerario di Sukida, anch'esso in India, dove si concentrano oltre il 97% degli scarichi di cromo del Paese, rilasciati nelle riserve di acqua potabile da dodici miniere sfruttate senza il minimo controllo ambientale. Sumgait, in Azerbaijan, è un lascito dell’ex Unione Sovietica: un complesso industriale che inquina la regione con prodotti chimici industriali e metalli pesanti. Il risultato è un tasso di tumori dal 22% al 51% più elevato della media del Paese. Particolare allarme desta l'alto numero di mutazioni genetiche registrato fra i neonati.
 
Fonte: lastampa.it
433  General Category / Salute e Ambiente, Lavoro, ecc. / I danni delle concerie sull'uomo inserita:: Luglio 22, 2008, 07:40:19 pm
Le concerie moderne usano una varietà di sostanze tossiche per fermare la decomposizione, tra cui sali minerali (cromo, alluminio, ferro e zirconio), formaldeide, derivati del carbone e vari olii e solventi, alcuni di essi a base di sostanze cianiche.
Il Centro per il Controllo delle Malattie di Atlanta ha rilevato che l’incidenza di casi di leucemia tra cittadini residenti nelle vicinanze di una conceria è di cinque volte superiore alla media nazionale.
Secondo uno studio del Dipartimento della Sanità di New York, oltre la metà delle persone affette da cancro testicolare lavorano in una conceria.


“Mentre le mucche venivano caricate, ho sentito una di loro che rigurgitava il proprio sangue. Era legata ad un’altra mucca mediante una corda inserita in un anello applicato al naso. Il costante attrito dei ganci aveva provocato la lesione del naso ed il sangue continuava a colarle sulla faccia”.
Inviato della PeTA in India www.peta.it/cam.htm

Fonte: lapecoranera.splinder.com  
434  General Category / Alimentazione, cibi contaminati da sostanze, controlli, ecc. / AFLATOSSINE – un pericolo per la nostra salute inserita:: Luglio 22, 2008, 07:18:45 pm
I parametri di sicurezza di un prodotto alimentare derivano dalla emancipazione che il prodotto ha raggiunto da radioattività, metalli pesanti, batteri , insetti, parassiti animali e micotossine, di cui le aflatossine fanno parte.

Ma cosa sono le Aflatossine?
Per saperne di più abbiamo consultato alcuni siti specialistici che trattano l’argomento ed abbiamo fatto scoperte davvero interessanti.
Esse rientrano tra i metaboliti tossici che esercitano un’azione mutagena, teratogena e cancerogena. Rappresentano, in parole povere, un veleno soprattutto per il fegato sul quale producono danni a volte irreversibili.

Sono prodotte da muffe e funghi del tipo Aspergillus e si formano, in condizioni di alta temperatura e umidità, scarsità d’acqua, presenza d’insetti, concimazione non conforme del terreno, su prodotti come mais e latte, di primaria importanza per l’alimentazione umana e animale.

La contaminazione del prodotto, può avvenire nel percorso che dalla coltivazione porta al raccolto, trasformazione e conservazione in deposito.

Sono note le Aflatossine B2 e la B1, agente cancerogeno genotossico che, durante il processo digestivo dell’animale che si nutre di mais contaminato, viene trasformata nell’Aflatossina M1, che transita nel latte prodotto dagli animali.

Per prevenire il rischio di sviluppo delle citate micotossine, è importante attenersi alle linee guida che la Comunità Europea ha diramato al riguardo che stabiliscono, tra l’altro, la quantità massima di Aflatossima M1 che può essere contenuta nel latte, oltre la quale il prodotto deve essere ritirato dal mercato.

La problematica, che coinvolge non solo alimenti come mais e latte, ma anche bevande e cibi che tutti i giorni sono sulle nostre tavole, come arachidi, frutta secca e granoturco, dovrebbe essere seguita con particolare attenzione e severità per ridurre al minimo la presenza di tali sostanza velenose nei cibi destinati anche ai bambini. (04/10/07)di D.T.

Fonte: blogscienze.com
435  General Category / Come Disintossicarsi / VERA STEJSKAL: per disintossicarsi prima occorre rimuovere le fonti tossiche inserita:: Luglio 18, 2008, 02:22:55 pm
Un'amica iscritta al forum mi ha fatto leggere 3 pagine di un libro che contiene molte altre cose interessantissime,
dove è riportato lo studio dell'immunologa VERA STEJSKAL (la "mamma" del test MELISA)
sugli effetti del sovraccarico delle sostanze xenobiotiche nell'organismo.



Nella terza pagina ho sottolineato il punto in cui specifica che
PER RIUSCIRE A DISINTOSSICARSI, BISOGNA PRIMA ELIMINARE LE FONTI TOSSICHE
E SOLO SUCCESSIVAMENTE SI POTRA' INIZIARE UNA TERAPIA DISINTOSSICANTE
PER OTTENERE I RISULTATI SPERATI.




Il ruolo dei metalli nelle patologie autoimmuni
e la correlazione con la neuroendocrinologia

Jenny Stejskal, Università della Salute di Linkoeping, Svezia
Vera DM Stejskal, Dipartimento di Chimica Clinica,
Ospedale Danderyd e Istituto Karolinska, Stoccolma, Svezia


Contatti: Vera Stejskal, professore associato di Immunologia
Dipartimento di Chimica Clinica, Ospedale Danderyd
182 88 Danderyd, Svezia
tel. 0046 8 7552315 - fax 0046 8 7550464       
vera.melisa@swipnet.se
Neuroendocrinology Letters 1999; 20:351-364


Abstract
La letteratura scientifica attualmente disponibile indica un rischio di patologie autoimmunitarie nell’uomo, indotte da metalli. Le patologie da metalli potrebbero essere dovute a meccanismi tossici o allergici dove entrambi possono avere un ruolo. I fattori principali decisivi nelle patologie indotte da metalli sono le esposizioni e la predisposizione genetica che determinano la capacità individuale di disintossicazione e la sensibilità verso i metalli. Questo articolo fa una revisione dei possibili meccanismi che possono avere un ruolo nelle patologie autoimmunitarie indotte da metalli, con una particolare attenzione alla Sclerosi Multipla, all’Artrite Reumatoide e alla Sclerosi Laterale Amiotrofica. Abbiamo trattato anche il ruolo dei cambiamenti indotti dall’infiammazione nell’asse ipotalamico-pituitario-adrenalinico come possibile spiegazione della stanchezza, della depressione e degli altri sintomi psicosomatici osservati in queste patologie. Poiché la sensibilizzazione indotta da metalli potrebbe essere indotta da esposizioni croniche a basse dosi, l’approccio tossicologico convenzionale, che confronta le concentrazioni dei metalli nelle autopsie dei cervelli, nelle biopsie di organi e nei fluidi corporei di pazienti e di casi sani nei gruppi di controllo, potrebbe non fornire risposte sulla correlazione tra metalli e patologie. A questo scopo sono preferibili studi longitudinali di pazienti sensibili a metalli rispetto agli studi tradizionali su casi e gruppi di controllo.

Fonte: infoamica.it
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