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Cristiana Di Stefano Forum  |  General Category  |  ELEMENTI TOSSICI  |  Prodotti di uso comune pericolosi perché contengono elementi tossici (Moderatore: cristiana)  |  Discussione: Ma i cosmetici naturali lo sono veramente? 0 utenti e 1 Utente non registrato stanno visualizzando questa discussione. « precedente successivo »
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Autore Discussione: Ma i cosmetici naturali lo sono veramente?  (Letto 144 volte)
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« inserita:: Luglio 17, 2008, 11:06:32 pm »

Sono amici della pelle e della natura. Si tratta dei cosmetici bio-ecologici, ma in realtà una normativa a riguardo non c’è. E così sotto la dicitura “naturale” possono nascondersi sonori inganni a danno di noi consumatori.

I test riportati ogni mese dal settimanale Il Salvagente così come i risultati delle indagini commissionate da associazioni ambientaliste come Greenpeace e il Wwf non lasciano dubbi: spesso, per farci belli, finiamo per intossicarci, utilizzando cosmetici che contengono sostanze allergizzanti o ancor peggio cancerogene. Dai profumi alle creme da barba, dai deodoranti ai rossetti, dai dentifrici ai doccia-shampoo, quando acquistiamo questi prodotti dovremmo passare in rassegna i componenti indicati in etichetta. Meglio infatti stare alla larga, per esempio, da quei cosmetici che contengono il triclosan, un antibatterico dalla struttura chimica simile alla diossina utilizzato come conservante e classificato dall’Epa statunitense come pesticida. Ma non è finita qui. Da temere anche i cosiddetti ftalati (in primis in DEHP) e pure i cessori di formaldeide, cioè quelle sostanze che nel tempo rilasciano una molecola giudicata cancerogena dall’Oms.

Oggi vogliamo invece fare il punto sulle alternative naturali.
Anziché passare in rassegna tutti i componenti di un cosmetico alla caccia di quelli potenzialmente dannosi, è infatti decisamente più comodo scegliere quei prodotti che già ci assicurano di non utilizzare sostanze chimiche tossiche.
Ma chi ci garantisce che effettivamente dietro alla dicitura “cosmetico naturale” ci sia una crema, un rossetto o un profumo davvero realizzato senza l’utilizzo di composti pericolosi?
Entrate in una qualunque profumeria vedrete che campeggiano in bella vista centinaia di barattoli che si spacciano come assolutamente rispettosi della nostra pelle perché prodotti con materie prime naturali. Un consiglio: fate molta attenzione e controllate comunque in maniera scrupolosa l’etichetta. In Italia, infatti, non c’è una normativa che regolamenti il mercato dei cosmetici naturali.
E così sotto la dicitura “naturale” possono nascondersi sonori inganni a danno di noi consumatori. Che fare allora?
La soluzione è quella affidarsi ai cosmetici biologici
, prodotti cioè con materie prime provenienti da coltivazioni certificate e che sono preparati seguendo disciplinari ad hoc redatte dai maggiori enti che in Italia si occupano di agricoltura biologica come l’Aiab[/b], l’Icea e il CCPB. A onor del vero va però detto che questo tipo di certificazione non è ufficiale. O meglio non è “normata” a livello legislativo come invece accade nel campo alimentare. Mentre gli agricoltori che vogliono produrre in maniera biologica, apponendo poi il logo identificativo sulla merce, sanno esattamente a quali procedure stabilite a livello europeo devono obbligatoriamente sottostare, nel campo della cosmesi non c’è nulla di tutto ciò. Non esiste infatti ancora una normativa riconosciuta dall’Ue che stabilisca i criteri da adottare per produrre un cosmetico bio. Ma non solo. Non c’è nemmeno un indirizzo unitario a livello italiano. E così, nell’attesa che questo vuoto legislativo venga colmato, chi vuole mettere in vendita un cosmetico biologico può decidere di seguire le linee guida proposte o dall’Aiab-Icea o dal CCPB che a loro volta, a fronte di rigidi controlli, daranno alle aziende l’ok per apporre in etichetta il logo di cosmetico biologico.
La prima a proporre una certificazione nel mondo della cosmesi è stata l’AIAB (associazione italiana di agricoltura biologica) che, in collaborazione con l’ICEA, già dal 2002 ha elaborato un suo disciplinare, di anno in anno poi aggiornato, con relativo logo “bio-eco.” Logo che un’azienda può mettere sulla sua linea cosmetica solo a patto che non abbia fatto uso di materie prime Ogm, che non abbia utilizzato le sostanze chimiche vietate come formaldeide, siliconi, e così via (in tutto la lista “nera” comprende più di 4500 composti off-limits) e che impieghi prodotti agricoli o zootecnici da agricoltura biologica. “I controlli – spiega il dott. Spadoni, responsabile Icea del settore – spettano a un’apposita commissione composta di autorevoli esponenti del mondo accademico, scientifico nonché rappresentanti dei consumatori e dei produttori.” Un altro requisito imposto dall’Aiab riguarda gli imballaggi: i cosmetici “bio-eco” devono infatti essere collocati in confezioni singole possibilmente realizzate con materie prime riciclabili perché oltre alla tutela della salute dei consumatori, questi cosmetici vanno nella direzione della salvaguardia ambientale.

Tutto bene, direte voi. Sì, anche se in realtà il consumatore non ha garanzie sull’effettiva quantità di prodotto biologico contenuto nel cosmetico che va ad acquistare.
Il disciplinare dell’AIAB-ICEA non stabilisce infatti una soglia minima di ingredienti bio che devono essere presenti in un cosmetico che poi si fregia di questo titolo, ammettendo per altro deroghe all’utilizzo di composti bio nel caso in cui non siano rintracciabili sul marcato italiano. Ma AIAB-ICEA interpellata sull’argomento non ci sta a passare come troppo lassista. Dichiara infatti il dott. Spadoni “non è possibile certificare come eco-bio un cosmetico che non contenga ingredienti biologici perché l’ok alla certificazione non lo diamo noi, ma un’apposita commissione”
Una soglia minima la ritroviamo, invece, nel disciplinare del CCPB, che, come ci ha illustrato il dottor Piva, prevede una certificazione a due livelli. Fatto salvo il principio in base al quale il 95% degli ingredienti deve essere naturale o di origine naturale è prevista la distinzione tra “cosmetico biologico” e “cosmetico con ingredienti biologici”. In sostanza nel primo caso almeno il 10% del totale degli ingredienti dev’essere bio, nel secondo caso il limite minimo è del 5%. “Potrebbe sembrare una percentuale troppo scarsa – precisa Piva – però non dimentichiamo che spesso molti cosmetici contengono acqua al 40-50 o anche 90%.”

Per concludere la panoramica sul settore della cosmesi naturale vanno senza dubbio citati due storici marchi conosciuti a livello mondiale: Weleda e Wala-Dr.Hauschka, che si affidano alla certificazione tedesca (il marchio BDIH) che rispetta i criteri più restrittivi dell’agricoltura biodinamica, rientrando nell’approccio filosofico dell’antroposofia (per approfondire consulta il nostro dossier: ANTROPOSOFIA, SCIENZA DELLO SPIRITO)

Alessandra Mariotti
5/1/2007


Fonte: www.buonpernoi.it
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