Autore Topic: Infezione da Echinococcosi (idatidosi cistica)  (Letto 21449 volte)

cristiana

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Infezione da Echinococcosi (idatidosi cistica)
« il: Settembre 07, 2010, 12:45:17 »
L’echinococcosi è una malattia parassitaria provocata dall’echinococco (Echinococcus granulosus), un piccolo verme piatto che appartiene alla famiglia delle tenidae.

Il parassita adulto attacca l’intestino dei cani e, più in generale, dei canidi, principali portatori della malattia e per questo detti “ospiti definitivi”. Ospiti intermedi vengono invece definiti l’uomo e altre specie animali (pecore, bovini, suini, altri mammiferi selvatici, ecc.) che sono particolarmente suscettibili alla contrazione di tale infezione.

La maggiore diffusione di questa patologia si è riscontrata nelle zone dedite alla pastorizia. Per la diffusione dell’infezione è infatti necessario che un ospite definitivo, in cui la patologia è per lo più asintomatica, si nutra di un ospite intermedio (pensiamo ai cani che badano alle greggi e che entrano facilmente in contatto con resti di altri animali) riattivando il ciclo vitale del parassita.

Il parassita e il suo ciclo vitale
L’echinococco ha la testa ricoperta da tanti uncini, mentre le restanti tre porzioni di corpo, di dimensioni variabili, crescono col passare del tempo. Gli uncini presenti sulla testa servono al parassita per ancorarsi alle pareti dell’intestino del cane. Una volta ancorato, questo verme, in un arco di tempo relativamente breve, si divide lasciando che l’ultima parte del suo corpo, quella piena di uova, venga espulsa dall’ospite attraverso la defecazione.
Le uova diffuse nell’ambiente circostante, acqua o terreno, risultano abbastanza resistenti. Una volta ingerite da un ospite intermedio, danno inizio al ciclo vitale del parassita: si schiudono e liberano nello stomaco dell’organismo ospite una larva che si immette nel circolo sanguigno, da dove può potenzialmente raggiungere uno qualunque degli organi. Tuttavia, solitamente la larva si ferma nel fegato o nei polmoni, più raramente questa patologia interessa il cervello o i reni.
Proprio questo stadio della vita del parassita dà nome alla patologia che interessa l’uomo e gli animali: idatidosi cistica. La larva, infatti, raggiunto un organo vi si deposita e forma una cisti, le cui dimensioni aumentano gradualmente nel corso del tempo, nella quale si formeranno e moltiplicheranno tante altre larve del parassita (le dimensioni e la posizione delle cisti nell’organismo determinano la pericolosità).
 
Come si trasmette
L’uomo, come già detto, è un organismo ospite intermedio, ossia un organismo in cui l’infezione provoca la formazione di queste cisti (che possono raggiungere dimensioni anche notevoli). La contaminazione dell’uomo è provocata dall’ingestione delle uova del parassita espulse dal cane: mangiando alimenti contaminati, utilizzando acqua contaminata o per contato diretto col cane infetto (la saliva o il pelo dell’animale potrebbero veicolare la diffusione della malattia).
Restano quindi di fondamentale importanza innanzitutto le norme igieniche elementari:
lavarsi accuratamente le mani dopo essere stati a contatto con un cane (attenzione soprattutto ai cani randagi)
porre attenzione all’igiene dei bambini (che con estrema facilità portano le mani alla bocca)
gli alimenti come verdura e frutta vanno lavati con accuratezza
evitare di entrare in contatto con acqua contaminata
sottoporre a controlli regolari il proprio cane (nel quale l’infezione è nella maggior parte dei casi asintomatica o si manifesta con una irritazione intestinale)
 
Come si manifesta
L’echinococcosi non si presenta nell’uomo una sintomatologia particolare. Allo stadio iniziale la idatidosi cistica può essere asintomatica e può continuare ad esserlo anche per parecchi anni. Solo quando le sue dimensioni aumentano, la sua presenza viene denunciata talvolta da dolore addominale, dall’ostruzione di un condotto biliare o, quando le sue dimensioni sono notevoli, può essere percepita palpando la zona interessata. Se la cisti si è formata nel polmone può manifestarsi tosse e/o dolore toracico.
Una cisti di grandi dimensioni (può raggiungere le dimensioni di un feto) può fare pressione sugli organi e i tessuti circostanti, danneggiandoli o provocandone il cattivo funzionamento.
Anche l’integrità della cisti rappresenta un fattore determinante. Qualora, infatti, dovesse rompersi, il riversamento del liquido in essa contenuto potrebbe causare una reazione anafilattica nell’organismo ospite, determinandone la morte, o comunque diffondere le larve e quindi provocare la nascita di molteplici altre cisti. 

Terapia
Non esiste una terapia per questa parassitosi. Sarebbe opportuno che in caso di contagio venisse diagnosticata quanto prima la presenza di cisti nell’organismo e tenuta sotto controllo per monitorarne l’evoluzione. Qualora si trattasse di un’unica cisti sarebbe possibile eseguire un trattamento percutaneo, ossia uno svuotamento della cisti e l’introduzione di sostanze disinfettanti e cicatrizzanti. A questo trattamento può seguire una cura chemioterapia per evitare la diffusione dell’infezione.
Tuttavia, un trattamento chirurgico determina un certa pericolosità. Infatti, la rottura, accidentale o chirurgica di una cisti, può, come precedentemente detto, provocare la morte. La prevenzione primaria è quindi la terapia più efficace.

Fonte: paginemediche.it
Cristiana

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