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Topics - cristiana

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17 novembre 2009

Rivoluzionario studio prova il nesso tra il mercurio nei vaccini e le lesioni cerebrali
Traduzione di Amanda Adams (Redazione La Leva di Archimede)

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Neurotoxicology conferma le convinzioni di genitori e scienziati preoccupati per la crescente aggressività del piano vaccinale e per le sostanze tossiche contenute nei vaccini. Un team di ricercatori dell'Università di Pittsburgh ha notato un significante ritardo nello sviluppo dei riflessi controllati dal tronco cerebrale nei cuccioli di macaco che sono stati sottoposti ad un singolo vaccino contro l'epatite B contenente il thimerosal come conservante. I cuccioli di macaco non sottoposti al vaccino hanno avuto uno sviluppo normale.

Nel 1991 il governo statunitense ha esteso il piano vaccinale includendo il vaccino per l'epatite B nei primi giorni di vita dei neonati, nonostante l'epatite B sia prevalentemente trasmessa sessualmente o per passaggio di aghi infetti. L'introduzione del vaccino era parte del programma vaccinale creato in fretta e furia e coincide con il drastico aumento dei casi di autismo di cui ora sono affetti un bambino americano su 100. Negli Stati Uniti il thimerosal è stato rimosso dal vaccino per l'epatite B nell'anno 2000 ma rimase sul mercato per circa altri 2 anni. Tuttora è presente in altri vaccini, compresi i vaccini multidose sia per l'influenza che per l'H1N1.

Le attuali raccomandazioni del governo americano per l'influenza stagionale e l'influenza H1N1 suggeriscono tutti e due i vaccini alle donne in gravidanza e addirittura 6 differenti vaccini per l'influenza ai bambini di sei mesi di età. "Questo non prende nemmeno in considerazione la quantità addizionale di mercurio che il lattante assorbe dal latte materno quando il vaccino viene effettuato sia alla madre che al bambino" dice Lori McIlwain presidente dell'associazione Nazionale Autismo (NAA). "Il risultato di questo studio conferma che una tale esagerazione del programma vaccinale è un attacco allo sviluppo cerebrale dei nostri bambini".

Nello specifico questo studio ha dimostrato:

-       E' stato somministrato a tredici macachi Rhesus il vaccino Epatite B contenente una dose standardizzata di thimerosal nella dose stabilita in proporzione al peso, a quattro è stato somministrato un placebo salino e a tre non è stato somministrato nulla.

-       Gli animali vaccinati hanno avuto un notevole ritardo nello sviluppo di tre riflessi essenziali alla sopravvivenza rispetto agli animali non vaccinati. Il riflesso di suzione, dei punti cardinali e del muso, sono tre riflessi essenziali alla sopravvivenza delle scimmie allo stato brado.

-       Questi riflessi sono controllati dal tronco cerebrale, una parte del cervello di vitale importanza che regola le funzioni automatiche come il respiro, il battito cardiaco e l'attività intestinale.

-       I riflessi neonatali nelle scimmie non vaccinate non hanno subito alcun ritardo nello sviluppo.

-       Il ritardo nell'acquisizione di tre riflessi essenziali su quattro non è dipeso dal peso alla nascita o dall'età gestazionale.

Per anni i genitori di bambini autistici hanno fatto pressioni alle agenzie governative per la salute affinché facessero delle ricerche paragonando lo stato di salute dei bambini vaccinati con quello dei bambini non vaccinati e per rimuovere il thimerosal da tutti i vaccini. Nessuna delle due richieste è stata soddisfatta.

La signora McIlwain dichiara:"Questo studio evidenzia la mancanza di azioni efficaci del governo per garantire la sicurezza dei vaccini. Se le agenzie governative avessero condotto le ricerche più elementari sulle conseguenza dei vaccini sulla salute dei bambini, avrebbero potuto evitare la sofferenza a migliaia bambini con danni neurologici. E' vergognoso."

Fonte: Articolo originale in inglese del National Autism Association - 03 ottobre 2009

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Vaccini / CELVAPAN vaccino senza adiuvanti per l'influenza H1N1
« il: Agosto 02, 2010, 09:51:21  »
Foglio illustrativo
Cosa contiene Celvapan
UPrincipio attivo:
virus intero per il vaccino dell'influenza, inattivato, contenente antigene di ceppo pandemico*:
A/California/07/2009 (H1N1) 7,5 microgrammi**
per ciascuna dose da 0,5 ml
* propagato in cellule Vero (linea cellulare continua di origine mammifera)
6
** emoagglutinina
Questo vaccino è conforme alle raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e alla decisione dell'Unione Europea (UE) per la pandemia.
UEccipienti:
Gli eccipienti sono: Trometamolo, sodio cloruro, acqua per preparazioni iniettabili, polisorbato 80.

giovedì 29 ottobre 2009

Celvapan, un altro vaccino approvato dall’EMEA

Il 6 ottobre L'EMEA ha approvato un altro vaccino contro l'H1N1/2009, il Celvapan della Baxter.
E' un vaccino senza adiuvanti ma a virus intero. I vaccini antinfluenzali a virus intero non si usano più da tempo perchè molto reattogeni.
Anche Celvapan è stato autorizzato in base ai dati relativi ad un altro vaccino (contro l'H5N1) prodotto dalla stessa Ditta e nella scheda tecnica si riportano i dati di trials clinici eseguiti su persone solo dai 18 anni in su.
Sulla scheda tecnica si dice che non sono disponibili dati dai 6 mesi ai 17 anni, tuttavia “se la vaccinazione fosse ritenuta necessaria …”.

Fonte: quaderniacpnews.blogspot.com

26/10/2009

L'identikit dei tre farmaci presentato dall'Agenzia europea del farmaco
Influenza A. Ecco i vaccini approvati dall'UE
Focetria, Pandemrix e Celvapan: composizione, pregi e difetti secondo gli esperti di Bruxelles

Fino ad oggi, L'EMEA (l'agenzia del farmaco dell'Unione Europea) ha approvato tre vaccini anti influenza: il Focetria della Novartis, il Pandemrix della GlaxoSmithKline ed il Celvapan della Baxter.
Andando sul sito dell'Agenzia (http://www.emea.europa.eu/), i cittadini dell'UE possono informarsi sull'identikit di tali farmaci, notando i nuovi particolari emersi dai test di laboratorio ed analizzati dal CHMP, il Comitato per i medicinali per uso dell'EMEA.
Lo scorso settembre, gli esperti comunitari della salute consigliavano, per tutti e 3 i vaccini, di utilizzare 2 dosi, intervallate l'una dall'altra di 3 settimane. Al contrario, le nuove rilevazioni indicano come i due vaccini potenziati con l'adiuvante (cioè il Pandemrix ed il Focetria) possono essere somministrati una sola volta negli adulti.
In ogni caso, che valore dare a tali notizie è un compito affidato alle autorità sanitarie nazionali; l'italiana AIFA (Agenzia Italiana Farmaco) ha evidenziato come la regolamentazione corrente "Già consente al ministero della Salute di prevedere la somministrazione di una sola dose di vaccino", mentre l'EMEA precisa come "la vaccinazione non è al momento raccomandata a bambini di età inferiore a 6 mesi".

In ogni caso, ecco l'identikit dei vaccini
1.Focetria. E' una sospensione che contiene alcuni frammenti del virus dell'influenza A, detti antigeni di superficie. Questi sono proteine della membrana esterna del virus H1N1, reso inattivo. Si somministra per iniezione e si è dimostrato efficace in almeno il 70% dei casi studiati. L'EMEA riferisce che "Negli studi clinici condotti su 464 soggetti, anche over 60, immunizzati con vaccino pandemico (A/H5N1), la maggior parte delle reazioni sono lievi di breve durata e qualitativamente simile alle reazioni indotte da vaccini influenzali stagionali convenzionali con una frequenza leggermente maggiore di reazioni locali (soprattutto lieve dolore)". Gli effetti collaterali più comuni (riscontrati da 1 a 10 persone su 100) sono mal di testa, dolori alle articolazioni o ai muscoli, febbre, stanchezza e tremori.

2.Pandemrix. Contiene anch'esso un adiuvante e l'antigene del virus H1N1, frazionato ed inattivato. Come per il collega, i medici UE ritengono che "Negli adulti da 18 a 60 anni, dopo la prima dose, può esserne preferibilmente somministrata una seconda". Effetti collaterali più comuni: mal di testa, dolori muscolari e alle articolazioni, febbre e stanchezza.

3.Celvapan. Questo vaccino è privo dell'adiuvante ma è fornito dell'antigene inattivato del virus H1N1. Gli esperti indicano come effetti collaterali più comuni (anche se "In forma breve e di breve durata") rinofaringite, cefalea, capogiri, vertigini e dolore faringolaringeo.
Matteo Clerici

Fonte: newsfood.com

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Vaccini / Militari: vaccini mortali? Parla la mamma di una vittima
« il: Agosto 02, 2010, 12:06:44  »
20/11/07

"Militari: vaccini mortali?"
La mamma di una vittima dà la sua testimonianza

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20/11/07

"Militari: vaccini mortali?"
Dubbi sulla correlazione tra vaccini e malattie

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Vaccini / Antipneumococco: spot ingannevole!
« il: Agosto 02, 2010, 11:36:46  »
Spot televisivo sul vaccino antipneumococco
– Richiesta di sospensione -
  L’AIFA ha chiesto la sospensione di una campagna pubblicitaria televisiva a favore della vaccinazione per l’infanzia contro lo pneumococco, promossa dalla Federazione Italiana Medici Pediatri.

  Tale campagna, infatti, non risulta autorizzata né dall’AIFA né dal Ministero della salute e contiene messaggi non conformi alle indicazioni date dal Piano Sanitario Nazionale 2005-2007.

  L’AIFA ha chiesto, a riguardo, la verifica della violazione del D.Lg 219/2006 in tema di pubblicità al pubblico per i farmaci soggetti a prescrizione. ( "Aifa" - "10/10/2006") 

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Vaccini / Asma e vaccinazioni
« il: Agosto 02, 2010, 11:30:54  »

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Vaccini / Mitocondri e vaccini
« il: Agosto 02, 2010, 11:25:53  »
Tratto dal gruppo Yahoo abmd

Tradotto da vesuvio


Come la persona che in primo luogo ha proposto l'ipotesi di microglia/eccitosine  (JANA 2003; 6 (4): 21-35 e J. Amer Phys Surg 2004; 9 (2): 46-51) Ritengo che dovrei spiegare il collegamento fra microglia/eccitosine e la disfunzione del mitocondri  La mia ipotesi è stata confermata due anni più tardi  da Vargis, ed altri in quale hanno dimostrato i livelli cronici di citokine e di chemokine infiammatorie così come microglia e l'attivazione astrocitica nei cervelli di 11 autistici dall'età 5 anni -a 44 anni, anche se non hanno accennato mai l'eccitosità come meccanismo finale. Desidero affrontare l'edizione mitocondriale, che è stato di massima interesse in seguito all'apparizione del caso di Hannah Poling.

Nella mia ipotesi originale, più successivamente ampliata in un certo numero di altri articoli, ho spiegato che quando il sistema immunitario sistematico superattivato, il sistema immunitario speciale del cervello, constituito da microglia ed  astrociti , è attivato a sua volta . Il microglia rimane normalmente in una condizione tranquilla denominata microglia ramificata. Sucessivo all' attivazione si gonfiano, e assumono  i ricevitori immuni speciali nelle  loro membrane e si muovono all'interno dello spazio extracellulare. In questa condizione attivata fungono da cellule di presentazione immuni e possono secernere un certo numero di prodotti chimici infiammatori, quali IL-1, IL-2, IL-6, IL-12 e IL-18, TNF-alfa, chemokine, complemento e due eccitosine denominati glutammato ed acido quniolinico. Inoltre generano un certo numero di radicali liberi e di molecole potenti di perossidazione del lipido.

Un certo numero di studi hanno indicato che quando usate gli adiuvanti immuni potenti, come utilizzato nei  vaccini (particolarmente una volta unito), questa reazione infiammatoria/eccitosina all'interno del cervello è elevata. Con il microglia il primo il vaccino (o infezione naturale) del cervello è attivata dichiarato denominato innescato. Se re-vaccinate l'animale o la persona entro 1 - 2 mesi, questi microglia innescato superazioni intense, versando fuori ancora i livelli elevati di eccitosina , i citokine infiammatori ed i radicali liberi. Ciascuno insieme dopo  le vaccinazioni peggiora questo processo.

Queste secrezioni infiammatorie/eccitosine  danneggiano lo sviluppo del cervello , che sta subendo il relativo sviluppo più attivo al tempo che stesso il bambino sta ricevendo 24 vaccini. Questo programma vaccinico  espone il bambino ad un vaccino d'innesco di HepB alla nascita, a 6 vaccini all'età 2 mesi, allora a 5 vaccini all'età 4 mesi, a 7 vaccini a 6 mesi ed a infine 8 antigeni all'età un anno. Ogni diga multidose successiva dei vaccini intensamente attiva il sistema microgliale del cervello ed il microglia attiva i astrociti , che inoltre secerne, citokine infiammatorie, i radicali liberi e le eccitosine.

Gli esperimenti in cui questo modello di stimolo immune è simulato usando un adiuvante vaccinico, dimostrano che produce la rottura significativa dello sviluppo del cervello. Il più grande danno in questi esperimenti è al cervelletto ed ai lobi frontali, che è inoltre i luoghi primari di danno nell'autismo. Più ulteriormente,gli allergeni degli alimenti  fungono da attivatori microgliali del cervello, quindi peggiorano e prolungano l'effetto immune/eccitotossico originale prodotto dai vaccini.

Qual'è il gioco del mercurio in tutto questo?. Il Mercurio in concentrazioni estremamente piccole (concentrazioni nanomolari) può attivare il microglia, innescare l'eccitotossicità ed indurre la disfunzione mitocondriale  Il blocco dei ricevitori del glutammato ( innesco dell'eccitossina ) inoltre ostruisce la maggior parte dell'effetto neurotossico di mercurio a queste concentrazioni. Cioè la maggior parte degli effetti di dose bassa  di mercurio nel cervello sono secondari all'eccitossina. I mitocondri producono la maggior parte dell'energia usata dai neuroni ed un certo numero di studi hanno indicato che sopprimergli la funzione mitocondriale non è abbastanza per alterare la funzione del cervello, ma è abbastanza per ingrandire il danno excitotossico . Cioè l'eccitossina  che sta interrompendo la funzione e lo sviluppo del cervello.

Uno studio nuovo  ha indicato conclusivamente, quell'attivazione mitocondriale che usando un adiuvante vaccinico  non solo sopprime la funzione mitocondriale ma che la causa di danno tramite questa soppressione mitocondriale realmente è prodotta dall'eccitotossicità Il blocco dell'eccitotossicità  ostruisce il microglia  neurotossico indotto e la causa mitocondriale del  danno da vaccino.

Tantissimi studi hanno indicato che attivare il sistema immunitario sistematico ripetutamente peggiora i disordini neurologici causati da altre cose e può iniziare la  neurodegenerazione  in se. I citokine infiammatori interagiscono con i ricevitori del glutammato per aumentare drammaticamente il danno eccitotossico. Sappiamo che i bambini autistici hanno elevato il CSF ed i livelli di glutammato nel sangue , che conferma la presenza del processo eccitotossico.

Quindi , ciò che noi  vediamo è un processo innescato dalla vaccinazione sequenziale e voluminosa che innesca ed attiva il sistema  cervello microglia/ astrociti, innescando il rilascio di quantità enormi di citokine infiammatorie, i chemokine e l'eccitossine . Ciò sopprime i mitocondri e la perdita di energia risultante maggiormente dal danno eccitotossico. A causa dell'attivazione immune continuata sistematicamente, sia tramite le allergie dell'alimentazione  che le infezioni naturali, il sistema immunitario del cervello rimane in una condizione attiva, conducente alla soppressione dello sviluppodel cervello e della funzione neurale. Ecco perchè il cambiamento nell apolitica iniziale dei vaccini a metà degli anni '80,ha  innescato l'epidemia di autismo. Il mercurio ha aggravato  il processo.

Ho avvertito un certo numero di gente ed ho pubblicato il mio avvertimento, quello  di rimuovere  il mercurio dai vaccini per arrestare l'alta incidenza di autismo.  Dobbiamo anche dire, però, che ci sono tantissime fonti di mercurio oltre al vaccino principalmente nell' ambiente e nell'amalgama dentale.



Russell L. Blaylock, M.D.



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Vaccini / Handicap e vaccini
« il: Agosto 02, 2010, 11:22:46  »

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Vaccini / Vaccino antimeningite
« il: Agosto 02, 2010, 11:13:42  »
Casi di sindrome di Guillain-Barre dopo vaccinazione anti-meningite

L’FDA (Food and Drug Administration) ed i CDC (Centers for Disease Control and Prevention) hanno ricevuto la segnalazione di 5 casi di sindrome di Guillain-Barre in giovani appena vaccinati con Menactra, un vaccino meningococcico coniugato A, C, Y e W135.

Non è noto se questi casi siano da attribuirsi al vaccino oppure rappresentino semplici coincidenze.

La sindrome di Guillain-Barre (GBS) è una grave sindrome neurologica che può presentarsi, spesso in soggetti sani, o spontaneamente o dopo certe infezioni.
La sindrome di Guillain-Barre causa debolezza alle gambe e alle braccia, con forme talvolta gravi che richiedono ospedalizzazione.

L’infezione meningococcica, che Menactra previene, è una delle principali cause di meningite batterica che colpisce circa 1 su 100.000 persone ogni anno.
L’infezione può mettere a rischio la vita: il 10-14% dei casi ha esito fatale e l’11-19% dei sopravvissuti riporta grave disabilità.

I 5 casi di sindrome di Guillain-Barre si sono avuti in soggetti di 17-18 anni di età, con manifestazioni di debolezza o di anormale sensazione alle braccia e alle gambe, 2-4 settimane dopo la vaccinazione.
Tutti i soggetti colpiti hanno richiesto ricovero ospedaliero. (Xagena 2005)

Fonte: FDA, 2005

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Vaccini / Il vaccino Morupar ritirato dal commercio
« il: Agosto 02, 2010, 11:10:34  »
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha disposto, in via cautelativa, il ritiro dal commercio del vaccino trivalente “Morupar” impiegato per la profilassi di morbillo, parotite e rosolia.

Tale provvedimento si è reso necessario in seguito ad attenta revisione dei dati di farmacovigilanza, disposta dall’Aifa, che ha evidenziato un maggior numero di reazioni avverse immediate di tipo allergico conseguenti a somministrazione del Morupar rispetto a quanto registrato  a seguito  dell’impiego degli altri due analoghi vaccini in commercio in Italia (MMRII e Priorix).

Pur essendo rare le reazioni gravi, che rientrano comunque nel range previsto dall’OMS e descritto in letteratura scientifica, l’Agenzia Italiana del Farmaco considerata la disponibilità di specialità medicinali analoghe dotate di un maggior profilo di sicurezza ha ritenuto, a tutela della salute dei cittadini, di disporre il provvedimento di ritiro dal commercio.

E’ importante sottolineare che la campagna vaccinale per l’eliminazione del morbillo, della parotite e della rosolia - che rappresentando un rilevante obiettivo di sanità pubblica vede l’impegno congiunto dell’Agenzia Italiana del Farmaco,  del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità - potrà proseguire regolarmente e in sicurezza con il ricorso alle altre specialità in commercio.

Al fine di  fornire agli operatori sanitari e al pubblico informazioni e raccomandazioni più dettagliate, volte a dirimere eventuali dubbi sui comportamenti da adottare, l’Aifa ha predisposto una Nota informativa importante e una serie di Domande e Risposte (FAQ) che saranno oggi stesso pubblicate su agenziafarmaco.it nella sezione Registrazione e Farmacovigilanza ed ha messo a disposizione il numero verde Farmaci-line: 800-571661.
 
Fonte: farmacovigilanza.org

651
Merck: il vaccino anti-HIV V520 ha aumentato la predisposizione all’infezione da virus HIV

Lo studio STEP, che stava valutando il vaccino anti-HIV di Merck & Co, potrebbe aver causato gravissimi danni ai volontari che hanno preso parte allo studio.

Merck ha interrotto lo studio clinico nel mese di settembre ed ai primi di novembre ha emesso un comunicato in cui si dichiara che i soggetti che hanno ricevuto il vaccino V520 presentano una maggiore probabilità di contrarre l’infezione da HIV ( virus dell’immunodeficienza acquisita ).

Allo studio STEP hanno preso parte circa 3.000 individui sani ma ad alto rischio di infezione da virus HIV.

Nel corso dello studio, 82 individui sono diventati sieropositivi: 49 riceventi il vaccino V520 e 33 il placebo.

V520 è un vaccino basato sull’adenovirus..

Merck aveva ipotizzato che i geni del virus HIV, contenuti nel vaccino, fossero in grado di stimolare l’organismo generando risposte immunitarie HIV-specifiche attraverso le cellule T CD8.
Poiché il vaccino non contiene virus HIV vivo, ma solo 3 geni di HIV, i volontari vaccinati non avrebbero dovuto contrarre l’infezione da virus HIV con la vaccinazione.

E’ stato osservato che, 21 dei soggetti infettati con il virus HIV nel gruppo vaccino presentavano una preecedente alta immunità nei confronti dell’adenovirus, contro 9 nel gruppo placebo.

Non si conosce il motivo per il quale il gruppo vaccino presenti una più alta incidenza di infezione da HIV. ( Xagena_2007 )

Fonte: Merck & Co, 2007
Farmacovigilanza.net
MedicinaNews.it
XagenaFarmaci_2007
xagena.it


652
Farmacovigilanza / Farmalert: precauzioni nell’uso dei farmaci
« il: Agosto 01, 2010, 11:35:12  »
Dopo il caso Vioxx, nel 2004, le Agenzie per il controllo dei farmaci ( FDA ed EMEA in primis ) hanno rafforzato il sistema di farmacosorveglianza postmarketing, con l’obiettivo di ridurre gli eventi avversi associati all’impiego dei medicinali.
Il caso Vioxx può essere considerato una pietra miliare nella moderna farmacovigilanza.


Anemia
I farmaci stimolanti l’eritropoiesi [ Epoetina alfa ( Eprex ), Darbepoetina alfa ( Aranesp, Nespo ) ] possono causare gravi eventi avversi ed una maggiore incidenza di mortalità.
Nei pazienti con insufficienza renale cronica, trattati con i derivati dell’Eritropoietina, è stato osservato un aumento di infarto miocardico, ictus, scompenso cardiaco, trombosi, ed una maggiore incidenza di mortalità per livelli di emoglobina superiori a 12g/dl.
Nei pazienti oncologici, il trattamento con i farmaci stimolanti l’eritropoiesi è risultato associato ad aumento della mortalità e della crescita tumorale quando i livelli di emoglobina superano la soglia di 12g/dl.

Aterosclerosi
Dubbi sulla sicurezza dell’associazione Ezetimibe e Simvastatina ( Inegy, Vytorin ) sono emersi dallo studio SEAS, che ha evidenziato un aumento dell’incidenza di tumore e di morte per tumore tra i pazienti trattati con Inegy.
In precedenza lo studio ENHANCE non aveva mostrato nessuna differenza significativa tra la terapia di associazione Ezetimibe + Simvastatina e la sola Simvastatina sulla placca ateromasica a livello carotideo, nonostante la maggiore riduzione del colesterolo LDL da parte di Inegy.

Cessazione dell’abitudine al fumo
Nei soggetti, che hanno assunto Champix ( Vareniclina; USA: Chantix ), un farmaco che trova indicazione nella cessazione dell’abitudine al fumo, sono stati riscontrati gravi sintomi neuropsichiatrici ( cambiamento del comportamento, agitazione, umore depresso, ideazione suicidaria, e tentativo di suicidio o suicidio completato ).

Contraccezione
Negli Stati Uniti l’FDA ha imposto un warning nella scheda tecnica di Ortho Evra, un cerotto contraccettivo. Uno studio ha mostrato che il cerotto raddoppia il rischio di tromboembolia venosa, rispetto agli altri contraccettivi.
Ad Health Canada sono giunte 16 segnalazioni di tromboembolia ed 1 caso di infarto miocardico, in cui si sospetta l’associazione con il cerotto Evra. Due delle 17 donne sono morte.

Depressione
L’FDA ha ricevuto diverse segnalazioni di danno epatico per l’antidepressivo Cymbalta ( Duloxetina ), un SNRI. Sono stati riscontrati dolore addominale, epatomegalia, aumento dei livelli di transaminasi con o senza ittero.
La Duloxetina può anche aggravare una sottostante malattia epatica.

La Paroxetina ( Eutimil, Seroxat, Sereupin ) è un antidepressivo SSRI, associato ad un’alta incidenza di reazioni da sospensione, rispetto ad altri antidepressivi della stessa classe.
Inoltre la Paroxetina appare associata a rischio di suicidabilità, soprattutto negli adolescenti e nei giovani adulti.

Diabete
Da una meta-analisi è emerso che Avandia ( Rosiglitazone ) sia in grado di aumentare il rischio di infarto miocardico e morte cardiovascolare nei pazienti con diabete di tipo 2.
I dati di uno studio clinico ( ADOPT ) hanno mostrato che le pazienti di sesso femminile trattate con Rosiglitazone sono andate incontro ad un aumento significativo di fratture del piede, della mano e del braccio ( omero ) rispetto alle pazienti trattate con Metformina ( Glucophage ) o Glibenclamide ( Euglucon ).

Uno studio ha mostrato un’associazione tra le più alte dosi di sulfoniluree di prima generazione e di Gliburide, e l’aumento del rischio di mortalità; questa relazione non è stata vista con la Metformina.

All’FDA sono giunte segnalazioni di casi di pancreatite emorragica e necrotizzante dopo somministrazione dell’antidiabetico Byetta ( Exenatide ), ad esito talora fatale.

Disturbo bipolare & schizofrenia
L’antipsicotico di prima generazione Aloperidolo ( Haldol, Serenase ) prolunga l’intervallo QT, favorendo la comparsa di torsioni di punta. Sono stati segnalati casi di morte improvvisa.

I farmaci antipsicotici atipici ( Abilify, Leponex, Risperdal, Seroquel, Zyprexa ) possono aumentare il rischio di iperglicemia.
L’Olanzapina ( Zyprexa ) appare essere associata ad un’elevata incidenza di aumento di peso e di insorgenza di diabete.
La Clozapina ( Clozaril, Leponex ) può causare agranulocitosi, ad esito talora fatale. Gli eventi avversi gastrointestinali della Clozapina sono potenzialmente gravi; la costipazione indotta dal farmaco può essere associata ad ostruzione intestinale, perforazione dell’intestino e megacolon tossico.

Infezioni batteriche
Secondo il CSM inglese, i chinoloni ( Actira, Avalox, Ciproxin, Levoxacin, Noroxin, Octegra, Oflocin, Tavanic, Utinor ) possono causare convulsioni nei pazienti predisposti, oltre a danno tendineo ( compresa rottura del tendine ), soprattutto negli anziani.
I chinoloni non sono consigliati nei bambini, perché questi antibiotici causano artropatia a carico delle grosse articolazioni.
La Moxifloxacina ( Avalox ) può causare epatite fulminante e reazioni cutanee bollose.

Ketek ( Telitromicina ), un antibiotico appartenente alla classe dei ketolidi, è associato a grave tossicità epatica, anche ad esito fatale. L’FDA ha ristretto l’uso del farmaco al solo trattamento della polmonite acquisita in comunità, escludendo l’uso nella bronchite, sinusite, faringite e tonsillite.
L’EMEA ha mantenuto tutte le indicazioni con forti limitazioni nelle patologie minori, in cui il farmaco deve essere impiegato solo dopo fallimento della terapia con antibiotici beta-lattamici e con macrolidi.

Infiammazione e osteoartrosi
Arcoxia ( Etoricoxib ) è un antinfiammatorio della stessa classe del Vioxx ( Rofecoxib ), ed anch’esso è associato a rischio cardiovascolare.
Dagli studi è emerso che Arcoxia aumenta di quasi 3 volte il rischio di infarto miocardico, ictus, e di mortalità, rispetto al Naprossene ( Naprosyn ).
Arcoxia non è stato approvato negli Stati Uniti, ma è in commercio in Europa.

Insonnia
In Australia, il TGA ha segnalato reazioni avverse neurologiche e psichiatriche ( allucinazioni visive, confusione, depressione, e amnesia ) con Stilnox ( Zolpidem; USA: Ambien ), un ipnotico non-benzodiazepinico.
Sono stati descritti casi di sonnambulismo.

Malattie autoimmuni
I pazienti, trattati con gli antagonisti del TNF-alfa ( Cimzia, Enbrel, Humira, Remicade ), possono sviluppare gravi infezioni fungine, talora fatali.
L’impiego di questi farmaci è associato a gravi reazioni cutanee, tra cui eritema multiforme, sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica tossica.
Altre gravi eventi avversi degli inibitori del TNF-alfa sono: reazioni di ipersensibilità immediate o ritardate; recrudescenza di tubercolosi e di altre malattie granulomatose; riattivazione dell’epatite B; insorgenza di tumori, tra cui linfoma; reazioni ematologiche, come pancitopenia ed anemia aplastica; autoimmunità, es. lupus farmaco-indotto; reazioni al sistema nervoso centrale, tra cui disordini demielinizzanti e convulsioni; insufficienza cardiaca di nuova insorgenza o peggioramento dell’insufficienza cardiaca avanzata.

Malattia di Parkinson
Nopar ( Pergolide ) è un agonista della dopamina che trova indicazione nel trattamento della malattia di Parkinson.
Studi clinici hanno documentato che la Pergolide può aumentare l’incidenza di valvulopatie.
Negli Stati Uniti, le società produttrici, in accordo con l’FDA, hanno ritirato dal commercio i farmaci a base di Pergolide. La Pergolide è in vendita in Italia.

Osteoporosi
I bifosfonati, soprattutto quelli per via iniettiva, possono causare osteonecrosi della mandibola. Il rischio è maggiore per i pazienti oncologici. Il bifosfonato con il maggior numero di segnalazioni di questo grave evento avverso è l’Acido Zoledronico ( Aclasta, Zometa ).

Psoriasi
Raptiva ( Efalizumab ) può influenzare le difese dell’ospite contro le infezioni. Ha la potenzialità di aumentare il rischio o la gravità delle infezioni, ad esempio polmonite tubercolare, e riattivare infezioni croniche latenti.
Casi di poliradiculoneuropatia infiammatoria sono stati osservati durante la sorveglianza post-marketing nei pazienti che hanno assunto Raptiva.
Durante trattamento con Raptiva può verificarsi trombocitopenia, che può essere associata a segni clinici quali ecchimosi, ematoma spontaneo o sanguinamento del tessuto mucocutaneo.
I pazienti che interrompono il trattamento con Raptiva devono essere tenuti sotto stretta osservazione per la possibilità di recidiva o esacerbazione della malattia.

Sovrappeso & obesità
Reductil ( Sibutramina; USA: Meridia ) è stato originariamente sviluppato come farmaco antidepressivo, ed in seguito ha trovato indicazione nel trattamento dell’obesità.
La Sibutramina può causare innalzamento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca. Il farmaco è controindicato nei pazienti con malattia coronarica, scompenso cardiaco, aritmie, o malattie cerebrovascolari.

Negli Stati Uniti, il giudizio del Panel di Esperti dell’FDA sul farmaco antiobesità Rimonabant è stato negativo: 14 voti contrari e nessun voto a favore.
Rimonabant, con il nome commerciale Acomplia, è stato autorizzato alla vendita in Europa.
I più comuni eventi avversi osservati durante trattamento con il farmaco sono di tipo psichiatrico ( depressione e ansia ). I pazienti che fanno uso di Acomplia appaiono associati ad un più alto rischio di suicidio.

Vaccinazioni
La vaccinazione contro il papillomavirus ( HPV ) è tema di dibattito. Secondo Abby Lippman ( McGill University ), l’infezione da papillomavirus non rappresenta un’emergenza; nonostante questo molti Stati hanno dato avvio a campagne di immunizzazione di giovani donne.
Il vaccino Gardasil è stato poco studiato nella fascia d’età 9-15 anni; non si conoscono i benefici e neppure le reazioni avverse nel lungo periodo. Non è nota, inoltre, la durata dell’immunità conferita.
La vaccinazione con Gardasil è associata a gravi reazioni anafilattiche, seppur l’evento non sia comune. Le reazioni osservate sono le seguenti: orticaria, angioedema, senso di soffocamento. (Xagena2008 )


Fonte: Farma2008
farmacologia.net


653
27/08/08

Medicinali ayurvedici è allarme

Medicinali al ‘gusto' di mercurio, arsenico e piombo.
La sconcertante notizia arriva direttamente dagli Stati Uniti, e riguarda i medicinali ayurvedici, ormai diffusi a macchia d'olio anche in Europa grazie alla possibilità di acquistarli attraverso internet.

A rivelare questa allarmane news è una ricerca pubblicata nel "Journal of the American Medical Association", dalla quale emerge come il 20,7% dei medicinali ayurvedici analizzati in laboratorio contengono pericolosi livelli di queste tre sostanze altamente tossiche.

Questi medicinali, prodotti in gran parte negli Usa e in India, possiedono infatti una concentrazione elevata di piombo, arsenico e mercurio, ben oltre il limite massimo consentito per non incorrere in gravi rischi per la salute.

La ricerca è partita dopo i casi di 80 persone che sono risultate ‘avvelenate' dal piombo in seguito all'assunzione di medicinali ayurvedici.

Fino ad oggi si pensava che questi ‘intrugli' non potessero essere dannosi per la salute, in quanto erano rimedi che gli antichi indiani ottenevano miscelando erbe e minerali purificati. Il ‘problema' sta nel fatto che non essendo catalogati come farmaci veri e propri, è consentita la libera vendita su internet.

Fonte: romagnaoggi.it


NOTA PERSONALE: evidenzio questa frase emblematica: "...ben oltre il limite massimo consentito per non incorrere in gravi rischi per la salute."  :o :o :o
MA GLI STUDIOSI ED I RICERCATORI NON LO SANNO CHE NON ESISTONO LIVELLI ACCETTABILI, DATO CHE UNA VOLTA ENTRATI IN CORPO I METALLI TOSSICI NON POSSONO ESSERE ESPULSI CHE IN MINIMA PARTE, CAUSANDO GRAVISSIME INTOSSICAZIONI CRONICHE?  >:(

654
Farmacovigilanza / RM con Gadolinio: i rischi...
« il: Agosto 01, 2010, 11:13:56  »
14-08-08

Risonanza magnetica per immagini:
rischio di fibrosi sistemica nefrogenica con i mezzi di contrasto contenenti Gadolinio

La scheda tecnica dei mezzi di contrasto per la diagnostica per immagini, contenenti Gadolinio, sono state aggiornate, riportando nuovi warning ( avvertenze ).

I mezzi di contrasto sono spesso utilizzati per migliorare la visibilità delle strutture interne quando i pazienti si sottopongono alla risonanza magnetica per immagini ( MRI ).

Negli Stati Uniti sono stati approvati 5 mezzi di contrasto: Magnevist, MultiHance, Omniscan, OptiMark e ProHance.

La fibrosi sistemica nefrogenica, caratterizzata da ispessimento della cute e dei tessuti connettivi, è una malattia debilitante e potenzialmente fatale.

L’avvertenza riporta che alcuni pazienti presentano un più alto rischio di sviluppare fibrosi sistemica nefrogenica se viene loro somministrato come mezzo di contrasto il Gadolinio.

I pazienti più a rischio sono quelli con grave insufficienza renale acuta, sia acuta che cronica, e quelli con insufficienza renale acuta di qualsiasi gravità che presentano sindrome epatorenale o sono in periodo perioperatorio per trapianto di fegato.

I medici dovrebbero evitare di impiegare i mezzi di contrasto basati sul Gadolinio nei pazienti ad alto rischio, a meno che l’informazione diagnostica sia essenziale e che non sia possibile ottenerla in altri modi.

Altre raccomandazioni:
1) prima di usare i mezzi di contrasto a base di Gadolinio, tutti i pazienti dovrebbero essere valutati per l’insufficienza renale analizzando i dati della storia medica, o conducendo esami di laboratorio.

2) Quando si somministrano i mezzi di contrasto a base di Gadolinio, è necessario non eccedere la dose raccomandata, e non risomministrare questi agenti finchè la precedente dose non sia stata eliminata dall’organismo.

3) Dopo somministrazione dei mezzi di contrasto a base di Gadolinio, i pazienti che sono in trattamento dialitico, devono sottoporsi immediamente a dialisi.

Non è noto se la dialisi sia in grado di prevenire la fibrosi sistemica nefrogenica, ma i dati indicano che accelera l’eliminazione dell’agente dall’organismo. ( Xagena_2007 )

Fonte: FDA, 2007
xagena.it

655
Il pompelmo è un agrume ottenuto da un incrocio fra l’arancia e il pummelo o pampaleone (Citrus maxima o C. Grandis Linnaeus). É un frutto ricco di proprietà nutritive rappresentate dalle fibre e dalle vitamine A, B e C. La buccia contiene oli essenziali a cui, da circa vent’anni, gli erboristi attribuiscono azione antidepressiva ed antisettica. In più, sembra che l’estratto di semi di pompelmo sia un antibiotico naturale. In farmacologia, questo agrume non è conosciuto per le suddette proprietà ma per altre caratteristiche. Nel 1989 uno studio sperimentale ha osservato che una sostanza come il succo di pompelmo può, se assunta in concomitanza con svariati e specifici farmaci, interferire con il loro metabolismo.

Ogni farmaco nell’organismo viene assorbito, distribuito, metabolizzato ed eliminato. Ci sono molti fattori che interferiscono con queste tappe della farmacocinetica provocando una alterazione della concentrazione del farmaco nel sangue. Il succo di pompelmo, in particolare, agisce a livello epatico compromettendo il metabolismo di specifici farmaci: esplica la sua azione inibendo selettivamente il sistema enzimatico della citocromo CYP3A4, la quale interviene nel metabolismo di primo passaggio dei medicinali.

La sua inibizione da parte del succo di pompelmo comporta un aumento della biodisponibilità di numerosi farmaci e la conseguente tossicità di essi che si esprime nell’insorgenza di effetti collaterali importanti. I farmaci che hanno potenziali interazioni con l’agrume sono riportate nel seguente schema.


Si tratta in generale di farmaci con biodisponibilità orale intermedia o bassa legate al metabolismo di primo passaggio mediato dalla CYP3A4. Ciò che si evince dallo schema è che gli effetti collaterali sono decisamente rilevanti e gravi.

È bene sottolineare che l’importanza clinica dell’interazione pompelmo-farmaci dipende da vari fattori:
farmaco coinvolto (nel caso di un calcio-antagonista di largo consumo come la nifedipina che ha una biodisponibilità del 15%1, in presenza di succo di pompelmo può triplicare la sua concentrazione ematica. Le conseguenze nei pazienti ipertesi borderline sono un aumento della frequenza cardiaca e una riduzione della pressione).
paziente (la presenza di condizioni avverse predisponenti; gli anziani possono avere una minore capacità di compensare eccessive concentrazioni di farmaco).
tipo di somministrazione(dose, somministrazioni ripetute…)2
È stato rilevato che l’azione del succo di pompelmo si verifica dopo l’ingestione di un solo bicchiere della bevanda o con un frutto fresco e che l’inibizione della CYP3A4 ha una durata di 24 ore dall’assunzione3. Questa scoperta presuppone un’attenzione maggiore da parte sia dei medici sia degli stessi pazienti in trattamento con i farmaci su esposti. Quindi, è da evitare l’assunzione di pompelmo da parte di pazienti che fanno uso di farmaci che contengono, nel foglietto illustrativo, l’avvertenza della “cautela d’uso”.

Didascalie

1: Spece J D. Drug interactions with grapefruit . J AMC 2002; 167 ( 8 ): 848

2: David G. Bailey , London, Health Sciences Centre and University of Western Ontario, Canada

3: McNeece J. Grapefruit juice interactions, Aust Prescr 2002; 25: 37 

Autore: Alessandra Iorio
Fonte: scienzaonline.com
 

656
10/07/08

Rischio cardiovascolare del Celecoxib, un antinfiammatorio

Studi osservazionali e studi randomizzati hanno riportato un aumentato rischio cardiovascolare associato agli inibitori della ciclossigenasi 2 ( Cox-2 ).
Precedenti studi controllati con placebo e randomizzati, hanno presentato una limitata capacità di valutare la relazione del dosaggio di Celecoxib ( Celebrex ) e lo stato cardiovascolare pretrattamento, al rischio associato a Celecoxib.

Ricercatori del Cross Trial Safety Assesment Group, si sono posti l’obiettivo di valutare il rischio cardiovascolare associato con Celecoxib in 3 regimi di dosaggio, e di esaminare la relazione tra rischio cardiovascolare al basale ed effetto del Celecoxib sugli eventi cardiovascolari.

E’ stata compiuta un’analisi aggregata dei dati di 7950 pazienti in 6 studi clinici controllati con placebo, che hanno confrontato il Celecoxib con placebo per condizioni diverse rispetto all’artrite; il periodo di follow-up pianificato era di almeno 3 anni.

I pazienti hanno ricevuto Celecoxib in 3 regimi di dosaggio: 400 mg 1 volta die, 200mg 2 volte die, o 400 mg 2 volte die.

L’endpoint primario era rappresentato dalla combinazione di morte cardiovascolare, infarto miocardico, ictus, insufficienza cardiaca o evento tromboembolico.

L’hazard ratio per l’endpoint composito, combinando i 3 regimi di dosaggio, è stato pari a 1,6.

Il rischio che è aumentato con il regime di dosaggio ( P=0.0005 ), era più basso per la dose 400 mg 1 volta die ( HR=1.1 ), intermedio per la dose 200 mg 2 volte die ( HR=1.8 ) e più alto per la dose 400 mg 2 volte die ( HR=3.1 ).
I pazienti a più alto rischio al basale hanno dimostrato sproporzionalmente un maggiore rischio di eventi avversi correlati al Celecoxib ( P per interazione = 0.034 ).

Dallo studio è emersa l’evidenza di un rischio cardiovascolare differenziale, come una funzione del regime di dosaggio del Celecoxib e del rischio cardiovascolare basale. ( Xagena2008 )

Fonte: Solomon SD et al, Circulation 2008; Published online
Cardio2008 Farma2008
farmacovigilanza.net

657
Farmacovigilanza / Farmaci e colesterolo: ecco cosa sapere
« il: Agosto 01, 2010, 09:54:38  »
"TORCETRAPID" - PFIZER BLOCCA UN FARMACO SPERIMENTALE DOPO MORTI

WASHINGTON - Il colosso farmaceutico americano Pfizer ha annunciato di aver interrotto la sperimentazione più importante che stava conducendo, quella su un farmaco per le malattie cardiache che si presentava rivoluzionario nella lotta ad infarti e ictus. La decisione è stata presa dopo che è stato rilevato un aumento del numero dei decessi nei pazienti che stavano prendendo il farmaco.
La decisione della Pfizer ha sorpreso il mondo farmaceutico e potrebbe rivelarsi traumatica per la più grande società del settore al mondo.
I farmaci per le malattie cardiache sono i più venduti e la Pfizer produce il numero uno nella classifica delle vendite mondiali, Lipitor, che solo quest'anno ha fruttato alla società 13 miliardi di dollari. Adesso c'é attesa per la reazione dei mercati all'annuncio della sospensione della sperimentazione del nuovo prodotto. Il farmaco al centro della vicenda si chiama 'torcetrapib' ed era mirato ad aumentare nell'organismo il cosiddetto colesterolo 'buono'. Veniva usato insieme ad altri farmaci già sul mercato basati su statine, come lo stesso Lipitor e Zocor, a loro volta usati per tenere sotto controllo il colesterolo. Secondo quanto Pfizer ha annunciato nel fine settimana, a preoccupare sono stati i risultati della sperimentazione condotta su 15.000 pazienti, tra i quali la mortalità si è rivelata più alta per quelli che prendevano il nuovo farmaco insieme al Lipitor, rispetto a quelli che hanno assunto solo il farmaco anti-colesterolo tradizionale. (03/12/2006)

FONTE: ansa.it

658
Introduzione

Oltre a essere utilizzati in alternativa ai farmaci tradizionali, i prodotti fitoterapici vengono spesso assunti insieme ai farmaci convenzionali, sia prescrivibili con ricetta medica che senza (farmaci da banco). Analogamente a quanto può succedere quando si associano farmaci diversi, è possibile che anche tra fitoterapici e farmaci avvengano interazioni che vanno a modificare l’effetto dei farmaci normalmente usati in terapia1-2. Questo avviene soprattutto negli anziani, che più di altri fanno ricorso a questi rimedi e assumono non di rado un numero elevato di medicinali.

L’interazione tra farmaci viene propriamente definita come il risultato farmacologico e clinico della co-somministrazione (contemporanea o precedente) di almeno due composti, grazie al quale si producono effetti diversi da quelli di ciascuna sostanza somministrata singolarmente. Ovviamente la potenzialità di interazione cresce progressivamente con l’aumento del numero di farmaci assunti: il rischio sarà pertanto particolarmente elevato, ad esempio, nei reparti di terapia intensiva dove si può arrivare a somministrazioni anche di una ventina di farmaci. Come risultato finale, l’interazione può essere positiva (effetto terapeutico potenziato o ridotta tossicità di uno o entrambi i componenti) o negativa (effetto terapeutico ridotto/annullato o tossicità aumentata). Le interazioni positive sono ovviamente ricercate dal medico in quanto clinicamente utili (ad esempio nella terapia dell’ipertensione, dei tumori, nell’eradicazione dell’Helicobacter pylori, ecc.). Le interazioni negative, al contrario, sono clinicamente svantaggiose e possono tradursi in effetti tossici lievi, gravi e anche fatali.
Negli anni recenti, poi, l’attenzione del mondo medico in genere e dell’OMS verso il problema rappresentato dalle interazioni tra farmaci è cresciuta in modo significativo, perché si è individuato nella politerapia la fonte maggiore di tossicità farmacologiche.

Interazioni tra farmaci
In ragione del meccanismo che sta alla base delle interazioni, queste si suddividono in dinamiche (quando i due farmaci si influenzano a livello dell’organo bersaglio o sito d’azione) e cinetiche (quando un farmaco va a modificare il percorso cinetico del secondo farmaco, alterandone l’assorbimento o la distribuzione nell’organismo, il metabolismo o l’eliminazione prevalentemente da parte del rene o delle vie biliari). In questo secondo caso il farmaco che ha subìto l’interazione si troverà nell’organismo in quantità diverse da quelle ipotizzate dopo la somministrazione singola ed eserciterà di conseguenza anche effetti diversi (aumentati o diminuiti), in quanto l’intensità dell’effetto è spesso proporzionale alla concentrazione del farmaco nel sito d’azione.

Le interazioni più comuni sono quelle farmacocinetiche e riguardano solitamente la biotrasformazione (metabolismo) dei farmaci. Le alterazioni metaboliche dei farmaci avvengono ad opera di enzimi presenti nella mucosa intestinale e/o nelle cellule epatiche che appartengono alla famiglia del cosiddetto citocromo P-450. Questi enzimi esistono in diverse varianti (isoforme) che, oltre a essere controllate geneticamente, possono costituire il bersaglio di farmaci, alimenti, inquinanti ambientali e, infine, preparati vegetali. Le sostanze che stimolano la sintesi e l’attività degli enzimi del citocromo P-450 si chiamano induttori enzimatici, mentre i composti che riducono la loro sintesi o attività sono detti inibitori enzimatici. È evidente che in presenza di induttori la biotrasformazione di un farmaco sarà esaltata con conseguente ridotta concentrazione nel sangue, mentre in presenza di inibitori enzimatici la biotrasformazione sarà ridotta con conseguente aumento del farmaco nel sangue. In entrambi i casi l’effetto terapeutico ne risentirà, riducendosi o aumentando rispettivamente.

Interazioni tra fitoterapici e farmaci
L’uso crescente della fitoterapia ha fatto ipotizzare che anche i fitoterapici potessero interagire con gli enzimi appartenenti alla famiglia del citocromo P-450 e influenzare il metabolismo dei farmaci convenzionali. Tra le sostanze di origine vegetale maggiormente incriminate troviamo il succo di pompelmo, con il quale sono documentate in letteratura svariate interazioni, a volte clinicamente molto sfavorevoli3-4. La diidro-bergamottina sembra essere il composto responsabile delle interazioni, che sono dovute all’inibizione di svariate isoforme del già citato citocromo P-450 (1A2, 2A6, 3A4, 2C9, 2C19, 2D6, 2E1). All’inibizione delle isoforme chiamate 1A2, 2E1 (coinvolte nell’attivazione di precarcinogeni in carcinogeni) vanno probabilmente attribuiti gli effetti antitumorali ipotizzati per questo frutto.

Particolarmente interessante è il dato che l’interazione sembra avvenire dopo il consumo anche di un solo frutto fresco o di un bicchiere di succo. Infatti, dopo l’assunzione di quantità anche così modeste, si sono osservate riduzioni del 50 per cento delle isoforme enzimatiche 3A4 e di glicoproteina P, una molecola presente nella mucosa intestinale che si oppone all’assorbimento dei farmaci. Ne consegue che il farmaco assunto in presenza di pompelmo raggiunge il circolo sanguigno in maggiore quantità e svolge quindi un effetto più intenso e più prolungato. Va sottolineato anche che l’effetto di una singola assunzione di pompelmo (frutto o succo) dura sino a 24 ore, andando quindi a influenzare anche le assunzioni distanziate di farmaco. Va ricordato che alcuni farmaci passibili di interazioni (cisapride, terfenadina, cerivastatina) sono stati ritirati dal commercio o soggetti comunque a revisione proprio in conseguenza di effetti tossici favoriti dalla contemporanea assunzione di farmaci inibitori dell’enzima 3A4, l’isoforma inibita dal pompelmo.

Tra le piante maggiormente responsabili di interazioni con farmaci va citato l’Hypericum perforatum (erba di san Giovanni), il cui uso è oggi particolarmente diffuso per le proprietà antidepressive. L’iperico è in grado di indurre, cioè di aumentare, svariate isoforme del citocromo P-450 (1A2, 2C9, 3A4), sia intestinali che epatiche, e pure la glicoproteina P, causando quindi un aumentato metabolismo e un ridotto assorbimento del farmaco concomitante5. La conseguente riduzione di efficacia del farmaco che ha interagito con l’iperico ha avuto ad esempio effetti devastanti in due pazienti trapiantati (rene, cuore): i ridotti livelli del farmaco immunosoppressore ciclosporina hanno comportato il rigetto dell’organo trapiantato6.

Un rischio sottostimato
Le interazioni tra fitoterapici e farmaci sono purtroppo enormemente sottostimate per vari motivi: l’uso «fai da te» sfugge al controllo medico (la maggior parte dei pazienti non informa il medico dell’assunzione di erbe); il paziente raramente correla l’effetto tossico all’uso di fitoterapici, ritenendo questi preparati "assolutamente sicuri"; infine, i medici stessi spesso non sono a conoscenza delle potenziali interazioni tra fitoterapici e farmaci. Va naturalmente sottolineato che non tutte le interazioni farmacologiche hanno una rilevanza clinica e molte sfuggono spesso all’attenzione proprio perché non modificano significativamente l’andamento della terapia in corso. L’interazione assume un’importanza determinante quando il farmaco influenzato ha un intervallo terapeutico molto ristretto; in questo caso, anche minime variazioni delle concentrazioni ematiche del farmaco possono dare origine a conseguenze cliniche gravi. Mentre è intuitivo pensare che un aumento della concentrazione di farmaco nel sangue possa portare a fenomeni tossici, è meno intuitivo che ci possano essere conseguenze altrettanto serie per una riduzione delle concentrazioni ematiche: è il caso dei farmaci immunosoppressori, come la ciclosporina, usati nei trapiantati (rigetto), o dei contraccettivi orali (gravidanze inattese).

Va sottolineato che non è sempre possibile ricondurre l’interazione a uno specifico componente presente nella pianta. Nonostante le segnalazioni di effetti tossici o di fallimenti terapeutici come conseguenza di interazioni tra erbe e farmaci siano in continuo aumento, bisogna sottolineare come gli studi clinici controllati al riguardo siano scarsi e in genere includano un numero esiguo di pazienti.

A cura di Giorgio Dobrilla
Professore a contratto, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Parma
e Gabriella Coruzzi
Professore di Farmacologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Parma
Tratto da Fitoterapia
Erbe medicinali tra evidenze d'efficacia ed effetti indesiderati
© Il Pensiero Scientifico Editore

659
L’FDA ha informato che Botox e Botox Cosmetic ( Tossina botulinica di tipo A ) e Myobloc ( Tossina botulinica di tipo 2 ) sono risultate associate ad alcuni casi di reazioni avverse tra cui insufficienza respiratoria e morte.

In una prima comunicazione, l’FDA riteneva che le reazioni potevano essere correlate a iperdosaggio.

Non c’è nessuna evidenza che queste reazioni possano essere correlate a difetto dei prodotti.

Le reazioni avverse sono state riscontrate negli impieghi sia approvati che non approvati dall’FDA.

I più gravi eventi avversi sono stati osservati nei bambini trattati per spasticità agli arti, associata a paralisi cerebrale.
Il trattamento della spasticità con la Tossina botulinica, nei bambini e negli adulti, non è approvato dall’FDA.

Le reazioni avverse appaiono correlate alla diffusione della tossina ad aree distanti dal sito di iniezione e mimano i sintomi del botulismo, che comprende difficoltà nella deglutizione, debolezza e problemi respiratori.

L’FDA sta revisionando i dati di sicurezza provenienti dagli studi clinici, così come le segnalazioni post-marketing di eventi avversi. ( Xagena2008 )

Fonte: FDA, 2008
Farma2008 Dermo2008
farmacovigilanza.net

660
Il trattamento con Moxifloxacina è associato al rischio di sviluppare manifestazioni pericolose per la vita del paziente

Bayer, in accordo con l’EMEA ( European Medicine Agency ) e con l’Agenzia Italiana del Farmaco ( AIFA ), ha informato i medici in merito ad importanti informazioni di sicurezza.
Una recente valutazione delle reazioni avverse correlate alla somministrazione di Moxifloxacina ( Actira, Avalox, Octegra ) ha portato alle seguenti informazioni e raccomandazioni:

• Il trattamento con Moxifloxacina è associato al rischio di sviluppare manifestazioni pericolose per la vita del paziente come epatite fulminante, che potenzialmente può portare ad insufficienza epatica, e reazioni cutanee bollose come la sindrome di Stevens-Johnson o la necrolisi epidermica tossica.

• Per la scarsità dei dati clinici al riguardo, la somministrazione di Moxifloxacina è controindicata nei pazienti con funzionalità epatica compromessa ( categoria C secondo la classificazione di Child Pugh ) e nei pazienti con valori delle transaminasi di oltre 5 volte il limite superiore della norma.

• I pazienti devono essere informati di sospendere il trattamento e di mettersi in contatto con il proprio medico qualora si manifestino segni e sintomi iniziali di queste reazioni.

• Le informazioni sul prodotto ( Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto e Foglio Illustrativo ) sono state aggiornate.

• Gli Operatori Sanitari sono invitati a segnalare tutte le sospette reazioni avverse che si manifestino in concomitanza con l’uso di Moxifloxacina.

Situazione precedente
E’ noto come la Moxifloxacina possa alterare la funzionalità epatica e nel 2002 sono state aggiornate le informazioni sul prodotto con l’inserimento della sindrome di Stevens-Johnson. Recentemente è stata effettuata una revisione a livello mondiale dei casi gravi segnalati per Moxifloxacina, compresi quelli con esito fatale, sia delle reazioni di epatotossicità sia di quelle cutanee bollose quali la sindrome di Stevens-Johnson o e la necrolisi epidermica tossica.

Aspetti di sicurezza
I danni a carico del fegato con possibile correlazione a Moxifloxacina sono più frequentemente di tipo colestatico od epatocellulare-colestatico misto piuttosto che di tipo epatocellulare.
I primi sintomi si manifestano solitamente fra i 3 ed i 10 giorni. Sono stati inoltre identificati alcuni casi isolati di epatotossicità ritardata e solitamente si sono manifestati 5 - 30 giorni dopo la sospensione della terapia.

Otto segnalazioni di danni epatici fatali sono state considerate probabilmente correlate alla terapia con Moxifloxacina.
Casi di ricomparsa degli stessi sintomi dopo una successiva somministrazione del farmaco ( rechallenge positivo ) hanno dato ulteriore prova di un nesso causale. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti che avevano manifestano danni al fegato gravi hanno avuto come esito un miglioramento o la risoluzione dei sintomi.

Sono stati riportati diversi casi di necrolisi epidermica tossica, compresi 2 casi ad esito fatale, con correlazione causale possibile. Inoltre sono stati segnalati un totale di 35 casi di sindrome di Stevens-Johnson, compresi 3 casi ad esito fatale e 7 casi che hanno messo in pericolo la vita del paziente.
In questi 10 casi di SJS grave è stata rilevata una progressione a necrolisi epidermica tossica in 3 pazienti.

Sulla base dell’elevato numero dei pazienti esposti, l'incidenza sia dei danni epatici che di necrolisi epidermica tossica che hanno messo in pericolo la vita del paziente è molto bassa, anche se da queste segnalazioni non è possibile calcolare una frequenza precisa.

Raccomandazioni per gli Operatori Sanitari
La Moxifloxacina è controindicata nei pazienti con funzionalità epatica compromessa ( categoria C secondo la classificazione di Child Pugh ) e nei pazienti con valori delle transaminasi di oltre 5 volte il limite superiore della norma.

Inoltre, i medici dovrebbero porre particolare attenzione nel rilevare i segni ed i sintomi iniziali di danno epatico grave e di reazioni cutanee bollose come la sindrome di Stevens-Johnson o la necrolisi epidermica tossica.

I pazienti devono essere informati di sospendere immediatamente il trattamento e di mettersi in contatto con il proprio medico qualora si presentino i relativi segni o sintomi, compresi l’astenia associata ad ittero a rapida evoluzione, urine scure, tendenza al sanguinamento ed encefalopatia epatica.

Nel prescrivere la Moxifloxacina si deve far riferimento alle linee guida ufficiali sull’impiego appropriato degli agenti antibatterici. Ciò risulta particolarmente importante in relazione al trattamento delle infezioni meno gravi. ( Xagena2008 )

Fonte: AIFA, 2008
Farma2008 Inf2008

farmacovigilanza.net

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