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211  General Category / PREVENZIONE E RIMEDI NATURALI / I RIMEDI DI PRIMAVERA inserita:: Settembre 05, 2008, 10:59:52 pm
Contro i pollini usiamo il polline

La pollinosi allergica (rinite e asma bronchiale) si può curare con terapie naturali, riducendo al minimo l'uso di farmaci come cortisone, che ha un forte impatto farmacologico e che a lungo andare può anche creare assuefazione e tossicità.

E´ utile fare una cura preventiva desensibilizzante con il polline entomofilo, cioè quello estratto dagli insetti, che ha un´azione curativa sul polline anemofilo, cioè quello trasportato dal vento e responsabile di allergie.
Come mai?
L'ape, quando visita un fiore, raccoglie del polline che poi umidifica e impasta con la saliva e il nettare, ottenendo due pallottoline di forma sferica che deposita nel suo alveare. Il polline così ottenuto, chiamato entomofilo, presenta caratteristiche diverse rispetto al polline trasportato dal vento. Gli enzimi digestivi delle api precipitano infatti alcuni allergeni e rendono questo polline protettivo contro i pollini anemofili, stimolando il sistema immunitario intestinale. Affinché questa cura abbia effetto contro la pollinosi bisogna assumere 2 cucchiani di polline al mattino almeno un mese prima della stagione pollinica. Il polline va masticato a lungo. Si può trovare in erboristeria o farmacia.
Anche il limone è molto indicato per prevenire la pollinosi. E´ infatti molto ricco di vitamina C che ha una funzione antiallergica e stabilizzante dei mastociti. Oltre ad assumere quotidianamente due bicchieri di spremuta di limone, è anche utile inalarne il succo per rinforzare le prime vie respiratorie, liberandole dal catarro e dal muco. Spremete mezzo limone in una tazzina da caffè e fate inalazioni binarinali, cioè prima con una narice e poi con l´altra.


Primavera, tempo di disintossicazione

All´inizio della primavera è utile fare una cura per disintossicarsi da un´alimentazione ricca di grassi e calorie e da una vita eccessivamente sedentaria.

Consiglio succhi di carciofo e di tarassaco (acquistabili in erboristeria) che hanno un´azione depurativa.
Berne un terzo di bicchiere prima dei pasti, associandovi un´alimentazione sobria. Utile cominciare i pasti con un´insalata di tarassaco condita con olio extravergine d´oliva e limone.
Il tarassaco, conosciuto anche come dente di leone, è ritenuto il più completo tra le cicorie selvatiche: i suoi fiori e le sue foglie sono infatti ricchi di vitamine, calcio e ferro. Il tarassaco è per questo considerato un mineralizzante, un depurativo del sangue e un ricostituente generale.
In questa stagione potete trovare il tarassaco nei prati in campagna, ma anche nei parchi di città. Dopo esservi accertati che non siano stati utilizzati pesticidi, cogliete le foglie più tenere, lavatele ripetutamente e usatele in insalata.
Per far ritornare il vostro corpo in forma dopo il periodo invernale, vi consiglio anche di dedicarvi a un´attività fisica all´aria aperta. Per tanti mesi siamo stati rinchiusi in casa, adesso è la stagione per rinvigorire il nostro corpo. Vi illustro alcuni esercizi che potete fare in giardino, sul balcone o in un parco comunale:
TORSIONE LATERALE: lasciando le braccia molli come delle campane ci si volta all´indietro a destra e a sinistra, fissando sempre uno stesso punto. Serve per la mobilizzazione della colonna vertebrale.
CIRCONDUZIONI CON LE GAMBE: in posizione eretta sollevate una gamba e fatela roteare. Ogni tre circonduzioni date un calcio verso l´aria. Fate lo stesso con l´altra gamba.


Come vincere la spossatezza primaverile

In questa stagione ci sentiamo spesso stanchi. Non preoccupiamoci: non siamo malati. Il nostro corpo cerca semplicemente di recuperare tutte le energie dissipate nei mesi invernali più rigidi.

È bene assecondarlo, curando bene il riposo notturno. Utile in questo caso una tisana di camomilla lasciata in infusione un´ora.
Se proprio ci sentiamo spossati possiamo aiutare il nostro corpo a recuperare energie con un sciroppo a base di mela, pappa reale ed eleuterococco.
Prendete 100g. di succo di mela, aggiungetevi 10g. di pappa reale e 10g. di tintura madre di eleuteroccocco e mescolate bene. Assumete 2 cucchiai al mattino dello sciroppo così ottenuto (che potete anche far preparare al farmacista). Contro la spossatezza consiglio anche la pappa reale. Prendetene un misurino al mattino appena svegli in due cicli da 25 giorni.
Ottimo, soprattutto per i soggetti magri, è anche il polline: assumerne 3 cucchiaini al giorno in cicli di 25 giorni. Si tratta di cure polivitaminiche e rimineralizzanti. Nel polline e nella pappa reale si trovano inoltre vari stimolatori di crescita.


Cellulite addio

Ormai è tempo di lasciare negli armadi i vestiti pesanti. Il tepore primaverile ci inviata a spogliarci, ed ecco che i piccoli inestetismi, mascherati nell´inverno da ampi maglioni, balzano all´occhio.

La cellulite è senza dubbio ciò che più preoccupa le donne in vista dell´estate.
Come combatterla? La cellulite è dovuta a un ristagno linfatico connettivale e per sconfiggerla non basta semplicemente applicare fanghi. Questi certamente aiutano, ma hanno un´efficacia modesta se non li uniamo ad altre pratiche.
E´ innanzitutto necessario prendere un buon fitoterapico. Vi sono vari drenanti naturali:
la gramigna. Questa pianta, da sempre conosciuta per le sue caratteristiche di infestante e per questo erroneamente disprezzata, è in realtà la pianta depurativa per eccellenza: in campagna tutti gli animali che hanno fatto indigestione la cercano per depurarsi. È fortemente diuretica. Si può assumere o la tintuna madre di gramigna (10 gocce tre volte al giorno sciolta in un bicchiere d´acqua) o la tisana concentrata di gramigna (3 tazze al dì).
il succo di betulla (una fiala o due cucchiaini tre volte al dì).
la tisana di spirea ulmaria. I fiori della spirea ulmaria sono molto ricchi di acido salicilico che ha un effetto uricosurico, cioè facilita l´eliminazione dell´acido urico dal sangue (3 tazze al dì).
E´ inoltre indispensabile combattere la cellulite anche a tavola con un'alimentazione molto ricca di potassio e povera di sodio in quanto il sodio ha un'azione di ritenzione idrica. Da evitare allora i cibi salati e conservati. Da prediligere invece i cibi freschi che, secondo recenti studi, hanno un centesimo del dosaggio di sodio rispetto ai cibi in scatola. Vi consiglio di mangiare molti ortaggi, frutta e cereali di tipo integrale in quanto questi alimenti sono ricchi di sostanze utili (fibre, minerali, oligoelementi e vitamine del gruppo B) per sconfiggere la cellulite.


Primavera tempo di tarassaco

Il tarassaco è una pianta con una radice a fittone, molto amara, con foglie roncinate (seghettate) e con fiori gialli che poi si trasformano in pappi setolosi soffiati in primavera dai bambini.

Spesso vi sarà capitato in questa stagione di vederlo in parchi o in giardini, ma forse non avete mai pensato di mangiarlo. Eppure il tarassaco, chiamato anche dente di leone o cicorietta selvatica ha ottime proprietà.
Ha un´azione:
- amarotonica, quindi digestiva
- detossicante epatica e drenante renale
- colagoga e coleretica
- ipocolesterolemizzante
- ilipidemizzante
E´ quindi molto indicato per chi soffre di cattive digestioni, di intossicazioni epatiche, di colesterolo e trigliceridi elevati nel sangue.

Come si può assumere?
Sotto forma di tintura madre (10-20 gocce al giorno), di succhi (molto amari, ma salutari), ma consiglio di consumare questa pianta soprattutto in insalata. Le foglie e i fiori vanno tagliati fini fini e aggiunti agli altri ortaggi.
Ottima una cura disintossicante primaverile con l´insalata a base di tarassaco per almeno 20 giorni. Per chi invece soffre delle patologie che ho illustrato è bene che consumi questa pianta per un periodo più lungo di qualche mese.
Reperire il tarassaco non è certo un problema per chi abita in campagna. Ma per chi vive in città? Il tarassaco può essere piantato in giardino o in un vaso. Una volta tagliato, ricresce e le sue foglie sono disponibili da febbraio a novembre. Utilizzare foglioline tenere e fresche, assieme a pomodori, foglie di menta o basilico, limone e carote tagliate a julienne.


Orecchio: che male!

Primavera e autunno sono “stagioni no” per le orecchie, soprattutto per quelle dei bambini: colpi d’aria e sbalzi di temperatura, uniti a raffreddamenti, possono causare fastidiosi dolori d’orecchio che il dottor Bianchi ci spiega come curare, ricorrendo pensate un po’, anche alle cipolle.

Quando l’aereo decolla, si sa, le orecchie tendono a “tapparsi”, ma basta deglutire un poco e il nostro udito torna normale… non c’è bisogno di allarmarsi, stiamo solo salendo in quota. Che fare invece se all’improvviso cominciamo a sentire tutto ovattato intorno a noi? All’inizio può quasi essere piacevole, i rumori sembrano provenire da un mondo lontano, a noi parallelo: la musica ad alto volume dei vicini scomparsa come per incanto, la nostra sveglia ha un trillo insolitamente delicato… Ma quando cominciamo ad avvertire un intenso dolore alle orecchie, lo stupore lascia presto il posto a una viva preoccupazione: “Non starò diventando sordo?” Tranquilli: probabilmente si tratta di un semplice dolore al timpano, che comunque non va affatto sottovalutato. Con l’aiuto del dottor Roberto Bianchi impariamo a riconoscerlo e a curarlo.
Il comune mal d’orecchio va declinato in due patologie che hanno cause, caratteristiche e pericolosità differenti: c’è l’otite esterna e c’è quella media.
La prima è una infiammazione del condotto uditivo esterno causata generalmente da batteri, dal freddo o dall’accumulo di cerume. I disturbi ad essa associata sono generalmente di lieve entità: diminuzione dell’udito, prurito, dolore se si formano foruncoli, sensibilità della parte. Per combatterla non serve generalmente una cura antibiotica (anche se è consigliabile l’assunzione di 10 gocce di propoli due volte al dì): basta una terapia locale con olio di levistico (due gocce due volte al dì per una settimana da mettere nella cavità auricolare).
Più grave e complessa da curare è invece l’otite media, cioè l’infiammazione interna dell’orecchio che si manifesta con l’otalgia (mal d’orecchio), la febbre e la rinite. La pericolosità di questa patologia è legata al fatto che:
- riguarda un organo ricco di meandri
- siamo vicinissimi alle meningi e l’insorgenza di complicazioni può portare a meningiti o a mastoiditi
Si consiglia pertanto sempre un consulto dal proprio medico curante.
L’orecchio medio è collegato alla nasofaringe dalle tube uditive (chiamate di Eustachio): da queste, quando è in atto un raffreddore, un mal di gola o una sinusite, batteri o virus possono penetrare nell’orecchio provocando pus, muco e altre secrezioni che, premendo sul timpano, provocano un dolore acuto. Per fermare l’infezione bisogna innanzitutto intervenire con una terapia antibiotica mirata: l’antibiogramma ci consente di capire quale germe è implicato.
È inoltre necessario permettere il drenaggio delle secrezioni perché se il fluido rimane bloccato nell’orecchio l’otite può divenire cronica o permanente.

Come fare?
La medicina popolare insegna un rimedio semplice ed efficace a base di cipolle: non sono da mangiare, ma da tritare, riscaldare ed appoggiare avvolte in una garza sull’orecchio. Il solfuro di allide in esse presente (quello per intenderci che ci fa lacrimare gli occhi ogni volta che le peliamo), ha un’importante azione mucolitica e drenante, facilita cioè l’eliminazione delle secrezioni presenti nell’orecchio. A livello locale va inoltre utilizzato l’olio di levistico: due gocce due volte al dì nella cavità auricolare.
Un ulteriore aiuto alla liberazione dell’orecchio medio e della tuba uditiva viene da una corretta igiene nasale: soprattutto i bambini vanno aiutati a soffiarsi bene il naso, intervenendo quando necessario, anche con spray a base di nebulizzazione salina che hanno un’azione solvente sul catarro.
Proprio i bambini sono più soggetti rispetto agli adulti a questa patologia: colpa delle adenoidi la cui infezione può portare a congestione e otiti. In questo caso la cura locale per le orecchie va associata a una terapia mirata per l’ipertrofia dell’adenoide: si tende sempre più spesso a non intervenire chirurgicamente.
Prodotti omeopatici danno buoni risultati, soprattutto se uniti a un’alimentazione mediterranea. Studi hanno per esempio dimostrato che in bambini vegetariani tonsilliti e adenoiditi acute sono rarissime perché il drenaggio renale e intestinale legato a un’alimentazione povera di sodio, ricca di scorie e di fermenti lattici naturali previene l’ipertrofia tonsillare.

a cura del Dott. Bianchi e di Alessandra Mariotti

Fonte: buonpernoi.it
212  General Category / PREVENZIONE E RIMEDI NATURALI / I RIMEDI DI AUTUNNO E INVERNO inserita:: Settembre 05, 2008, 09:23:10 pm
La ricotta sulla gola

Il mal di gola è spesso il primo segnale che ci avvisa dell´arrivo dei batteri patogeni.
È necessario debellarli prima che, passando per le vie respiratorie, prolifichino e causino cadute influenzali.
Il mal di gola è spesso il primo segnale che ci avvisa dell´arrivo dei batteri patogeni.
È necessario debellarli prima che, passando per le vie respiratorie, prolifichino e causino cadute influenzali.
Per questo mal di stagione sono molto utili i gargarismi che disinfettano il cavo orale.

Come preparare i risciaqui per gargarismi?
Si possono preparare con:
- succo di limone diluito in acqua (ripetuti due o tre volte al dì per cinque minuti)
- la tintura madre di propoli sempre diluita in acqua (10 gocce tre volte al dì per 10 giorni)
- con un succo di limone, un cucchiaino di propoli, mezzo di miele ed eventualmente dieci gocce di aceto di vino. Bisogna mescolare gli ingredienti in un bicchiere e aggiungere acqua tiepida fino all´orlo
Sulla gola arrossata si può applicare anche un impacco di ricotta che ha un´azione sfiammante, drenante e che aiuta ad attivare le difese locali.

Come preparare l´impacco con la ricotta?
Prendete la ricotta, mescolatela fino a renderla cremosa, avvolgetela in una garza e ponetela sulla gola a contatto con la pelle. Completate poi l´avvolgimento con una sciarpa di lana affinché il calore prolunghi l´efficacia dell´impacco che deve essere a piacere tiepido o caldo e deve lasciato sulla gola per 30 o 40 minuti.
Per sconfiggere il mal di gola è bene anche aiutare le difese immunitarie, assumendo 30 gocce tre volte al giorno di macerato glicerico di rosa canina e di ribes nero.
Contengono molta vitamina C che ha un´azione anti infettiva e anti infiammatoria.



Le piante contro il raffreddore

Per combattere il raffreddore è molto utile la tisana di foglie di timo ed eucalipto, foglie ricche di olii essenziali che hanno un'azione disinfettante, battericida e mucolitica.
Per combattere il raffreddore è molto utile la tisana di foglie di timo ed eucalipto, foglie ricche di olii essenziali che hanno un´azione disinfettante, battericida e mucolitica. Va bevuta quotidianamente tre volte al dì per una settimana o per dieci giorni.

Come preparare la tisana?
Bisogna portare ad ebollizione una tazza d´acqua e aggiungervi un cucchiaino di foglie di timo e uno di foglie di eucalipto. Poi si spegne la fiamma e si lascia quindici minuti in infusione. Dopo aver filtrato con un colino, si aggiunge qualche goccia di limone e si dolcifica con miele.
Con questa tisana si possono fare anche inalazioni. Una volta versata la tisana in un recipiente bisogna inalare profondamente per dieci minuti due volte al giorno.
Le foglie di timo e di eucalipto si possono facilmente trovare in erboristeria.
Un ottimo rimedio è anche il tea tree oil, l´essenza estratta dalle foglie della malaleuca alterifoglia, un albero originario dell´Australia. Bisogna spalmare due o tre gocce dell´olio davanti alla gola, alle narici e sul naso, massaggiando vigorosamente per trenta secondi. Il tea tree oil, che ha un´azione antisettica, è facilmente recuperabile in farmacia o in erboristeria.
In caso di raffreddore è inoltre consigliabile consumare molta vitamina C naturale per la sua funzione anti infettiva e anti infiammatoria. Ottimi i succhi di limone, di arancia e di pompelmo, preferibilmente di coltivazione biologica. La vitamina C è inoltre presente nei frutti (cinorroidi) della rosa canina, una specie di rosa selvatica diffusa in tutt´Europa. Dai frutti, che contengono un quantitativo anche 20 volte superiore di vitamina C rispetto agli agrumi tradizionali, si ottengono compresse e sciroppi.
Per sconfiggere il raffreddore è bene anche masticare qualche pezzetto di peperoncino o di mele verdi. Il peperoncino ha un´ottima azione mucolitica mentre l´acido malico delle mele ha un´azione disinfettante sia sul cavo orale sia nelle vie dell´apparato respiratorio.


Il vapore contro la sinusite

Il vapore è un mezzo utile e semplice per debellare oltre alla sinusite anche bronchiti, faringiti e raffreddori.
La sinusite è una infezione con una infiammazione di alcune piccole cellette pneumatiche che si trovano dietro il naso, dietro la fronte e dietro le mascelle. Quando il muco intasa queste cellette, provocando una sensazione di pesantezza e cefalea, bisogna intervenire con terapie drenanti.
Molto efficace è l'inalazione di vapore, che ha una funzione mucolitica, antisettica, antispastica e idratante. Vi sono vari modi per inalare il vapore:
- Il sistema dei suffumigi è semplice, ma non troppo forte. Bisogna mettere in un recipiente acqua bollente con erbe o oli essenziali (lavanda, eucalipto, elicriso) e inspirare profondamente
- L'areosol è utile, ma ha solo funzioni detergenti e idratanti
- Gli inalatori a getto di vapore termale sono il metodo più efficace per inalare vapore
Gli inalatori, reperibili in farmacia (è possibile anche noleggiarli), possono essere usati in casa per inalazioni caldo-umide con:
- acque termali (es. Tabiano, Sirmione, ecc.) ad azione mucolitica
- tisane di erbe o oli essenziali (lavanda, eucalipto, elicriso) ad azione antiallergica e disinfettante
- propoli ad azione antibatterica
- limone, camomilla e bicarbonato
Gli apparecchi sono dotati di un tubicino esterno che si può infilare in una bottiglia con le sostante che vi ho indicato. E´ meglio fare un ciclo di 12 inalazioni a cadenza quotidiana sempre con lo stesso principio. Ogni inalazione deve durare almeno dodici minuti.
Queste inalazioni sono utili non solo in caso di sinusiti, ma anche in caso di raffreddori, laringiti, faringiti, bronchiti e otiti.
Efficace contro la sinusite anche il tea tree oil, l´essenza estratta dalle foglie della malaleuca altenifoglia, un albero originario dell´Australia. L´olio, che ha un'azione antisettica, va spalmato sulle parti dolenti massaggiando vigorosamente per trenta secondi. Bisogna evitare di esporre gli occhi, le mucose più delicate. Particolare attenzione va prestata nei confronti dei bambini. Il tea tree oil è facilmente recuperabile in farmacia o in erboristeria.
Se la sinusite è cronica o è molto forte è consigliabile consultare un medico perché egrave; necessario intervenire con una terapia antibiotica o antisettica mirata (anche a base naturale).


Al sole con la calendula

La calendula ottima per le screpolature e per l´abbronzatura.
In questa stagione le mani, il viso e le labbra sono spesso screpolate.
Un rimedio naturale molto efficace è la calendula. Il fiore di calendula contiene infatti betacarotene e bioflavonoidi i quali hanno un´azione protettiva e antinfiammatoria.
La pomata di calendula va spalmata prima di andare a letto sulle parti dolenti, avendo poi l´accortezza di coprirle per tutta la notte con una garza. La sola applicazione per pochi minuti della pomata non ha infatti un´efficacia sufficiente.
Per chi abitualmente ha la pelle ruvida e secca, è consigliabile invece la crema di calendula (a componente più acquosa rispetto alla pomata). Va usata per massaggiare il corpo dopo il bagno o la doccia.
Ottimo, oltre alla pomata e alla crema, anche l'unguento di calendula, che è più ricco di grasso e quindi ha un´azione più stabile e prolungata nel tempo. Il suo uso quotidiano e prolungato può contribuire a ridurre vecchie cicatrici. E´ utile anche in caso di ulcerazioni e di vene varicose.
Poco conosciuta è un´altra proprietà dell´unguento di calendula: la sua azione abbronzante.
L´unguento favorisce infatti un graduale assorbimento dei raggi solari, prevenendo le scottature ed evitando che la pelle si desfogli. Va spalmato quotidianamente sul viso e sul labbro prima di esporsi al sole.

segue
213  General Category / Tutto ciò che vorremmo sapere sulle sostanze tossiche e nessuno ci dice / SLA nel calcio: si indaga su tossicita' dei campi inserita:: Settembre 05, 2008, 08:00:25 pm
05/09/08

'Un'ipotesi su cui stiamo lavorando molto e' l'uso di sostanze tossiche per il mantenimento dei campi di gioco'.
 
Dopo la scoperta del dramma di Roberto Borgonovo, il Procuratore del Tribunale di Torino Raffaele Guariniello fa il punto sul preoccupante dilagare della Sla nel mondo del calcio e mette nel mirino delle indagini anche la presunta tossicita' dei campi: 'Non immaginavamo di trovarci questo dato epidemiologico cosi' inquietante - confessa Guariniello in un'intervista a Sky Sport 24 - cioe' un eccesso di mortalita' per Sla tra i calciatori professionisti.

Questo dato si e' ulteriormente rafforzato. Con gli ultimi accertamenti, si e' visto che tra calciatori professionisti si muove sei volte di piu' che nella popolazione generale di Sla. Abbiamo fatto un confronto con altre due popolazioni di sportivi, ciclisti e giocatori di pallacanestro.

E' venuto fuori che ne' tra i ciclisti, ne' tra i giocatori di pallacanestro, si e' verificato alcun caso di Sla. Adesso stiamo facendo anche uno studio sui giocatori di rugby. Allo stato attuale, non c'e' ancora nessun caso di Sla tra i giocatori.

Quindi, sembrerebbe doverci esserci qualche fattore specifico per l'attivita', ed e' quello che stiamo cercando di capire.
Le ipotesi su cui lavoriamo di piu' sono l'uso di sostanze dopanti, micro traumi, sia a gli atri inferiori, che a traumi dovuti a colpi di testa. Una terza ipotesi sui cui stiamo lavorando molto, e' l'uso di sostanze tossiche per il mantenimento dei campi di gioco'.

Fonte: il tempo.it
214  General Category / News varie ed Informazioni sui farmaci per evitare problemi / Oms: un farmaco su dieci e' contraffatto inserita:: Settembre 04, 2008, 08:43:10 pm
4 Settembre 2008

Possono contenere i principi attivi giusti, nelle giuste proporzioni ed essere dunque in tutto e per tutto uguali agli originali, anche nelle confezioni; oppure possono contenere i principi attivi giusti, ma nelle dosi sbagliate, o ancora non contenerne affatto e, in piu', esporre al rischio di impurita' o sostanze tossiche.

Sono i farmaci contraffatti, che nel 2006 si sono aggiudicati ben il 10% del mercato globale secondo l'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms), con punte del 50% nei paesi in via di sviluppo e percentuali meno preoccupanti in Europa.

Ma il problema sta emergendo con vigore anche nel Vecchio Continente e le aziende farmaceutiche corrono ai ripari consigliando ai pazienti di non comprare pillole e sciroppi su internet, ma soprattutto incaricando esperti di scovare e studiare i falsi e introducendo nuovi sistemi di tracciabilita' dei medicinali. 

La francese Sanofi-Aventis, ad esempio, che stamattina a Tours (Parigi) ha inaugurato il nuovo laboratorio centrale anti-contraffazione, utilizza da qualche tempo un'etichetta di sicurezza che viene posta sulle confezioni dei prodotti a rischio e non puo' essere falsificata.

Ma a partire da gennaio 2011, verra' introdotta in tutti i Paesi europei una tecnologia di tracciabilita' basata sull'uso di codici a barre 2D, chiamata Datamatrix. "L'obiettivo finale dell'utilizzo di tale codice - ha spiegato il presidente di Sanofi-Aventis, Jean-Francois Dehecq - e' garantire la tracciabilita' di ogni singola confezione lungo l'intera catena distributiva, dal farmacista al consumatore finale, il malato". L'azienda parigina iniziera' nel 2009 a produrre medicinali con questa speciale marchiatura e parallelamente sara' avviato un progetto pilota di verifica del sistema nelle farmacie della Germania.
   
Dalle statistiche europee emerge intanto un forte aumento dei sequestri di farmaci contraffatti ai controlli doganali, per un totale di 2,7 milioni di prodotti sequestrati nel 2006, con una crescita di ben il 384% rispetto al 2005.

Oggi, i medicinali maggiormente oggetto di falsificazione comprendono le terapie moderne per il trattamento di gravi patologie (cancro, malattie cardiache, ipercolesterolemia, ipertensione, disturbi psicologici e infezioni) mentre in passato la contraffazione era un fenomeno che riguardava soprattutto i medicinali che offrono un miglioramento dello stile di vita come, per esempio, quelli contro le disfunzioni erettili.

Internet e le farmacie virtuali rimangono il mezzo di diffusione e acquisto principale per questo genere di falsi: secondo l'Oms, piu' del 50% dei farmaci acquistati sul web, su siti che non rivelano la propria sede fisica, e' contraffatto.

Fonte: aduc.it
215  General Category / Cos'è l'amianto? / Legislazione e Associazione inserita:: Settembre 03, 2008, 10:58:33 am
Cliccando sotto potrete leggere le varie disposizioni di legge ed entrare nel sito dell'AEA



Associazione Esposti Amianto
216  General Category / PARASSITI / Le Zecche inserita:: Settembre 02, 2008, 08:49:59 pm
Quando si va in giro per boschi e campi, soprattutto in periodo primaverile-estivo, occorre stare molto attenti alle zecche.

Cosa sono le zecche?
Le zecche sono ECTOPARASSITI, cioè parassiti che vivono sulla superficie esterna o meglio sulla pelle dell’ospite, che può essere un animale domestico o selvatico o anche l’uomo. Le zecche sono acari dotati di 8 zampette, visibili ad occhio nudo. In Italia le specie pericolose per l’uomo sono diverse, tra cui Ixodes ricinus,Rhipicephalus sanguineus etc. dette anche “zecche dure” in quanto presentano uno scudo dorsale rigido.
Qui parleremo soprattutto dell’Ixodes ricinus o zecca dei boschi.

Dove vivono le zecche?
L’Ixodes ricinus si trova nell’erba e sui cespugli, soprattutto in ambienti umidi, con erba incolta e vegetazione bassa, o nelle zone di passaggio tra prato e bosco, in particolare nelle aree collinari o nelle zone di pascolo. È una zecca scura e piccola, difficile da vedere.

Come vivono le zecche?
Le zecche adulte si accoppiano sull’animale ospite.
Dopo l’accoppiamento, la zecca femmina si lascia cadere a terra dove depone moltissime uova particolarmente resistenti grazie al loro guscio.
Dalle uova fuoriescono le larve, a 6 zampe, che si alimentano su un primo animale ospite e quindi si lasciano nuovamente cadere per terra, dove sitramutano in ninfe.
Le ninfe, a 8 zampe, si lasciano cadere su un altro animale ospite dove si alimentano succhiando il sangue per poi cadere di nuovo a terra, tramutandosi in adulti.
Gli adulti si lasciano cadere su un ulteriore ospite su cui effettuano illoro pasto e su cui si riproducono. Le zecche adulte possono vivere fino a 19 mesi e deporre 2000-8000 uova se non di più. Se l’animale ospite manca, la zecca può comunque sopravvivere per lunghi periodi ed ibernarsi, nella stagione fredda, in attesa di un nuovo ospite. A volte sono necessari 3 anni perché si concluda il ciclo intero.
La ricerca dell’animale su cui lasciarsi cadere per il proprio pasto di sangue è guidata da un organo particolare, situato sul primo paio di zampette, in grado di percepire le variazioni di temperatura, pressione ed anidride carbonica.

Perché le zecche possono essere pericolose?
Le zecche sono potenzialmente pericolose, perchè possono trasmettere malattie infettive, come la malattia di Lyme.

La malattia di Lyme è trasmessa da un batterio un po’ particolare, chiamato Borrelia burgdorferi. La malattia presenta più fasi: all’inizio si manifesta con un’area rossastra sulla pelle, dove si è stati punti dalla zecca. Se la terapia non è tempestiva è possibile il passaggio alle fasi successive della malattia, anche a distanza di mesi dalla puntura, con possibili problemi a livello di articolazioni, cuore, occhi, sistema nervoso.
La malattia di Lyme è curabile con antibiotici specifici la cui somministrazione dura circa un mese. Se però la diagnosi è tardiva la terapia potrebbe essere più difficoltosa. Sono quindi fondamentali la prevenzione e la diagnosi precoce.

Come evitare le punture di zecche?
È consigliabile utilizzare abiti chiari durante le passeggiate nei boschi, in modo da identificare rapidamente la presenza di eventuali zecche ed eliminarle rapidamente. Altro consiglio è quello di infilare i pantaloni dentro ai calzettoni o usare gli scarponi alti con le stringhe.
È sempre meglio camminare nella parte centrale dei sentieri, facendo attenzione a non sedersi direttamente sull’erba.
Per chi non vuole rinunciare al mimetismo utilizzando abiti chiari o non vuole rinunciare a sedersi liberamente sui prati la cosa migliore è quella di controllarsi o di farsi controllare più volte, soprattutto a livello di pelle scoperta. Al ritorno a casa è consigliabile ispezionarsi il corpo prima di fare la doccia e mettere a lavare gli abiti in lavatrice a temperatura alta.

Quando è più probabile essere punti da una zecca?
La probabilità di essere punti da una zecca è maggiore nel periodo primaverile-estivo fino all’autunno inoltrato.

Fonte: (Dott.ssa Roberta Macrì, medico veterinario)

217  General Category / PARASSITI / PARASSITI INTESTINALI: MOLTI LI HANNO POCHI LO SANNO inserita:: Settembre 02, 2008, 08:44:40 pm
"Oggi si pensa poco ai vermi, ma non è detto che i vermi pensiono poco a noi!"
(Dott. Lorenzo Bracco)

Si chiamano "parassiti" gli esseri che vivono a spese di un altro organismo di una specie diversa dalla loro. Vi sono dei parassiti che riescono a vivere indipendentemente dall'organismo ospitante (detti facoltativi) e altri che, invece, dipendono interamente dall'organismo che li ospita per la loro sopravvivenza. Si distinguono in ectoparassiti, che vivono a contatto della pelle (pulci, pidocchi, zecche, acari, ecc.) e endoparassiti, che vivono all'interno dell'organismo (protozi, vermi, ecc.). I vermi e i protozoi sono considerati parassiti intestinali e spesso sono assai dannosi per l'ospite, anche se non sempre sono portatori di malattia, anzi talvolta possono restare nell'organismo senza far danni visibili, anche se competono con le cellule umane per accaparrarsi il nutrimento ed emettono rifiuti tossici che si possono riversare nel sangue intossicandolo. In alcuni casi migrano dall'intestino ad altri organi colonizzandoli, riducendone o annientandone la vitalità.

Buona parte dei parassiti sono correlati a ciò che quotidianamente mangiamo. L'argomento è considerato piuttosto spiacevole, perchè pensare di "essere infestato dai vermi" è qualcosa che infastidisce non poco a livello psicologico, anche perchè i parassiti sono "cose sporche" e a nessuno di noi piace pensare di essere pieni di cose sporche che vivono a nostre spese.

Il parassita ha come unico interesse quello di sopravvivere, quindi non è quasi mai letale per chi ce l'ha, anche perchè morendo l'ospite morirebbe pure il parassita.

Da questa semplice constatazione si evince che tra il parassita e l'uomo si stabilisce una sorta di convivenza, basata sovente su un basso tasso di disturbo. Insomma, il parassita il più delle volte "vive e lascia vivere", e cerca di creare, almeno apparentemente, il minor numero di problemi possibile a chi quotidianamente lo nutre. Proprio per questo motivo buona parte dei medici non sono motivati ad arrivare ad una diagnosi relativa alle infestazioni parassitarie e quando ci arrivano è quasi sempre dovuto ad una serie di valutazioni casuali. Capita per esempio che alcune persone si accorgano di avere la tenia defecando, ma in realtà la tenia era presente da molto tempo nell'organismo e non si era fatto caso ai relativi sintomi. Inoltre a volte si osserva quasi un legame emozionale tra il parassita e chi lo ospita, quasi che il parassita non voglia rendersi troppo sgradito e che l'uomo non desideri disturbare troppo il parassita.

Tralasciamo volutamente nella successiva descrizione i parassiti che vivono sulla pelle o in altre parti del corpo che non siano l'intestino.

I parassiti intestinali
I parassiti intestinali sono esseri sia monocellulari (es. i protozoi tra i quali i più importanti parassiti dell'uomo sono l'Ameba, la Giardia e il Toxoplasma) che pluricellulari (es. gli Elminti comunemente chiamati Vermi): vi sono circa 170 varietà di parassiti che circolano nell’organismo, talvolta si creano direttamente nell’intestino ma più sovente entrano attraverso la bocca. Quando si trovano nell'intestino possono attraversarlo ed essere veicolati, per mezzo del sangue, in tutto l’organismo andandosi ad annidare nei punti deboli del corpo. Sono anche in grado di "sporcare" il sangue dando luogo a molteplici problematiche, una delle quali è l'epilessia.

Il problema dei parassiti intestinali riguarda tutta la popolazione mondiale. Attualmente la loro presenza viene diagnosticata in una percentuale trascurabile di casi per quattro motivi:

1. i sintomi che possono dare sono molto variabili, ed è molto difficile riconoscere un quadro diagnostico preciso.

2. a livello mondiale, per qualche inspiegabile ragione, non viene data importanza a questo fenomeno e raramente i medici ne hanno competenze approfondite.

3. esistono nel mondo pochi laboratori attrezzati per i test dei vari parassiti e i protocolli usati per i pochi parassiti presi in considerazione sono largamente inefficaci.

4. La vita dei parassiti si svolge in molte fasi e in generale si rilevano dalle analisi solo nella forma adulta, che è palese nelle feci o nell'area perianale solo per breve tempo. Infatti in Africa, quando si presume che un paziente abbia i parassiti intestinali, lo si purga e lo si tiene in ospedale fintanto che evacua. L'esame delle feci viene fatto subito, perché dopo due ore le tracce scompaiono.

Alcune testimonianze...
Mi sono imbattuta per la prima volta in questi strani esserini durante una seduta di colonterapia. Certo, all'Università li avevo studiati, ma sembravano appartenere più che altro al Terzo Mondo, dove facevano cose da matti e rimanevano tra i problemi più grossi da risolvere in campo sanitario (...). Sono andata a a fare una visita presso un laboratorio di analisi specializzata in parassitologia e qui mi hanno fatto vedere decine di campioni prelevati con i più disparati parassiti.
Altro che problema medievale, siamo ridotti proprio male! I parassiti sembrano infestare un'alta percentuale della popolazione, e il brutto che nessuno pensa più ai vermi come ad una possibile causa di problema di salute nella nostra supercivilizzata società! A questo punto la convinzione che molti coliti, stitichezze, dolori intestinali non siano altro che parassitosi ha cominciato a farsi
D.ssa Alessandra Previdi

Quasi tutti gli agenti responsabili delle parassitosi intestinali diffuse nella nostra area geografica possono essere evidenziati nelle feci come tali o sottoforma di uova o larve. Purtroppo però la loro identificazione non è sempre agevole.
I campioni di feci su cui eseguire le indagini dovrebbero essere almeno tre e raccolti in giorni differenti perché molti parassiti vengono eliminati periodicamente dall'intestino e non ad ogni evacuazione. Le feci dovrebbero essere inviate al laboratorio analisi immediatamente dopo la raccolta. Se questo non è possibile i campioni dovrebbero essere conservati in alcool polivinilico. Inoltre l'esame microscopico delle feci può essere eseguito con varie metodiche, e non tutte sono ugualmente efficaci per identificare un dato tipo di parassita.
Esiste poi una parassitosi intestinale, diffusa tra i bambini, e chiamata Ossuriasi, nella quale conviene ricercare le uova dei parassiti non nelle feci, ma tramite lo Scotch-test, ovvero l'applicazione di striscioline adesive nella regione perianale. Questa tecnica può essere utilizzata anche per la Teniasi.
Giuseppe Trisolino, Policlinico S. Orsola, Bologna

Ho lavorato in Africa ed ho avuto modo di vedere l'approccio seguito per scoprire i parassiti intestinali ed ho capito perché non è facile riscontrarli. Nell'ospedale in cui ho lavorato, il paziente in cui si sospettava una parassitosi intestinale veniva purgato e quindi rimaneva in ospedale fintanto che subentrava l'evacuazione. L'esame per la parassitosi veniva eseguito subito, a feci ancora calde, perché se si fosse aspettato qualche tempo le uova si sarebbero sciolte.
Dott. Emma Castagnari

"Si trova solo quello che si cerca e si cerca solo quello che si conosce!"
Prof J.P. Coulaud, Istituto di medicina tropicale Claude Bernard di Parigi

Da dove arrivano i parassiti
I parassiti possono entrare in noi tramite:
l'acqua che beviamo
il cibo vegetale impropriamente lavato
carne cruda o poco cotta, pesce crudo o poco cotto, crostacei crudi o poco cotti
gli animali domestici, specialmente i cani
contatto accidentale diretto con feci umane o animali contaminate o indiretto tramite terra o polvere
Lo sviluppo dei parassiti viene facilitato da:
la scarsa pulizia e l'abitudine di mettersi le mani in bocca
il consumo di cibo improprio e contaminato
tossine dovute all'ambiente o ai prodotti chimici usati nell'industria farmaceutica o alimentare
l'uso di antibiotici e medicine che tendono ad abbassare le difese immunitarie
i viaggi e i soggiorni nei Paesi particolarmente a rischio (tutti i Paesi emergenti, mediorientali ed africani
 
Per approfondimenti
Dott. Lorenzo Bracco lorenzobracco.it

218  General Category / PARASSITI / MALARIA inserita:: Settembre 02, 2008, 08:34:39 pm
La malaria è endemica in Africa, in gran parte del sud e sud-est asiatico, in America centrale e nella zona settentrionale del sud America.
La malaria una volta era endemica negli USA ma è stata praticamente eliminata dal Nord America. Tuttavia, sono ancora presenti le zanzare anofele capaci di trasmettere la malattia.
Piccole epidemie causate da trasmissione locale di malaria importata sono state riportate in California, Florida e a New York. La maggior parte dei casi negli USA si verifica in persone infettate all'estero (malaria importata); un'esigua percentuale da trasfusione di sangue.
Le quattro specie importanti di Plasmodium sono P. falciparum, P. vivax, P. ovale e P. malariae. Il P. falciparum e, recentemente, il P. vivax sono diventati progressivamente resistenti ai farmaci antimalarici. Molti neri dell'Africa occidentale e degli USA sono resistenti al P. vivax poiché i loro globuli rossi non hanno il gruppo sanguigno Duffy, che è necessario per l'invasione dei globuli rossi. Lo sviluppo di Plasmodium nei globuli rossi è anche ritardato in pazienti con emoglobina S, emoglobina C, talassemia, deficit di G6PD o ellissocitosi melanesiana.

L'elemento base del ciclo vitale è lo stesso per ognuna di queste quattro specie. La trasmissione inizia quando una zanzara femmina Anopheles punge una persona affetta da malaria e ingerisce sangue contenente gametociti. Durante le successive 1 o 2 sett., i gametociti all'interno della zanzara si riproducono sessualmente e si sviluppano in sporozoiti infettivi. Quando la zanzara punge una persona, inocula gli sporozoiti, che rapidamente infettano gli epatociti. Questo non produce malattia clinica. Tuttavia si verifica schizogonia tra gli epatociti infetti; da 1 a 2 sett. dopo essi si rompono e rilasciano merozoiti che invadono i globuli rossi dove si trasformano in trofozoiti. Essi appaiono come anelli nei globuli rossi colorati, i giovani trofozoiti crescono e si sviluppano in schizonti, che rompono il globulo rosso. I merozoiti rilasciati nel plasma quindi invadono rapidamente nuovi glubuli rossi. Ripetuti cicli di schizogonia (invasione e rottura di un globulo rosso) sono responsabili dei sintomi clinici. Simultaneamente, un ciclo separato di sviluppo esita nella formazione di gametociti nei globuli rossi. Questi sono clinicamente irrilevanti, ma infettano le zanzare anofele mantenendo così il ciclo vitale del parassita.
Gli schizonti pre-eritrocitari nel fegato possono persistere da 2 a 3 anni nelle infezioni da P. vivax e P. ovale, ma non da P. falciparum o P. malariae. Questi ipnozoiti a lunga sopravvivenza servono come base per le recidive e complicano la chemioterapia perché non vengono uccisi dai farmaci usati per trattare la malattia clinica. La parte pre-eritrocitaria del ciclo della malaria non si svolge quando l'infezione è trasmessa con una trasfusione di sangue, attraverso la condivisione di aghi contaminati o per via congenita.
Anemia e ittero sono causati da emolisi intravascolare dei globuli rossi infetti durante il rilascio dei merozoiti, da fagocitosi di globuli rossi infetti e non infetti nella milza, dalla limitata sopravvivenza di globuli rossi infetti e non infetti e da ematopoiesi inefficace, specialmente con concomitante malnutrizione.

Sintomi e segni
Il periodo di incubazione varia di solito da 10 a 20 giorni per P. vivax, da 12 a 14 giorni per P. falciparum e di circa 1 mese per P. malariae. Tuttavia, alcuni ceppi di P. vivax in climi temperati possono non causare malattia fino a 1 anno dall'infezione. La malaria è spesso atipica in una persona che abbia assunto chemioprofilassi. Il periodo di incubazione può estendersi per settimane dall'interruzione del farmaco. Invece dei periodici brividi e febbre, il soggetto può avere cefalea, rachialgia, e febbre irregolare i parassiti possono essere difficili da trovare nei campioni di sangue.
Le manifestazioni comuni a tutte le forme di malaria includono anemia, ittero, splenomegalia, epatomegalia e accesso malarico (rigor) che coincide con il rilascio di merozoiti da parte dei globuli rossi lisati. Un accesso malarico comincia con malessere, brivido brusco e febbre che sale fino a 39-41°C, polso rapido e flebile, poliuria, cefalea crescente e nausea. Successivamente la febbre scende e si verifica una profusa sudorazione per 2 o 3 h. L'accesso malarico si verifica circa ogni 48 h con P. vivax, P. falciparum e P. ovale e circa ogni 72 h con P. malariae. Questi intervalli non sono rigidi gli accessi possono verificarsi quotidianamente nelle infezioni miste o precocemente durante l'infezione (specialmente con P. falciparum).
L'anemia nella malaria dipende dalla specie infettante: solitamente grave in P. vivax e P. falciparum e di solito moderata in P. malariae. La splenomegalia di solito diventa palpabile alla fine della prima sett. di malattia ma può anche non verificarsi con P. falciparum. La milza aumentata di volume è morbida ed esposta a rottura traumatica. La splenomegalia si riduce progressivamente con attacchi ricorrenti di malaria e si sviluppa un'immunità funzionale. Dopo molti attacchi, la milza diventa fibrotica e fissa. L'epatomegalia di solito accompagna la splenomegalia.
P. falciparum causa la malattia più grave e può essere fatale se non trattata. I globuli rossi che contengono gli schizonti del P. falciparum aderiscono all'endotelio vascolare, ostruendo i piccoli vasi sanguigni e causando anossia tissutale in vari organi. I pazienti con malaria cerebrale possono sviluppare sintomi che vanno dall'irritabilità al coma. Possono anche verificarsi sindrome da stress respiratorio, diarrea, ittero, tensione epigastrica, emorragie retiniche, malaria algida (una sindrome simile allo shock) e grave trombocitopenia. Malattia renale può risultare da deplezione di liquidi, intasamento dei vasi ematici, deposizione di immunocomplessi o febbre dell'acqua nera (emoglobinemia ed emoglobinuria risultante da emolisi intravascolare, sia spontaneamente che dopo trattamento con chinino). L'ipoglicemia e l'ipoinsulinemia sono comuni e possono essere aggravate dal trattamento con chinino. Il coinvolgimento placentare può portare ad aborti spontanei, nascite premature o raramente infezioni congenite.
P. vivax e il P. ovale raramente compromettono le funzioni di organi vitali. La mortalità è rara ed è principalmente dovuta alla rottura splenica o iperparassitemia incontrollata in persone aspleniche. Le infezioni da P. malariae causano spesso sintomi non acuti, ma la parassitemia a basso livello può persistere per decenni e portare a nefrite mediate da immunocomplessi o a nefrosi o alla "malattia della grande milza." La P. malariae è la più comune causa di malaria da trasfusione.

Diagnosi
L'infezione da P. falciparum è un'emergenza medica. Gli attacchi ricorrenti di brivido e la febbre senza apparente causa devono sempre suggerire la malaria, particolarmente se il paziente è stato in un'area endemica negli ultimi 3-5 anni, ha una splenomegalia o è stato recentemente sottoposto a una trasfusione. Il reperto di Plasmodium in uno striscio di sangue permette di porre diagnosi di malaria. La specie infettante deve essere identificata poiché ciò influenza la terapia e la prognosi. Alcuni tratti distintivi sono riassunti nella Tab. 161-2. Le possibilità di trovare parassiti sono maggiori tra un episodio clinico e l'altro piuttosto che dopo un parossismo.
Gli strisci per la malaria sono preparati allo stesso modo di quelli per gli studi ematologici. Gli strisci spessi sono preparati da una maggiore quantità di sangue diffusa circolarmente su un'area del vetrino di circa 15 mm, in modo che le cellule del sangue siano distese l'una sull'altra. Il preparato a goccia spessa può essere fatto asciugare del tutto, preferibilmente con il lato colorato in basso per proteggerlo dalla polvere, dalle mosche e così via. I preparati a goccia spessa sono non fissati ma sono piazzati direttamente nella soluzione di Giemsa. Dopo la colorazione, i vetrini possono essere lavati con acqua corrente o acqua distillata e quindi asciugati all'aria (senza macchiarli). I vetrini non devono essere sporcati con cotone e olio. Poiché il colorante Giemsa è acquoso, i glubuli rossi sono emolizzati. I parassiti appaiono quindi come organismi extracellulari contro un uniforme sfondo di stromi eritrocitari. I globuli bianchi rimangono relativamente intatti.
I vetrini sottili colorati forniscono una buona morfologia ma sono meno sensibili dei preparati a goccia spessa, che richiedono maggiore esperienza diagnostica. Gli strisci ematici devono essere ripetuti ogni 6 h se quello iniziale è negativo. Il metodo quantitativo di esaminare il sovranatante dei campioni di sangue può aumentare la sensibilità. La reazione a catena della polimerasi e sonde di DNA specie-specifiche sono in corso di valutazione, così come un metodo rapido per la ricerca di un antigene di P. falciparum nel corso della malattia acuta. La sierologia è di aiuto solo retrospettivamente. Anticorpi IgM di solito appaiono quando i parassiti sono stati già dimostrati nel sangue periferico successivamente, la risposta IgG è marcata.

Prevenzione
Nessuna misura è del tutto efficace per prevenire la malaria una pronta valutazione medica deve essere cercata per tutte le malattie febbrili nei soggetti a rischio. La malaria è particolarmente pericolosa nei bambini < 5 anni, nelle donne in gravidanza e nei visitatori di aree endemiche precedentemente non esposti. Vaccini sperimentali sono stati valutati in studi clinici controllati.
La profilassi contro le zanzare include l'uso di insetticidi spray, contenenti piretro, nelle case e al di fuori degli edifici, applicando delle protezioni alle porte e alle finestre, posizionando zanzariere (preferibilmente impregnate di piretro) intorno ai letti, usando repellenti per zanzare come la N,N-dietil-metatoluamide e indossando indumenti protettivi, specialmente tra la sera e l'alba.
La chemioprofilassi deve iniziare da 1 a 2 sett. prima di recarsi in un'area endemica e continuare 4 sett. dopo il ritorno da un'area endemica. Tuttavia la doxiciclina può essere iniziata da 1 a 2 giorni prima di entrare in area endemica. La clorochina, assunta una volta a settimana, è raccomandata in chi si rechi in aree a rischio dove non sia stata riportata la presenza di P. falciparum clorochino-resistente (p. es., Haiti nel 1996). La clorochina è di solito ben tollerata. Altrimenti può essere usata l'idrissiclorochina.
La meflochina è raccomandata in chi si rechi in aree dove esistono ceppi di P. falciparum clorochino-resistenti. Una combinazione fissa di meflochina, pirimetamina e sulfadossina è commercializzata in alcuni paesi con il nome Fansimef. Il Fansimef non deve essere confuso con la meflochina poiché non è raccomandato per la profilassi per la malaria.
La doxiciclina presa quotidianamente è un regime alternativo per chi fa viaggi brevi e non tollera la meflochina o per persone in cui il farmaco sia controindicato (v. oltre). Per i viaggiatori che non possono assumere né la meflochina né la doxiciclina, donne in gravidanza e bambini sotto i 15 kg, si raccomanda una dose settimanale di clorochina. In caso di malattia febbrile durante il viaggio quando cure professionali mediche non siano prontamente disponibili, le persone che usano solo clorochina devono immediatamente assumere una dose di pirimetamina più sulfadossina (eccetto le persone con una storia di intolleranza ai sulfonamidi) o di alofrantina. Il cosiddetto trattamento presuntivo è solo una misura temporanea e una pronta valutazione è imperativa. Finché quest'ultima non viene effettuata deve essere continuata la profilassi settimanale con clorochina.
Se l'esposizione a P. vivax o a P. ovale è stata intensa o il viaggiatore era splenoctomizzato, può essere indicato un ciclo profilattico di 14 giorni con primachina fosfato al ritorno.
La malaria durante la gravidanza pone una serie di problemi terapeutici sia per la madre che per il feto. Se il viaggio in un'area endemica è inevitabile, si dovrà somministrare quanto meno una chemioprofilassi con clorochina. La sicurezza della meflochina durante la gravidanza è in fase di studio ma una limitata esperienza suggerisce che può essere sicura dopo la 16a sett. di gestazione. La sicurezza della pirimetamina/sulfadossina durante la gravidanza non è stata stabilita. La doxiciclina e la primachina non devono essere assunte durante la gravidanza.
Una volta che una persona lascia un'area endemica, la resistenza funzionale dura solo pochi mesi e protegge contro solo quei ceppi di parassiti a cui la persona è stata esposta.

Terapia
I dosaggi raccomandati dei farmaci antimalarici sono elencati nelle Tab. 161-3 e 161-4; i comuni effetti collaterali e le controindicazioni sono descritti oltre. Se si sospetta il coinvolgimento del SNC con P. falciparum, la terapia deve essere iniziata immediatamente senza aspettare uno striscio positivo.
Diversi nuovi farmaci antimalarici sono disponibili al di fuori degli USA. L'alofantrina può essere usata per trattare il P. falciparum clorochino-resistente ma non deve essere usata per profilassi. Il farmaco può causare prolungamento del tratto QT. Il Quinghaosu riduce rapidamente la parassitemia, da P. falciparum, ma sono comuni le recidive. Il proguanil può essere usato per la chemioprofilassi in combinazione con la clorochina settimanalmente ma può causare anemia megaloblastica.

Terapia per l'attacco acuto:
la clorochina è il farmaco di scelta contro P. malariae, P. ovale e i ceppi clorochino-sensibile di P. falciparum e di P. vivax. Il paziente di solito diventa apiretico in 48 o 72 h. Nella malaria da P. falciparum, la somministrazione lenta EV di clorochina è indicata se il farmaco per via orale non può essere tollerato. Nei pazienti con parassitemia a insorgenza rapida l'exanguinotrasfusione, associata ad antimalarici parenterali, può rimuovere rapidamente i GR infetti e salvare la vita. I corticosteroidi sono controindicati nella malaria cerebrale.
Il P. falciparum clorochino-resistente va trattato con chinino solfato o, nella malattia grave, con chinidina EV o chinino diidrocloridrato. La terapia parenterale deve essere continuata fino a che la parassitemia non sia < 1% o non sia tollerata la somministrazione di farmaci per via orale. A causa della possibile recidiva, si accompagna questo regime a pirimetamina e sulfadossina, tetraciclina o clindamicina. Altri farmaci includono la meflochina, l'alofantrina e i derivati dell'artemisina.
Infezioni da P. vivax clorochino-resistenti si sono verificate in Nuova Guinea e nelle isole Solomone. È raccomandata la terapia con chinino e tetraciclina o con meflochina.

Terapia curativa:
per prevenire le recidive di malaria da P. vivax o da P. ovale, le forme ipnozoite devono essere eliminate con la primachina. La primachina deve essere somministrata contemporaneamente alla clorochina o in un secondo tempo. Alcuni ceppi sono resistenti e richiedono un trattamento ripetuto. Una terapia curativa non è necessaria per il P. falciparum o il P. malariae, poiché essi non hanno una fase persistente epatica.

Effetti collaterali e controindicazioni:
gli effetti collaterali minori della clorochina e dell'idrossiclorochina, come i disturbi gastrointestinali, le cefalee, le vertigini, la visione offuscata o il prurito, non richiedono generalmente la sospensione dei farmaci. Entrambi i farmaci possono esacerbare la psoriasi. Esami oftalmologici periodici sono consigliati per le persone che assumono clorochina settimanalmente per più di 6 anni a causa di rari episodi di retinopatia. L'assunzione di clorochina durante la gravidanza è sicura.
Sebbene la chinidina e il chinino parenterali, siano generalmente ben tollerati, devono essere usati soltanto nei reparti di terapia intensiva, dove si possono effettuare monitoraggi emodinamici ed ECG. È doverosa una particolare attenzione all'idratazione e al livello di glucoso nel sangue del paziente. I livelli plasmatici di chinidina > 6 mg/ml (18 mmol/l), l'intervallo QT > 0,6 s o l'allargamento del QRS oltre il 25% del valore di base suggeriscono di rallentare la frequenza delle infusioni. Il chinino può causare temporaneamente tinnito, nausea e disturbi della visione.
Reazioni cutanee fatali si verificano in 1/11000 fino a 1/25000 viaggiatori americani che usano pimetamina-sulfadossina settimanalmente per profilassi. Il suo uso è anche associato a eritema polimorfo, sindrome di Stevens-Johnson, neurolisi epidermica tossica, orticaria, dermatite esfoliativa, malattia da siero ed epatite. Il farmaco è controindicato in persone con una storia di intolleranza ai sulfonamidi e in bambini con età  2 mesi.
La doxiciclina è controindicata in gravidanza e nei bambini di  8 anni. Disturbi gastrointestinali, fotosensibilità e candidosi vaginale sono relativamente comuni.
La meflochina causa vertigini autolimitantesi e disturbi gastrointestinali. Il farmaco può anche causare bradicardia sinusale e prolungamento del tratto QT e non deve essere usato da coloro che ricevono farmaci che possono prolungare la conduzione cardiaca (p. es.,b-bloccanti, calcio-antagonisti). La meflochina può causare vertigini, confusione, psicosi e convulsioni e non deve essere usata in pazienti con una storia di epilessia o disturbi psichiatrici o in coloro il cui lavoro richiede una fine coordinazione e discriminazione spaziale. La meflochina non deve essere usata nei bambini con un peso inferiore a 15 kg o nelle donne in gravidanza.
Poiché la primachina può causare una grave emolisi intravascolare in persone con deficit di G6PD, i pazienti devono essere sottoposti a screening per questo difetto prima della terapia. Possono verificarsi inoltre, crampi addominali e metemoglobinuria, ma il farmaco è altrimenti generalmente ben tollerato. La primachina è controindicata durante la gravidanza.
All'estero, ma non negli USA, sono disponibili diversi nuovi farmaci antimalarici. L'alofantrina può essere usata per trattare la malaria da P. falciparum clorochino-resistente, ma non deve essere usata come agente profilattico. Il farmaco può causare prolungamento del tratto QT. Il Quinghaosu (artemisina) è derivato da un rimedio dell'erboristeria tradizionale cinese. Esso riduce rapidamente la parassitemia da P. falciparum ma sono comuni le recidive. Vari derivati del composto base sono in fase di valutazione in alcuni paesi. Il proguanil (paludrine) non è in commercio negli USA ,ma può essere utilizzato per la chemioprofilassi in combinazione con la clorochina settimanalmente. Il proguanil è un inibitore della diidrofolato reduttasi e perciò può causare anemia megaloblastica.

Fonte: msd-italia.it
219  General Category / PARASSITI / TENIASI inserita:: Settembre 02, 2008, 08:25:50 pm
Le tenie sono vermi piatti (platelminti) del genere dei Cestodi. Sono nastriformi, con due parti anatomiche distinguibili: la testa, o scolice, e il corpo.

Lo scolice aderisce alla mucosa intestinale grazie a tante piccole ventose, mentre il corpo è costituito da numerosi segmenti, le proglottidi, da cui nascono, per rottura di un poro uterino, le uova.

Le tenie non hanno apparato digerente e assumono il nutrimento dalla loro superficie esterna; la loro larghezza è variabile da 1 ai 10 mm e si assottigliano verso la testa, che ha la grandezza di una capocchia di spillo.

Le specie che infestano l'uomo sono principalmente due:
la Taenia saginata (dei bovini) e la Taenia solium (dei suini).

Teniasi saginata
La forma adulta può raggiungere la lunghezza di 10-12 metri e può vivere nell'intestino umano anche per 25 anni. L'ingestione da parte dell'uomo di carni poco cotte o crude determina la malattia, che può presentarsi anche a distanza di circa 2 mesi.

Teniasi solium
Meno diffusa, può raggiungere una lunghezza di circa 8 metri e alberga nell'intestino umano (nel digiuno) anche per decenni. Il contagio avviene, per via oro-fecale, con meccanismi analoghi alla tenia saginata, ma nell'uomo avviene anche per passaggio delle larve dall'intestino allo stomaco e viceversa. 

Come avviene il contagio
Il contagio avviene mediante l'ingestione di carni, crude o poco cotte, di maiale (Taeniaa solium), di bovino (Taenia saginata) e di pesce, nelle quali sono presenti le larve.
Una volta nell'intestino le larve danno origine a un verme adulto, che si attacca alla parete intestinale e cresce fino a raggiungere alcuni metri di lunghezza (la grandezza dipende dal tipo di tenia). 

Sintomi
La tenìasi può restare silente e asintomatica per lungo tempo, per poi manifestarsi con diarrea, stipsi, crampi addominali, nausea, vomito e dimagrimento. 

Diagnosi e terapia
La diagnosi si esegue con la ricerca delle uova del parassita nelle feci, mentre la terapia si basa sull’espulsione del parassita attraverso l'impiego di un antielmintico seguito da un purgante salino. 

Fonte: paginemediche.it
220  General Category / PARASSITI / Infezione da Echinococcosi (idatidosi cistica) inserita:: Settembre 02, 2008, 08:21:30 pm
L’echinococcosi è una malattia parassitaria provocata dall’echinococco (Echinococcus granulosus), un piccolo verme piatto che appartiene alla famiglia delle tenidae.

Il parassita adulto attacca l’intestino dei cani e, più in generale, dei canidi, principali portatori della malattia e per questo detti “ospiti definitivi”. Ospiti intermedi vengono invece definiti l’uomo e altre specie animali (pecore, bovini, suini, altri mammiferi selvatici, ecc.) che sono particolarmente suscettibili alla contrazione di tale infezione.

La maggiore diffusione di questa patologia si è riscontrata nelle zone dedite alla pastorizia. Per la diffusione dell’infezione è infatti necessario che un ospite definitivo, in cui la patologia è per lo più asintomatica, si nutra di un ospite intermedio (pensiamo ai cani che badano alle greggi e che entrano facilmente in contatto con resti di altri animali) riattivando il ciclo vitale del parassita.

Il parassita e il suo ciclo vitale
L’echinococco ha la testa ricoperta da tanti uncini, mentre le restanti tre porzioni di corpo, di dimensioni variabili, crescono col passare del tempo. Gli uncini presenti sulla testa servono al parassita per ancorarsi alle pareti dell’intestino del cane. Una volta ancorato, questo verme, in un arco di tempo relativamente breve, si divide lasciando che l’ultima parte del suo corpo, quella piena di uova, venga espulsa dall’ospite attraverso la defecazione.
Le uova diffuse nell’ambiente circostante, acqua o terreno, risultano abbastanza resistenti. Una volta ingerite da un ospite intermedio, danno inizio al ciclo vitale del parassita: si schiudono e liberano nello stomaco dell’organismo ospite una larva che si immette nel circolo sanguigno, da dove può potenzialmente raggiungere uno qualunque degli organi. Tuttavia, solitamente la larva si ferma nel fegato o nei polmoni, più raramente questa patologia interessa il cervello o i reni.
Proprio questo stadio della vita del parassita dà nome alla patologia che interessa l’uomo e gli animali: idatidosi cistica. La larva, infatti, raggiunto un organo vi si deposita e forma una cisti, le cui dimensioni aumentano gradualmente nel corso del tempo, nella quale si formeranno e moltiplicheranno tante altre larve del parassita (le dimensioni e la posizione delle cisti nell’organismo determinano la pericolosità).
 
Come si trasmette
L’uomo, come già detto, è un organismo ospite intermedio, ossia un organismo in cui l’infezione provoca la formazione di queste cisti (che possono raggiungere dimensioni anche notevoli). La contaminazione dell’uomo è provocata dall’ingestione delle uova del parassita espulse dal cane: mangiando alimenti contaminati, utilizzando acqua contaminata o per contato diretto col cane infetto (la saliva o il pelo dell’animale potrebbero veicolare la diffusione della malattia).
Restano quindi di fondamentale importanza innanzitutto le norme igieniche elementari:
lavarsi accuratamente le mani dopo essere stati a contatto con un cane (attenzione soprattutto ai cani randagi)
porre attenzione all’igiene dei bambini (che con estrema facilità portano le mani alla bocca)
gli alimenti come verdura e frutta vanno lavati con accuratezza
evitare di entrare in contatto con acqua contaminata
sottoporre a controlli regolari il proprio cane (nel quale l’infezione è nella maggior parte dei casi asintomatica o si manifesta con una irritazione intestinale)
 
Come si manifesta
L’echinococcosi non si presenta nell’uomo una sintomatologia particolare. Allo stadio iniziale la idatidosi cistica può essere asintomatica e può continuare ad esserlo anche per parecchi anni. Solo quando le sue dimensioni aumentano, la sua presenza viene denunciata talvolta da dolore addominale, dall’ostruzione di un condotto biliare o, quando le sue dimensioni sono notevoli, può essere percepita palpando la zona interessata. Se la cisti si è formata nel polmone può manifestarsi tosse e/o dolore toracico.
Una cisti di grandi dimensioni (può raggiungere le dimensioni di un feto) può fare pressione sugli organi e i tessuti circostanti, danneggiandoli o provocandone il cattivo funzionamento.
Anche l’integrità della cisti rappresenta un fattore determinante. Qualora, infatti, dovesse rompersi, il riversamento del liquido in essa contenuto potrebbe causare una reazione anafilattica nell’organismo ospite, determinandone la morte, o comunque diffondere le larve e quindi provocare la nascita di molteplici altre cisti. 

Terapia
Non esiste una terapia per questa parassitosi. Sarebbe opportuno che in caso di contagio venisse diagnosticata quanto prima la presenza di cisti nell’organismo e tenuta sotto controllo per monitorarne l’evoluzione. Qualora si trattasse di un’unica cisti sarebbe possibile eseguire un trattamento percutaneo, ossia uno svuotamento della cisti e l’introduzione di sostanze disinfettanti e cicatrizzanti. A questo trattamento può seguire una cura chemioterapia per evitare la diffusione dell’infezione.
Tuttavia, un trattamento chirurgico determina un certa pericolosità. Infatti, la rottura, accidentale o chirurgica di una cisti, può, come precedentemente detto, provocare la morte. La prevenzione primaria è quindi la terapia più efficace.

Fonte: paginemediche.it
221  General Category / PARASSITI / Infezione da Ossuriasi inserita:: Settembre 02, 2008, 08:11:40 pm
L’ossiuriasi è un’infezione intestinale provocata da un verme di colore biancastro, l’ossiuro (Oxyuris vermicularis, Enterobius vermicularis), identificato per la prima volta nel 1758 dal naturalista svedese Linneo.

I maschi adulti raggiungono la lunghezza di 2-5 mm, mentre le femmine raggiungono i 9-11 mm. Le uova depositate dalle femmine hanno dimensioni microscopiche.

Maggiormente esposti all’infezione da ossiuro sono i bambini che, mettendosi le mani in bocca, possono ingerire le uova. 

Come si trasmette
Questa parassitosi si propaga, prevalentemente, in contesti scarsamente igienici, quindi non riconducibili esclusivamente alla scarsità di acqua. La trasmissione avviene per contagio oro-fecale.
Negli uomini l’uovo dell’ossiuro (il verme incriminato) raggiunge il duodeno e vi libera l’embrione; qui il verme si sviluppa fino a raggiungere lo stato adulto per proseguire il suo cammino verso l’intestino. In questa fase le femmine svolgono un ruolo determinante andando a depositare le uova, durante la notte, nelle pliche anali. E’ per effetto di queste movimentazioni notturne che spesso, i soggetti affetti da questa patologia, avvertito un fastidioso prurito.
In particolare nel bambino l’infezione avviene per via orale, per esempio, mettendo le mani in bocca dopo aver toccato oggetti contaminati, come giocattoli, biancheria o elementi da toilette; o semplicemente dopo essersi toccato il culetto sul quale può essere rimasto qualche residuo di feci (il cosiddetto “autocontagio”). Quindi, non è fondamentale solo una corretta igiene intima ma, anche un elevato grado di igiene dell’ambiente circostante. E’ di rara manifestazione l’infezione dovuta alle uova presenti sulla frutta o sugli ortaggi.
 
Come me ne accorgo?
La principale sintomatologia è rappresentata dal prurito, soprattutto a livello anale. Nei bambini un campanello d’allarme è rappresentato dall’eccessivo prurito avvertito soprattutto la sera a letto. Nelle bambine può anche manifestarsi prurito vulvare e vaginale.
A questa sintomatologia spesso si associano delle alterazioni comportamentali, come eccessiva irritabilità e irrequietezza.
Altri sintomi non di rara manifestazione sono:
infezione alle vie urinarie
reazioni allergiche
appendicite
disturbi all’apparato gastrointestinale (dolori addominali, nausea, vomito)
disturbi di interesse neurologico (vertigini, cefalea, incontinenza urinaria)
L’infezione si diagnostica riscontrando la presenza di ossiuri o di uova, nelle feci o nella regione anale. Il soggetto, quindi, viene sottoposto ad un esame parassitologico, applicando sull’ano una striscia di adesivo trasparente che verrà rimossa dopo un’ora circa e osservata al microscopio. Il parassita, se presente, rimarrà attaccato alla striscia adesiva. Spesso, in presenza di sintomi difficilmente inconfutabili, è necessario ripetere più volte il test perché i parassiti potrebbero non rivelarsi immediatamente.
 
Cosa fare?
I parassiti sono generalmente abbastanza resistenti ai trattamenti farmacologici, sebbene la terapia venga somministrata ciclicamente (dopo 10-20 giorni) per via orale.
L’unica strategia per prevenire e, conseguentemente, fronteggiare l’infezione è una corretta profilassi che passa attraverso delle basilari norme igieniche.
E’ bene tenere presente le poche norme di profilassi generali, soprattutto se in zone ad elevato rischio di infezioni:
tenere pulite le mani e soprattutto le unghie (sotto le unghie possono depositarsi le uova del verme)
accurata detersione degli organi genitali
non depositare le feci in terra
non utilizzare le feci come concime
sottoporsi ad esami delle feci
evitare il contatto con i soggetti infetti.

Fonte: paginemediche.it
222  General Category / PARASSITI / INFEZIONI DA TREMATODI (VERMI PIATTI) inserita:: Settembre 02, 2008, 08:06:31 pm
La schistosomiasi è di gran lunga la più importante infezione da trematodi.
Circa 500 milioni di persone sono a rischio di infezione, che si diffonde contestualmente alla costruzione di nuove dighe in aree endemiche. Comunque sono numerosi i trematodi, oltre agli schistosomi, che parassitano l'uomo e infettano con facilità chi viaggia nelle aree endemiche. Poiché i vermi adulti di questi altri trematodi sono ermafroditi (al contrario degli schistosomi), le infezioni sono generalmente di lunga durata. Nelle chiocciole e in altri molluschi si svolgono solo gli stadi precoci dello sviluppo larvale; gli stadi larvali contagiosi avvengono nel pesce, nei crostacei o in vegetali acquatici che, per causare infezione, devono essere ingeriti.

Fonti: msd-italia.it
223  General Category / PARASSITI / INFEZIONI DA FILARIE inserita:: Settembre 02, 2008, 08:03:47 pm
Sono vermi filiformi adulti che risiedono nei tessuti. Le femmine gravide producono una discendenza vitale (microfilarie) che circola nel sangue o migra nei tessuti. Quando vengono ingerite da un insetto idoneo (zanzare o mosche), le microfilarie si sviluppano in larve infettive che vengono inoculate o deposte sulla cute durante la puntura dell'insetto. Solo poche specie di vermi infettano regolarmente gli uomini. Inoltre, le filarie che parassitano gli animali, a volte infettano l'ospite umano, pur non arrivando a un completo sviluppo.

FILARIASI LINFATICA
Infezione con 3 specie di Filarioidea, che può portare ad adenolinfangite acuta e a linfedema cronico, idrocele o chiluria.

La filariasi linfatica è causata da Wuchereria bancrofti, Brugia malayi o da B. timori, ed è diffusa dalle zanzare. Le larve infettive vengono emesse dalla proboscide della zanzara quando punge, entrano nel punto di inoculo e migrano lungo i vasi linfatici, dove si sviluppano in vermi adulti in 6-12 mesi. Le femmine gravide producono microfilarie che circolano nel sangue.
La filariasi bancroftiana è presente nelle zone tropicali e subtropicali dell'Africa, dell'Asia, del Pacifico e delle Americhe compresa parte dei Caraibi. La filariasi brugiana è limitata all'Asia sud-orientale. Stime correnti suggeriscono che sono infette circa 90 milioni di persone.

Sintomi e segni
L'infezione porta spesso a microfilaremia senza manifestazioni cliniche. Tuttavia la filariasi infiammatoria acuta comporta episodi (spesso ricorrenti) di febbre che durano da 4 a 7 giorni, linfoadenite acuta con tipica linfangite retrograda (LAA) o funiculite acuta ed epididimite. Il linfedema transitorio di una gamba colpita può dare luogo a un ascesso che drena all'esterno e lascia una cicatrice. La LAA in aree che drenano i linfatici delle gambe è spesso causata o aggravata da infezioni batteriche secondarie.
La filariasi cronica spesso si sviluppa insidiosamente dopo molti anni. Nella maggior parte dei pazienti si verifica una dilatazione linfatica asintomatica, ma la risposta infiammatoria cronica ai vermi adulti può portare al linfedema cronico dell'area del corpo interessata o all'idrocele. L'ipercheratosi e l'aumentata suscettibilità locale alle infezioni batteriche e micotiche porta infine all'elefantiasi. Altre forme di malattia cronica da filarie sono causate dalla distruzione di vasi linfatici o dal drenaggio aberrante di linfa che porta a chiluria e chilocele.
L'eosinofilia polmonare tropicale (EPT) non è comune. Essa si manifesta con frequenti attacchi di asma, transitorie opacità polmonari, febbricola e marcata leucocitosi ed eosinofilia. Le microfilarie di solito non rimangono nel sangue, ma sono presenti in ascessi eosinofili nei polmoni o nei linfonodi. La EPT è molto probabilmente dovuta a reazioni allergiche verso le microfilarie. La EPT cronica può portare alla fibrosi polmonare. Altri segni extralinfatici includono ematuria microscopica cronica, proteinuria e moderata poliartrite, causate dalla deposizione di immunocomplessi.
Episodi di LAA di solito precedono l'esordio della malattia cronica di  2 decenni. La filariasi acuta è più grave e la progressione verso la malattia cronica è più rapida negli immigranti in aree endemiche precedentemente non esposti rispetto ai residenti nativi. La microfilaremia e i sintomi scompaiono gradualmente dopo aver lasciato l'area endemica.

Diagnosi
L'evidenziazione al microscopio delle microfilarie nel sangue permette la diagnosi. Filtrati o concentrati centrifugati di sangue sono molto più sensibili dei vetrini a goccia spessa. I campioni di sangue devono essere raccolti quando si verifica il picco della microfilaremia cioè di notte, nella maggior parte delle aree endemiche, e durante il giorno, in molte isole del Pacifico. Vermi adulti vitali possono essere visualizzati in vasi linfatici dilatati con l'ecografia; i loro movimenti sono detti "danza delle filarie".
Gli esami sierologici non possono differenziare le infezioni pregresse da quella in atto. È disponibile un test altamente sensibile e specifico per la ricerca di antigeni del verme nel siero di pazienti con filariasi bancroftiana.

Prevenzione e terapia
La protezione richiede la riduzione dei contatti con zanzare infette. L'efficacia della chemioprofilassi con dietilcarbamazina (DEC) non è provata.
La terapia della filariasi linfatica è problematica. La DEC uccide le microfilarie ma solo una parte variabile di vermi adulti. È raccomandata una singola dose orale di 6 mg/kg. L'ivermectina riduce rapidamente i livelli di microfilaremia e può inibire lo sviluppo larvale nelle zanzare, ma il farmaco non uccide i vermi adulti e non è molto efficace contro la filariasi brugiana.
Gli attacchi acuti generalmente si risolvono spontaneamente, sebbene possa essere necessario l'uso di antibiotici per il controllo delle infezioni secondarie. La ETP spesso risponde alla DEC, ma le recidive sono comuni e possono richiedere cicli multipli. Se la DEC previene o meno il linfedema cronico rimane controverso.
La terapia del linfedema cronico può essere molto efficace. La creazione chirurgica di shunt veno-linfatici per migliorare il drenaggio linfatico offre benefici a lungo termine anche in casi avanzati di elefantiasi e le misure conservative come il bendaggio elastico della gamba colpita aiutano a ridurre l'edema. La cura meticolosa della cute, compreso l'uso di pomate antibiotiche e la profilassi con antibiotici sistemici, può far regredire il linfedema e prevenirne la progressione verso l'elefantiasi.

ONCOCERCOSI (Cecità fluviale)
Infezione con il nematode Onchocerca volvulus, che causa una malattia cronica delle pelle e lesioni oculari che possono portare alla cecità.

L'oncocercosi è diffusa dalle mosche nere (Simulium sp) che si riproducono nei torrenti (da cui la definizione di cecità fluviale). Le larve infettive inoculate nella cute durante il morso di una mosca si sviluppano in vermi adulti in circa 1 anno. I vermi adulti femmine possono vivere più di 15 anni nei noduli fibrosi sottocutanei più profondi. I vermi adulti maschi migrano tra i noduli e periodicamente fecondano le femmine. I vermi maturi producono microfilarie vive che migrano principalmente attraverso la cute e invadono gli occhi. Circa 18 milioni di persone sono infette, di cui circa 270000 sono cieche e 500000 hanno disturbi della vista. L'infezione e la malattia sono più comuni nelle regioni tropicali e nelle regioni del Sahel in Africa; focolai meno estesi esistono nello Yemen, nel Messico del sud, in Guatemala, in Ecuador, in Colombia, in Venezuela e nell'Amazzonia brasiliana.

Sintomi e segni
I noduli sottocutanei (o più profondi) (oncocercomi) che contengono i vermi adulti sono visibili o palpabili ma per il resto asintomatici. Essi sono composti di cellule infiammatorie e tessuto fibrotico in varie proporzioni; i vecchi noduli possono necrotizzare e calcificare.
La dermatite da oncocerche è causata dallo stadio microfilariale del parassita. Il prurito intenso può essere il solo sintomo in persone con infestazione lieve. Le lesioni cutanee di solito consistono in rash maculopapuloso con escoriazioni secondarie, ulcerazioni desquamanti, lichenificazione e linfoadenopatia da lieve a moderata. Possono verificarsi prematura rugosità, atrofia cutanea, massiccia tumefazione dei linfonodi inguinali o femorali, ostruzione linfatica, ipopigmentazione a chiazze e aree transitoriamente localizzate di edema ed eritema. La dermatite da oncocerca è generalizzata nella maggior parte dei pazienti, ma nello Yemen e in Arabia Saudita è comune una forma localizzata e delineata di dermatite eczematosa con ipercheratosi, desquamazione e depigmentazione (Sowdah).
La malattia oculare varia da moderata riduzione del visus a completa cecità. Le lesioni dell'occhio anteriore includono una cheratite puntata (a fiocco di neve), un infiltrato infiammatorio acuto che circonda microfilarie morte si risolve senza causare danno permanente; una cheratite sclerosante, un groviglio di tessuto fibrovascolare che può causare lussazione del cristallino e cecità; uveite anteriore o iridociclite che può deformare la pupilla. Possono verificarsi inoltre corioretinite, neurite ottica e atrofia ottica.
L'oncocercosi è la seconda causa di cecità al mondo (dopo il tracoma). La cecità è comune nelle regioni a prevalenza di savana dell'Africa, dove è principalmente dovuta alla cheratite sclerosante è meno comune nelle aree delle foreste pluviali, dove è causata da lesioni corioretiniche ed è di gran lunga più rara in America, dove è causata principalmente da lesioni del segmento posteriore dell'occhio.

Diagnosi
La dimostrazione di microfilarie in biopsie cutanee è il metodo tradizionale per dimostrare la presenza e la gravità dell'infezione (v. Tab. 161-1). Le microfilarie possono essere rinvenute anche nella cornea e nella camera anteriore dell'occhio. Metodi basati sulla PCR per cercare il DNA del parassita in biopsie cutanee con sonde di DNA specie-specifiche possono essere più sensibili delle tecniche usuali. È in corso di sviluppo la valutazione di un test sierodiagnostico che utilizzi antigeni specifici ricombinanti di Onchocerca.
Noduli palpabili (o noduli profondi individuati mediante ecografia o RMN) possono essere asportati ed esaminati per la ricerca di vermi adulti con esame istologico di routine o dopo digestione con collagenasi. Le forme africane di O. volvulus che causano cecità possono essere distinte da quelle che non la causano tramite specifiche sonde di DNA.

Misure preventive
Nessun farmaco si è mostrato in grado di proteggere dall'infezione da O. volvulus. Comunque la somministrazione annuale od ogni sei mesi di ivermectina controlla efficacemente la malattia e può diminuire la trasmissione del parassita. La rimozione chirurgica di tutti gli oncocercomi accessibili riduce il numero di microfilarie nella cute e può ridurre la prevalenza di cecità.
È possibile ridurre le punture delle mosche della specie Simulium evitando le aree infestate, indossando abiti protettivi e usando in maniera abbondante agenti repellenti per insetti. L'uccisione delle larve della mosca nera rappresenta il punto cardine del programma internazionale di controllo dell'oncocerchiasi nell'Africa Occidentale.

Terapia
Il farmaco di scelta è l'ivermectina somministrata in una singola dose orale di 150 mg/kg una sola volta o due volte in un anno. Essa non deve essere somministrata a bambini di  5 anni di età o di peso  15 kg, alle donne in gravidanza, alle madri che allattano neonati durante la prima sett. di vita e ad ogni persona in gravi condizioni cliniche generali. L'ivermectina riduce rapidamente il numero di microfilarie nella cute e negli occhi. Essa non sembra essere in grado di uccidere i vermi adulti, ma blocca il rilascio di microfilarie dall'utero per diversi mesi. Gli effetti collaterali sono qualitativamente simili a quelli della dietilcarbamazepina (DEC) ma sono meno frequenti e meno gravi. Il DEC non è più un farmaco raccomandato per il trattamento dell'oncocerchiasi poiché causa nefrotossicità e la reazione di Mazzotti, che può ulteriormente danneggiare la cute e gli occhi e portare a un collasso cardiovascolare, oltre ad accelerare l'insorgenza della cecità nei pazienti con un livello massiccio di infestazione. La suramina è efficace ma deve essere somministrata EV per varie settimane. L'eliminazione dei vermi adulti può essere ottenuta anche mediante la rimozione chirurgica dell'oncocercoma.

LOIASI
Infezione da Loa loa, che può causare angioedema localizzato della cute e una sindrome allergica con ipereosinofilia.

La Loa loa è trasmessa da mosche tabanidi (cavalline o mosche del cervo del genere Chrysops). Le forme adulte migrano nei tessuti sottocutanei e nell'occhio, mentre le microfilarie circolano nel sangue. La loiasi è limitata alla zona delle foreste pluviali dell'Africa occidentale, centrale e del Sudan equatoriale. La loiasi si sviluppa rapidamente in persone che soggiornano per pochi mesi in un'area endemica, come i missionari o i volontari di organizzazioni non governative.

Sintomi, segni e diagnosi
L'infezione nelle persone indigene provoca nella maggior parte dei casi aree di angioedema (edema di Calabar) che può svilupparsi in ogni parte del corpo, ma prevalentemente sulle estremità; generalmente esse persistono per 1-3 giorni e sono presumibilmente correlate a reazioni di ipersensibilità agli allergeni rilasciati dai vermi adulti durante la migrazione. I vermi migrano anche nella zona sottocongiuntivale attraverso gli occhi, e ciò può creare disturbi, anche se lesioni oculari residue non sono di frequente riscontro. Alterazioni patologiche meno comuni sono costituite dalla nefropatia, dall'encefalopatia e dalla cardiomiopatia. La nefropatia generalmente è caratterizzata da proteinuria accompagnata o meno da lieve ematuria e si ritiene sia causatada immunocomplessi. La proteinuria è transitoriamente esacerbata dal trattamento con dietilcarbamazina (DEC). L'encefalopatia si presenta in forma lieve ed è generalmente associata a sfumati sintomi neurologici. Il DEC aggrava i sintomi neurologici fino a provocare stato di coma e morte.
Nei viaggiatori, a differenza dei nativi africani, sono predominanti i sintomi da iper-reattività allergica.
L'edema di Calabar tende a essere più frequente e più grave nei viaggiatori, che possono anche sviluppare una sindrome sistemica con ipereosinofilia che può condurre a fibrosi endomiocardica.
La diagnosi consiste nel riscontro alla microscopia ottica di microfilarie nel sangue periferico . I campioni di sangue devono essere prelevati intorno a mezzogiorno, quando i livelli di microfilaremia sono più alti. Le persone che risiedono temporaneamente in aree endemiche rimangono spesso amicrofilaremiche. I test sierodiagnostici non sono ancora in grado di differenziare la Loa loa da altre filarie.

Prevenzione e terapia
Agenti repellenti per insetti possono ridurre l'esposizione alle mosche infette.
Comunque, il DEC orale (300 mg una volta a settimana) è l'unica misura di provata efficacia nella prevenzione dell'infezione.
Il DEC è l'unico farmaco in grado di uccidere le microfilarie e i vermi adulti. In alcuni casi, lo schema raccomandato di 8-10 mg/kg/die PO per 2-3 sett. deve essere ripetuto. In pazienti con infezioni massive, il trattamento può scatenare un'encefalopatia che può progredire fino allo stato di coma e alla morte. Alcuni pazienti possono trarre beneficio da un trattamento iniziale con basse dosi di DEC (1 mg/kg/die) associato alla somministrazione di corticosteroidi. L'ivermectina alle dosi utilizzate per il trattamento dell'oncocerchiasi può essere una valida ed efficace alternativa al DEC.

DIROFILARIASI (Infezione canina del verme nel cuore)

Infezione da Dirofilaria immitis, una comune filaria parassita dei cani.
La trasmissione di D. immitis agli esseri umani da una zanzara infetta è molto rara. La larva si incapsula nel tessuto polmonare infartuato e produce noduli polmonari a margini netti. Il paziente può presentare dolore toracico, tosse e, occasionalmente, emottisi. Molti pazienti restano asintomatici e, mediante una rx del torace di routine, viene riscontrato un nodulo polmonare. La diagnosi è resa possibile dall'esame istologico di un campione bioptico. I test sierodiagnostici sono positivi solo nel 35% circa dei casi, ma possono prevenire il ricorso a un intervento chirurgico non necessario. Non è indicata alcuna terapia. L'infezione è autolimitantesi.

Fonte: msd-italia.it
224  General Category / PARASSITI / Infezione da Dracunculosi inserita:: Settembre 02, 2008, 07:44:06 pm
La dracunculosi è endemica in buona parte dell'Africa tropicale, India, Pakistan, Medio oriente, alcune zone dell'America meridionale e India occidentale. Da 10 a 40 milioni di persone sono infettate annualmente in tutto il mondo.

Gli uomini si infettano bevendo acqua contenente micro-crostacei infetti.
Le larve penetrano la parete intestinale, maturano in vermi adulti e migrano nel tessuto connettivo.
Quando la femmina gravida migra verso il tessuto sottocutaneo, l'estremità cefalica del verme produce una papula dura che forma una vescicola e che alla fine si ulcera.
A contatto con l'acqua, un'ansa dell'utero prolassa attraverso l'estremità anteriore del verme e rilascia larve mobili nell'acqua.
Se non ci sono complicanze, l'espulsione del verme attraverso la sacca cutanea richiede 1-3 sett. di ripetute immersioni nell'acqua.
I vermi che non riescono a raggiungere la cute si disintegrano e sono riassorbiti o calcificano.
Nella maggior parte delle aree, un episodio infettivo dura circa 1 anno e la trasmissione si verifica ogni anno nella stessa stagione.

Sintomi e segni
L'infezione è generalmente asintomatica durante il primo anno.
Il sintomo d'esordio coincide con l'eruzione del verme. I sintomi locali includono prurito intenso e un dolore urente a livello della piccola sacca. Orticaria, eritema, dispnea, vomito e prurito sono ritenuti essere il riflesso della reazione allergica a prodotti tossici del verme che forma la sacca.
Se il verme si rompe durante l'espulsione o l'estrazione e le larve sfuggono nei tessuti segue una grave reazione infiammatoria con dolore intenso.
I sintomi cessano e l'ulcera guarisce una volta che il verme adulto è stato espulso. In circa il 50% dei casi, si verificano infezioni batteriche secondarie lungo il percorso del verme emergente. Le sequele croniche includono anchilosi fibrosa delle articolazioni e contrazioni tendinee.

Diagnosi
La diagnosi è ovvia una volta che la testa del verme adulto appare sulla superficie dell'ulcera. Il rilascio delle larve può essere stimolato raffreddando l'area ulcerata.
Vermi calcificati possono essere localizzati con esami radiologici (sono stati trovati nelle mummie egiziane).
Un test cutaneo con estratto crudo del verme produce un pomfo e una reazione urente, ma è spesso negativo prima che il verme femmina emerga. Gli esami sierologici non sono specifici.

Prevenzione e terapia
Sebbene la profilassi con dietilcarbamazina sembri essere efficace, il metodo più semplice per prevenire l'infezione è filtrare l'acqua da bere attraverso un pezzo di garza.
La terapia consiste nella lenta rimozione del verme adulto per giorni e settimane arrotolandolo su un bastoncino.
La rimozione chirurgica, che può ridurre l'inabilità, è possibile ma solo a volte disponibile nelle aree endemiche. L'effetto benefico del tiabendazolo (50-75 mg/kg PO in 2 dosi frazionate per 3 giorni) o del metronidazolo (250 mg PO tid per 6 giorni) è stato attribuito alle proprietà antiinfiammatorie e antibatteriche dei farmaci piuttosto che ai loro effetti antielmintici.
La prevenzione delle infezioni secondarie e la riduzione della risposta infiammatoria locale con antibiotici topici e idrocortisone (o con antibiotici sistemici se necessario) può accelerare l'espulsione del verme e l'estrazione.

Fonte: msd-italia.it
225  General Category / PARASSITI / Infezioni da Trichiuriasi inserita:: Settembre 02, 2008, 07:38:09 pm
L'infezione si diffonde per via oro-fecale. L'ingestione di uova dà luogo all'infezione.
Le uova si attaccano all'interno del duodeno, dove le larve invadono e maturano nella mucosa prima di migrare nel colon. I vermi adulti a forma di frusta infilano le loro teste nella mucosa superficiale del colon e del cieco. Il ciclo vitale si completa in circa 3 mesi; i vermi adulti possono vivere da 7 a 10 anni.

Il parassita si trova principalmente nei tropici e nelle aree subtropicali. Moderate infezioni asintomatiche sono comuni nelle zone rurali del sud degli USA.

Sintomi, segni e diagnosi
Le infestazioni lievi sono spesso asintomatiche, mentre quelle più gravi causano dolore addominale, anoressia e diarrea e possono ritardare l'accrescimento. Le infestazioni massicce possono causare perdita di peso, anemia e prolasso rettale nei bambini e nelle partorienti. Nelle feci vengono facilmente rinvenute le caratteristiche uova a forma di limone.

Prevenzione e terapia
La prevenzione richiede un'adeguata igiene ambientale e personale. Non è necessario alcun trattamento per le infestazioni asintomatiche o lievi. Il mebendazolo (100 mg PO bid per 3 giorni) viene usato per le infestazioni più gravi. Il farmaco non deve essere usato durante la gravidanza.

Fonte: msd-italia.it
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