L’uso frequente e ad alte dosi di paracetamolo
può essere fataleLa ben nota tachipirina, largamente usata come antipiretico in generale e in alternativa all’aspirina per i soggetti allergici ai FANS, è accusata di causare
danni per lo più
epatici. Infatti, aver assunto ripetutamente un po’
troppo paracetamolo nel tempo può causare una pericolosa overdose che è difficile da individuare, ma che pone la persona in serio pericolo. Nella maggior parte dei casi, i pazienti che si recano in ospedale perché avvertono dei seri problemi a seguito di assunzione massiccia, potremmo dire, di paracetamolo, non collegano i due eventi in quanto non sono a conoscenza che una dose troppo elevata, ancorché protratta nel tempo, di tale farmaco, provoca in effetti una vera e propria overdose, e quindi non lo riferiscono al personale sanitario.
Questa situazione clinica ha bisogno di essere riconosciuta e trattata rapidamente perché questi pazienti sono a rischio ancora maggiore rispetto alle persone che assumono il farmaco una tantum, anche se in dose eccessiva.
Queste overdosi, così dette sfalsate, possono verificarsi quando le persone hanno dolori e assumono ripetutamente un po’ più di paracetamolo di quanto dovrebbero.
Il problema è che una overdose singola, diciamo così, è sopportata con maggiore facilità dall’organismo, a meno che non sia tale da essere letale, mentre assunzioni eccessive, protratte nel tempo, non necessariamente ravvicinate, determinano un accumulo del principio attivo, e questo fatto è in grado di causare seri danni. E’ quanto è stato rilevato da uno studio condotto dal dottor Kenneth Simpson, e i cui risultati sono stati recentemente pubblicati sul British Journal di Farmacologia Clinica.
Il problema è che i medici in genere, per valutare il grado di severità e quindi di pericolo dello stato di overdose del paziente quando arriva in ospedale, prelevano un campione di sangue per valutare la presenza di paracetamolo. Nel caso di una singola dose eccessiva, il campione di sangue dà preziose informazioni, ma le persone con casi di overdosi sfalsate, quelle che come detto precedentemente sono il risultato di assunzioni eccessive e ripetute nel tempo e non necessariamente successive le une alle altre, possono avere bassi livelli di paracetamolo nel sangue anche se sono ad alto rischio di insufficienza epatica e morte.Lo studio citato in precedenza, ha preso in considerazione 663 pazienti che erano stati ammessi al Royal Infirmary di Edimburgo tra il 1992 e il 2008, con danno epatico indotto da paracetamolo.
Si è così scoperto che 161 di questi pazienti avevano preso una dose eccessiva del farmaco in periodi successivi, sfalsati nel tempo, di solito per alleviare una varietà di dolori comuni, come dolori addominali o muscolari, mal di testa e mal di denti.
Al momento del ricovero, i pazienti con manifesta overdose sfalsata avevano più probabilità di avere problemi al fegato e al cervello, richiedendo quindi di essere messi in dialisi o in condizione di respirazione assistita ed erano a rischio maggiore di morire rispetto alle persone che avevano assunto dosi eccessive singole.
Il problema è anche peggiore per le persone che arrivano in ospedale dopo che è trascorsa più di una giornata dall’aver preso una dose eccessiva, e inoltre si ritrovano nella condizione di correre seri rischi per la propria vita o, come minimo, con un danno epatico tale da richiedere il trapianto di fegato.
Le overdose sfalsate o pazienti che si presentano in ritardo, dopo un sovradosaggio devono essere attentamente monitorati e considerati per l’antidoto paracetamolo, N-acetilcisteina, a prescindere dalla concentrazione di paracetamolo nel sangue.
Il vero problema è che questi gravi effetti collaterali derivanti dall’assunzione oltre misura di paracetamolo, sono a volte sottovalutati per il fatto che il primo approccio in ospedale è spesso condizionato dal ritardo con il quale arriva il risultato del prelievo effettuato o, addirittura, per il fatto che questo non viene nemmeno effettuato, perché il paziente non riferisce della o delle dosi eccessive del farmaco.Fonte