09-08-08 di GIULIANA LOMAZZI
Insidie alimentari
Uno studio pubblicato su “Lancet” attribuisce la sindrome da iperattività infantile all’uso di coloranti artificiali nei cibi. Ma tra le cause potrebbe esserci anche l’inquinamento/ Tranquillità chimica
Il problema della sindrome da iperattività infantile, attribuita di volta in volta alle cause più disparate, è di nuovo balzato agli onori della cronaca. Questa volta le accuse ricadono sull’uso eccessivo di coloranti negli alimenti. A puntare il dito contro gli additivi artificiali è una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Lancet. Secondo lo studio, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività infantile (nota con l’acronimo Adhd) sarebbe da imputare proprio ai coloranti. L’esperimento condotto da un gruppo di ricercatori dell’università di Southampton ha rivelato che il loro consumo abituale è associato a un aumento dell’iperattività nei bambini di 3 e 8-9 anni. Ma c’è chi pensa che fermarsi alla correlazione con la presenza di sostanze chimiche nei cibi possa essere riduttivo.
Come Luciano Pecchiai, primario patologo dell’ospedale dei bambini “Vittore Buzzi” e direttore del centro di Eubiotica umana di Milano. «Non si tratta soltanto di una questione alimentare» spiega il professore, che fra le cause dell’Adhd inserisce anche l’abitudine di guardare per troppe ore al giorno la tv. I bambini si abituano a un linguaggio fatto di immagini e per loro le lezioni diventano difficili perché faticano a prestare attenzione alle parole. Ma non è tutto.
«Indubbiamente tutti i prodotti chimici, dal campo agronomico agli additivi del sistema alimentare – aggiunge Pecchiai – influiscono sulla crisi eccito-motoria e sull’incapacità di saper fissare l’attenzione nell’apprendimento. Ma su queste problematiche influiscono anche l’inquinamento ambientale e soprattutto quello da elettrosmog». Sul banco degli imputati salgono così anche lo smog e le polveri sottili, accompagnati da fili dell’alta tensione, onde dei cellulari, microonde, computer e tutto quanto è in grado di generare campi elettromagnetici. Forme di inquinamento che, secondo il professore, sono anche capaci di abbassare le difese immunitarie.
Che fare dunque per rimediare almeno in parte alle minacce che gravano sui nostri bambini? Pecchiai, antesignano dell’alimentazione e della medicina naturali (già negli anni Sessanta raccomandava l’uso di pane integrale e prodotti biologici), non ha dubbi sul valore da attribuire alla dieta: alimenti freschi, vivi e crudi, prima di tutto. Servirebbe poi un ambiente più sano, cosa non certo facile da ottenere. Il professore consiglia di contrastare i campi elettromagnetici artificiali dotandosi di un anionizzatore.
L’apparecchio, da utilizzare nella zona notte della casa, emette ioni negativi che contrastano l’attività nociva di quelli positivi prodotti dai campi elettromagnetici. Così le difese immunitarie possono risultare rafforzate e l’organismo è in grado di reagire meglio alle minacce dell’ambiente circostante.
Anche se sull’Adhd non è stata detta ancora l’ultima parola, è evidente che non è possibile cercare un unico responsabile. È perciò importante porre attenzione a tutte le potenziali minacce provenienti dall’ambiente esterno e dalla dieta, ma certamente non è auspicabile ricorrere agli psicofarmaci. (10 gennaio 2008)
Fonte (http://www.aifa.it/ArchivioNews/2008/AIFANews152.htm)
Post del 13/08/06
ADDITIVI ALIMENTARI:
MISCHIATI POTREBBERO ESSERE TOSSICI PER I BAMBINI
Tavolette di cioccolata, snack e succhi di frutta possono contenere additivi alimentari che abbinati con altri danno effetti neurotossici.
E’ questo in estrema sintesi l’allarme lanciato da Aiab, l’Associazione Italiana Agricoltura Biologica, che nella sua newsletter settimanale Bioagricoltura Notizie, rende noto uno studio britannico della Soil Association e Organix, che hanno svolto un lavoro triennale insieme all'Università di Liverpool sugli effetti combinati di quattro additivi alimentari comuni, dimostrando un conseguente effetto neurotossico degli stessi.
Gli additivi in questione, largamente impiegati in prodotti alimentari, soprattutto quelli destinati ai bambini, sono: E 133 blu brillante, E 621 glutammato monosodico, E 104 giallo di chinolina, E 951 aspartame.
La combinazione di questi additivi alimentari sortisce un effetto sinergico di neurotossicità largamente più potente di ciascuno dei prodotti preso singolarmente. L'effetto sulle cellule neuronali è risultato di 4 volte superiore nel caso del blu brillante in combinazione con il glutammato monosodico, e fino a 5 volte superiore quando il colorante giallo viene combinato con l'aspartame. Lo studio indica che gli effetti sulle cellule neuronali sono di rallentare la loro crescita e di interferire con il corretto funzionamento dei segnali trasmessi.
Lo studio è stato condotto su due modelli in vitro di cellule derivanti da neuroblastomi di topo per studiarne la crescita neuronale. Nel primo modello di studio le cellule sono state sottoposte a un singolo additivo o a una miscela che producesse lo stesso effetto inibitorio per provare o smentire l’ipotesi di interazione sinergica fra le sostanze. Nel secondo modello, le cellule sono state inoculate con miscele di additivi in concentrazioni diverse per valutarne gli effetti. É stata, inoltre, condotta un’analisi su alcuni prodotti alimentari per verificare la presenza degli additivi nei cibi da consumo.
I risultati emersi dallo studio indicano che le quattro sostanze, testate a coppie, hanno espresso effetti sinergici marcati nella riduzione della crescita neuronale, vale a dire che l’effetto inibitorio della somministrazione combinata delle sostanze è maggiore della somma degli effetti di ogni sostanza somministrata singolarmente. In particolare, la coppia formata dal colorante giallo di chinolina e dall’aspartame ha sortito la sinergia maggiore, ma anche gli altri additivi testati hanno mostrato un comportamento sinergico significativo. Nei cibi esaminati sono sempre stati trovati più di un additivo alimentare. In molti dolci per bambini sono stati trovati il blu brillante e il giallo di chinolina, mentre negli snack a base di mais sono stati riscontrati sia l’aspartame che l’acido glutammico.
“Questo nuovo studio dimostra ancora una volta”, commenta Andrea Ferrante, presidente di Aiab, “come sia importante la ricerca per verificare la sanità dei cibi che mangiamo. Ancora sono poco noti, infatti gli effetti della maggior parte degli additivi alimentari così come bisognerebbe verificare la pericolosità dell’effetto congiunto di questi con residui di pesticidi riscontrabili nei cibi, ad esempio, possibilmente misurandone gli effetti nel lungo periodo”
Lo studio completo è consultabile sul sito www.aiab.it L’Ufficio stampa Aiab 333.2164430
Fonte: CFA Monferrato